25 April, 2024
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Peste suina, controlli ATS

Consumare carni di maiale e salumi negli agriturismo e nei punti di ristorazione banquetting di Nuorese, Ogliastra e Gallura è sicuro. Il dato emerge da una campagna di controlli promossa nell’ambito delle attività di contrasto alla Peste suina africana dove le verifiche hanno messo in luce un comportamento in larghissima parte virtuoso degli operatori degli agriturismo, in particolare nel rispetto delle norme sulla tracciabilità dei prodotti a base di carne suina. In Sardegna sono circa 690 gli agriturismo e 500 i locali di ristorazione che fanno banqueting (attività di preparazione di cibi e bevande per banchetti).

Le verifiche, coordinate dall’Unità di Progetto (UdP) per l’eradicazione della PSA e dall’Azienda per la Tutela della Salute (ATS), sono partite lo scorso sabato 28 luglio e continuate oggi: 52 le attività controllate e solo una non conformità riscontrata con il conseguente sequestro di quattro suinetti non timbrati e quindi di origine sconosciuta.

Ad operare sul campo fino a oggi circa 30 uomini dell’ATS suddivisi in 12 squadre operative costituite da Veterinari dei Servizi Igiene Alimenti e Tecnici dei Dipartimenti di Prevenzione provenienti da tutta la Sardegna. Le 12 equipe sono state supportate dal personale del Corpo forestale e di Vigilanza Ambientale di Nuoro, Lanusei e Tempio Pausania. Della campagna in corso sono state informate le Prefetture e le Questure territorialmente interessate.

«L’elemento positivo, che rende onore agli imprenditori sardi del settore, è il forte rispetto delle regole e la garanzia di eccellenza assicurata a turisti e ospiti che possono consumare carni sicure, certificate e di salubrità indiscussa – ha detto il responsabile dell’UdP e direttore generale della presidenza della Regione, Alessandro De Martini -. È vero che il virus della PSA non è trasmissibile all’uomo, ma alcune parassitosi quali la Trichinella o patogeni come Salmonelle, Leptospirosi e altri possono danneggiare la salute dei cittadini. Gli imprenditori agrituristici hanno ben chiaro che l’unico modo per assicurare un futuro alle proprie attività passa sempre di più dal rispetto delle norme sulla somministrazione di cibi e alimenti, elemento fondamentale per garantire una filiera agroalimentare su cui la Sardegna ha ancora tanto da offrire in termini di qualità e tipicità. Questi controlli straordinari – ha concluso Alessandro De Martini – sono aggiuntivi rispetto a quelli ordinari svolti dai Servizi territoriali e si inseriscono nelle azioni complessive che puntano all’eradicazione della PSA in Sardegna.»

Il coordinatore unico dell’ATS per la Peste suina africana, Francesco Sgarangella, ha spiegato che «tali controlli improvvisi continueranno anche nelle prossime settimane», con un impegno che a fine campagna coinvolgerà una cinquantina di ispettori ATS.

«Cercheremo di ridurre i disagi e disturbare il meno possibile gli imprenditori interessati dalle verifiche che ringraziamo per la pazienza e la straordinaria disponibilità dimostrata in questi giorni. Dobbiamo tuttavia dare evidenza che la filiera suina in Sardegna sia sotto controllo dell’Autorità sanitaria competente in tutte le fasi: dall’allevamento alla ristorazione, passando per macellazione e commercializzazione. Lo stesso dobbiamo garantire in termini di sicurezza alimentare e tracciabilità nelle tante sagre, sempre più diffuse soprattutto d’estate, e che attirano numerosi consumatori.»

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«Sul problema dello smaltimento degli scarti di macellazione abbiamo fatto un passo avanti anche recuperando risorse significative, ora attendiamo con fiducia la proroga del ministero dell’Ambiente ed i riscontri concreti dei portatori di interesse.»

Lo ha dichiarato l’assessore regionale dell’Agricoltura Pier Luigi Caria riferendo davanti alla commissione Attività produttive presieduta da Luigi Lotto (Pd), sul problema dello smaltimento degli scarti da macellazione animale, provenienti soprattutto dalle strutture della grande distribuzione.

Successivamente Alessandro De Martini, responsabile dell’Unità di progetto costituita presso la presidenza della Giunta, ha sintetizzato i principali passaggi delle attività svolte. «Con la deroga che attendiamo dal ministero dell’Ambiente – ha annunciato – ci saranno le condizioni per una nuova ordinanza del presidente della Regione che resterà in vigore fino al marzo del 2019 per il conferimento di questa tipologia di materiali in discarica». «Tuttavia – ha aggiunto – nel rispetto delle normative europee che richiedono forme più moderne di smaltimento abbiamo pubblicato un bando rivolto a soggetti pubblici e privati per la realizzazione di nuovi impianti di smaltimento, con un finanziamento di 3 milioni di euro; il bando ha raccolto 19 proposte che stiamo valutando».

«La proroga – ha aggiunto – rappresenta l’ultima possibilità soprattutto per il mondo produttivo perché la normativa vigente inquadra queste attività nell’ambito del libero mercato, con due opzioni: lavorazione di questi sottoprodotti per ottenere mangimi, farine od altro o trasformazione degli stessi per ricavare bio-gas, attraverso passaggi che prevedono un percorso autorizzativo più complesso e rigoroso.»

Nel dibattito hanno preso la parola i consiglieri regionali Antonio Gaia (Cps), Luigi Crisponi (Riformatori), Gianluigi Rubiu (Udc), Gianmario Tendas e Valerio Meloni (Pd) e Mariano Contu (Forza Italia).

Nelle conclusioni il presidente della commissione Luigi Lotto ha espresso una valutazione positiva sulla proroga sottolineando però che «tempo e risorse finanziaria dimostrano che la Regione ha fatto la sua parte, ora tocca alla grande distribuzione dare un segnale, dimostrando di sapersi organizzare per trattare questi materiali in modo responsabile e sostenibile».

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Sono disponibili fondi regionali per il ristoro alle aziende di allevamento regolari e certificate che possono incorrere nel blocco alla movimentazione dei maiali in seguito a segnalazione di un focolaio di PSA. Ne dà comunicazione l’Unità di Progetto per l’eradicazione della Peste suina africana in Sardegna.
Alla luce della nuova campagna di eradicazione promossa dall’UdP sono state recuperate risorse che, a partire dall’1 gennaio 2018, possono integrare il mancato reddito per le aziende suinicole, certificate e conformi alla normativa vigente in materia di biosicurezza, registrazioni e benessere degli animali, colpite dalle restrizioni sanitarie dovute all’insorgere di focolai della PSA. Nello specifico, si tratta di quegli allevamenti operanti all’interno delle zone di protezione e di sorveglianza istituite a perimetro dei focolai per un raggio di almeno tre e dieci chilometri.
Mentre nelle aziende in cui è stata confermata la presenza della malattia, l’autorità sanitaria competente provvede affinché si proceda sistematicamente all’immediato abbattimento di tutti i suini presenti e al loro smaltimento, in quelle ricadenti all’interno delle zone di protezione e di sorveglianza, gli animali restano in vita, ma è fatto espresso divieto di movimentarli all’esterno dell’azienda per un periodo di almeno quaranta giorni, per le aziende in zona di protezione, e di trenta giorni, per quelle in zona di sorveglianza, così da permettere ai servizi veterinari di completare i controlli e la messa in sicurezza di quei territori. In tale periodo si assiste quindi a un considerevole incremento dei costi di gestione dell’allevamento: l’imprenditore infatti da un lato non può vendere gli animali ed è costretto ad alimentarli oltre il tempo programmato. Dall’altro si genera un deprezzamento dei capi al momento della vendita, poiché nelle settimane di blocco alla movimentazione sono aumentati di peso e, per quanto riguarda soprattutto le aziende specializzate nella produzione del suinetto da latte, sono quindi andati fuori mercato. L’aiuto, non soggetto a notifica verso l’Unione europea, sarà attuato dall’Agenzia regionale Argea Sardegna.
«Lo strumento messo in campo dalla Regione – ha spiegato il responsabile dell’UdP, Alessandro De Martini – è un segnale di attenzione verso gli allevatori virtuosi e rispettosi delle norme che tutti i giorni sono ostaggio di chi invece irresponsabilmente continua ad alimentare la PSA provocando danni economici ai propri vicini d’azienda e alla Sardegna intera.»
Conclusa una prima fase di controlli nelle aziende entro i tre chilometri da quella dove lo scorso 18 maggio, in agro di Villagrande Strisaili, è scoppiato un focolaio di PSA, le autorità sanitarie stanno proseguendo le verifiche. Il prossimo 4 giugno a Lanusei si riunirà l’Unità di crisi che dovrà valutare anche il caso dell’abbattimento precauzionale di 26 suini avvenuto, sempre in un allevamento di Villagrande, qualche giorno dopo lo scoppio del focolaio e che a un primo riscontro di laboratorio dell’Istituto zooprofilattico sperimentale sono risultati non affetti da Peste suina africana. In quell’occasione, dopo il controllo di alcune aziende che non avevano evidenziato problemi, i veterinari erano intervenuti in un allevamento collegato epidemiologicamente con quello del focolaio: i titolari erano soci, le aziende risultavano ancora intestate alla stessa società, così come gli animali provenivano dallo stesso allevamento. Al momento dell’arrivo dei veterinari, ben tre capi presentavano sintomatologia riferibile alla PSA, soprattutto con febbre alta, mentre una scrofa era stesa a terra con forte respiro addominale. L’allevamento aveva inoltre diverse criticità e non conformità relative all’identificazione dei suini, alle misure di biosicurezza e del benessere animale, alla registrazione delle movimentazioni e macellazioni. Occorre aggiungere che il contesto di Villagrande è ad alto rischio per la presenza del pascolo brado illegale, di cinghiali infetti e che l’azienda si trova nella zona di sorveglianza e, per tutto questo, si comprende che c’erano tutte le condizioni per una valutazione del rischio assai elevata, tale da rendere necessaria un’azione immediata dell’estinzione del pericolo di diffusione del focolaio. Inoltre, anche se i risultati delle prime analisi dell’IZS non hanno confermato la presenza della PSA, non si può escludere che la malattia fosse appena entrata nell’allevamento, così come non si possono definire maiali sani quelli trovati dai veterinari con sintomi che evidenziavano chiari problemi di salute.
L’autorità sanitaria competente, in questi casi, ha il dovere di agire secondo il principio di precauzione, anche con il rischio di abbattere qualche animale non positivo al virus. Non c’è stato perciò nessun abuso o superficialità nelle decisioni prese dall’UdP, ma si è intervenuti con la massima tempestività e con forte senso di responsabilità.
«Considerata la situazione complessiva del programma di eradicazione e i miglioramenti raggiunti – ha osservato il direttore generale dell’IZS, Alberto Laddomada – oggi più che mai l’UdP deve agire con il massimo rigore, come se ogni nuovo focolaio che si verifichi sia l’ultimo.»

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Il governatore della Sardegna Francesco Pigliaru, è il nuovo commissario straordinario del Parco di La Maddalena.

«Ho costituito in seno alla Giunta un gruppo di lavoro che mi affiancherà nell’attività di Commissario straordinario, gruppo che è già operativo in vista degli incontri e delle consultazioni dei prossimi giorni con i diversi soggetti coinvolti nel processo di riqualificazione, a iniziare dal Comune, per far partire e concludere rapidamente tutti gli interventi. Il riconoscimento al Presidente della Regione del ruolo di Commissario straordinario, è il naturale esito istituzionale di un percorso costruito con determinazione per restituire a La Maddalena le prospettive di sviluppo interrotte dal mancato G8.»

Così il presidente della Regione, Francesco Pigliaru, ha commentato il decreto della Presidenza del Consiglio dei ministri che lo nomina Commissario straordinario del Governo ‘per la bonifica ambientale e rigenerazione urbana dell’area dii rilevante interesse Nazionale dell’ex Area militare denominata Arsenale militare area militare contigua Molo Carbone situata nell’isola di La Maddalena.
Il decreto, firmato lo scorso 25 maggio da Paolo Gentiloni e trasmesso ieri sera, segna il passaggio amministrativo conseguente agli atti precedenti e, nello specifico, alla delibera del Consiglio dei ministri approvata nella seduta dello scorso 8 maggio, alla quale ha preso parte il Presidente della Regione.

«Siamo già operativi – sottolinea Francesco Pigliaru – con le stesse energie, lo stesso impegno, la stessa costante iniziativa che ci hanno portati ad ottenere un risultato che la Maddalena e l’intera Sardegna aspettavano da dieci anni. Adesso si possono programmare, insieme all’Amministrazione comunale, tutti gli interventi necessari al rilancio dell’Arsenale – conclude il presidente Pigliaru – e lavorare immediatamente per garantire l’impiego delle risorse in tempi rapidi. Saremo presto a La Maddalena per condividere con l’intera comunità questo straordinario risultato e per illustrare le prime fasi operative . Ritengo che entro due settimane saremo pronti con un Piano specifico delle attività.»

I passaggi più recenti.
8 maggio 2018, L’Arsenale di La Maddalena è Area di rilevante interesse nazionale, con atto del Consiglio dei ministri. Alla seduta ha partecipato il presidente della Regione Francesco Pigliaru.
L’atto del Consiglio dei Ministri che riconosce l’Arsenale come Area di interesse nazionale ai fini della bonifica e riqualificazione del compendio e ne definisce la perimetrazione, arriva dal lungo lavoro portato avanti dalla Giunta Pigliaru fin da principio di legislatura; sbloccando cantieri e fondi, di fatto ha segnato il via libera alla riqualificazione del compendio. Le risorse sbloccate sono oltre 50 milioni già individuati nel Patto per la Sardegna. La ripartizione contempla 20,4 milioni per la bonifica anche esterna della darsena dell’ex Arsenale e delle aree adiacenti; 15 milioni quale contributo per rendere produttivi gli insediamenti alla Maddalena; 15 milioni per interventi al piano stralcio del Ministero dei Beni e delle attività culturali e del turismo.

Il 22 marzo 2018 è avvenuto a La Maddalena il formale passaggio dallo Stato alla Regione del compendio dell’ex Arsenale militare, definendo così, sulla scorta dell’Accordo transattivo dello scorso dicembre a Roma, il lungo contenzioso instauratosi tra il precedente concessionario del bene, Mita Resort S.r.l., la Presidenza del Consiglio dei ministri e la Regione stessa. Il passaggio apre la seconda fase per il rilancio dell’ex Arsenale di La Maddalena: quella delle bonifiche. Secondo l’Intesa siglata sempre il 27 dicembre scorso tra i Presidenti del Consiglio dei ministri, Paolo Gentiloni, e della Regione, Francesco Pigliaru, sono state individuate le aree dell’arcipelago da qualificare, con apposito decreto, di rilevante interesse nazionale ed alle quali applicare la normativa agevolata prevista dalla cosiddetta legge Bagnoli (DL 133/2014, art. 33). Un commissario ed un soggetto attuatore potranno infatti dar corso allo specifico programma di risanamento ambientale con poteri acceleratori per alcune procedure previste dal codice ambientale per conseguire finalmente la bonifica dei siti e procedere quindi alla valorizzazione del compendio immobiliare.

Il 27 dicembre 2017, a Palazzo Chigi, il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni e il presidente della Regione Sardegna Francesco Pigliaru hanno firmato l’Intesa che ha chiuso l’annosa questione sull’ex Arsenale e sulle bonifiche per ridisegnare il futuro turistico e ambientale dell’Arcipelago di La Maddalena. La firma dell’Intesa è stata preceduta dal perfezionamento, siglato dal direttore generale della Presidenza Alessandro De Martini, su mandato della Giunta regionale, dell’atto transattivo tra Mita Resort, Dipartimento della Protezione civile della Presidenza dei Ministri e Regione Sardegna, con cui il complesso immobiliare può tornare nella piena disponibilità della Regione, senza alcun onere per la stessa che, dopo anni di abbandono, potrà finalmente valorizzarlo. La transazione ha chiuso definitivamente tutti i contenziosi, con diversi passaggi significativi. Anzitutto l’obbligo della Protezione Civile di corrispondere a Mita Resort la somma omnicomprensiva di 21 milioni di euro, nonché la rinuncia dello Stato di qualsiasi rivalsa nei confronti della Regione e viceversa su queste somme. Mita, dal canto suo si obbliga a consegnare alla Protezione Civile, che contestualmente consegna alla Regione (per il tramite dell’agenzia del Demanio e della Capitaneria di Porto) i beni e le strutture affidati a suo tempo in concessione. Da questo momento è la Regione a definire il futuro dell’ex Arsenale e la Giunta ha affidato il mandato a tutte le Direzioni generali coinvolte a diverso titolo dall’accordo, di dare celere attuazione ai successivi adempimenti per rientrare concretamente in possesso del compendio immobiliare.

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Bruxelles,-Pigliaru-incontra-il-commissario-europeo-Andriukaitis

«Un passaggio fondamentale per dire all’Europa che la Sardegna, dopo 40 anni, ha finalmente deciso di affrontare una volta per tutte la piaga della Peste suina africana, e lo ha fatto con coraggio, impegno, determinazione, professionalità, raggiungendo obiettivi importanti. E i numeri che attestano questi risultati, che ci confermano che siamo davvero vicini a vincere questa battaglia, sono ora sul tavolo della Commissione.»

Il presidente della Regione, Francesco Pigliaru, si è espresso così dopo l’incontro avuto questo pomeriggio a Bruxelles, con il Commissario europeo per la salute e la sicurezza alimentare, Vytenis Povilas Andriukaitis. Alla riunione hanno partecipato il direttore generale del Ministero della Salute, Silvio Borrello, il direttore generale dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Sardegna, Alberto Laddomada, e, per la Rappresentanza permanente del Governo italiano a Bruxelles, la coordinatrice del settore Sanità, Giuliana Del Papa, e il referente per la Sanità animale, Ghebremedhin Ghebreigzabiher. «Insieme ai dati abbiamo illustrato il senso della sfida, gli strumenti messi in campo per combattere tanto la piaga quanto l’illegalità diffusa che è alla base del suo propagarsi – sottolinea il Presidente -, così la stretta collaborazione portata avanti con il ministero della Salute e il ministero dell’Interno, che ci hanno accompagnato lungo tutto il percorso. Da parte del commissario Andriukaitis, che ha sottolineato la preoccupazione per l’ampia diffusione che la malattia sta avendo ai confini dell’est Europa, abbiamo trovato molta attenzione per quanto stiamo facendo in Sardegna, per gli sforzi fatti, i risultati raggiunti, ma anche per il valore delle nostre azioni come buona pratica. Vogliamo essere pronti ad affrontare la svolta positiva che si potrà raggiungere presto con l’eradicazione definitiva, e stiamo mettendo ogni tassello al posto giusto per avere la Commissione al nostro fianco e per questo abbiamo chiesto la visita di una delegazione, in tempi ragionevolmente brevi, per vedere da vicino il nostro lavoro sul campo. È una partita cruciale per lo sviluppo soprattutto delle zone interne: vederci riconosciuto questo grande lavoro è importante anche perché abbiamo sempre saputo di dover ricostruire una credibilità, nel confronto istituzionale nazionale e internazionale, danneggiata da decenni di inazione. Siamo affidabili e lo stiamo dimostrando. Usciamo da questa riunione con una determinazione ancora più forte di prima – conclude Francesco Pigliaru – perché mentre la peste suina purtroppo si diffonde in territori lontanissimi dalla Sardegna, noi possiamo e dobbiamo liberarcene il prima possibile, per uscire definitivamente dalle aree considerate un rischio per l’intera Unione.»

«Dal punto di vista tecnico, abbiamo mostrato al Commissario Andriukaitis come, attraverso la nostra strategia, siamo riusciti ad intaccare il vero nucleo della malattia – spiega Alberto Laddomada -. Le azioni di depopolamento, articolate secondo piani precisi per il contrasto del brado e portate avanti tenendo aperto un dialogo costante con i territori, gli allevatori e i cacciatori, sono state e sono passaggi essenziali per arrivare all’eradicazione definitiva. L’assistenza tecnica costante e il sostegno economico garantito a chi si mette in regola e sceglie la legalità fa il resto. L’obiettivo è raggiungere una produzione virtuosa – conclude Alberto Laddomada -, e abbiamo agito per creare, sempre di più, le condizioni.»

«Abbiamo lavorato duramente tre anni prima di poter portare all’attenzione della Commissione europea numeri tali da essere presi in considerazione e che finalmente ci fanno ben sperare – aggiunge da Cagliari Alessandro De Martini, responsabile dell’Unita di Progetto per l’eradicazione della Peste suina africana in Sardegna, che fa capo alla Presidenza della Regione -. Come ribadiamo costantemente, questa è una battaglia culturale e di legalità. Al confronto con tutti gli attori coinvolti, dalle amministrazioni locali agli allevatori regolari sino alle associazioni di categoria, abbiamo aggiunto azioni e informazioni mirate per condurre dentro le regole chi ne stava fuori. I cittadini hanno capito e sono i nostri migliori alleati: la soluzione di questo problema, che per troppo tempo è sembrata impossibile, è ora a portata di mano – conclude Alessandro De Martini – e significa produzione, sviluppo, benessere.»

Di seguito l’aggiornamento delle informazioni diffuse lo scorso 11 aprile nel corso del quarto seminario GARA (Global African Swine Fever Research Alliance), che ha portato a Cagliari i maggiori esperti mondiali di PSA.

I dati PSA che emergono dagli studi elaborati dall’Istituto zooprofilattico sperimentale dicono che dal triennio 2012-2014 al 2015-2017 il numero dei focolai di Peste suina africana (PSA) nei maiali domestici si è ridotto del 75%, mentre la presenza della malattia nei cinghiali ha avuto un calo di circa il 64%. Se invece si dovesse fare il paragone con gli ultimi 10 mesi (agosto 2017 – maggio 2018), la riduzione dei focolai nel domestico oltrepassa il 90%.

Veterinari.

Sono circa 300 i veterinari che operano in tutta la Regione: garantiscono la Salute animale da un lato e la sicurezza alimentare della filiera dall’altro con controlli effettuati nelle circa 15mila aziende suinicole sarde.

Focolai nei suini domestici.

Nel periodo 2012-2014 si erano verificati 223 focolai, con una media di oltre 74 per anno e circa 6 al mese; nel triennio successivo, 2015-2017, ci sono stati invece 56 focolai con una media di 19 per anno e di circa 1,5 al mese. Il calo dei focolai è stato ancora più accentuato ed eclatante negli ultimi 10 mesi (agosto 2017 – maggio 2018) dove si sono verificati solo 3 focolai in 3 Comuni. Per quanto riguarda i due focolai di Aritzo (gennaio 2018) e Fonni (febbraio 2018), i controlli nelle zone di protezione e sorveglianza, così come previsti dalle norme, sono stati ultimati e non è stato trovato alcun riscontro di PSA negli allevamenti registrati. In queste zone di protezione e sorveglianza ricadevano territori di numerosi Comuni già categorizzati come ad alto ed altissimo rischio per PSA ed è confortante avere conferma che la situazione sia ora sotto controllo.

La malattia nel selvatico.

La situazione nel cinghiale è in chiaro miglioramento, come indicato dal trend di sieroprevalenza nell’attuale zone infetta (circa 10mila Kmq su un totale di 24mila Kmq dell’intera Isola). A partire dalla stagione venatoria 2012/2103 fino alla stagione 2017/2018, i valori sono stati i seguenti: 10,44%, 7,84, 7,37, 6,76, 4,70, e infine 3,80% in quest’ultima campagna di caccia. Tali dati registrano un calo progressivo della sieroprevalenza (indicatore importantissimo della avvenuta circolazione virale tra i cinghiali nei mesi/anni precedenti alla caccia). I numeri elaborati dall’IZS sono frutto dei test effettuati sui campioni prelevati dai cacciatori nei cinghiali abbattuti. L’affidabilità di questi dati è andata consolidandosi grazie a una crescente collaborazione con il mondo venatorio che in questi anni ha visto aumentare i campioni sottoposti a controllo da circa 3.200 a oltre 5.200 (+62%) a stagione. Il quadro inequivocabile emerso dalla situazione nei cinghiali conferma quanto gli studiosi dell’UdP vanno sostenendo da tempo: «In linea generale, a un miglioramento della situazione nei domestici corrisponde o fa seguito anche un miglioramento nel selvatico».

I maiali allo stato brado.

A fronte di una popolazione, stimata a inizio dicembre 2017, di circa 3-5mila capi bradi presenti fra Nuorese e Ogliastra, negli ultimi 6 mesi sono stati abbattuti 2334 animali al pascolo non confinato illegale. I Comuni dove si è intervenuti sono: Arzana, Baunei, Desulo, Nuoro, Orgosolo, Talana, Urzulei, Villagrande Strisaili, Aritzo, Sant’Andrea Frius, Ovodda, Irgoli, Loculi e Orosei. I controlli sierologici e virologici indicano che la PSA era perfettamente endemica nei territori di Orgosolo, mentre altrove la situazione era più variegata suggerendo, certamente, l’altissimo rischio di questa pratica di allevamento, ma non necessariamente la sua endemicità in ognuno dei gruppi di maiali e territori in cui gli abbattimenti sono stati effettuati. L’endemicità della PSA ad Orgosolo è presumibilmente dovuta all’alto numero e alla densità dei capi bradi tenuti in quel territorio comunale e alla conseguente elevata probabilità di contatti tra i diversi branchi di maiali, che assicuravano una continua circolazione del virus. Nella sola Orgosolo, fra dicembre 2017 e maggio 2018, sono stati abbattuti 1083 capi. In contemporanea e per evitare le azioni di depopolamento, molti detentori di maiali illegali, in buona parte dei Comuni interessati dagli abbattimenti, hanno macellato clandestinamente i loro animali immettendoli nel mercato abusivo. L’avvistamento dei suini bradi è ora molto più sporadico, rendendo di conseguenza meno facile la stima dei capi rimasti che, a oggi, si ipotizza si siano ridotti a non più del 10-20% rispetto a inizio dicembre 2017. In ogni caso, è sicuro che il numero e la densità sono molto inferiori rispetto al passato e già questo depone a favore di un diminuito rischio di circolazione virale.

La presenza del virus.

La tendenza, chiaramente positiva, degli ultimi tre anni e quella, ancor più marcata, degli ultimi mesi, indica complessivamente una rarefazione della circolazione virale sia negli allevamenti registrati che nel cinghiale e lascia ben sperare sulla possibilità di eradicazione definitiva della malattia dalla Sardegna anche a seguito del forte e ulteriore impatto positivo che ci si attende come conseguenza al contrasto del pascolo brado, che continuerà anche nei prossimi mesi.

Fattori che hanno migliorato la situazione epidemiologica.

A determinare il trend positivo dei dati sull’arretramento della PSA, oltre al contrasto del brado, hanno contribuito indubbiamente le attività di controllo sugli allevamenti e sulla caccia, sia in termini quantitativi che qualitativi. Il miglioramento della situazione epidemiologica complessiva è infatti correlato a un miglioramento dell’attuazione delle attività da parte dei servizi veterinari (potenziati a giugno 2017 con il Gruppo di Intervento Veterinario e ora coordinati centralmente dall’Azienda Tutela della Salute, che ha competenza sull’intero territorio regionale) e dei cacciatori rispetto alle norme e al programma di eradicazione. Altro elemento che ha contribuito notevolmente a ridurre la presenza della PSA riguarda la formazione e l’informazione di allevatori e cacciatori, promossa nei territori dall’UdP, sulle buone pratiche dell’allevamento regolare e sui numerosi vantaggi economici e occupazionali che, soprattutto nelle zone interne della Sardegna, si potrebbero avere una volta sconfitta la malattia. In ultimo, un fattore esterno che potrebbe aver contribuito ai risultati illustrati nel corso del seminario è quello legato alla lunga e calda stagione estiva del 2017, che avrebbe favorito la inattivazione del virus nel ambiente, con il conseguente minor rischio di focolai nei domestici. La siccità e la mancanza quindi di cibo per molti mesi hanno causato una diminuzione della densità dei cinghiali, specie più giovani. La inattivazione del virus nell’ambiente e la diminuzione della densità dei capi selvatici hanno probabilmente reso più difficile la circolazione del virus tra i cinghiali e i maiali.

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L’Arsenale di La Maddalena è Area di rilevante interesse nazionale. Lo ha deliberato questa mattina, a Roma, il Consiglio dei ministri, nella seduta alla quale ha partecipato il presidente della Regione, Francesco Pigliaru.

«Siamo molto soddisfatti. Questo risultato, che la Sardegna attendeva assurdamente da dieci anni, è la risposta concreta alla nostra costante iniziativa per sbloccare il cantiere e riapre per La Maddalena una prospettiva di sviluppo bruscamente interrotta dal mancato G8 e dall’inaccettabile incuria istituzionale che per troppo tempo ne è seguita – ha detto il presidente Francesco Pigliaru intervenendo in Consiglio dei ministri -. La delibera di oggi, che sancisce lo sblocco di cantieri e fondi, e di fatto segna il via libera alla riqualificazione del compendio, è frutto del grande lavoro che abbiamo fatto insieme al governo Renzi ed al governo Gentiloni – ha sottolineato -, mantenendo gli impegni ognuno per la sua parte, fino a portare a casa un esito così positivo. Ora quest’area potrà essere finalmente messa nelle condizioni di ritrovare la chiara vocazione turistica e nautica che le è propria, con l’Arsenale nel ruolo di grande attrattore internazionale. Con la soluzione di questa annosa vicenda non solo liberiamo centinaia di milioni di risorse finora immobilizzati, ma possiamo metterne in circolo molti altri per bonifiche, interventi infrastrutturali e investimenti per lo sviluppo. E come abbiamo avuto modo di sottolineare già alla firma dell’intesa, lo scorso dicembre – ha concluso Francesco Pigliaru -, è una vittoria del buonsenso, della serietà e della capacità di affrontare una vicenda complessa con affidabilità istituzionale, efficienza amministrativa, determinazione e competenza di quanti hanno lavorato insieme per raggiungere l’obiettivo, in Sardegna come a Roma.»

Il presidente Francesco Pigliaru, che ha tenuto informato il sindaco Luca Montella, ha inoltre comunicato che sarà a breve a La Maddalena per condividere con l’Amministrazione e la comunità il modo per attuare in tempi rapidi le opere e gli interventi necessari.

L’atto del Consiglio dei ministri di questa mattina, che riconosce l’Arsenale come Area di interesse nazionale ai fini della bonifica e riqualificazione del compendio e ne definisce la perimetrazione, è l’esito di un lungo lavoro portato avanti dalla Giunta Pigliaru fin da principio di legislatura. La definizione degli ultimi dettagli è avvenuta in queste settimane attraverso l’interlocuzione continua degli uffici della Presidenza della Regione con la Presidenza del Consiglio dei ministri, il ministero dell’Ambiente e il Ministero dei Trasporti. La delibera approvata oggi dal Governo è l’atto necessario per l’insediamento del Commissario straordinario e del soggetto attuatore, che garantiranno il rapido impiego delle risorse a disposizione.

La dotazione finanziaria è imponente con lo sblocco di oltre 50 milioni già individuati nel Patto per la Sardegna. La ripartizione contempla 20,4 milioni per la bonifica anche esterna della darsena dell’ex Arsenale e delle aree adiacenti; 15 milioni quale contributo per rendere produttivi gli insediamenti alla Maddalena; 15 milioni per interventi al piano stralcio del Ministero dei Beni e delle attività culturali e del turismo.

I passaggi più recenti:
– il 27 dicembre 2017, a Palazzo Chigi, il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni e il presidente della Regione Sardegna Francesco Pigliaru hanno firmato l’Intesa che ha chiuso l’annosa questione sull’ex Arsenale e sulle bonifiche per ridisegnare il futuro turistico e ambientale dell’Arcipelago di La Maddalena. La firma dell’Intesa è stata preceduta dal perfezionamento, siglato dal direttore generale della Presidenza Alessandro De Martini, su mandato della Giunta Regionale, dell’atto transattivo tra Mita Resort, Dipartimento della Protezione civile della Presidenza dei Ministri e Regione Sardegna, con cui il complesso immobiliare può tornare nella piena disponibilità della Regione, senza alcun onere per la stessa che, dopo anni di abbandono, potrà finalmente valorizzarlo. La transazione ha chiuso definitivamente tutti i contenziosi, con diversi passaggi significativi. Anzitutto l’obbligo della Protezione Civile di corrispondere a Mita Resort la somma omnicomprensiva di 21 milioni di euro, nonché la rinuncia dello Stato di qualsiasi rivalsa nei confronti della Regione e viceversa su queste somme. Mita, dal canto suo si obbliga a consegnare alla Protezione Civile, che contestualmente consegna alla Regione (per il tramite dell’agenzia del Demanio e della Capitaneria di Porto) i beni e le strutture affidati a suo tempo in concessione. Da questo momento è la Regione a definire il futuro dell’ex Arsenale e la Giunta ha affidato il mandato a tutte le Direzioni generali coinvolte a diverso titolo dall’accordo, di dare celere attuazione ai successivi adempimenti per rientrare concretamente in possesso del compendio immobiliare.

– il 22 marzo 2018 è avvenuto a La Maddalena il formale passaggio dallo Stato alla Regione del compendio dell’ex Arsenale militare, definendo così, sulla scorta dell’Accordo transattivo dello scorso dicembre a Roma, il lungo contenzioso instauratosi tra il precedente concessionario del bene, Mita Resort S.r.l., la Presidenza del Consiglio dei Ministri e la Regione stessa. Il passaggio apre la seconda fase per il rilancio dell’ex Arsenale di La Maddalena: quella delle bonifiche. Secondo l’Intesa siglata sempre il 27 dicembre scorso tra i Presidenti del Consiglio dei Ministri, Paolo Gentiloni, e della Regione, Francesco Pigliaru, sono state individuate le aree dell’arcipelago da qualificare, con apposito decreto, di rilevante interesse nazionale ed alle quali applicare la normativa agevolata prevista dalla cosiddetta legge Bagnoli (DL 133/2014, art. 33). Un commissario ed un soggetto attuatore potranno infatti dar corso allo specifico programma di risanamento ambientale con poteri acceleratori per alcune procedure previste dal codice ambientale per conseguire finalmente la bonifica dei siti e procedere quindi alla valorizzazione del compendio immobiliare.

 

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Dal triennio 2012-2014 al 2015-2017 il numero dei focolai di Peste suina africana (PSA) nei maiali domestici si è ridotto del 75%, mentre la presenza della malattia nei cinghiali ha avuto un calo di circa il 64%. Se invece si dovesse fare il paragone con gli ultimi 8 mesi (agosto 2017 – marzo 2018), la riduzione dei focolai nel domestico raggiunge il 90%. Sono i dati che emergono dagli studi elaborati dall’Istituto zooprofilattico sperimentale (IZS), e presentati questa mattina a Cagliari, nel corso di una conferenza stampa, che dimostrano come le azioni di contrasto, promosse in questi ultimi anni dalla Giunta Pigliaru attraverso l’Unità di Progetto (UdP) per l’eradicazione della Peste suina africana in Sardegna, abbiano raggiunto risultati molto incoraggianti. È opinione condivisa fra i veterinari dell’IZS che «l’eradicazione della PSA dalla Sardegna non è mai stata così vicina. Per questo, bisogna continuare a fare quello che si sta già facendo, con il massimo impegno e determinazione». 
Il report sull’andamento della malattia sull’Isola sarà illustrato dagli studiosi sardi, con maggiore dettaglio scientifico, nell’ambito della quattro giorni di lavori internazionali, iniziati oggi a Cagliari e in chiusura il prossimo 14 aprile, dove i maggiori esperti mondiali di PSA si incontreranno per il quarto seminario GARA (Global African Swine Fever Research Alliance).
Alla conferenza stampa di questa mattina, tenuta nell’hotel Regina Margherita, dove si svolge il GARA, hanno partecipato il presidente Francesco Pigliaru, il responsabile dell’UdP, Alessandro De Martini, il direttore generale dell’IZS, Alberto Laddomada, il coordinatore ATS Area veterinaria, Franco Sgarangella, il consulente dell’UdP e docente all’Università di Madrid, José Manuel Sánchez-Vizcaíno, Marco Pittau (docente di malattie infettive dell’Università di Sassari) e, in rappresentanza del ministero della Salute, il direttore generale della Sanità animale e dei farmaci veterinari, Pier Davide Lecchini.
«La Sardegna non è mai stata così vicina a eradicare la Peste suina – ha detto il presidente Francesco Pigliaru -: oggi, nel confronto tra gli esperti internazionali, è emerso chiaramente che, dopo 40 anni, questa partita sta finalmente andando a chiudersi. Se negli ultimi decenni nessuno ha avuto il coraggio di combattere la PSA, noi invece, insieme a un pezzo importante della Sardegna, lo stiamo facendo e siamo vicinissimi al risultato. Questo è il momento di dare la spinta finale per liberarci da una malattia che impedisce a un settore, dalle potenzialità straordinarie, di svilupparsi creando lavoro e sviluppo nelle zone che ne hanno particolarmente bisogno. È vero – ha aggiunto il presidente Pigliaru -, c’è ancora il pascolo brado, ma molto meno rispetto al passato perché tutti hanno capito che c’è una determinazione assoluta, non soltanto della Regione, ma ormai di gran parte della popolazione. C’è la consapevolezza che bisogna liberarsi da questa piaga perché alla fine farà bene a tutti, anche a chi oggi non ha ancora capito e continua a stare nell’illegalità. Se da un lato continueremo con gli abbattimenti dall’altro stiamo costruendo autostrade per chi si vuole mettere in regola garantendo loro sostegno economico e assistenza tecnica e creando tutte le migliori condizioni perché si porti avanti una produzione virtuosa.» Francesco Pigliaru ha poi ricordato quanto accaduto nella Penisola Iberica: «La regione spagnola dell’Estremadura ha avuto come noi la PSA per 40anni: le campagne erano abbandonate, in una situazione disastrosa. Quando se ne sono liberati, la produzione, il lavoro e lo sviluppo sono stati straordinari con oltre 400milioni di euro di fatturato per una territorio molto piccolo. Questa è la nostra prospettiva. È a portata di mano e ci arriveremo insieme». 
Il presidente Pigliaru ha quindi ringraziato tutta la squadra, di donne e uomini, che compongono l’UdP per i risultati raggiunti in questa battaglia giusta per la Sardegna.
«I dati oggi in nostro possesso ci dicono che stiamo intaccando il nucleo vero della malattia – ha precisato il direttore generale dell’IZS, Alberto Laddomada -. Gli abbattimenti hanno anche avuto un ruolo di persuasione verso chi operava nell’illegalità dove molti soggetti hanno deciso di mettersi in regola.» 
«I depopolamenti si sono comunque mossi con una azione costante di dialogo e collaborazione con gli allevatori e i cacciatori. In questo momento – ha proseguito Alberto Laddomada – la Sardegna è impegnata a riconquistare la credibilità internazionale persa con 40 anni di fallimenti e illegalità diffusa. Dimostrare oggi che siamo diventati dei soggetti affidabili non è un percorso facile, ma sia il presidente Pigliaru e sia il ministro Beatrice Lorenzin sostengono questa azione di recupero della fiducia soprattutto nei confronti di Bruxelles.»
Alessandro De Martini ha ricordato le fasi istitutive dell’UdP e la linea di dialogo sempre aperta nei confronti dei territori e degli amministratori: dal coinvolgimento dei sindaci ai 6mila cacciatori formati nei corsi di Laore Sardegna passando per la straordinaria collaborazione con allevatori, cacciatori e tutte le diverse componenti dell’Unità di Progetto.
«I circa 300 veterinari che operano in tutta la Regione – ha spiegato Franco Sgarangella -, garantiscono la Salute animale da un lato e la sicurezza alimentare della filiera dall’altro con controlli effettuati nelle circa 15mila aziende suinicole sarde.»
«Oggi – ha affermato lo studioso spagnolo José Manuel Sánchez-Vizcaíno – sono molto contento perché è un grande giorno per un ricercatore che per anni ha cercato di eradicare una malattia. La squadra veterinaria della Sardegna ha dimostrato di essere una Ferrari, riconquistando con i risultati una credibilità europea e internazionale non facile, soprattutto dopo 40 anni in cui la malattia ha creato gravi danni all’apparato economico.»
Nel periodo 2012-2014 si erano verificati 223 focolai, con una media di oltre 74 per anno e circa 6 al mese; nel triennio successivo, 2015-2017, ci sono stati invece 56 focolai con una media di 19 per anno e di circa 1,5 al mese. Il calo dei focolai è stato ancora più accentuato ed eclatante negli ultimi otto mesi (agosto 2017 – marzo 2018) dove si sono verificati solo 3 focolai in 3 Comuni, a fronte dei 13 focolai in 9 Comuni riscontrati fra agosto 2016 e marzo 2017.
Per quanto riguarda i due focolai di Aritzo (gennaio 2018) e Fonni (febbraio 2018), i controlli nelle zone di protezione e sorveglianza, così come previsti dalle norme, sono ormai pressoché ultimati e finora non è stato trovato alcun riscontro di PSA negli allevamenti registrati. In queste zone di protezione e sorveglianza ricadono territori di numerosi Comuni già categorizzati come ad alto ed altissimo rischio per PSA ed è confortante avere conferma che la situazione sia ragionevolmente sotto controllo.
La situazione nel cinghiale è in chiaro miglioramento, come indicato dal trend di sieroprevalenza nell’attuale zone infetta (circa 10mila kmq su un totale di 24mila Kmq dell’intera Isola). A partire dalla stagione venatoria 2012/2103 fino alla stagione 2017/2018, i valori sono stati i seguenti: 10,44%, 7,84, 7,37, 6,76, 4,70, e infine 3,80% in quest’ultima campagna di caccia. Tali dati registrano un calo progressivo della sieroprevalenza (indicatore importantissimo della avvenuta circolazione virale tra i cinghiali nei mesi/anni precedenti alla caccia). I numeri elaborati dall’IZS sono frutto dei test effettuati sui campioni prelevati dai cacciatori nei cinghiali abbattuti. L’affidabilità di questi dati è andata consolidandosi grazie a una crescente collaborazione con il mondo venatorio che in questi anni ha visto aumentare i campioni sottoposti a controllo da circa 3200 a oltre 5200 (+62%) a stagione.
Il quadro inequivocabile emerso dalla situazione nei cinghiali conferma quanto gli studiosi dell’UdP vanno sostenendo da tempo: «In linea generale, a un miglioramento della situazione nei domestici corrisponde o fa seguito anche un miglioramento nel selvatico». 
I maiali allo stato brado. A fronte di una popolazione, stimata a inizio dicembre 2017, di circa 3-5mila capi bradi presenti fra Nuorese e Ogliastra, negli ultimi quattro mesi sono stati abbattuti circa 1700 animali al pascolo non confinato illegale. I comuni dove si è intervenuti sono: Arzana, Baunei, Desulo, Nuoro, Orgosolo, Talana, Urzulei e Villagrande Strisaili.
I controlli sierologici e virologici indicano che la PSA era perfettamente endemica nei territori di Orgosolo, mentre altrove la situazione era più variegata suggerendo, certamente, l’altissimo rischio di questa pratica di allevamento, ma non necessariamente la sua endemicità in ognuno dei gruppi di maiali e territori in cui gli abbattimenti sono stati effettuati. L’endemicità della PSA ad Orgosolo è presumibilmente dovuta all’alto numero e alla densità dei capi bradi tenuti in quel territorio comunale e alla conseguente elevata probabilità di contatti tra i diversi branchi di maiali, che assicuravano una continua circolazione del virus. Nella sola Orgosolo, fra dicembre 2017 e marzo 2018, sono stati abbattuti 907 capi. In contemporanea e per evitare le azioni di depopolamento, molti detentori di maiali illegali, in tutti gli otto Comuni interessati dagli abbattimenti, hanno macellato clandestinamente i loro animali immettendoli nel mercato abusivo. L’avvistamento dei suini bradi è ora molto più sporadico, rendendo di conseguenza meno facile la stima dei capi rimasti che, a oggi, si ipotizza si siano ridotti a non più del 10-20% rispetto a inizio dicembre 2017. In ogni caso, è sicuro che il numero e la densità sono molto inferiori rispetto al passato e già questo depone a favore di un diminuito rischio di circolazione virale.
La tendenza, chiaramente positiva, degli ultimi tre anni e quella, ancor più marcata, degli ultimi mesi, indica complessivamente una rarefazione della circolazione virale sia negli allevamenti registrati che nel cinghiale e lascia ben sperare sulla possibilità di eradicazione definitiva della malattia dalla Sardegna anche a seguito del forte e ulteriore impatto positivo che ci si attende come conseguenza al contrasto del pascolo brado, che deve continuare.
A determinare il trend positivo dei dati sull’arretramento della PSA, oltre al contrasto del brado, hanno contribuito indubbiamente le attività di controllo sugli allevamenti e sulla caccia, sia in termini quantitativi che qualitativi. Il miglioramento della situazione epidemiologica complessiva è infatti correlato a un miglioramento dell’attuazione delle attività da parte dei servizi veterinari (potenziati a giugno 2017 con il Gruppo di Intervento Veterinario e ora coordinati centralmente dall’Azienda Tutela della Salute, che ha competenza sull’intero territorio regionale) e dei cacciatori rispetto alle norme e al programma di eradicazione.
Altro elemento che ha contribuito notevolmente a ridurre la presenza della PSA riguarda la formazione e l’informazione di allevatori e cacciatori, promossa nei territori dall’UdP, sulle buone pratiche dell’allevamento regolare e sui numerosi vantaggi economici e occupazionali che, soprattutto nelle zone interne della Sardegna, si potrebbero avere una volta sconfitta la malattia.
In ultimo, un fattore esterno che potrebbe aver contribuito ai risultati illustrati oggi è quello legato alla lunga e calda stagione estiva del 2017, che avrebbe favorito l’inattivazione del virus nel ambiente, con il conseguente minor rischio di focolai nei domestici. La siccità e la mancanza quindi di cibo per molti mesi hanno causato una diminuzione della densità dei cinghiali, specie più giovani. L’inattivazione del virus nell’ambiente e la diminuzione della densità dei capi selvatici hanno probabilmente reso più difficile la circolazione del virus tra i cinghiali ed i maiali.

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Si è concluso in mattinata, in commissione “Attività produttive”, il primo ciclo di audizioni sulla proposta di legge per la valorizzazione della suinicoltura sarda. Il parlamentino guidato da Luigi Lotto ha sentito l’assessore dell’Agricoltura Pierluigi Caria, il direttore dell’Unità di progetto per la lotta alla peste suina africana e i direttori delle agenzie per l’agricoltura Argea, Agris e Laore.

«La Giunta accoglie con favore questa iniziativa di legge che punta al rilancio di un settore profondamente legato alla tradizione isolana – ha detto Pierluigi Caria – per far questo occorre però sconfiggere la peste suina africana. Grazie al lavoro portato avanti dall’Unità di progetto speriamo di poter raggiungere l’obiettivo nel più breve tempo possibile. Intanto poniamo le basi per lo sviluppo del comparto suinicolo.»

Caria ha poi espresso apprezzamento per i primi risultati ottenuti con il piano di eradicazione. «Speriamo nella riapertura di qualche spazio commerciale – ha proseguito Pierluigi Caria – la revoca del divieto di esportare carni e salumi prodotti nelle zone indenni dalla peste suina africana è un nostro obiettivo dichiarato. Oggi anche il Governo è al nostro fianco e, per bocca del ministro Lorenzin, sosterrà la nostra battaglia a Bruxelles».

L’Unità di progetto, intanto, va avanti nell’azione di contrasto degli allevamenti clandestini e illegali, principali responsabili della diffusione della malattia nelle campagne.

«La situazione è molto difficile – ha spiegato il responsabile dell’Unità di progetto Alessandro de Martini – la peste suina, presente nell’Isola da oltre 40 anni, ha di fatto marginalizzato un’attività che in passato rappresentava un settore importante della nostra economia. Oggi i capi allevati sono circa 150mila, siamo arrivati alla soglia minima per cui un’attività possa essere considerata economica. Se si continua così l’allevamento dei maiali sarà per i sardi solo un hobby.»

Un’eventualità che la Regione cerca di scongiurare in tutti i modi: «In una situazione di emergenza i controlli e le regole devono essere molto rigidi – ha aggiunto Alessandro De Martini – purtroppo, a farne le spese sono spesso gli allevamenti regolari costretti a seguire e rispettare procedure complicate. Questo è il prezzo che stiamo pagando per arrivare al risultato finale. I dati però ci stanno dando ragione: in alcune aree confinanti con la cosiddetta “zona rossa” la percentuale di suini positivi è scesa al 5% (Talana e Villagrande) mentre la situazione rimane critica a Orgosolo e Desulo dove la positività raggiunge l’80-90%».

De Martini ha espresso apprezzamento per la legge all’esame della Commissione: «E’ un provvedimento che fissa regole chiare e mette dei paletti sul fronte della conduzione degli allevamenti familiari, molto diffusi nell’Isola, e sulla necessità di formare gli operatori del settore. La qualità dei prodotti può essere garantita solo attraverso la loro tracciabilità e certificazione». Alessandro De Martini, infine, ha mostrato ottimismo per il futuro: «Grazie all’opera di informazione, la gente sta iniziando a capire la portata del problema. Con alcuni Comuni abbiamo avviato dei piani di collaborazione. Solo eliminando questa patologia si potrà pensare a uno sviluppo economico della suinicoltura».

Sulle enormi potenzialità del comparto, attualmente in ginocchio anche per la polverizzazione degli allevamenti (circa 17mila quelli censiti), si è soffermato il direttore generale dell’assessorato all’agricoltura Sebastiano Piredda: «In passato l’allevamento dei maiali aveva un ruolo fondamentale nell’economia sarda – ha detto Sebastiano Piredda – con l’eradicazione della peste suina la Sardegna potrebbe diventare un centro di riferimento internazionale, non solo per la commercializzazione di prodotti di alta qualità ma anche come serbatoio di capi riproduttori da distribuire in Europa». Secondo Sebastiano Piredda, «in Sardegna c’è lo spazio per allevare un milione di capi suini con la creazione di 2000-3000 posti di lavoro. Questa legge può dare un grande supporto. C’è bisogno di esempi positivi che convincano gli allevatori a seguire un percorso virtuoso».

I direttori delle agenzie Laore (Maria Ibba) Agris (Roberto Zurru) e Argea (Gianni Ibba) sono poi entrate nei dettagli della legge con alcuni suggerimenti e proposte di integrazione.

«C’è la consapevolezza che questa legge può dare un impulso decisivo al rilancio della suinicoltura in Sardegna – ha detto il presidente della Commissione Luigi Lotto al termine delle audizioni – noto in Commissione un grande spirito collaborativo anche grazie al contributo delle opposizioni. Contiamo di portare il testo in aula per l’approvazione finale entro la primavera.»

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E’ iniziato ieri il ciclo di audizioni sui contenuti della proposta di legge predisposta dalla commissione “Attività Produttive” del Consiglio regionale, tesa ad affiancare l’azione della Giunta nel piano di eradicazione della peste suina e porre le basi per il rilancio della suinicoltura, attività con profonde radici nella tradizione sarda e da sempre settore trainante dell’economia isolana.

Il parlamentino guidato da Luigi Lotto, dopo aver approfondito in mattinata alcuni aspetti tecnici con l’assessore alla Sanità Luigi Arru e la responsabile del Servizio sanità pubblica veterinaria e sicurezza alimentare della Regione Daniela Mulas, ha sentito nel pomeriggio i rappresentanti di Coldiretti, Cia, Confagricoltura e Copagri. Tutti hanno espresso un giudizio positivo sulle finalità della legge e sui contenuti della proposta che pone le basi per un rilancio duraturo della suinicoltura in Sardegna.

«E’ una legge che può finalmente rappresentare una svolta nel settore – ha detto il direttore regionale di Copagri Pietro Tandeddu – la peste suina, presente in Sardegna dal 1978, ha determinato il crollo delle produzioni. La speranza è che il morbo venga superato al più presto. Questa legge è un importante contributo che segna un percorso da seguire per creare economia». Pietro Tandeddu è poi entrato nel dettaglio dell’articolato offrendo alcuni spunti per l’integrazione del testo. In  particolare, il rappresentante di Copagri ha suggerito di escludere categoricamente dagli allevamenti di tipo familiare (4 capi al massimo) i suini riproduttori e di puntare su piccoli progetti integrati di filiera e sulla valorizzazione dei suini di razza sarda con la creazione di marchi Dop o Igp.

Suggerimenti condivisi da Giovanni Murru, presidente di Coldiretti Oristano, che, a nome della sua associazione, ha chiesto alla Commissione di prestare particolare attenzione ai giovani agricoltori che decidono di puntare sulla suinicoltura: «Penso a una rete di giovani imprenditori supportata dalle agenzie agricole e dall’Università che rappresenti un esempio a livello internazionale – ha detto Giovanni Murru – la suinicoltura è un settore con enormi potenzialità, l’innovazione e una conduzione moderna degli allevamenti sono strumenti decisivi per conquistare i mercati».

Martino Scanu (Cia), dopo aver espresso apprezzamento sui contenuti della proposta di legge, ha ribadito la necessità di proseguire nel percorso di eradicazione della legge individuato dall’Unità di progetto della Regione: «L’allevamento brado di suini deve essere bandito per sempre – ha detto Martino Scanu – da questo punto di vista la previsione di piani di gestione delle terre pubbliche rappresenta un importante passo in avanti».

Luca Sanna, presidente di Confagricoltura, infine, ha parlato di legge “ben costruita e completa” oltre che coerente con le altre attività poste in essere dalla Regione per combattere la peste suina. «Si pongono le basi per il rilancio del settore – ha sottolineato Luca Sanna – per far questo occorrerà ottenere in tempi rapidi un marchio di qualità per alcuni prodotti e puntare sui distretti produttivi seguendo l’esempio della Spagna».

«E’ una legge che ci sta particolarmente a cuore – ha assicurato il presidente della Commissione Luigi Lotto – perché crediamo che la suinicoltura possa rappresentare una grande occasione di sviluppo per la Sardegna. Il nostro obiettivo, parallelamente all’azione dell’Unità di progetto per l’eradicazione della Psa, è quello di creare le condizioni per rilanciare l’allevamento dei maiali e incentivare la tutela della razza sarda. La Regione non è contro gli allevatori, servono però regole chiare per consentire ai nostri prodotti di tornare sul mercato. Ultimamente si è fatto un passo in avanti grazie all’accordo con il ministero della Salute per la vendita di alcuni prodotti stagionati ma potremmo dirci completamente soddisfatti solo quando gli allevatori sardi potranno commercializzare tutta la loro produzione fuori dall’Isola.»

Le audizioni proseguiranno domani mattina con l’assessore dell’Agricoltura Pierluigi Caria, i direttori delle agenzie agricole Agris, Laore e Argea e con il responsabile dell’Unità di progetto contro la Peste suina Alessandro De Martini.

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Il Premier Gentiloni ed il Governatore Pigliaru hanno firmato oggi l’accordo per lo sviluppo di La Maddalena che prevede un investimento di oltre 50 milioni di euro.

«E’ una giornata importante ed emozionante che arriva dopo anni di una ingiustificata, costosa, assurda attesa», ha detto il presidente della Regione Francesco Pigliaru, a Palazzo Chigi, nel corso della cerimonia per la firma sull’Intesa con il presidente del Consiglio dei ministri Paolo Gentiloni che chiude l’annosa questione sull’ex Arsenale e sulle bonifiche e ridisegna il futuro turistico e ambientale dell’Arcipelago di La Maddalena. L’Intesa conta su una dotazione finanziaria complessiva di oltre 50 milioni di euro, già individuati e in parte compresi nel Patto per la Sardegna. Il loro rapido impiego sarà assicurato dalla nomina di un Commissario straordinario e un soggetto attuatore dell’Intesa.
«Avevamo preso l’impegno di far ripartire il cantiere dell’Arsenale, e lo stiamo facendo – ha commentato il presidente Pigliaru, che si era recato a La Maddalena nel 2014, durante la campagna elettorale, per visitare le strutture abbandonate dal 2009 -. Per La Maddalena era stata tracciata una chiara prospettiva di sviluppo turistico che contava molto sull’Arsenale ma che, improvvisamente, fu abbandonata da chi decise di portare altrove il G8 e dall’incuria e sciatteria istituzionale successiva. Con i Governi Renzi e Gentiloni, che voglio ringraziare, abbiamo lavorato molto sin dall’inizio per sbloccare la situazione e far ripartire quella prospettiva, trovando soluzioni ai molti problemi e recuperando la via del buonsenso. Il buonsenso – ha evidenziato il presidente della Regione – è fare dell’Arsenale un grande attrattore internazionale in un’area che ha una fortissima e chiarissima vocazione turistica e nautica. In questo modo, con l’intesa, liberiamo centinaia di milioni di risorse finora immobilizzati, perché tanto è costato sino ad oggi l’investimento nell’Arsenale. E ne aggiungiamo altre perché ci sono bonifiche da fare, interventi infrastrutturali e investimenti per avviare lo sviluppo e creare lavoro, occupazione e benessere. È una bella giornata – ha proseguito Francesco Pigliaru -, resa possibile grazie all’impegno di tutti coloro che hanno lavorato nel dettaglio, con determinazione e con competenza. Abbiamo dimostrato serietà e capacità di affrontare una vicenda complessa che si trascinava da anni con contenziosi infiniti, abbiamo mostrato affidabilità istituzionale, efficienza amministrativa e qualità dei nostri funzionari e dirigenti. L’approccio con cui si è presentata la nostra Regione, il lavoro di squadra della coalizione a Cagliari e a Roma e l’impegno di chi lavora per dare nuove prospettive alla nostra Isola – ha concluso Francesco Pigliaru -, dà, dunque, i risultati tanto attesi.» 
L’accordo trilaterale firmato oggi mette fine allo stallo che ha riguardato l’ex Arsenale di La Maddalena, in seguito alla dura battaglia legale degli ultimi anni tra Mita Resort e Governo. La società aveva avuto una concessione quarantennale del complesso immobiliare, che sarebbe dovuto essere il cuore degli eventi del G8 del 2009, il Vertice dei Capi di Stato e di Governo, la cui sede fu inizialmente fissata a La Maddalena ma poi spostata a L’Aquila. Con lo spostamento, la convenzione fu rimodulato. Poco dopo, l’accertamento delle mancate bonifiche nel mare prospiciente l’Arsenale determinò la risoluzione della convenzione di gestione della struttura per inadempienza dello Stato. Il Lodo arbitrale riconobbe a Mita il diritto a un risarcimento pari a 39 milioni di euro per i mancati guadagni, a carico della Protezione Civile.
La firma dell’Intesa è stata preceduta dal perfezionamento, siglato dal direttore generale della Presidenza Alessandro De Martini, su mandato della Giunta Regionale, dell’atto transattivo tra Mita Resort, Dipartimento della Protezione civile della Presidenza dei ministri e Regione Sardegna, con cui il complesso immobiliare tornerà nella piena disponibilità della Regione, senza alcun onere per la stessa che, dopo anni di abbandono, potrà finalmente valorizzarlo. La transazione odierna chiude definitivamente tutti i contenziosi, con diversi passaggi significativi. Anzitutto, l’obbligo della Protezione Civile di corrispondere a Mita Resort la somma omnicomprensiva di 21 milioni di euro, nonché la rinuncia dello Stato di qualsiasi rivalsa nei confronti della Regione e viceversa su queste somme. Mita, dal canto suo si obbliga a consegnare alla Protezione Civile, che contestualmente consegna alla Regione (per il tramite dell’agenzia del Demanio e della Capitaneria di Porto) i beni e le strutture affidati a suo tempo in concessione. Sarà la Regione ora a definire il futuro dell’ex Arsenale: la Giunta, nella sua ultima riunione, ha affidato il mandato a tutte le Direzioni generali coinvolte a diverso titolo dall’accordo, di dare celere attuazione ai successivi adempimenti per rientrare concretamente in possesso del compendio immobiliare.
La dotazione finanziaria è imponente con lo sblocco di oltre 50 milioni già individuati nel Patto per la Sardegna. La ripartizione contempla 20,4 milioni per la bonifica anche esterna della darsena dell’ex Arsenale e delle aree adiacenti; 15 milioni quale contributo per rendere produttivi gli insediamenti alla Maddalena; 15 milioni per interventi al piano stralcio del Ministero dei Beni e delle attività culturali e del turismo.