19 April, 2024
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«L’eliminazione della peste suina è un obiettivo di legislatura che vogliamo raggiungere, per risolvere un problema molto complesso per la Sardegna, da inquadrare anche in un contesto nazionale ed europeo.»

Lo ha detto l’assessore della Sanità Luigi Arru illustrando alla commissione Attività produttive i risultati per il 2017 del Piano straordinario della Regione contro la grave malattia animale.

«Complessivamente – ha spiegato Luigi Arru – i focolai sul territorio regionale si sono ridotti ad alcune parti del Nuorese e dell’Ogliastra più una piccola zona del Lugudoro-Anglona ma è fondamentale proseguire con gli abbattimenti per interrompere sia la catena biologica che la consuetudine del pascolo brado, promuovendo sistemi diversi di allevamento e intensificando i controlli, come abbiamo fatto con i nostri veterinari ed anche con la collaborazione del mondo venatorio.»

«I buoni risultati raggiunti – ha detto ancora l’assessore della Sanità – non possono tuttavia farci abbassare la guardia, anzi dobbiamo fare uno scatto in avanti: lo Stato e l’Unione europea ci chiedono interventi ed azioni ancora più efficaci per evidenti ragioni di salute pubblica ma anche per motivi commerciali.»

Successivamente, il responsabile dell’Unità di progetto della Regione contro la peste suina Alessandro De Martini ha fornito alcuni dati sulla campagna 2017.

Su una platea di 14.738 aziende suinicole registrate rappresentative di una popolazione animale di circa 150.000 capi sono stati effettuati 4.120 controlli al termine dei quali sono state certificate 2.807 aziende mentre 1.304 sono risultate non conformi. Altri controlli hanno riguardato porti ed aeroporti (1.697 veicoli e 28.904 passeggeri), oltre alle aziende agrituristiche (439). La collaborazione con 640 compagnie di caccia, inoltre, ha portato all’abbattimento di oltre 15000 cinghiali di cui 237 sieropositivi e 39 virologici positivi.

«Il lavoro dell’Unità di progetto – ha affermato fra l’altro De Martini – ha messo ordine in una situazione molto complessa che in Sardegna ha caratteristiche sistemiche, anche per questo c’è molta attenzione sull’Italia da parte della Ue e molta attenzione dell’Italia sulla nostra Regione». Una attenzione legata principalmente alla preoccupazione per alcuni segnali di presenza della malattia in altre aree d’Europa come Ucraina, Bielorussia, Paesi Baltici e Repubblica Ceca.

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Giorgio Madeddu, responsabile scientifico dell’Associazione AMICI della VITA, Gruppi di Auto Aiuto per Alcol Tossicodipendenti, Malati Tumorali, Autismo, ha inviato una lettera aperta alla Giunta ed al Consiglio regionale, sulla mancata applicazione della legge regionale N. 12 del 13 giugno 2014 “Interventi regionali per la prevenzione della fetopatia alcolica”.

Di seguito il testo integrale.

PIGLIARU, ARRU, GANAU: CHE DELUSIONE!

Signori Amministratori della Sardegna,

la vostra indifferenza e superficialità dopo la trionfale approvazione della legge regionale N. 12 del 13 giugno 2014 “Interventi regionali per la prevenzione della fetopatia alcolica” ancor oggi inapplicata, merita la nostra più severa disapprovazione e pubblica indignazione.

13 giugno 2014: il Consiglio regionale dopo la presentazione dell’assessore della Sanità Luigi Arru e gli entusiastici interventi di numerosi onorevoli regionali vota all’unanimità dei presenti (cinquanta) la legge N. 12. Arrivava a fine corsa l’emozionante avventura cominciata nel sulcis 25 anni prima nel Centro alcologico “Don Vito Sguotti” e, apparentemente, licenziata nella cagliaritana via Roma. La proposta di legge elaborata dall’Associazione Amici della Vita Sulcis nella trincea del bisogno e della solitudine fu affiancata da iniziative divulgative e di sensibilizzazione nelle scuole, parrocchie e associazioni, ottenendo costante adesione e partecipazione delle Amministrazioni Comunali, Curia, dei consiglieri regionali del Sulcis e il sostegno di Tore Cherchi, Giunta e Consiglio provinciale che finanziarono la prima brochure italiana sulla fetopatia alcolica.

I punti qualificanti della L.R. 12:

a) Riconosce la possibilità di prevenire le conseguenze dell’abuso alcolico in gravidanza ma, soprattutto, propone una premura e un rispetto mai dimostrato prima dal legislatore per la malata di Alcol dipendenza, nessun giudizio morale, la stessa dignità che il mondo sanitario e le istituzioni riconoscono alle altre patologie.

b) Adozione di Linee guida, questionari, percorsi di presa in carico attraverso Consultori, Serd, Associazioni.

c) Incoraggia e valorizza la collaborazione tra tutte le figure professionali sanitarie competenti in materia.

d) Riconosce la gratuità dei rilevatori (GammaGT e Transferrina Desialata) d’abuso alcolico per le donne in epoca pre concezionale o in stato di gravidanza ampliando di fatto (in Sardegna) quanto garantito dal decreto ministeriale del 10 settembre 1998.

La Legge prevedeva inoltre:

1) Delibera della Giunta regionale “entro 60 giorni di linee guida”.

2) Istituzione entro 60 giorni del “tavolo permanente per la prevenzione della fetopatia alcolica e i problemi alcol correlati”.

Novembre 2016: segnaliamo a stampa e televisioni la vostra inadempienza e registriamo un sussulto d’orgoglio: il 2 dicembre 2016, infatti, con delibera di Giunta regionale 64/5 il presidente Francesco Pigliaru da mandato all’assessore Luigi Arru di istituire un tavolo tecnico che elabori linee guida e tavolo permanente ( dai 60 giorni previsti dagli artt. 2 e 4 della L.R.12/2014 ai 910 giorni della delibera). Evitando le facili polemiche riconoscerete, impegnati in altrettanti fronti e criticità, di avere sottovalutato l’importanza sociale, scientifica e morale che ha animato gli irriducibili sostenitori della legge.

Sicuro di non offendere la vostra sensibilità, sintetizzo le drammatiche conseguenze che l’abuso alcolico in gravidanza determina in Sardegna ogni anno.

Alcolisti in Sardegna 40.000 (20.000 Donne, 15.000 in età fertile)

650 Aborti da abuso alcolico non diagnosticati definiti “spontanei” nelle cartelle cliniche ospedaliere.

65 Fetopatie Alcoliche (F.A.) caratterizzate da sindromi fenotipiche variabili e ritardo mentale grave.

I Bambini affetti da F.A. hanno identica aspettativa di vita dei loro coetanei, 75 anni, rappresenta non solo strazio, angoscia e sofferenze per la famiglia e la comunità ma anche un costo economico non indifferente. In 75 anni tra invalidità e accompagnamento, Legge 20, Legge 162, Insegnante di sostegno per, mediamente, 13 anni, Legge 104/92 per un genitore e spese sanitarie varie, una disabilità grave, perché di questo parliamo, supera il milione e mezzo di euro, ipoteca che non graverà su Voi e noi soltanto ma la trasmetteremo in eredità ai nostri figli, sì, distinti Onorevoli Pigliaru, Arru e Ganau i nostri figli e nipoti affiancheranno e si prenderanno cura di questa grave ma prevenibile disabilità che la vostra indolenza non ha considerato prioritaria.

Riflettete: quante delibere e risorse avete destinato negli ultimi tre anni alle sagre del pisello, fagiolo, della trippa, del tappo di sughero, del gomito e ginocchio destro, ai numerosi eventi che considerate “fisiologico supporto agli elettori e strascico per le prossime elezioni”. I 150.000 euro annui che la legge 12 prevedeva per il 2014/15/16 meritavano secondo noi, ma forse siamo esagerati, altrettanto interesse!

Riflettete: avete snobbato la prima legge in Europa che poteva incidere concretamente sulla prevenzione della più frequente forma di ritardo mentale da etiologia nota, avete privilegiato la cronaca e la visibilità delle inaugurazioni dove il clientelismo è tangibile (sanità, turismo, industria, cultura, lavori pubblici e…) trascurando i potenziali vantaggi economici e sociali ma soprattutto morali, anime propulsive della legge 12/2014.

Avete e state pensando alle prossime elezioni esattamente come chi vi ha preceduto, la stessa proposta da Voi tramutata in legge la Giunta regionale precedente la anestetizzò perché quando la proponemmo nella primavera del 2013 era già in corso la campagna elettorale.

Nell’essenza più profonda il centro-destra-sinistra si dimostrano geneticamente simili, le campagne elettorali scoppiettanti di buone intenzioni con patetici incoraggiamenti al Volontariato da tutti definito: «Risorsa insostituibile da valorizzare e sostenere», balle!

I politici, quasi a tutti i politici, corteggiano il volontariato se lo ritengono funzionale al proprio interesse, potere, visibilità; quando il Volontariato non chiede assistenza o contributi al politico di turno ma lavora, studia, propone in autonomia e senza servilismi quanto la vita insegna, l’entusiasmo scema, si trasforma in distanza, sospetto o, come in questa storia, indifferenza.

Presidente Pigliaru, 900 giorni dopo il mitico 13 giugno 2014 Lei stabilisce «l’istituzione del tavolo permanente di monitoraggio per la prevenzione della fetopatia alcolica e dei problemi alcol correlati». Ritengo Lei uomo intelligente ma le sue scelte sono stravaganti:

a) Inserisce nel tavolo permanente Amici della Vita senza chiederci scusa per gli 850 giorni di ritardo? Registri ufficialmente il nostro deciso rifiuto alla sua proposta, preveda da parte nostra massima collaborazione, esterna e autonoma, leale ma soprattutto si aspetti vigilanza sull’applicazione della legge 12/2014 sempre che la sua maggioranza sia in grado di trasformarla in realtà entro l’attuale legislatura.

b) L’istituzione formale del “tavolo permanente” risale alla sua delibera N. 64/5 del dicembre 2016, sono trascorsi 10 mesi e nessun tavolo è stato apparecchiato né convocato dal suo delegato assessore Luigi Arru, o il suo collaboratore non la prende sul serio o per tutti voi “permanente” è sinonimo di futuro prossimo.

c) L’alto dirigente regionale Alessandro De Martini, certamente uomo integerrimo, ha sottoscritto la delibera 64/5 del 2 dicembre scorso, meriterebbe un aggiornamento sull’art. 6 comma 3 della Legge 12, norme finanziarie, «Gli oneri della presente legge gravano sull’UPB S05.01.001 del bilancio di previsione della regione per gli anni 2014- 2016 e su quelle corrispondenti dei bilanci per gli anni successivi», Il dott. Alessandro De Martini avrebbe dovuto rimproverarla per l’intempestività o meglio miastenia che ha caratterizzato la sua azione in questa occasione, lo faccio io: Lei è moroso!

Presidente Pigliaru:

rilegga l’art. 5 della legge 12: «La Giunta regionale presenta ogni due anni al Consiglio regionale una dettagliata relazione che illustra i dati concernenti l’attuazione della presente legge, con particolare riferimento alla verifica dell’efficacia degli interventi», considerando il ritardo di 850 giorni sulle linee guida e tavolo permanente le previsioni su “relazione, risultati ed efficacia” della Legge 12 sono per il 2044.

Prima dell’incoraggiamento finale ad essere coerenti, risvegliarsi da un patologico letargo e trasformare le attuali due paginette del Consiglio regionale ( la Legge 12/2014) nel più affascinante e innovativo dispositivo europeo a favore della Vita debolissima momentaneamente accolta nella Vita fragile delle Alcoliste e Tossicodipendenti, un’ultima considerazione:

«Sgomenta pensare che l’assessore Arru ed il presidente Ganau sono medici e non hanno destinato una goccia del loro sudore alla Fetopatia Alcolica».

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Riprenderanno domani, mercoledì 25 ottobre, i lavori delle commissioni permanenti del Consiglio regionale. In mattinata, alle 10,00, si riunirà la Quinta Commissione “Attività Produttive” guidata da Luigi Lotto (Pd) per la verifica dello stato di attuazione della legge n. 20/2017 sul sostegno alle imprese del comparto ovicaprino colpite da calamità naturali. Sull’argomento sarà sentito l’assessore all’agricoltura Pierluigi Caria. Al termine dell’audizione lo stesso assessore, insieme al collega della Sanità Luigi Arru e al responsabile dell’Unità di Progetto Alessandro De Martini, riferirà sullo stato di attuazione del Piano di eradicazione della peste suina africana.

Alle 10,30, si riunirà invece la Seconda Commissione “Lavoro e Cultura”, presieduta da Gavino Manca (Pd). All’ordine del giorno l’audizione dell’assessore alla Pubblica Istruzione Giuseppe Dessena sulla programmazione dell’offerta formativa e della rete scolastica per l’anno 2018/2019. All’esame del parlamentino anche il Dl 440 “Istituzione dell’anagrafe regionale degli studenti” ed il Testo Unico sulla lingua sarda.

Giovedì 26 ottobre si riuniranno la Prima e Terza.

La commissione Bilancio, presieduta da Franco Sabatini (Pd), inizierà alle 9,30 l’esame della Manovra finanziaria 2018-2020 approvata dalla Giunta. I lavori proseguiranno nel pomeriggio.

Per le 11.00 è invece convocata la Commissione Autonomia, guidata da Francesco Agus. In programma le audizioni degli assessori del Personale e dell’Ambiente Filippo Spanu e Donatella Spano su questioni riguardanti il personale dell’Agenzia Forestas e l’esame della situazione finanziaria delle province e delle Città metropolitane. All’ordine del giorno anche lo Schema d.lgs 5/XV (Norme di attuazione dello Statuto speciale della Regione Sardegna per l’istituzione del Collegio dei revisori dei Conti in attuazione dell’articolo 14, comma 1, lettera e) del decreto legge n. 138 del 2011 convertito con modificazioni in legge 14 settembre 2011, n. 148), il P/64 (Adozione Piano di riordino territoriale. Legge regionale 4 febbraio 2016, n. 2 “Riordino del sistema delle autonomie locali della Sardegna”, art. 4) e la mozione 239 (Rubiu e più) sulle tematiche relative al poligono militare di Teulada e ai progetti di implementazione della base.

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Lo stato di attuazione della legge regionale n. 20 sul sostegno alla produzione ovicaprina per il calo del prezzo del latte, approvata dal Consiglio regionale lo scorso 14 settembre, sarà al centro dei lavori della V commissione “Attività Produttive” convocata per mercoledì 25 ottobre alle 10,00. Il parlamentino presieduto da Luigi Lotto (Pd) sentirà in audizione l’assessore dell’Agricoltura Pierluigi Caria.

Nella stessa giornata sono previste anche le audizioni sul piano di eradicazione della peste suina africana. Saranno sentiti lo stesso assessore Caria, il collega della Sanità Luigi Arru e il responsabile dell’Unità di Progetto Alessandro De Martini.

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Le notizie arrivate dall’incontro svoltosi questo pomeriggio tra il presidente della Regione, Francesco Pigliaru, l’assessore della Difesa dell’Ambiente, Donatella Spano, il direttore generale della Presidenza della Giunta, Alessandro De Martini ed il direttore generale dall’assessorato della Difesa dell’Ambiente, Paola Zinzula, sono valutate positivamente dal segretario generale della Cisl del Sulcis Iglesiente, Fabio Enne.

«E’ scongiurata la fermata degli impianti della Portovesme srl. Lanciamo un caloroso invito alla Regione per fare in modo che le problematiche possano essere considerate e risolte in tempo con la dovuta prevenzione – dice Fabio Enne -. Così deve essere per la soluzione definitiva relativa alla discarica. Lavorare sui problemi anticipando esplosioni di protesta e preoccupazione – conclude Fabio Enne – è sempre un metodo più efficace per affrontare i problemi costruire percorsi senza che possa mai mancare una valida prospettiva.»

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Gli impianti di produzione della Portovesme srl non si fermano. Lo ha assicurato l’amministratore delegato della società, Carlo Lolliri, al termine dell’incontro con il presidente della Regione, Francesco Pigliaru, l’assessora della Difesa dell’Ambiente, Donatella Spano, il direttore generale della Presidenza della Giunta, Alessandro De Martini, il direttore generale dell’assessorato della Difesa dell’Ambiente, Paola Zinzula.
Nel corso della riunione svoltasi questo pomeriggio, convocata dal presidente Pigliaru mercoledì scorso, non appena sono arrivate notizie dalla Conferenza di servizi a Roma, la Regione ha dato massima disponibilità per individuare percorsi idonei a trovare soluzioni funzionali in questo periodo di transizione, fino alla conclusione dell’istruttoria per l’autorizzazione della nuova discarica che resta prioritaria e da esitare nel più breve tempo possibile.
Martedì prossimo si terrà la prima riunione di una task force, guidata dal direttore generale Paola Zinzula e dell’amministratore delegato, Carlo Lolliri, e composta da tecnici regionali e della Portovesme srl.

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Il responsabile dell’Unità di progetto per l’eradicazione della Peste suina africana e direttore generale della presidenza della Regione, Alessandro De Martini, è intervenuto al convegno organizzato all’interno della tre giorni di fiera, Caccia pesca e tempo libero, che si conclusa ieri a Macomer.
«Un ringraziamento importante va alla grande collaborazione delle associazioni venatorie e dei cacciatori sardi che hanno dato un contributo fondamentale, con la raccolta dei campioni nei cinghiali abbattuti, per il monitoraggio della Peste suina africana nel selvatico e quindi nell’ambito delle azioni di eradicazione della malattia – ha detto Alessandro De Martini -. All’interno di un sistema di nuove regole, che spesso sono difficili da far condividere ai cittadini a cui si chiede di cambiare le abitudini, i cacciatori hanno garantito e continuano a garantire un contributo indispensabile, dimostrando un senso civico e di responsabilità non solo verso le istituzioni ma soprattutto verso l’interesse di tutti i sardi.»
La seconda edizione del più importante appuntamento regionale del mondo venatorio è stata curata dall’associazione Caccia pesca ambiente e dal comune di Macomer.
Le prescrizioni previste dalla normativa sulle attività venatorie al cinghiale prevedono la raccolta da parte dei cacciatori, su tutti gli animali abbattuti nell’intero territorio regionale, di un campione di diaframma per le analisi sulla trichinella. Per i controlli sulla PSA è invece necessario, nelle zone bianche non infette dal virus, fare un prelievo di sangue su almeno 59 capi abbattuti per macroareale, mentre nelle zone rosse infette i prelievi di sangue, oltre a un campione di milza, riguardano tutti i capi. Dalla ultima elaborazione dati sulla PSA nel cinghiale, risultano zone infette per il prossimo appuntamento venatorio (fra la fine del 2017 e le prime settimane del 2018) circa 9317 chilometri quadrati riguardanti 17 dei 32 macroareali in cui è suddiviso il territorio della Sardegna.
Se nella stagione 2000-2001 i cinghiali esaminati erano 361 (con 27 capi risultati positivi e nessuno virus positivo) nella stagione 2014-2015 si è passati a 11386 animali controllati (278 sieropositivi e 9 virus positivi), per arrivare al 2016-2017 con 15673 campioni raccolti di cui 237 sieropositivi e 39 virus positivi. Come spiegato da Sandro Rolesu, dell’Istituto zooprofilattico sperimentale (IZS) della Sardegna, incaricato di fare le analisi e di stilare i report, i dati raccolti sono incoraggianti, perché descrivono da un lato la collaborazione crescente con le compagnie di caccia e dall’altro una situazione sul piano virologico che si sta calmierando nel selvatico. Se infatti non si verificano casi fra i maiali domestici, magari ancora al pascolo brado illegale, i cinghiali tendono ad autoimmunizzarsi nei confronti del virus nel giro di un paio d’anni. Dalla stime, comunque passibili di errore, i cinghiali selvatici presenti in Sardegna dovrebbero essere intorno ai 90mila esemplari.
L’Agenzia agricola regionale Laore Sardegna si occupa, già dallo scorso anno, della formazione dei cacciatori referenti e dei sostituti per ogni compagnia. Per la stagione 2016-2017 sono stati formati 5mila cacciatori nell’ambito di un centinaio di corsi. La nuova normativa prevede, come ha ricordato nel suo intervento Daniela Sardo (Laore), che chi ha già fatto la formazione lo scorso anno non ha l’obbligo di rifarla, mentre chi non fosse riuscito a partecipare in passato può collegarsi sul sito dell’Agenzia e consultare i calendari delle prossime attività, che si chiuderanno il 31 ottobre 2017.
Sergio Masala dell’ATS (Azienda Tutela della Salute – ASL Unica) ha invece illustrato ai numerosi cacciatori presenti al convegno il quarto provvedimento emanato dall’UdP per la prossima stagione venatoria. È bene ricordare che la caccia al cinghiale è vietata su tutto il territorio regionale in forma non censita, consentendola solo ai cacciatori censiti e/o autorizzati. Tali cacciatori, comunque organizzati, individuano e comunicano, entro i termini previsti, ai Servizi veterinari competenti per territorio il nominativo del cacciatore referente e del suo sostituto che devono garantire il rispetto delle prescrizioni sanitarie e gestionali. Per le zone infette si deve chiedere entro il termine improrogabile del 30 luglio 2017 l’autorizzazione in deroga allo svolgimento della caccia al cinghiale. Per i macroareali non infetti è invece necessario inviare le comunicazioni entro e non oltre il 30 settembre 2017.

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Autorizzazioni per lo svolgimento della caccia al cinghiale, scadenze per la presentazione delle domande e formazione obbligatoria per i cacciatori sono i passaggi centrali dell’aggiornamento normativo che regolamenta la prossima stagione venatoria. Il responsabile dell’Unità di Progetto per l’eradicazione della Peste suina africana e direttore generale della Presidenza della Regione, Alessandro De Martini, ha emanato infatti il Quarto provvedimento attuativo del programma di eradicazione della PSA 2015-2017, recante misure di contrasto alla malattia dei maiali nelle popolazioni di cinghiali selvatici e allevati. Tali misure hanno l’obiettivo di garantire la sorveglianza epidemiologica sui cinghiali e la regolamentazione della caccia, sempre del cinghiale, nelle aree di vincolo per la presenza del virus. Gli interventi si integrano, o in qualche parte si sostituiscono, alla normativa già vigente. L’autorità competente all’adozione delle autorizzazioni per le attività venatorie è il rappresentante dell’Azienda per la Tutela della Salute (ATS) in seno all’UdP, pertanto, i servizi di sanità animale, incaricati di ricevere le domande e le comunicazioni, e gli ispettorati del Corpo forestale e di Vigilanza ambientale (CFVA) dovranno raccordarsi con l’ATS.
I termini improrogabili per la presentazione delle istanze da parte dei cacciatori per svolgere le attività venatorie al cinghiale, nella prossima stagione, sono distinti a seconda che si tratti di zone non infette o infette da PSA nel selvatico. Nel primo caso la scadenza è il 30 settembre, mentre per secondo è il 30 luglio. Non saranno consentite ulteriori proroghe per la presentazione delle domande di nuova autorizzazione, di rinnovo o di comunicazioni relative alle zone non infette. Per quanto riguarda l’elenco dei componenti della compagnia, è stata prevista la possibilità di comunicare eventuali modifiche o integrazioni, nelle zone infette, fino al 30 settembre.
I cacciatori possono presentare domanda per il rilascio di una nuova autorizzazione (in deroga). Da questa stagione venatoria inoltre, con l’obiettivo di semplificare le procedure, è consentito anche il rinnovo dell’autorizzazione rilasciata nell’annata precedente, purché non siano mutati i requisiti fondamentali previsti per lo svolgimento delle attività di caccia. Le istruttorie relative all’adozione delle autorizzazioni di rilascio o rinnovo sono eseguite dai Servizi di sanità animale che chiedono al CFVA il parere di competenza.
La formazione obbligatoria per i cacciatori sarà assicurata dall’Agenzia Laore e si terrà in un periodo compreso tra il giorno di pubblicazione della determinazione (per l’annualità in corso) o l’1 aprile (per le annualità successive) e il 31 ottobre, fermo restando che l’Agenzia potrà integrare o estendere il periodo, qualora lo ritenga necessario. I soggetti referenti e sostituti che abbiano già ricevuto l’attestato di partecipazione al corso, nell’annualità venatoria precedente, sono esentati dalla formazione.
Il quarto provvedimento prevede inoltre che siano sottoposte a recinzione le sole Aziende turistico-venatorie e le Zone addestramento cani ubicate nei macroareali infetti. Il provvedimento di proroga per adeguare questi siti con le recinzioni necessarie sarà adottato dall’assessorato dell’Ambiente.
Il mancato rispetto delle disposizioni, l’inosservanza dell’obbligo di formazione e la mancata corrispondenza tra i dati sul cacciato in possesso del Servizio veterinario e quelli in possesso del CFVA comporta, tra l’altro, la revoca dell’autorizzazione e la sospensione della caccia per 30 giornate consecutive, anche se ricadenti nella successiva stagione venatoria.
La normativa vigente vieta, in tutto il territorio regionale, la caccia al cinghiale in forma non censita, consentendola solo ai cacciatori censiti e/o autorizzati. Tali cacciatori, comunque organizzati, individuano e comunicano, entro i termini previsti, ai Servizi veterinari competenti per territorio il nominativo del cacciatore referente e del suo sostituto che devono garantire il rispetto delle prescrizioni sanitarie e gestionali. È necessario inoltre comunicare l’indirizzo e la località e, qualora di difficile individuazione attraverso le coordinate GPS, il luogo nel quale vengono raccolti i cinghiali abbattuti per essere eviscerati, sezionati e stoccati. Questi luoghi non possono essere situati presso aziende suinicole. Le parti di carcassa e visceri devono essere distrutti in tali siti con l’infossamento in loco o con lo smaltimento attraverso ditte autorizzate, sempre previo trattamento teso a scongiurare l’eventuale diffusione dei virus pestosi. L’infossamento deve avvenire secondo le indicazioni dei Servizi veterinari. L’abbandono nelle campagne o lo smaltimento, nei modi diversi da quelli prescritti, di carcasse o visceri di cinghiali abbattuti è vietato.
I cacciatori, il personale del CFVA e tutti coloro che rinvengano cinghiali morti sono tenuti a segnalarne il ritrovamento al Servizio veterinario territorialmente competente, che provvederà all’esecuzione dell’indagine epidemiologica. Lo smaltimento della carcassa avverrà sotto la responsabilità di tali Servizi veterinari che si avvarranno, per le operazioni di recupero e smaltimento, del Comune competente per territorio. I cacciatori saranno inoltre tenuti al prelievo di un campione di diaframma su tutti gli animali abbattuti al fine della ricerca della trichinella. Per l’esame sierologico sulla PSA, nei macroareali non infetti, i cacciatori devono raccogliere un campione di sangue su almeno 59 cinghiali abbattuti, mentre nei macroareali infetti i campioni vanno raccolti su tutti i cinghiali uccisi. I cacciatori referenti devono prendere contatto con i Servizi veterinari, che consegnano loro il materiale e la documentazione necessaria, dedicando particolare attenzione alla informazione relativa alle modalità di prelievo, compilazione dei moduli, conservazione e conferimento dei campioni. I laboratori dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Sardegna eseguiranno gli esami su PSA e Trichinella.
Per le informazioni specifiche, riguardanti soprattutto le zone infette, è bene consultare il provvedimento pubblicato sul sito internet della Regione Sardegna.

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Venerdì 31 marzo, a Tiana, si svolgerà un incontro sulle prospettive di sviluppo per le zone interne attraverso gli strumenti del Psr 2014-2020, organizzato dall’Agenzia agricola regionale Laore Sardegna in collaborazione con l’Amministrazione comunale.

L’appuntamento è per le ore 10.30 nell’Aula consiliare in via Nazionale. Aprirà i lavori il sindaco di Tiana, Francesco Zucca. Sarà poi il turno di Tommaso Betza (Laore) che interverrà su “Azioni e strumenti per lo sviluppo dell’Agricoltura: PAC e PSR“. Di “Importanza dell’anagrafe zootecnica“, parlerà invece Gianmario Zidda, veterinario ATS, mentre Giuseppe Fruttero (Laore) introdurrà il tema dell’allevamento suino con l’illustrazione delle nuove direttive. Il compito di raccontare la propria esperienza imprenditoriale toccherà invece a Roberto Marcello, allevatore suinicolo e titolare di un laboratorio di trasformazione di carne di maiale.

Chiuderà i lavori il direttore generale della presidenza della Regione e responsabile dell’Unità di Progetto per l’eradicazione della Peste suina africana, Alessandro De Martini.

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Si è riunito questa mattina a Villa Devoto, a Cagliari, con il presidente della Regione Francesco Pigliaru e il ministro della Coesione territoriale e del Mezzogiorno Claudio De Vincenti, in qualità di referente del Governo, il Comitato di indirizzo e di controllo per la gestione del Patto per la Sardegna, che ha il compito di verificarne lo stato di attuazione. Del Comitato fanno parte rappresentanti dell’Agenzia per la coesione territoriale, del Dipartimento per le politiche di coesione e del Dipartimento per la programmazione ed il coordinamento della politica economica e per la Regione Sardegna il Direttore Generale Alessandro De Martini.
Il Patto per lo sviluppo della Regione Sardegna, firmato lo scorso 29 luglio tra il presidente Francesco Pigliaru e l’allora presidente del Consiglio, Matteo Renzi, prevede uno stanziamento complessivo di 2miliardi e 905 milioni di euro. Un miliardo e 509milioni provengono dal Fondo per lo sviluppo e la coesione (FSC) 2014-2020 riprogrammato per rispondere alle reali esigenze del territorio. Le altre risorse disponibili ammontano acirca un miliardo mentre i rimanenti 385milioni fanno parte di finanziamenti già assegnati.
Per l’anno in corso sono immediatamente disponibili 277,6 milioni di euro, con un profilo di spesa previsto per tutto il 2017 di circa 263milioni e 757mila euro. Il Patto prevede investimenti suddivisi in sei macro-aree tematiche: Infrastrutture; Ambiente; Sviluppo economico e produttivo; Turismo, cultura, valorizzazione delle risorse naturali; Occupazione, inclusione sociale e lotta alla povertà, istruzione e formazione; Rafforzamento della Pubblica amministrazione.
L’accordo ha l’obiettivo di sostenere lo sviluppo economico-sociale della Sardegna e di migliorare la qualità dei servizi e della vita per i cittadini.
Le infrastrutture sono l’ambito in cui si concentra circa il 50% della spesa prevista per il 2017: circa 134milioni e 543mila euro, su un totale di 738 milioni 202 mila sino al 2020. Priorità va agli investimenti sull’edilizia scolastica con 63,763milioni per interventi destinati alla riqualificazione e all’ammodernamento. Con 23,5milioni si punta su potenziamento, ammodernamento tecnologico e razionalizzazione della rete infrastrutturale e dell’offerta di servizi sanitari. Altri 15milioni vanno al completamento e al miglioramento della rete ferroviaria della Sardegna. Quasi 20 milioni sono invece destinati alla rete stradale e ai servizi di mobilità. Per l’anno in corso sono poi finanzianti progetti in campo agricolo, universitario, delle energie rinnovabili e della mobilità elettrica con le Smart City.
Il profilo di spesa per il 2017 dedicato all’Ambiente è di circa 56milioni di euro (454 milioni e 397 mila sino al 2020), con 34 milioni rivolti agli interventi sul sistema del trattamento dei rifiuti, 14,9 milioni vanno invece alle infrastrutture idriche multisettoriali, mentre oltre 7milioni sono disponibili per l’efficientamento nella distribuzione dell’acqua per il consumo umano, per gli interventi di bonifica dei siti contaminati e per la riduzione del rischio ambientale.
Dieci milioni, equamente divisi al 50%, vanno invece alla ricerca e agli interventi a favore dello sviluppo economico e produttivo.Sono 45 i milioni previsti sino al 2020.
Lo sviluppo locale per la promozione del territorio ha a disposizione 15milioni, mentre altri 2 sono indirizzati alla salvaguardia e alla valorizzazione delle zone umide. Il totale, sino al 2020, è di 220 milioni.
I 45 milioni di tutta l’area tematica sono già disponibili per il finanziamento degli ammortizzatori sociali.
Chiude il profilo di spesa disponibile per il 2017 il rafforzamento della Pubblica amministrazione attraverso azioni di assistenza tecnica, sviluppo capacità e competenze, informazione, divulgazione, con una disponibilità di 1milione e 163mila euro su un totale di 7 milioni sino al 2020.