5 December, 2025
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Si è svolto questa mattina, nella sede dell’assessorato regionale della Sanità a Cagliari, un incontro tra l’assessore regionale della Sanità Armando Bartolazzi, il Direttore generale della Sanità Luciano Oppo, lo staff dell’assessore e il sindaco di Carbonia Pietro Morittu, alla presenza dei rappresentanti del Consiglio comunale del capoluogo sulcitano, sul tema della situazione sanitaria del Sulcis Iglesiente.

Di seguito il comunicato integrale dell’ufficio stampa della Regione Sardegna.

La riunione si è svolta in un clima estremamente costruttivo, improntato al dialogo e al confronto, e ha consentito di pervenire a una sintesi condivisa sugli aspetti di fondo del documento presentato dai rappresentanti comunali, inquadrato come contributo di cornice al percorso di riorganizzazione del sistema sanitario locale.

Al centro del confronto è stata ribadita la garanzia del diritto alla salute del cittadino, quale principio fondante sancito dall’articolo 32 della Costituzione. Nel corso dell’incontro l’assessore Armando Bartolazzi ha evidenziato come, per rendere effettivo tale diritto, sia necessario rifunzionalizzare il sistema della sanità territoriale, garantendo un quadro strutturale di servizi più efficiente, anche attraverso il superamento graduale del grave gap legato alla carenza di personale, mediante una riorganizzazione dei due principali presidi ospedalieri dell’area: l’Ospedale di Carbonia e il CTO di Iglesias.

In particolare, l’assessore ha spiegato che, nelle more della realizzazione dell’Ospedale Unico del Sulcis, occorre operare fin da subito verso un “ospedale unico de facto”, attraverso l’integrazione funzionale e organizzativa delle due strutture esistenti, con un presidio unico e un’unica direzione, valorizzando in modo coerente le vocazioni principali di ciascun presidio.

«L’incontro di oggi si è svolto in un clima di grande collaborazione e responsabilità istituzionale ha dichiarato l’assessore regionale della Sanità Armando Bartolazzi –. Abbiamo condiviso un obiettivo fondamentale: garantire concretamente il diritto alla salute dei cittadini del Sulcis Iglesiente. Per farlo è necessario ripensare in modo organico l’organizzazione dell’offerta sanitaria territoriale, rifunzionalizzando il sistema e integrando pienamente i due presidi di Carbonia e Iglesias in una visione unitaria, coerente e sostenibile. Ringrazio il Sindaco Morittu e tutti i rappresentanti del Consiglio comunale per l’approccio costruttivo e unitario che ha caratterizzato il confronto odierno»

Nel corso della riunione l’assessore ha inoltre illustrato che l’Assessorato ha già definito le linee guida per la predisposizione degli Atti aziendali delle ASL, che saranno redatti dai nuovi Direttori Generali, la cui nomina è prevista al termine dell’attuale iter di valutazione dei profili di idoneità da parte dell’apposita Commissione. Ai rappresentanti del territorio è stato rivolto l’invito a fornire contributi e suggerimenti utili per accelerare la redazione dell’Atto Aziendale, destinato a definire la governance sanitaria del territorio per i prossimi cinque anni. L’incontro odierno rappresenta un primo e significativo passo di un percorso di confronto stabile tra Regione ed enti locali, finalizzato a costruire soluzioni condivise e strutturali per il rilancio della sanità nel Sulcis Iglesiente.

I 24 sindaci della provincia del Sulcis Iglesiente hanno chiesto un incontro urgente all’assessore regionale della Sanità, Armando Bartolazzi, e un intervento urgente di Asl Sulcis Iglesiente e Regione Sardegna sulla grave situazione della sanità territoriale. La richiesta è stata inviata per conoscenza al prefetto di Cagliari, dottor Giuseppe Castaldo.

«I sindaci dei Comuni della Provincia del Sulcis Iglesiente, riuniti in forma congiunta, intendono esprimere profonda preoccupazione per la situazione sempre più grave che riguarda la sanità territoriale del nostro territoriosi legge nella nota inviata alla Asl, all’assessore della Sanità e al prefetto di Cagliari -. Negli ultimi mesi – e in modo ancor più evidente durante i periodi festivi – si sono moltiplicate le chiusure temporanee delle guardie mediche, con comunicazioni improvvise che lasciano intere comunità prive di assistenza sanitaria, spesso nei momenti di maggiore necessità. Questa condizione, ormai divenuta ordinaria, mina la fiducia dei cittadini nelle istituzioni e compromette la continuità di un servizio che dovrebbe essere essenziale e costante. Particolarmente allarmante è la situazione dei centri che non dispongono di un medico di base: in tali contesti, l’assenza contemporanea di medico di base e guardia medica espone la popolazione – in particolare anziani, bambini e persone fragili – a rischi inaccettabili, negando di fatto il diritto costituzionale alla tutela della salute.»

I sindaci della provincia del Sulcis Iglesiente chiedono con urgenza:

– chiarimenti ufficiali in merito alle cause, ai criteri e alle responsabilità che hanno determinato tali sospensioni;

– un piano straordinario di reclutamento e assegnazione di medici e personale sanitario nei distretti e nei comuni più in difficoltà;

– la riattivazione immediata dei presidi di guardia medica attualmente in regime di temporanea sospensione anche solo per 24h;

– l’istituzione di un tavolo di confronto permanente tra Regione, ASL, Enti locali e rappresentanti delle comunità territoriali, da convocare nel più breve tempo possibile per definire misure concrete e tempi certi.

«Poiché la tutela della salute dei cittadini del Sulcis Iglesiente non può più attendere, chiediamo che sia restituita ai nostri territori la dignità e la sicurezza di un servizio sanitario accessibile, efficiente e umanoconclude la nota -. Nel ribadire la piena disponibilità dei Sindaci a collaborare in modo costruttivo e unitario, confidiamo che l’urgenza della situazione venga riconosciuta e affrontata con la massima attenzione.»

 

«La sindrome FOXG1 è una gravissima patologia del neurosviluppo che colpisce soprattutto i bambini. Una malattia rara che, in Sardegna, registra un unico caso, nel Sulcis Iglesiente. Ho presentato un’interrogazione alla presidente della Regione e all’assessore della Sanità per chiedere interventi urgenti a favore delle persone affette da malattie rare, con particolare riferimento alla sindrome FOXG1, una gravissima patologia del neurosviluppo che colpisce soprattutto i bambini.»

Lo scrive, in una nota, Gianluigi Rubiu, consigliere regionale di Fratelli d’Italia.

«Questa vicenda mette in evidenza tutte le difficoltà legate all’assenza di centri specializzati e di percorsi dedicati nell’isola – aggiunge Gianluigi Rubiu -. La famiglia coinvolta è costretta a trasferte continue nel nord Italia per garantire cure e programmi riabilitativi alla propria bambina, affrontando costi ingenti e disagi burocratici. Ritengo inaccettabile che nella nostra Regione non siano garantiti sostegno e continuità assistenziale a chi vive una prova così difficile. È dovere delle istituzioni colmare questa lacuna e assicurare pari diritti e dignità a tutte le famiglie.»

«Con la mia interrogazione ho chiesto alla presidente Alessandra Todde e all’assessore Armando Bartolazzi di riconoscere e sostenere le spese di trasferimento fuori Sardegna per le famiglie coinvolte, di attivare percorsi di presa in carico personalizzata, con un referente regionale dedicato, di rafforzare il sostegno economico, psicologico e sociale in collaborazione con associazioni e centri di riferimento nazionali e di inserire la sindrome FOXG1 tra le priorità di intervento del Centro di Coordinamento Regionale Malattie Rareconclude Gianluigi Rubiu -. Il mio impegno non è rivolto solo a dare una risposta immediata alla famiglia che oggi vive questa condizione, ma anche a costruire un sistema di supporto stabile e inclusivo, capace di affrontare con serietà e sensibilità le sfide poste dalle malattie rare. Nessuno deve sentirsi solo davanti a un problema così grande.»

«La situazione nei presìdi ospedalieri di Iglesias (CTO) e Carbonia (Sirai) è gravissima: l’organico ortopedico è ridotto a sole quattro unità, del tutto insufficienti per garantire i servizi minimi. L’accordo con il Brotzu per l’invio di personale non basta: le disponibilità risultano inadeguate come monte ore complessivo e vengono comunicate solo settimanalmente, rendendo impossibile una pianificazione stabile e funzionale dei turni. È vergognoso che si pensi di chiudere le sale operatorie del CTO di Iglesias ad agosto, lasciando scoperti gli ambulatori, che oggi garantiscono oltre 30 visite giornaliere e i consulti del Pronto Soccorso. È una strategia folle, che mette a rischio i pazienti e massacra il personale rimasto in trincea. Nessuno ha pensato a un piano straordinario di assunzioni, nessuno ha alzato un dito per difendere i cittadini del Sulcis. Indispensabile rafforzare CTO e Sirai, evitando accorpamenti illogici.»

Lo scrive, in una nota, Gianluigi Rubiu, consigliere regionale di Fratelli d’Italia.

«Mentre altre ASL, come quella di Nuoro, per citare un esempio, festeggiano per un servizio di ortopedia attivo 7 giorni su 7, il Sulcis Iglesiente resta il fanalino di coda della sanità sardaaggiunge Gianluigi Rubiu -. Qui i servizi si smantellano, le emergenze si affrontano solo di giorno, e i presidi che dovrebbero essere DEA di I livello non rispettano nemmeno i requisiti minimi previsti dalla legge. Il Sulcis Iglesiente è stato abbandonato dalla Regione. I cittadini sono costretti a vivere in una terra dove il diritto alla salute viene sistematicamente calpestato. L’assessore della Sanità Armando Bartolazzi è il principale responsabile di un disastro annunciato, figlio dell’incapacità politica e amministrativa di una maggioranza che continua a ignorare i territori più fragili della Sardegna.»

«La Giunta regionale ha scelto deliberatamente di voltare le spalle a un territorio già provato da anni di tagli e disattenzione. Abbiamo chiesto l’istituzione immediata di un tavolo tecnico straordinario con ASL, sindaci e rappresentanti istituzionali locali: non servono passerelle, servono soluzioni urgenti e strutturaliconclude Gianluigi Rubiu -. Il Sulcis Iglesiente ha diritto a una sanità dignitosa, non a elemosine. E ha diritto a politici che rispondano con i fatti, non con il silenzio.»

«I motivi del ritardo nell’attivazione del Registro Tumori non risalgono a oggi ma vanno rintracciati in una condizione generale di arretratezza del sistema che si prolunga da oltre un decennio e che va corretta con una serie di interventi strutturali, da mettere subito in campo con il coinvolgimento di Ares.»
L’assessore regionale della Sanità Armando Bartolazzi ha garantito in Consiglio regionale il suo impegno sull’istituzione del Registro Tumori in Sardegna rispondendo alla mozione sul tema presentata dai consiglieri di maggioranza Frau, Cocco e Di Nolfo, e votata all’unanimità dall’Aula.

L’assessore ha spiegato in premessa di condividere l’importanza dell’effettiva istituzione del Registro Tumori regionale, in quanto strumento fondamentale nella programmazione sanitaria nelle campagne di prevenzione e di screening, nonché nella messa in campo di studi epidemiologici su base territoriale.

Finora l’istituzione del Registro Tumori in Sardegna non era stata resa effettivamente possibile a causa di una serie di criticità, riconducibili ad una raccolta dati lacunosa e ad una mancata integrazione in rete del sistema, che ha impedito, fra l’altro, l’adozione uniforme, in fase di refertazione, dei codici SNOMED, dai quali si evince l’esatto tipo di tumore in base all’organo di origine. «Ad oggi in Sardegna solo alcune anatomie patologiche utilizzano il sistema di codificazione vigente e manca dunque la possibilità di una lettura comune e uniforme dei dati su base territoriale e regionale. Senza questa precondizione di base, è impossibile istituire un Registro Tumori in Sardegna – ha spiegato l’assessore della Sanità -. L’Isola oggi si trova davanti a una grande sfida, su due fronti. Da un lato, bisogna recuperare i dati retrospettivi per colmare tutti gli anni che ci mancano, a partire dal 2015. Dall’altro, occorrerà mettere in rete le Anatomie patologiche ed iniziare a farle dialogare con un linguaggio comune, attribuendo i codici di identificazione corrispondenti per ciascun referto oncologico. In questo modo il Registro Tumori potrà essere costantemente aggiornato attraverso l’informatizzazione di sistema ed in grado di rispondere a qualsiasi esigenza di estrapolazione.»

L’assessore alla Sanità ha quindi garantito il proprio impegno al fine di reperire il personale necessario al recupero dei dati retrospettivi incrociando registro di mortalità, codici di esenzione e schede di dimissione ospedaliera. D’altro canto, verrà attivata una procedura insieme ad Ares per l’informatizzazione della rete dei referti.

«Il processo andrà avanti per fasi. Durerà nel tempo ma porterà cambiamenti importanti destinati ad incidere profondamente in Sardegna», ha assicurato Armando Bartolazzi.

La Giunta regionale presieduta da Alessandra Todde ha nominato i commissari nelle aziende sanitarie. Su proposta dell’assessore della Sanità, Armando Bartolazzi, l’esecutivo ha adottato le delibere con cui vengono formalizzati gli incarichi di commissario nelle strutture facenti capo al sistema sanitario regionale.

«Dopo l’approvazione di decine di delibere e della Legge 8, lo scorso marzo, oggi con la nomina dei commissari segniamo una tappa fondamentale del processo riorganizzativo della sanità in Sardegna per riportare al centro del sistema sanitario regionale il diritto alla salute fin qui troppo spesso negato ai cittadini sardi», commenta la presidente della Regione, Alessandra Todde.

Le delibere fanno infatti seguito a quanto previsto dalla legge regionale 8, licenziata dal Consiglio regionale l’11 marzo 2025 e pubblicata sul Buras due giorni dopo, il 13 marzo, “Disposizioni urgenti di adeguamento dell’assetto organizzativo ed istituzionale del sistema sanitario regionale. Modifiche alla legge regionale 11 settembre 2020, n. 24”, che prevedeva la possibilità di commissariare i vertici delle aziende sanitarie entro quarantacinque giorni dalla pubblicazione della legge, e quindi entro oggi, 27 aprile.

I commissari sono stati scelti tra i soggetti inseriti nell’elenco nazionale dei direttori generali (art. 1 del decreto legislativo 4 agosto 2016, n. 171) e resteranno in carica per sei mesi a partire dalla data di consegna del contratto.

La Giunta regionale ha nominato i seguenti commissari:

ASL 1 SASSARI Paolo Tauro
ASL 2 GALLURA Ottaviano Contu
ASL 3 NUORO Angelo Zuccarelli
ASL 4 OGLIASTRA Diego Cabitza
ASL 5 ORISTANO Federico Argiolas
ASL 6 MEDIO CAMPIDANO Maria Francesca Ibba
ASL 7 SULCIS Andrea Marras
ASL 8 CAGLIARI Aldo Atzori
ARNAS BROTZU Maurizio Marcias
AOU CAGLIARI Vincenzo Serra
AOU SASSARI Mario Carmine Antonio Palermo
AREUS Angelo Serusi

Fino a pochi minuti prima della convocazione della Giunta ci sono state interlocuzioni con tutte le forze politiche che compongono il Campo Largo, per ricomporre tutte le posizioni e per condividere i nomi dei commissari, nell’interesse del riassetto complessivo del sistema sanitario sardo.

Il commissario della Asl 7 Sulcis, nominato con delibera n° 23/7 del 27 aprile 2025, è Andrea Marras, direttore generale uscente della Asl Ogliastra (dove era stato nominato con delibera n. 17/67 del 19 maggio 2022), Fino alla vigilia era in predicato di restare alla guida della Asl ogliastrina.

Laureato in legge all’Università di Sassari, ha ricoperto diversi altri incarichi nelle Asl dell’Ogliastra e di Sassari, tra i quali quello di direttore amministrativo della Asl n° 1 di Sassari.

Aldo Atzori, neo commissario della Asl 8 Cagliari, arriva  nella Asl del capoluogo regionale dalla Asl 7 Sulcis, nella quale ricopre l’incarico di direttore del distretto sanitario di Carbonia, presso il Poliambulatorio San Ponziano ex INAM di piazza Matteotti 1. Laureato in Medicina e Chirurgia il 20 marzo 1990 con votazione di 110 e lode con menzione speciale di merito, il 29 ottobre 2021 ha conseguito l’attestato manageriale per la direzione generale all’Università degli studi di Parma.

Nella foto di copertina Armando Bartolazzi, assessore regionale della Sanità

La sanità nel Sulcis Iglesiente attraversa un momento critico. L’ospedale CTO e il Santa Barbara di Iglesias, strutture fondamentali per il nostro territorio, stanno subendo da tempo un progressivo depotenziamento, con carenze che mettono a rischio il diritto alla salute dei cittadini iglesienti. Liste d’attesa interminabili, carenza di personale medico e infermieristico, reparti in difficoltà, emergenze gestite con affanno: il quadro è chiaro e richiede soluzioni strutturali, non rattoppi temporanei. È il momento di ragionare in una prospettiva più ampia.
La nascita della Provincia del Sulcis rappresenta un’occasione per difendere il sistema sanitario locale, coerenza territorio del Sulcis Iglesiente, riequilibrando i servizi e garantendo un’adeguata assistenza in tutto il territorio. Iglesias, con i suoi ospedali, deve rimanere un riferimento per la sanità del Sulcis, senza perdere ulteriori servizi e con un potenziamento che tenga conto delle reali esigenze della popolazione.

Per questo chiederemo un Consiglio comunale straordinario convocato a Iglesias, alla presenza della Presidente della Regione Alessandra Todde e dell’assessore regionale della Sanità Armando Bartolazzi e della direttrice dell’ASL del Sulcis Iglesiente Giuliana Campus. Rappresenterà un’occasione importante per chiedere impegni concreti. Servono risorse per il personale, riapertura e potenziamento dei reparti, investimenti in tecnologie e infrastrutture.

Come Iglesias Avanti, crediamo che la sanità vada difesa con azioni concrete, non con prese di posizione estemporanee e campanilistiche.
È il momento di unire le forze per garantire ai cittadini un servizio sanitario all’altezza dei bisogni del territorio.

Federico Melis e Gianna Concu (gruppo consiliare Iglesias Avanti)

Il sindaco di Carbonia ha chiesto alla presidente della Regione Alessandra Todde, all’assessore regionale della Sanità Armando Bartolazzi e alla direttrice generale della Asl Sulcis Giuliana Campus, la disponibilità per la partecipazione ad un Consiglio comunale straordinario sulla Sanità.

«Gentile Presidente Todde, Egregio Assessore Bartolazzi, gentile Dottoressa Campus, nell’ultima seduta del Consiglio Comunale di Carbonia, svoltasi mercoledì 12 Marzo 2025, è stata approvata una mozione recante per oggetto “Richiesta di convocazione di un Consiglio Comunale straordinario sulla Sanità – ha scritto Pietro Morittu -. Pertanto, con la presente si reitera la richiesta di una Vostra disponibilità a presenziare, in una data a Voi congeniale, al Consiglio Comunale straordinario sulla sanità nel corso del prossimo mese di Aprile. In tale occasione saranno presenti anche le organizzazioni sindacali del territorio e le associazioni dei pazienti. Pertanto, vi chiediamo cortesemente un riscontro entro 10 giorni dalla presente, indicandoci una o più date ipotetiche per l’organizzazione e la convocazione dei lavori. Si coglie l’occasione per ribadire – in linea con quanto affermato dal sottoscritto in occasione della Conferenza Sociosanitaria dello scorso 13 Febbraio – indipendentemente dalle modalità di erogazione del servizio per il raggiungimento dei livelli essenziali di assistenza, la necessità di rispettare quanto previsto dalla Legge di Ridefinizione della Rete Ospedaliera del 2017, chiedendo alle S.V. la riapertura dei reparti chiusi e il potenziamento di quelli che ad oggi risultano in sofferenza, al fine di consentire all’Ospedale di Emergenza-Urgenza P.O. Sirai di poter assolvere pienamente le proprie funzioni e prerogativeha concluso Pietro Morittu -. In attesa di un Vs. riscontro in merito, l’occasione è gradita per porgere cordiali saluti.»

Va detto subito: il vero salto quantico” è un concetto della fisica atomica; invece il “salto quantico” della lingua parlata è sinonimo di “illogico”. Questo secondo genere di “salto quantico” è quello che si attaglia di più alle dichiarazioni rilasciate ieri dall’assessore della Sanità Armando Bartolazzi. Da ciò che dichiara si desume che in modo indipendente sta procedendo al sovvertimento della legge sulla “rete ospedaliera” sarda, approvata dal Consiglio regionale della Sardegna il 25 ottobre 2017. Egli sta trasformando la destinazione dei nostri ospedali da una struttura generalista con tutti servizi a strutture con un solo servizio specialistico. Cioè, a suo vedere, ci sarà un’ospedale per i bambini, uno per i tumori, uno per gli occhi, uno per l’addome, uno per il cuore, uno per i vecchi, uno per i depressi, uno per il cervello, uno per la pelle e così via. A parte l’illogicità del metodo per le complicazioni organizzative che comporterebbe, una cosa del genere non si può fare. Qualunque sia il fine di questa azione personale, deve essere precisato che nessun assessore regionale può modificare una legge. Lo possono fare solo i consiglieri regionali in Assemblea. Il “salto quantico” dell’assessore, che non è assimilabile a quello della fisica, in realtà e un “volo pindarico”. Pindaro era un poeta greco del sesto secolo avanti Cristo che scriveva opere con ragionamenti belli ma senza capo né coda.
Il vero “salto quantico” della fisica quantistica è dato del salto di un elettrone di un atomo da uno stato di energia ad un altro con emissione di radiazione elettromagnetica sotto forma di “fotoni”. Dietro questo concetto esistono gli studi dei più grandi scienziati del 19° e 20° secolo: Max Plank, Niels Bohr, Rutherford, Heisenberger, Broglie, Einstein, Fermi, eccetera, tutti premi Nobel. Essi fondendo la “teoria particellare” e la “teoria ondulatoria” della fisica quantistica gettarono luce sulla natura stessa della materia dando all’Umanità la “consapevolezza” di cosa sia l’”esistente”.
Presto l’”Intelligenza artificiale” occuperà molti spazi riservati oggi agli umani. Essa sostituirà tutti: anche i medici e i chirurghi verranno sostituiti dalla I.A. Tuttavia, a detta degli scienziati i nuovi computer, nonostante la loro super-intelligenza, hanno un difetto che non verrà risolto in futuro: non hanno “coscienza di sé”. Cioè non hanno la “consapevolezza” del proprio “Io” perché non lo possiedono.
L’Uomo, che vive nel mondo reale e ne ha “consapevolezza”, manterrà la sua superiorità nel processo di programmazione del proprio futuro. E’ esattamente ciò che vogliamo.
Il programma di riforma sanitaria esposto ieri pare non avere “consapevolezza” né di come è fatto il mondo dei sardi né di quanto sta avvenendo nel mondo globale.
Il mondo concreto di cui bisogna avere “consapevolezza” è davanti a noi.
In questi due mesi tutto è cambiato. Nessuno prevedeva il ritorno indietro della storia del mondo Occidentale fino a rivivere le guerre di conquista. Dopo la Seconda Guerra Mondiale si costituì la Società delle Nazioni e poi l’ONU, alla ricerca di un garante del vicendevole rispetto fra le Nazioni. In un attimo, con un “salto quantico” illogico è avvenuto il regresso della civiltà occidentale delle Democrazie e delle Costituzioni verso le conquiste territoriali per puro interesse economico. Un fatto grande come questo, nel momento in cui si decide la revisione dell’apparato sanitario pubblico regionale, non può essere ignorato e tutti i programmi devono essere rivisti e adeguati alla nuova realtà storica.
Un’altra notizia proveniente dal mondo reale, molto istruttiva per chi vuole essere “consapevole”, è quella riguardante la scomparsa di Gene Hackman, di sua moglie e del suo cane. Novantenne, ex famoso attore, titolare di vari premi Oscar, e affetto da Alzheimer, Gene Hackman viveva con la moglie di 63 anni, in solitudine. Visse ricco ed amato dal pubblico americano finché si ritirò dalle scene. Invecchiando venne la malattia e con questa l’eclissi di amici e figli. Le figlie si informavano della sua salute con una telefonata ogni 6 mesi. In un sistema sanitario e di Welfare come quello statunitense chi è senza figli, e non lavora, se si ammala è perduto. E’ avvenuto che sua moglie, sua unica fonte di assistenza, contraesse un’infezione polmonare da Hantavirus. Si tratta di un virus dei roditori americani (topi). L’essere umano contagiato manifesta sintomi di tipo influenzale (febbre, dolori muscolari, tosse). L’infiammazione polmonare può provocare stravaso di liquido essudatizio negli alveoli respiratori; questi, allagati dal liquido, non scambiano più ossigeno con l’aria respirata. Tale infiammazione può portare al peggioramento del respiro, a compromissione del cuore e del cervello, fino alla morte. La moglie, non curata, si aggravò e morì lasciandolo solo. Cosa può fare un paziente con Alzheimer, solo, per sopravvivere? In questi pazienti oltre al danno motorio e cognitivo esplode il danno della memoria. La “memoria episodica” comporta la cancellazione dei ricordi di eventi passati. Tuttavia il danno peggiore è la perdita della “memoria procedurale”. Cioè il malato non sa come si deve procedere per raggiungere un determinato scopo. Se, per esempio, ha sete e vuole bere, egli non ricorda quale è la sequenza di azioni da mettere in atto: non sa che deve allungare il braccio per afferrare con la mano il bicchiere; non sa che per riempire il bicchiere bisogna versare acqua dalla bottiglia; non sa neppure che deve avvicinare il bicchiere alle labbra, riempire la bocca e deglutire. Similmente non sa cosa fare per nutrirsi, per lavarsi, per proteggersi dal freddo, per aprire la porta di casa, eccetera. In sostanza rimane inerte nel luogo in cui si trova e non prende iniziative. Morirà per mancata assistenza alimentare e termica.
Nel caso di Gene Hackman, una volta morta la moglie, egli morì dopo 7 giorni. Così pure il cane.
Ora, applichiamo a questo evento le regole del fondatore della medicina clinica: Ippocrate di Coo del V secolo avanti Cristo. Egli osservava il malato sia nel suo letto, sia nell’ambiente di vita; ne seguiva l’evoluzione patologica e, dopo osservazione prolungata, emetteva la diagnosi.
Seguiamo lo stesso metodo di osservazione col caso del malato Gene Hackman; caso che ci interessa molto perché attuale, e perché è lo specchio di questi tempi; potrebbe riguardarci. Caratteristiche:
– era un grande anziano;
– era malato di Alzheimer;
– aveva la sola compagnia della moglie;
– era senza figli in prossimità;
– mancava la frequentazione di un vicinato;
– era senza badante;
– non aveva la visita abituale di un medico di famiglia;
– non aveva una cerchia di amici a cui rivolgersi;
– non aveva un amministratore delle proprie risorse finanziarie.
Questo elenco riguarda molti.
Oggi stiamo tutti vivendo la vera epidemia del 21° secolo nel mondo occidentale. Si tratta della crisi demografica con scarsità di nuovi nati e con un eccesso di anziani candidato alla vecchiaia in solitudine.
Si può fare un programma di riforma sanitaria senza tener conto del dato demografico? No.
Ora facciamo un “salto quantico – volo pindarico” nella storia della Sanità.
Iniziamo col fare una distinzione fra “Sanità” e “Medicina”.
La “Sanità” riguarda lo stato di salute di una persona, di un popolo, o di una Nazione. Essa rappresenta  uno degli aspetti della “sicurezza” pubblica. E’ un compito dello Stato.
La “Medicina” è un branca della scienza e dell’attività professionale che ha lo scopo di modificare, con artifizi, l’evoluzione di un malattia. Di questo si curano i medici.
La Sanità pubblica nacque per un fatto storico drammatico: la peste del 1347-48. In quei 12 mesi in Italia, che aveva circa 10 milioni di abitanti, morirono 2 milioni di persone. E’ come se in 12 mesi del nostro anno 2025 in Italia, che ha 56 milioni di abitanti, morissero 12milioni di persone, e ne sopravvivessero 44 milioni. Nelle grandi città ( Milano, Venezia, Firenze) morirono più della metà degli abitanti.
Morirono gli operai, i contadini, gli artigiani, i professionisti; l’economia crollò. La povertà e la penuria di alimenti negli anni successivi provocarono una mortalità anche maggiore.
Le autorità politiche dei vari Stati e staterelli capirono l’importanza di contenere i contagi. Allora vennero costituiti i primi “Uffici di sanità” pubblici. Erano dotati di personale che aveva il compito di controllare i traffici di uomini e merci alle frontiere e nei porti. Furono i primi Sistemi sanitari nazionali della storia.
Fino ad allora gli ospedali caritativi religiosi ricoveravano poveri, vecchi, idioti, orfani, e li assistevano procurando loro un letto, alimenti e vestiario. Erano ospizi. Dopo il 1348 fu chiara la necessità di convertire gli “hospitalia” religiosi in veri ospedali per malati. Così nacquero gli ospedali moderni che si avvalevano di medici professionisti e infermieri pagati dallo Stato.
A Milano, nell’Ospedale Maggiore del 15° secolo, si pensò di distinguere gli ospedali destinati alle malattie che iniziano e finiscono rapidamente colla guarigione o colla morte del paziente. Si individuarono poi gli ospedali per quei malati che non guariscono, non muoiono e restano invalidi. Un questo caso il problema assistenziale, a carico dello Stato, si cronicizzava.
Il Sistema sanitario pubblico si adattò alle esigenze della popolazione del tempo.
Nei secoli successivi, fino al 1900, la situazione sanitaria si mantenne quasi immodificata. Poi, con l’arrivo dei vaccini (fine 1800) e degli antibiotici (1950) i malati acuti iniziarono a sopravvivere. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, col miglioramento delle condizioni economiche, la pace garantita dall’ONU, l’industrializzazione e la liberalizzazione dei mercati internazionali, la salute nazionale migliorò ulteriormente fino a generare un “boom” demografico tra il 1946 e il 1966. Al Sirai di Carbonia nascevano 2.000 bambini all’anno. Al Santa Barbara di Iglesias ne nascevano 1.000. Oggigiorno ne nascono in tutto circa 300 all’anno.
I nati di quegli anni vengono denominati “baby boomers”. I bambini del “boom” oggi (anno 2025) hanno un’età fra i 59 e 79 anni. A causa di questi fatti abbiamo, tra gli abitanti della Sardegna, il 45% di ultra-55enni. Si tratta di un numero pari a 700mila anziani su un milione e mezzo di abitanti. Nel Sulcis Iglesiente gli anziani sono il 50%. della popolazione.
A questo punto mettiamo in rapporto questi dati col triste fatto di Gene Hackman e chiediamoci: “quanti di questi 700mila diventeranno invalidi? Rivediamo anche l’elenco dei motivi della fragilità e
della solitudine di Hackman:
1 – problemi amministrativi-economici;
2 – figli distanti, assenti, o impegnati;
3 – assenza di famiglia stabile e convivente;
4 – assenza di un compagno o una compagna di vita;
5 – assenza di rapporti sociali;
6 – assenza di badante;
7 – incapacità motorie;
8 – deficit cognitivo:
– eccetera.
Questi soggetti, tra l’altro, sono bersaglio, praticamente obbligato, di altre malattie come: infarto, ictus, tumori, artrosi, dolori articolari e muscolari, diabete, ipertensione arteriosa, insufficienza renale, ipertrofia prostatica (catetere), tumori ginecologici, problemi intestinali, fibrillazione atriale e uso di farmaci da monitorare come gli anticoagulanti. Questo è un quadro realistico ed è con questo quadro, tipico di questo secolo, che si devono fare i conti. Una riforma si può fare solo se si ha la “consapevolezza” di questo mondo reale. Altrimenti è solo una soddisfazione teorica.
In questo scorcio di secolo, e con questa umanità sofferente, abbiamo bisogno di:
– Ospedali dotati di tutti i servizi chirurgici e internistici per le malattie che agiscono concorrenti.
– Vicinanza dell’ospedale alle residenze degli utenti.
– Medicina territoriale collegata all’ospedale provinciale competente.
– Tutto il Sistema sanitario della provincia finanziato dallo Stato, ricordando che il malato di oggi è per definizione: solo, povero, invalido, senza disponibilità di autonomia nei mezzi di trasporto.
Per questo ogni città ha bisogno di un suo ospedale completo di tutti servizi.
Per giunta: gli ospedali provinciali non hanno bisogno di finanziamenti per un Centro Trapianti, o per la cura delle leucemie, o per la neurochirurgia, o per la chirurgia pediatrica. Hanno bisogno di essere attrezzati per assistere le patologie quotidiane, le più frequenti e più diffuse.
Io oggi ho bisogno di un chirurgo che sappia fare una ureterocutaneostomia per trattare un cancro di vescica inoperabile in vecchio, e non lo trovo. Intervento facile, semplice e poco costoso. Prima era disponibile.
Cosa fare nel nostro territorio? Cosa può fare la Politica? Abbiamo un esempio davanti agli occhi: c’è un Sindaco che ha la concreta “consapevolezza” di cosa si deve fare. E’ il sindaco di Iglesias. Sta riuscendo a restituire all’ospedale della sua città tutti quei Servizi specialistici di cui ogni città necessita. Sembra l’unico ad aver capito per tempo che il mondo è cambiato mentre noi corriamo il rischio di rimanere ai margini del programma sanitario regionale. I sindaci del Sulcis Iglesiente in tutto sono 23. Aspettiamo che si rivolti l’animo degli altri 22.
Questo non è un “discorso quantico”, è semplicemente logico. Ci serve gente che usi la logica umana.
Che sia come noi.

Mario Marroccu

La consigliera comunale di minoranza Daniela Garau (Fratelli d’Italia) ha presentato una mozione al presidente del Consiglio comunale di Carbonia Federico Fantinel e al sindaco Pietro Morittu, con la quale chiede di evitare il trasferimento al CTO di Iglesias del reparto di emergenza/ urgenza della traumatologia e ortopedia dell’ospedale Sirai di Carbonia.

«In sede di conferenza socio sanitaria del Sulcis Iglesiente, tenutasi giovedì 13 febbraioscrive nella mozione Daniela Garau -, l’assessore regionale della Sanità, Armando Bartolazzi, avrebbe dichiarato il trasferimento al CTO di Iglesias del reparto di traumatologia e ortopedia, oggi incardinato presso l’ospedale Sirai di Carbonia, deputato, secondo quanto previsto dalla delibera della giunta regionale n.17/38 del 04.06.2023 all’emergenza/ urgenza; tant’è che nella premessa della predetta delibera si legge testualmente: “Si ritiene necessaria una puntuale verifica in ordine al persistere dei presupposti per il mantenimento delle due strutture di ortopedia, fermo restando che le discipline necessarie per l’attivazione del DEA di primo livello devono essere presenti nel P.O. Sirai”; cio’ comporta il fatto che l’atto aziendale, approvato con delibera di Giunta regionale, non accoglie l’ìistituzione, al CTO di Iglesias, di una seconda unità complessa di traumatologia, proprio perché il CTO è una struttura semplice e non complessa, come il Sirai di Carbonia.»

«Siffatta decisione risulterebbe irragionevole e in contraddizione con il predetto atto aziendale, che configura l’ospedale Sirai di Carbonia come Dea di primo livello deputato all’emergenza/ urgenza, mentre il Cto come presidio per le lungodegenze e il cosiddetto “programmato”, tant’è che al Sirai è anche presente il reparto di Rianimazione, essenziale ove siano previsti interventi chirurgici, mentre detto reparto di rianimazione non è presente al CTO; RITENUTO che il CTO svolge attività di week surgery, ossia l’attività si chiude il venerdì sera per riprendere il lunedì mattina, in quanto il CTO è stato deputato ad interventi chirurgici di bassa e media intensitàaggiunge Daniela Garaue comporterebbe il successivo trasferimento del paziente a Carbonia per la riabilitazione, con aggravio di costi di trasporto e personale, oltre i disagi ulteriori per i pazienti costretti a subirne le conseguenze.»

«Constatato che, in linea con l’atto aziendale, ad Iglesias è prevista una ‘casa di comunità’ e un ‘ospedale di comunità’ che dovrebbero garantire e potenziare la c.d “ medicina territoriale” e alleggerire così il carico dei reparti “Pronto soccorso” – sottolinea Daniela Garau -. Inoltre, la baricentricità dell’ospedale Sirai, rispetto alla popolazione del basso Sulcis che verrebbe, pertanto, penalizzata da siffatta decisione.»

Ritenuto che già in passato si sono attuate decisioni nefaste per il mantenimento degli standard qualitativi legati ai livelli essenziali di assistenza, si veda quanto accaduto per il reparto di Ginecologia e Ostetricia, trasferito da Carbonia ad Iglesias, quando ancora il numero dei parti era superiore a 500 parti annui, mentre attualmente, presso il CTO, è al di sotto dei 100 annui, inferiore ai parametri richiesti dal decreto ministeriale del 2015, tant’è che si è dovuta richiedere una deroga a quanto previsto dal decreto ministeriale, ciò nonostante in una nota del Ministero si chieda il trasferimento del reparto di ginecologia e ostetricia nuovamente a Carbonia, proprio perché trattasi di un presidio ospedaliero di emergenza/urgenza; tutto quanto premesso – la mozione prevede che il Consiglio comunale impegni il Sindaco e la Giunta «ad adottare qualsivoglia azione formale, volta a manifestare il dissenso di Codesta amministrazione rispetto a quanto emerge dalle notizie apprese dagli organi stampa e rappresentato nella parte espositiva della mozione, nonché ad evitare il trasferimento delle attività legate all’emergenza/ urgenza del reparto di Traumatologia e Ortopedia incardinate attualmente presso l’ospedale Sirai di Carbonia, per esempio interventi chirurgici, al CTO di Iglesias».