29 March, 2024
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Sardegna Solidale compie vent’anni e inizia da Sassari una lunga serie di incontri che in tutti i territori dell’isola celebreranno l’anniversario, con l’obiettivo non solo di ricordare il lungo cammino fatto dal 1998 ad oggi dalle associazioni di volontariato ma anche di prefigurare il percorso che verrà, anche alla luce della riforma del Terzo Settore che cambia radicalmente la natura dei Centri di servizio per il volontariato. Appuntamento sabato 26 maggio, a partire dalle 16.00, presso la Sala Angioni della Provincia in Piazza d’Italia, per un incontro ricco di interventi e di testimonianze sul tema “Un volontariato inedito: volontari per volontari”.

All’iniziativa, alla quale porteranno il loro saluto anche il sindaco di Sassari Nicola Sanna e l’arcivescovo mons. Gianfranco Saba, interverranno don Angelo Pittau (presidente del comitato promotore di Sardegna Solidale), il presidente del Centro Giampiero Farru e il presidente del Co.ge. Sardegna Bruno Loviselli.

Nel corso della serata, non mancheranno gli interventi dei protagonisti del volontariato nel territorio, come padre Salvatore Morittu dell’associazione Mondo X Sardegna, di Sergio Melis (Alghero), Salvatore Battelli (Bono), Lucia Poddighe (Ittiri), don Andrea Domanski (La Maddalena), Vincenzo Carta (Olbia), Giovanna Pani (Ozieri), Bruno Uldank (Palmadula), Giovanni Demarcus (Perfugas), Luciano Pere (Porto Torres), Franco Dedola e Luciano Pinna (Sassari) e Maria Luisa Sari (Tempio Pausania). 

La manifestazione sarà animata da Sbandieratori e Musici della Città dei Candelieri e dalla banda musicale Città di Sassari.

 

Sardegna Solidale è un centro di servizio per il volontariato che dal 1998 sostiene le attività delle 1700 associazioni isolane, promuovendo e comunicando nel territorio la cultura della solidarietà, e sviluppando, attraverso specifici percorsi di formazione, le competenze dei 35mila volontari che operano attualmente nella nostra isola. Tra le caratteristiche del Csv Sardegna Solidale è quella di avere diffuso i suoi servizi nel territorio attraverso una rete di quaranta Sa. Sol. Point, centri nei quali le associazioni e i volontari trovano un pronto riferimento per le loro attività. La condivisione dal basso, da sempre un punto caratterizzante del Centro, trova dunque nei Sa. Sol. Point un immediato strumento di attuazione di quello slogan-programma “volontari per volontari” che nel 1998 segnò la nascita di Sardegna Soldale.

 

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La nuova legge sul Terzo Settore, recentemente approvata dal parlamento, avrà delle significative ricadute su tutto il mondo del volontariato, composto nella nostra isola da oltre 1.700 associazioni e circa 30mila volontari. Data la complessità della nuova normativa e l’esigenza di numerose associazioni di approfondire la materia, Sardegna Solidale ha organizzato nel territorio una serie di incontri dal tema “Volontariato e Riforma del Terzo Settore. Contenuti e prospettive”.

Il primo appuntamento è in programma oggi a Cagliari. A partire dalle 16.00 nella sala del T-Hotel, interverranno il presidente di Sardegna Solidale Giampiero Farru, l’esperto di Terzo Settore Tiziano Cericola, il presidente del Co.Ge. Sardegna Bruno Loviselli, il presidente del comitato promotore di Sardegna Solidale don Angelo Pittau e il portavoce del Forum del Terzo Settore in Sardegna Fernando Nonnis. L’incontro sarà moderato dal giornalista Vito Biolchini. 

Scopo dell’iniziativa è quello di informare il maggior numero di volontari possibile circa le novità introdotte dalla legge 106/16 e dai conseguenti decreti attuativi in tema di volontariato e di Terzo Settore. Per questo nel corso dell’incontro volontari e rappresentanti delle associazioni potranno porre domande e quesiti agli esperti.

Il secondo appuntamento del ciclo “Volontariato e Riforma del Terzo Settore” si terrà mercoledì 27 a Sassari (Hotel Grazia Deledda, ore 16.00). Anche in questo caso, volontari ed associazioni potranno confrontarsi con gli esperti sulle ricadute della nuova normativa. 

Dopo gli incontri di Cagliari e Sassari, ulteriori appuntamenti verranno organizzati nei prossimi mesi negli altri territori della Sardegna.

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Battute finali per il Premio Marchionni, il concorso internazionale d’arte contemporanea lanciato a dicembre dal Magmma di Villacidro: sabato 10 giugno, dalle 19.00, nella sede del museo (l’ex Casa Santi Anna e Gioacchino, in via San Gavino) si terranno le premiazioni, con una serata che vedrà protagoniste le opere finaliste, le altre arrivate in questi mesi, ma anche i diversi giurati, nomi di primo piano del panorama artistico nazionale e non.

Tra le 60 opere arrivate in finale (30 per la sezione arte grafica e 30 per quella di pittura) la giuria di qualità decreterà le vincitrici: ai primi classificati per ciascuna sezione andrà un premio in denaro di 2.500 euro. Ai 30 vincitori (15 per l’arte grafica e 15 per la pittura)andrà invece un premio speciale: l’esposizione della loro opera in una mostra itinerante che toccherà il Museo Cà La Ghironda di Bologna, il Palazzo Collegio Raffaello, di Urbino, e l’Archivio Galleria Lazzaro di Milano.

L’evento di domenica si aprirà con i saluti del direttore artistico del Magmma, Walter Marchionni, a cui seguiranno gli interventi dei presidenti della Fondazione di Sardegna e del Centro culturale d’alta formazione di Villacidro, Antonello Cabras ed Angelo Pittau, che hanno sostenuto l’iniziativa. E’ anche previsto l’intervento dei componenti della giuria: Umberto Palestini, direttore dell’Accademia di Belle Arti Urbino, tra le istituzioni artistiche più importanti d’Italia, Alessandra Redaelli, giornalista e curatrice di Arte Milano, Adriano Corsi, direttore dell’Archivio Lazzaro di Milano, Francesco Martani, direttore artistico del Museo Cá La Ghironda, Giorgio Sorrentino, della Galleria Artesanterasmo di Milano, e Vitaliano Angelini, presidente Incisori Urbinati.

Per l’occasione saranno esposte (e lo resteranno sino al 31 agosto) una novantina di opere: quelle arrivate alla finale e alla semifinale del concorso, dopo una scrematura che ha visto i giurati scegliere tra più di 900 lavori arrivati non solo dalla Sardegna e dall’Italia, ma da tutto il mondo, con lavori arrivati da paesi come Francia, Argentina, USA, Polonia, Macedonia, Spagna, Austria, Slovacchia. Tra i finalisti sono annoverati alcuni artisti già protagonisti di altri prestigiosi premi internazionali: lo statunitense Mans Awal, Simone Prudente, Francesco Stile, i sardi Gavino Ganau, Maz Mazzoli, Gavino Piana. Tra le curiosità: l’iscrizione ed il passaggio alla prima selezione di Tatiana Romanova, una dei discendenti della famiglia Romanov.

Il Premio Marchionni è stato istituito per ricordare la figura di Dino Marchionni, sopraffino incisore e insegnante di educazione artistica, che nel 1954 lasciò la sua Urbino per insegnare a Villacidro, dove rimase sino alla fine della sua vita.E’ organizzato dalla Fondazione Estetica & Progresso.

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In Sardegna opera una associazione di volontariato ogni dieci abitanti e il dato è in crescita rispetto al 2008 fa quando il rapporto era di uno a otto. Le associazioni censite sono oggi 1.701 (quattrocento in più rispetto a nove anni fa) e i volontari impegnati ben 32mila. Ma il numero delle persone coinvolte a vario titolo è molto più ampio: considerando anche i volontari saltuari e le persone retribuite dalle associazioni, il numero dei sardi impegnati nel volontariato sale addirittura a 183mila.

Sono questi i dati che emergono dalla ricerca “Il Volontariato in Sardegna – Organizzazioni di volontariato nella rilevazione campionaria 2016: identità e processi”, promossa dal Centro di servizio per il volontariato Sardegna Solidale e condotta dal ricercatore Renato Frisanco. La ricerca, presentata mercoledì 3 maggio a Sassari, segue quella analoga elaborata otto anni fa ed è stata condotta nel 2016 su un campione di 264 organizzazioni di volontariato che hanno risposto a 49 domande. Il risultato è uno studio di 158 pagine, arricchito da 90 tabelle, che fotografa il percorso condotto in questi anni dal volontariato isolano e traccia anche una tendenza per il prossimo futuro.

«Bisogna dare atto a Sardegna Solidale di essere uno dei pochi centri in Italia a svolgere ricerche sui bisogni del volontariato» ha affermato Renato Frisanco, mentre per il presidente di Sardegna Solidale Giampiero Farru «il quadro che emerge è quello di un volontariato vitale che cresce e che guarda con fiducia alle sfide del futuro». «Certamente non mancano le criticità – ha aggiunto – soprattutto in riferimento al rapporto con le pubbliche amministrazioni. A fronte di un impegno così radicato nei nostri territori, non possiamo infatti non denunciare la centralizzazione delle decisioni riguardanti il volontariato ipotizzata dalle bozze di decreti attuativi della nuova legge sul Terzo Settore, così come l’assordante silenzio dell’amministrazione regionale nei confronti del nostro movimento, con l‘Osservatorio regionale del Volontariato ormai messo da parte». 

«Questa ricerca ci permette di vincere le accuse di autoreferenzialità che vengono talvolta rivolte al mondo del volontariato – ha proseguito don Angelo Pittau, presidente del Comitato promotore di Sardegna Solidale – perché la sua lettura non è così autoconsolatoria. Bisogna avere il coraggio di prendere in mano questa ricerca perché, se saputa leggere e analizzare, ci permetterà di operare un cambiamento.»

Scopo principale della ricerca è quello di aggiornare la conoscenza del fenomeno circa caratteristiche di funzionamento, attività, processi, risorse e bisogni delle organizzazioni di volontariato in Sardegna. La ricerca è articolata in tre parti. La prima, introduttiva, comprende l’ipotesi guida della ricerca e lo scenario della solidarietà organizzata nel nostro Paese negli anni tra le due rilevazioni.

La seconda parte è relativa alla presentazione analitica dei risultati della ricerca realizzata nel 2016 sul territorio regionale ed entra nel merito dei risultati della ricerca, trattando i temi che riguardano il funzionamento delle 264 organizzazioni di volontariato del campione esaminato, ovvero i bisogni e le risorse delle compagini sarde nonché i processi che ne qualificano organizzazione, operatività e relazionalità.

La terza parte illustra la struttura, l’organizzazione e l’attività del Centro di servizio per il volontariato “Sardegna Solidale” a diciassette anni dalla sua attivazione, attraverso i dati del rendiconto delle attività certificati attraverso appositi strumenti di rilevazione (questionario Csv.net) e di accountability (bilancio sociale 2015).

Quali caratteristiche? Secondo la ricerca, le associazioni prese in esame hanno in media 19 volontari, a cui però si devono aggiungere coloro che saltuariamente contribuiscono all’operatività dei gruppi. Le organizzazioni di volontariato sarde sono generalmente piccole: il 45 per cento non ha più di dieci volontari (e questo dato è rimasto invariato rispetto alla precedente ricerca). 

Quanti volontari? Proiettando i dati raccolti sul campione della ricerca sull’intero numero di associazioni, oggi in Sardegna i volontari sono circa 32 mila, un numero che però sale addirittura a 183 mila se si considerano sia le persone impegnate saltuariamente che quelle retribuite a vario titolo dalle associazioni. 

Le associazioni nel territorio Secondo i dati raccolti da Sardegna Solidale, nell’isola sono presenti 1701 organizzazioni di volontariato, in sostanza una ogni dieci abitanti (erano una ogni otto nella precedente rilevazione). Tuttavia gli squilibri territoriali sono evidenti. Il 45 per cento delle organizzazioni di volontariato sarde opera infatti nel territorio della provincia di Cagliari, nella quale sono presenti 13,6 associazioni ogni diecimila abitanti. A seguire la provincia di Sassari (14,3 per cento delle associazioni e 7,3 associazioni per diecimila abitanti), Nuoro (9,3 per cento e 10,1 associazioni), Carbonia Iglesias (8,2 per cento e undici associazioni), Oristano (7,9 per cento e 8,3 associazioni), Olbia Tempio (6,8 per cento e 7,2 associazioni), Medio Campidano (sei per cento e 10,2 associazioni) e Ogliastra (2,5 per cento e 7,3 associazioni ogni diecimila abitanti).

Secondo la ricerca, ad essersi consolidate maggiormente in questi ultimi otto anni sono state soprattutto le organizzazioni di volontariato impegnate nel welfare. Le nuove associazioni sono sorte invece soprattutto nell’ambito della partecipazione civica (cultura, ambiente beni culturali, solidarietà internazionale). Questa tendenza, secondo Frisanco, è frutto di un nuovo volontariato più attento ai temi della cittadinanza e meno imperniato sul concetto di militanza.

Rispetto alla precedente rilevazione oggi il volontario sardo ha un livello di istruzione più elevato e opera con minore costanza e continuità rispetto al passato. La sua azione è orientata soprattutto verso l’operatività e meno verso un contributo di riflessione critica o di proposta.

Per i presidenti delle associazioni che hanno risposto al questionario, la prima caratteristica che deve avere un volontario è quella di saper fare squadra, seguita dalla consapevolezza della sua azione gratuita e dalla disponibilità ad avere relazioni sociali. Passano invece in secondo piano le competenze professionali e addirittura quasi scompare la necessità di condividere un credo religioso.

Il bisogno più rilevante registrato è quello espresso dalle associazioni di volersi mantenere fedeli ai valori del volontariato, un dato che nel 2008 era solo in quarta posizione. Cala invece la percentuale di associazioni che dichiara la propria attività in crescita (dal 32 al 25 per cento), mentre dalla ricerca emerge anche la necessità dei gruppi di coinvolgere un maggior numero di volontari, in quanto le organizzazioni tendono ad invecchiare.

Dalla ricerca emerge chiaramente il difficile dialogo tra le organizzazioni e le pubbliche amministrazioni, incapaci (a dire delle associazioni) di esaltare il ruolo del volontariato e di inserirlo nella propria azione come un soggetto attivo. Molte associazioni denunciano inoltre di non poter disporre di una sede. Tuttavia, sono in crescita i progetti portati avanti insieme alle amministrazioni comunali.

E’ diminuita la quota di associazioni impegnate nella progettazione, mentre sono al contempo aumentate le associazioni che invece propongono progetti, finanziati in misura maggiore dagli enti privati che non da quelli pubblici. La ricerca registra infatti un minor intervento a partire dal 2008 delle amministrazioni sostegno del volontariato.

Le organizzazioni più vitali sono quelle impegnate nella progettualità, che hanno una capacità di comunicare le loro attività medio-alta, puntano di più sulla formazione, partecipano maggiormente alle consulte e collaborano con altre associazioni.

Alla domanda “come vi immaginate fra cinque anni?”, ben il 42 per cento delle associazioni ha affermato di prevedere una crescita (nel 2007 gli ottimisti erano il 29 per cento), mentre il 25 per cento ha risposto prevedendo una continuità con il presente (la percentuale nella precedente rilevazione era del 38).

Di Sardegna Solidale le associazioni apprezzano soprattutto la spinta verso la promozione dei valori della solidarietà. Secondo la ricerca, Sardegna Solidale si distingue per due aspetti: il modello di gestione (basato sulla gratuità) e la sua struttura reticolare diffusa nel territorio che permette di coinvolgere le organizzazioni nelle attività e di decentrare il più possibile gli interventi.

La ricerca ha registrato tre elementi di strategia da parte di Sardegna Solidale: la forte propensione alla comunicazione della cultura della solidarietà, (con una particolare attenzione ai giovani), il significativo investimento nella formazione (grazie al piano Formidale) e l’investimento sulla tecnologia comunicativa che mette in interconnessione le associazioni, grazie alla rete dei quaranta Sa. Sol. Point diffusi nel territorio e al sistema del Sa. Sol. Desk. È questo un modello molto arricchente, che consente alle associazioni di condividere le loro esperienze più significative.

 

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Circa 500 giovani, fra studenti universitari, quelli provenienti da diverse scuole superiori e del mondo delle associazioni cattoliche, hanno partecipato ai diversi laboratori tematici di questa mattina, allestiti nella sala congressi della fiera internazionale della Sardegna in occasione della XXX Marcia della Pace che si è svolta questo pomeriggio dal sagrato della Basilica di Bonaria per concludersi nel grande piazzale di viale Trento. Fra i partecipanti anche numerosi ragazzi immigrati ospiti delle strutture di accoglienza gestite dalla Caritas,  come segno di integrazione.

Nel corso dei laboratori gestiti da diverse associazioni, sono stati affrontati i seguenti temi: Obiezione di coscienza – Acli; Anti-tratta – Caritas; Immigrazione cinese – Università di Cagliari; Turismo etico e turismo etnico – Amici di Sardegna; Giovani e lavoro – progetto Policoro; Immigrazione e politica internazionale – Università di Cagliari; Camminando con i Rom e i Sinti – ufficio Migrantes della Diocesi di Cagliari, Povertà – Caritas; L’innocenza sotto le bombe – Sardegna pulita; Le mani ustionate per amore – Donne al traguardo; ludopatia e anti usura – Caritas; Cambiamenti climatici – Arci; Immigrazione e accoglienza – Caritas.

In apertura dell’iniziativa, don Angelo Pittau, promotore della Marcia, ha sottolineato: «Viviamo in un mondo di violenza globale, una violenza che constatiamo anche nella nostra Sardegna. I temi dei laboratori ci aiutano a riflettere su queste problematiche. Si stima che 250 milioni di persone nei prossimi anni cercheranno di lasciare i loro paesi a causa delle guerre e della miseria. Una violenza che opprime i deboli in una società che ‘scarta’, che crea povertà, che costringe i giovani a emigrare, che ruba ad essi il futuro. Ancora, la violenza dell’inquinamento, delle servitù militari, una violenza che ci porta talvolta, pur di trovare lavoro, a “lavorare per la morte degli altri”, ancora, la violenza degli omicidi, quella sulle donne.!

Ospite testimone della giornata è don Maurizio Patriciello, Parroco di Caivano (diocesi Aversa), che rivolgendosi ai giovani ha sottolineato: «Occorre partire dalla non-violenza come stile di vita, innanzitutto personale che parta dalle piccole cose, attraverso un cuore pacificato, sereno, ricordando che solo la pace è santa. Di fronte ai potentati, cosa possiamo fare? Sulla scia della Laudato si’ dovremmo stimolare i governi alla non-violenza: ciò non significa essere passivi ma essere presenti in una forma ‘non violenta’, dalle manifestazioni ai cortei a tutto ciò che può dare l’immagine di una partecipazione attiva e responsabile. Occorre anche saper dialogare con le istituzioni locali su questi temi».

«Ancora – ha sottolineato il parroco – dobbiamo conoscere cosa accade nel mondo, chi sono coloro che comandano, ma occorre anche sapere cosa accade nelle nostre città. Quando la povertà è dignitosa, è bello e da’ la forza di lottare. Quando invece la povertà è miseria, essa diventa pericolosa. Dobbiamo rifiutare gli atti di prepotenza, perché dietro essi c’è sempre qualcuno che paga anche con la vita. Non ci sarà mai pace senza giustizia.»

«Il percorso ha un significato particolare – sottolinea don Marco Lai delegato regionale della Caritas Sardegna e direttore della Caritas di Cagliari – perché parte dal Sagrato di Bonaria, punto di raduno simbolico ‘dal basso’  fino a piazzale Trento, sede della Presidenza della Regione, per portare all’attenzione della politica il grido dei poveri, con uno spirito di collaborazione e speranza, in modo che si possa avviare insieme delle progettualità comuni. Occorre ripartire dal concetto di pace a tutti i livelli, per costruire giustizia sociale.»

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Anche quest’anno la Marcia della Pace, giunta alla sua XXX edizione e svoltasi per la prima volta a Cagliari, ha rispettato le aspettative dei promotori (la Caritas di Ales-Terralba) e degli organizzatori (la Delegazione regionale Caritas Sardegna) coinvolgendo qualche migliaio di partecipanti, tra associazioni cattoliche e laiche, primi cittadini in fascia tricolore, sindacati, immigrati, preti, associazioni di volontariato, cittadini comuni, istituzioni comunali e regionali.

L’iniziativa ha preso il via poco dopo le 15 di questo pomeriggio nel Sagrato di Bonaria; a salutare i partecipanti, è stato il vescovo della diocesi di Ales-Terralba mons. Roberto Carboni, che ha sottolineato il lungo cammino svolto in questi trent’anni, partendo dai territori della Marmilla e del Medio Campidano, per giungere a Cagliari, raccogliendo l’appello di Papa Francesco e il suo messaggio per la 50ª Giornata mondiale della Pace. «Siamo uomini di buona volontà che, attraverso la loro presenza, desiderano formare un corteo per andare a costruire una società di pace, all’insegna della non-violenza. E questo lo chiediamo a chi governa il mondo, a chi detiene il potere economico e finanziario e a chi, in Sardegna, ha il dovere di varare politiche in cui la pace dell’uomo sia al primo posto».

C’è stato poi il saluto di mons. Giovanni Paolo Zedda, vescovo di Iglesias che ha voluto sottolineare come la violenza, nella società attuale, si presenta in diverse forme, all’interno delle famiglie, nella mancanza di posti di lavoro, nelle migrazioni forzate, nei disequilibri tra gli stati.

A salutare i manifestanti al momento del loro arrivo nel Piazzale Trento, don Marco Lai, delegato regionale della Caritas Sardegna, che ha sottolineato la grande partecipazione dei giovani fin dalla mattina durante i laboratori tematici in Fiera, ma anche quella dei tanti sindaci e delle associazioni cattoliche e laiche, impegnate tutti i giorni nel costruire la pace. «Ci ritroviamo insieme oggi – ha detto – per riflettere su nuove progettualità e per promuovere la pace come stile di vita, capace di illuminare il nostro agire quotidiano».

Ha preso poi la parola mons. Arrigo Miglio, arcivescovo di Cagliari e presidente della Conferenza episcopale sarda, che ha evidenziato come la Marcia è la dimostrazione che, insieme, si può costruire la pace, e che, per rendere efficace il proprio impegno, la pace deve essere costruita innanzitutto in se stessi. Inoltre, «come ci sollecita papa Francesco – ha detto – ciascuno di noi è chiamato a compiere gesti concreti per raggiungere la pace».

«Abbiamo un cuore che non si accontenta mai, perciò invochiamo la pace»: così ha esordito don Maurizio Patriciello, ospite-testimone della Marcia, parroco di Parco verde di Caivano (diocesi di Aversa), territorio conosciuto come “la terra dei fuochi”. Testimone dell’oppressione camorristica nella sua città, il parroco ha esortato i giovani a combattere per la pace, a non ‘rottamare’ nessuno perché la nostra società ha bisogno della saggezza degli anziani, così come della presenza dei bambini. «La guerra scoppia dove c’è ingiustizia – ha detto – perciò vi esorto a eliminare ogni forma di ingiustizia». «Siamo chiamati a piantare un seme – ha concluso – ma ricordiamoci che se piantiamo un seme cattivo nasce una pianta cattiva, se invece piantiamo un seme buono cresce una pianta buona».

Don Angelo Pittau, ideatore della marcia nel 1987 ha concluso la manifestazione ringraziando tutti i partecipanti, e sottolineando come anche quest’anno la Marcia «ha unito tanti uomini di buona volontà, ha consentito di superare ideologie, diversità di cultura, di fedi, di schieramenti politici, di razza, lasciandosi alle spalle ogni divisione».

Fra i rappresentati istituzionali sono intervenuti Luisa Anna Marras, vicesindaco di Cagliari che si è detta “lusingata” del fatto che finalmente la Marcia della Pace sia stata ospitata a Cagliari, e Raffaele Paci, vicepresidente della Giunta regionale che ha annunciato il varo della manovra finanziaria che contiene diverse iniziative finalizzate a sostenere il lavoro e a fronteggiare le problematiche di disagio sociale.

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Sarà don Maurizio Patriciello il 29 dicembre, il testimone ospite della XXX Marcia della Pace promossa dalla Caritas della Diocesi di Ales-Terralba e organizzata per la prima volta a Cagliari dalla Delegazione regionale della Caritas, in collaborazione con le diocesi della Sardegna, gli uffici diocesani della Diocesi di Cagliari, gli uffici della Pastorale Sociale e del Lavoro, della Pastorale Giovanile, numerose associazioni cattoliche e laiche, le confederazioni sindacali, l’Alleanza contro la Povertà, la Tavola della Pace e altre realtà della società civile.

Don Maurizio Patriciello, parroco a Prato Verde di Caivano, territorio conosciuto come “la terra dei fuochi”, da anni è impegnato contro il degrado ambientale causato dalle discariche di rifiuti pericolosi volute dalle organizzazioni camorristiche che lucrano con essi, inquinando l’aria, avvelenando la terra e le falde acquifere e provocando numerosi morti per tumore e leucemia. Ancora, a Parco Verde di Caivano, quartiere sorto dopo il sisma del 1980, lo spaccio produce un business da 100 milioni di euro all’anno. È facile avvertire fetori terribili su cui si ha il sospetto che nell’aria vengano liberati rifiuti industriali bruciati illegalmente. «A volte, per la puzza, non si riesce a celebrare la Messa e nelle notti d’estate non si dorme, a causa del caldo asfissiante nonostante i termoconvettori funzionino regolarmente». Don Maurizio commenta come «una benedizione» l’enciclica di Papa Francesco “Laudato Sì” e apprezza particolarmente quando papa Francesco parla dell’ambiente nell’ottica del disegno di Dio: un giardino coltivato e custodito per chi verrà dopo e ancora, l’uomo non deve soggiogare la terra per uno sfruttamento selvaggio, ma la si deve curare perché le risorse come l’acqua non sono infinite.

Ad assistere alle sue celebrazioni liturgiche sono sempre in tanti, provenienti anche da altri paesi per sentire le parole di quello che oramai è definito “un testimone fedele”.

Don Patriciello porta sempre al collo il Tau, il simbolo francescano, che gli ricorda l’amore per San Francesco. Nonostante l’ammirazione per il Santo di Assisi, ha preferito diventare prete secolare spiegando così la sua scelta: «No, francescano no: con quell’austerità sarei morto, mica sono un supereroe!», dice ridendo. E nella chiesa al Parco Verde di Caivano, c’e anche bisogno di un sorriso per sdrammatizzare. E don Maurizio, questo lo sa bene nonostante le minacce di morte ricevute e ripetute, da parte della malavita organizzata.

L’appuntamento è il 29 dicembre, alle 15.00, presso il Sagrato della Basilica di Bonaria con la preghiera introduttiva guidata dal Vescovo di Ales-Terralba mons. Roberto Carboni e da mons. Giovanni Paolo Zedda, Vescovo delegato della Conferenza episcopale sarda per il servizio della carità, e la partenza della Marcia, che seguirà il seguente percorso: Viale Diaz, Via Roma, Viale Trieste, Piazzale Trento, con i saluti del sindaco di Cagliari Massimo Zedda, di mons. Arrigo Miglio, Arcivescovo di Cagliari e presidente della Conferenza episcopale sarda, degli altri rappresentanti delle istituzioni, del delegato regionale Caritas don Marco Lai, di alcuni rappresentanti del Comitato Promotore; a seguire, la testimonianza di don Maurizio Patriciello, il messaggio dei giovani e le conclusioni di don Angelo Pittau.

Il 29 mattina (alle ore 9.30, arrivo e iscrizione ai workshop) si svolgeranno i percorsi formativi dedicati ai giovani nell’ambito del Seminario “Giovani Artigiani di Pace”, presso la Fiera internazionale, coordinati dalla Caritas diocesana Cagliari, dall’Università degli Studi di Cagliari, ACLI, AIFO, ARCI, Fondazione Sant’Ignazio da Laconi, La Rosa Roja, Legambiente, Progetto Policoro, Ufficio Migrantes.

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È stato presentato questa mattina il programma della XXX Marcia della Pace che si svolgerà per la prima volta a Cagliari il prossimo 29 dicembre.

A introdurre la conferenza, don Angelo Pittau, direttore della Caritas di Ales-Terralba e promotore della manifestazione fin dal 1987 a Sardara, che ha sottolineato come la Marcia «vuole essere contro ogni tipo di violenza, quella che la Sardegna subisce, ma anche quella che essa genera: dalle servitù militari e dalla fabbricazione di bombe al degrado e allo spopolamento del territorio, dalla povertà che avanza agli omicidi e femminicidi e la violenza del non-lavoro».

Il delegato regionale Caritas don Marco Lai ha sottolineato che la Marcia della Pace «deve aiutarci a costruire una cultura e una civiltà di pace». Alla Marcia parteciperanno il mondo della Chiesa, il Terzo Settore, il volontariato, cittadinanza attiva, i sindacati, e anche gli immigrati e il popolo Rom. «Occorre promuovere politiche di pace che siano davvero inclusive per tutti – ha sottolineato -. Sarebbe bello che tutti i sindaci della Sardegna possano essere presenti perché tutte le volte che ci si incontra e si cammina insieme si possono ottenere risultati importanti per la nostra casa comune, in un impegno di equità e giustizia sociale».

Mons. Arrigo Miglio, Arcivescovo di Cagliari e presidente della Conferenza episcopale sarda, ha sottolineato come questo evento, che giunge a Cagliari per la prima volta dopo 30 edizioni, «ci aiuta ad allargare gli orizzonti e a non fermarci ai problemi locali, ricordando al tempo stesso che l’impegno per la pace comporta ricadute positive anche per il nostro territorio». «Basti pensare a quanti sbarcano nella nostra isola e che provengono da paesi di guerra: se cresce la cultura della pace – ha precisato – diminuisce il fenomeno della mobilità forzata. Dobbiamo radicare la cultura della pace: i singoli problemi possono essere superati solo costruendo una cultura della pace condivisa. Ciò aiuterà a prepararsi alla 50.a Giornata mondiale della Pace del primo gennaio 2017, voluta da Papa Paolo VI e che si lega strettamente alla nostra iniziativa in Sardegna».

Presenti anche Guido Portoghese, presidente del Consiglio comunale di Cagliari, Ferdinando Secchi, Assessore comunale delle politiche sociali e salute del Comune di Cagliari. Portoghese ha sostenuto che l’Amministrazione comunale è onorata di ospitare in città questo importante avvenimento e che con la Marcia della Pace Cagliari intende consolidare l’idea di diventare la “porta” della Sardegna; anche Secchi, intervenendo a nome del sindaco Massimo Zedda, si è dichiarato felice di ospitare la XXX edizione della Marcia della Pace e si è detto certo che la città e i cittadini daranno una risposta molto forte contro ogni tipo di violenza, a favore dell’accoglienza, per chiedere un lavoro dignitoso e la salvaguardia dell’ambiente.

Ospite-testimone di questa XXX Marcia della Pace sarà don Maurizio Patriciello, parroco di Prato Verde di Caivano alla periferia di Napoli, conosciuto come il prete della “Terra dei fuochi”, impegnato in prima linea contro il degrado e l’inquinamento provocato dalle organizzazioni malavitose.

Si comincerà la mattina (alle ore 9.30, arrivo e iscrizione ai workshop) con i percorsi formativi dedicati ai giovani nell’ambito del Seminario “Giovani Artigiani di Pace”, presso la Fiera internazionale, coordinati dalla Caritas di Cagliari, dall’Università degli Studi di Cagliari, ACLI, AIFO, ARCI, Fondazione Sant’Ignazio da Laconi, La Rosa Roja, Legambiente, Progetto Policoro, Ufficio Migrantes.

Alle 15.00, il raduno nel Sagrato della Basilica di Bonaria, con la preghiera introduttiva guidata dal vescovo di Ales-Terralba mons. Roberto Carboni e da mons. Giovanni Paolo Zedda, Vescovo delegato della Conferenza episcopale sarda per il servizio della carità, e la partenza della Marcia, che seguirà il seguente percorso: Viale Diaz, Via Roma, Viale Trieste, Piazzale Trento, con i saluti del sindaco di Cagliari Massimo Zedda, di mons. Arrigo Miglio, Arcivescovo di Cagliari e presidente della Conferenza episcopale sarda, degli altri rappresentanti delle istituzioni, del delegato regionale Caritas don Marco Lai, di alcuni rappresentanti del Comitato Promotore; a seguire, la testimonianza di don Maurizio Patriciello, il messaggio dei giovani e le conclusioni di don Angelo Pittau.

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Si intitola “Dino Marchionni, gli anni ’50 e ‘60” la mostra che sarà inaugurata domani, sabato 17 dicembre alle 17.30, negli spazi del Museo MAGMMA di Villacidro (nella Casa anziani di via San Gavino).

Curata da Walter Marchionni, l’esposizione propone per la prima volta una cinquantina di opere realizzate dall’incisore urbinate Dino Marchionni a cavallo tra gli anni Cinquanta e Sessanta.

Graffiti, olii, tempere e disegni in questa esposizione vanno a rappresentare quel periodo straordinariamente fortunato della vita dell’artista, che attraversa la fase di transizione dalla residenza ad Urbino  all’approdo in Sardegna, a Villacidro. Il corpus presentato nell’allestimento è principalmente formato da figure realizzate prevalentemente con la tecnica litografica. L’influsso accademico si estende anche nei primi anni in Sardegna, dove la litografia è sostituita dalla tempera e dall’acquerello.

Dalle opere emerge come l’artista urbinate fosse inserito a pieno nel solco  di quella tendenza dell’arte contemporanea in cui la linea di ricerca estetica, scrive il critico Giorgio Pellegrini nel testo che accompagna la mostra, era «tutta rivolta al calore della presenza originaria, alla profondità delle radici, al fondamento stesso dell’arte: il fare artigianale, unica sua componente capace di rendere l’arte l’unico, autentico polo contrapposto alla realtà sociale alienata». «La riprova si ha – aggiunge Pellegrini – nella sorprendente varietà delle tecniche esecutive, praticate e insegnate (…) tutte unite dalla comune complessità dei procedimenti oltre che dal rigore di una manualità imperiosa quanto impeccabile, capace perfino di osare finissimi virtuosismi inesplorati (…) con un materiale, il colore a cera, che non ammette pentimenti».

Tra i graffiti, ne sarà esposto uno del 1965 ritrovato Walter Marchionni nell’ufficio del corpo di polizia municipale di Villacidro: si tratta di un’opera che rappresenta raccoglitrici di legna, uno straordinario esempio della tecnica di graffito su cera in bianco e nero, custodito gelosamente  dai vigili urbani .

La mostra sarà presentata dal critico d’arte Giorgio Pellegrini. All’inaugurazione saranno inoltre presenti  il presidente della Fondazione di Sardegna, Antonello Cabras, la sindaca di Villacidro, Marta Cabriolu, il vice sindaco, con delega alla Cultura, Giovanni Spano. A monsignor Angelo Pittau, presidente del Centro di cultura di Alta formazione, e all’architetto Antonio Piras, presidente dell’Università della terza età di Villacidro, ex alunni dell’artista, sono affidati testi di testimonianza sul proprio rapporto con Dino Marchionni, docente e uomo.

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Venerdì 16 dicembre, alle ore 10,30, nel palazzo Comunale di Cagliari, in via Roma 145, si svolgerà la conferenza stampa di presentazione della XXX MARCIA DELLA PACE promossa dalla Caritas della Diocesi di Ales-Terralba, e organizzata dalla Delegazione regionale Caritas Sardegna, in collaborazione con le diocesi della Sardegna, gli uffici diocesani della Diocesi di Cagliari, gli uffici della Pastorale Sociale e del Lavoro, della Pastorale Giovanile, numerose associazioni cattoliche e laiche, le confederazioni sindacali, l’Alleanza contro la Povertà, la Tavola della Pace, il CSV Sardegna Solidale e altre realtà della società civile.

Quest’anno, la Marcia, per la prima volta si svolgerà a Cagliari nel pomeriggio del 29 dicembre 2016 con inizio alle ore 15.

«Il tema scelto – ha precisato don Angelo Pittau promotore dell’iniziativa fin dalla sua prima edizione svoltasi a Sardara nel dicembre del 1987 – è lo stesso del messaggio di Papa Francesco per la 50ª Giornata mondiale della Pace del primo gennaio 2017, istituita da Papa Paolo VI nel 1968: “La non violenza: stile di una politica per la pace”.»

Alla conferenza stampa saranno presenti:

– mons. Arrigo Miglio, arcivescovo di Cagliari e presidente della Conferenza Episcopale Sarda;

– don Marco Lai, direttore della Caritas diocesana di Cagliari e delegato regionale Caritas Sardegna;

– don Angelo Pittau, presidente del comitato promotore della Marcia della Pace e direttore della Caritas diocesana di Ales-Terralba;

– Massimo Zedda, sindaco di Cagliari;

– i rappresentanti delle organizzazioni che hanno costituito il Comitato promotore della Marcia 2016.

Nel corso della conferenza stampa saranno presentate modalità, obiettivi, itinerario e l’ospite-testimone che ha raccolto l’invito a partecipare alla Marcia di quest’anno e che terrà il discorso conclusivo.

La Marcai della Pace lo scorso anno si svolse a Carbonia. Ripubblichiamo l’album fotografico di quella giornata.

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