12 December, 2025
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In data 6 novembre 2025 si è svolto presso la sede aziendale di Eurallumina un incontro tra i rappresentanti della Società, Confindustria Sardegna Meridionale, le segreterie territoriali di categoria Filctem-CGIL, Femca-CISL, Uiltec-UIL e le rispettive R.S.A. di fabbrica.L’Azienda ha confermato che la disponibilità finanziaria residua consente la gestione ordinaria dello stabilimento solo fino al 31 dicembre 2025, includendo le attività operative e le bonifiche ambientali in corso. Già dalla seconda metà di settembre la forza lavoro è stata ridotta da 100 a 38 lavoratori, con 160 maestranze in cassa integrazione a zero ore. Il Management aziendale ha sottolineato che, sebbene la recente pubblicazione del DPCM Energia Sardegna costituisca un passo avanti, essa non risulta di per sé idonea a risolvere in modo strutturale le criticità evidenziate nei precedenti confronti presso le sedi ministeriali competenti. Persiste infatti il congelamento degli asset aziendali che aveva determinato lo scorso settembre la decisione della società controllante RUSAL di non anticipare ulteriori risorse per la gestione ordinaria della raffineria di Portovesme. Nonostante l’auspicio espresso dal Ministro Adolfo Urso (MIMIT) a valle della riunione svoltasi presso il Ministero il 16 settembre scorso, ovvero che sulla specifica situazione dell’azienda e sulla sua possibilità di operare nel nostro Paese fosse in corso un ulteriore esame da parte del Comitato di Sicurezza Finanziaria (CSF), “auspicando che tale situazione potesse essere superata nel più breve tempo possibile”, allo stato attuale la vicenda non è stata ancora risolta né pare possa delinearsi positivamente nel breve termine. È, dunque, indispensabile garantire la continuità finanziaria all’Eurallumina per scongiurare l’eventuale scenario della liquidazione societaria, con tutte le implicazioni a cascata che ciò comporterebbe dopo tanti anni di attività produttiva sul territorio. Nel frattempo l’Agenzia del Demanio ha adempiuto ai propri obblighi: ha comunicato prontamente e formalmente la situazione critica al Comitato di Sicurezza Finanziaria (CSF) e ha richiesto allo stesso CSF di autorizzare la messa a disposizione dei fondi necessari tramite il MEF, come già previsto dalla normativa vigente sugli asset soggetti a congelamento. Ad oggi, invece, il CSF non ha ancora trasmesso l’esito della richiesta di attivazione fondi e il MEF, ministero titolare delle risorse, non ha ancora autorizzato lo stanziamento indispensabile per garantire la continuità della gestione aziendale. Il MIMIT è pienamente e costantemente informato dell’evoluzione della vertenza, ma non è ancora intervenuto politicamente in maniera adeguata per sbloccare l’impasse del MEF.

La responsabilità è oggi nelle mani del CSF e del Ministero dell’Economia e delle Finanze. Eurallumina ha definito da tempo il proprio piano industriale di rilancio, possiede le relative autorizzazioni, la soluzione energetica è stata individuata attraverso il recente DPCM. Non mancano né la volontà industriale né quella territoriale per dare seguito al rilancio produttivo: manca solo un atto amministrativo di sblocco dei fondi già previsti per legge per gestire asset congelati. Su tale presupposto, la Società ha informato le organizzazioni sindacali di aver formalmente rappresentato al Demanio le attuali prospettive di cassa, evidenziando la situazione di progressiva riduzione delle risorse e richiedendo una risposta formale entro il 12 novembre prossimo in merito all’intervento finanziario da parte dello stesso Demanio, come previsto dalla normativa vigente.

È stato altresì precisato che, in assenza di un riscontro positivo da parte del Demanio sull’intervento di finanziamento, la Società riporterà la situazione al Consiglio di Amministrazione, il quale sarà chiamato a valutare il 14 novembre le conseguenti determinazioni in merito alla sostenibilità della prosecuzione della gestione aziendale. È stata inoltre rimarcata la forte preoccupazione per i possibili risvolti e le conseguenze che la limitata disponibilità di cassa aziendale potrebbe ingenerare nei confronti dei lavoratori, qualora non dovessero intervenire tempestivi elementi di soluzione. A tal proposito, è stata sottolineata la scadenza della CIGS al 31 dicembre 2025 e la conseguente necessità di garantirne quanto prima la proroga, quale misura indispensabile per assicurare continuità di sostegno ai lavoratori nelle more della definizione degli altri aspetti ancora aperti della vertenza.

Come organizzazioni sindacali esprimiamo forte preoccupazione e richiamiamo alle proprie responsabilità specifiche il CSF e il MEF nell’autorizzare immediatamente i fondi necessari, in coerenza con la normativa e con gli obblighi dello Stato verso asset congelati. Chiediamo al MIMIT di esercitare la necessaria responsabilità politica e di coordinamento interministeriale per portare a soluzione la problematica e alla Regione Sardegna, ed alla politica tutta ai diversi livelli, di sostenere questa azione con la massima determinazione in tutte le sedi, a fianco delle organizzazioni sindacali, delle lavoratrici e dei lavoratori Eurallumina e dell’indotto coinvolto, direttamente e indirettamente. In assenza di risposte chiare e immediate, le organizzazioni sindacali proclameranno la mobilitazione generale e si sta già predisponendo l’organizzazione di una trasferta a Roma presso le sedi governative competenti.

Iglesias, 07/11/2025

Segreterie Territoriali

Filctem CGIL – Femca CISL – Uiltec UIL

Emanuele Madeddu – Nino D’Orso – Pierluigi Loi

R.S.A. EURALLUMINA

Filctem CGIL – Femca CISL – Uiltec UIL

Enrico Pulisci – Simone Zucca – Davide Boi

Il segretari territoriali Filctem Cgil Emanuele Madeddu, Femca Cisl Nino D’Orso e Uiltec Uil Pierluigi Loi, hanno augurato buon lavoro al nuovo Presidente e all’intero Consiglio provinciale del Sulcis Iglesiente, insediatosi lo scorso 10 ottobre, nella sala consiliare del comune di Iglesias.

«La difficile situazione socio-economica del Sulcis esalta il ruolo fondamentale del “ritrovato” ente intermedio con l’auspicio che il mandato sia fondato all’insegna della responsabilità, promuovendo la partecipazione e il dialogo nel territorio con i portatori di interessesi legge in una nota inviata al Presidente della Provincia e ai dieci consiglieri eletti -. In tale ottica, riteniamo urgente e necessario richiedere un incontro al fine di affrontare e approfondire la complessa situazione che riguarda la Portovesme Srl, con particolare riferimento alle ricadute occupazionali, industriali e sociali per il nostro territorioaggiungono Emanuele Madeddu, Nino D’Orso e Pierluigi Loi -. La vertenza in corso coinvolge centinaia di lavoratori e famiglie, e richiede il massimo impegno da parte delle istituzioni per individuare soluzion i concrete e sostenibili.»

«Rimaniamo in attesa di un cortese riscontroconcludono Emanuele Madeddu, Nino D’Orso e Pierluigi Loi -, auspicando la disponibilità a calendarizzare quanto prima un momento di confronto.»

«Dal punto di vista tecnico, la vertenza è chiusa, ma ora serve la volontà politica per realizzare le infrastrutture necessarie a portare il gas nel Sulcis e un intervento sul CSF per quanto riguarda le sanzioni alla Russia. Il ministro ha preso l’impegno di intervenire e convocare un incontro specifico sulle sanzioni, ma ricordiamo che il tempo passa e abbiamo circa un mese e mezzo di autonomia prima che Rusal finisca in liquidazione. Parliamo di un’azienda che, in questi sedici anni, ha mantenuto la pace sociale, che ogni mese paga gli stipendi e i fornitori, che ha investito e dichiarato di voler continuare ad investire nello stabilimento. La politica deve creare le condizioni perché possa restare nel Sulcis.»

E’ il commento di Nino D’Orso e Simone Zucca della Femca Cisl e Antonello Saba, segretario Cisl Sulcis, all’esito della riunione svoltasi oggi al Mimit sulla vertenza Eurallumina.

È necessario che il Governo metta in calendario e convochi al più presto e a carattere d’urgenza una riunione per affrontare le tematiche relative alle vertenze metallurgiche ed energetiche della Sardegna e in particolare del Sulcis Iglesiente. Ad oggi sono da risolvere le questioni legate al futuro dell’Eurallumina e della Portovesme srl controllata  Glencore.»

Lo scrivono, in una nota, i segretari territoriali Filctem CGIL, Femca CISL, Uiltec UI,  Emanuele Madeddu , Nino D’Orso e Pierluigi Loi.

«Nel primo caso si è in attesa dell’approvazione del Dpcm Sardegna che dovrebbe portare il gas in Sardegna e spianare la strada al rilancio della raffineria di Bauxite, con un investimento di 400 milioni di euro e una prospettiva occupazionale di un migliaio di posti di lavoroaggiungono -. Peccato però che da tempo non si sappia nulla di quello che il Governo vuole fare in merito a questa vertenza soprattutto per quanto riguarda le tempistiche, considerato che da tempo è stato concertato il testo, prima tra Regione Sardegna attraverso l’Assessorato Industria, OO.SS e successivamente definito con gli stessi Ministeri. Non si capiscono le motivazioni di questi ulteriori allungamenti dei tempi e la mancata convocazione del tavolo che era stato pianificato per fine luglio. A questo va aggiunto il congelamento dei beni aziendali di Eurallumina operato dal Comitato di Sicurezza Finanziaria(CSF); tale situazione, rappresenta un ostacolo fondamentale alla ripartenza produttiva, anche in presenza di un DPCM approvato e della certezza dell’arrivo del gas metano. Da tempo si chiede al Mimit di farsi promotore di iniziative volte a mettere assieme i soggetti interessati al fine di trovare soluzioni giuridicamente sostenibili considerato che il CSF è di emanazione governativa. Soluzioni individuate e praticate su situazioni simili.»

«C’è poi la questione Glencore Portovesme srl e il progetto Litiosottolineano Emanuele Madeddu, Nino d’Orso e Pierluigi Loi -. Dall’ultima visita in fabbrica dello scorso 23 giugno non c’è stata poi alcuna interlocuzione, il sopralluogo, il secondo dopo quello del 27 dicembre dei Ministri e Regione Sardegna, appare più un viatico per testimoniare attenzione alla vertenza che reali passi avanti in merito.  Non si riesce ancora a capire quale sia l’interesse del Governo: se voglia sostenere il progetto litio (e come) oppure se stia cercando un nuovo investitore (per che cosa e con quali strumenti da utilizzare poi). Nella seconda ipotesi il Governo deve chiarire quale sia la società disposta ad investire nello stabilimento, sempre che questa esista, con quali risorse, con quali solidità economiche e con quali progetti industriali. Ma, soprattutto, con quale costo dell’energia; anello debole del sistema industriale che rende lo stabilimento sardo non competitivo rispetto ad altre nazioni europee come Spagna e Germania che operano nello stesso segmento manufatturiero.»

«Occorre anche guardare al “presente certo” e proiettarsi al futuro proseguendo con l’esistente ancora in produzione e definendo il percorso del litio, tema su cui le scriventi non sono pregiudizievolmente contrarie ma esprimeranno un giudizio di merito dopo aver visto il progetto che ovviamente deve essere ecosostenibile. Su temi come questi, a nostro avviso, vanno espressi giudizi appropriati e non preconcetti sulla base dei reali progetti concludono i segretari territoriali Filctem CGIL, Femca CISL e Uiltec UIL -. Per questo motivo chiediamo che ci sia un incontro urgente al fine di sciogliere questi nodi che diventano sempre più stretti, allungano i tempi per la risoluzione della vertenza e bloccano il rilancio di un territorio per cui ci sono potenziali investimenti che superano il mezzo miliardo di euro.»

L’incertezza ancora presente sul futuro del progetto di rilancio produttivo dell’Eurallumina, preoccupa le organizzazioni sindacali di categoria Filctem-CGIL, Femca-CISL e Uiltec-UIL.

Qualche giorno fa si è tenuto un incontro tra le stesse organizzazioni sindacali e la società Eurallumina, conclusosi con un verbale di riunione.

«Esprimiamo forte preoccupazione per quanto comunicato dalla società in merito al futuro dei piani la cui attuazione è strettamente collegata al processo autorizzativo in corsoscrivono in una nota Francesco Garau ed Emanuele Madeddu della Filctem Cgil, Nino D’Orso e Vincenzo Lai della Femca Cisl e Pierluigi Loi della Uiltec Uil -. Processo che viaggia seguendo due strade: una regionale relativa alla procedura Paur e uno nazionale legato all’approvazione del Dpcm (previsto per lo scorso gennaio ed oggi quasi fuori tempo massimo). Il tempo dell’attesa, siamo convinti, è terminato. E’ necessario che tutti gli atti necessari per determinare e chiudere questa vertenza siano compiuti in tempi molto rapidi.»
«La Sardegna ha occupato un ruolo importante nello scenario industriale nazionale ed internazionaleaggiungono -. La filiera dell’alluminio è stata dichiarata strategica e c’è stato un impegno significativo per far sì che i vari passi fossero compiuti. Oggi però il primo anello di questa filiera rischia di rompersi, generando una reazione a catena. Chiediamo al presidente della Regione Christian Solinas un intervento immediato e significativo al fine di definire una volta per
tutte questa vertenza che dura ormai da troppi anni.»
«Appare incomprensibile il silenzio della sottosegretaria Alessandra Todde che oramai da tempo non dà risposte sulla vertenza dopo una fase iniziale di iperattivismo, impegni presi e non rispettaticoncludono i rappresentanti sindacali -. Sia chiaro, davanti a questa situazione le organizzazioni sindacali non resteranno a guardare. Già dai prossimi giorni attiveremo tutte le iniziative necessarie per sostenere questa vertenza e far sì che il primo anello della filiera dell’alluminio possa essere riattivato.»

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«L’avvio della procedura di licenziamento di tre lavoratori, in atto dalla Polar a Piscinas, non può essere accettato in alcun modo. Come organizzazioni sindacali lo respingiamo al mittente. Da subito chiediamo la convocazione di un tavolo con la stessa azienda e la Confindustria per affrontare l’argomento. Sin da ora le  organizzazioni sindacali attiveranno le procedure e gli atti necessari finalizzati alla tutela e salvaguardia dei diritti dei lavoratori.»

Lo dicono i segretari Filctem CGIL Emanuele Madeddu, Femca CISL Nino d’Orso e Uiltec Uil Tonino Melis.

«Da subito, inoltre, chiediamo la convocazione urgente e straordinaria di un tavolo con gli assessorati regionali dell’industria e del lavoro per valutare tutti gli aspetti di questa vertenza. Nello specifico – concludono Emanuele Madeddu, Nino d’Oso e Tonino Melis – sollecitiamo un immediato e tempestivo intervento dell’assessorato regionale dell’industria, cui spettano le iniziative in materia di polizia mineraria, affinché siano avviate tutte le procedure ispettive necessarie per accertarsi che tutti i precetti previsti dal regio decreto del 27 siano rispettati.»

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Il segretario generale della Femca Cisl Nino D’Orso ed i delegati RSU della stessa Femca Cisl Puddu, Meletti e Muller, hanno chiesto l’immediato interessamento dell’assessore regionale dell’Industria Maria Grazia Piras e del presidente della Regione Francesco Pigliaru, per chiarire la situazione di incertezza nella quale versa la Carbosulcis con circa 200 lavoratori.

«Già nell’incontro tenutosi lo scorso 9 novembre 2017 presso l’assessorato dell’Industria – si legge in una nota – la Femca Cisl ha portato all’attenzione dell’azionista le problematiche che riguardano la vita lavorativa all’interno della Carbosulcis, evidenziando la necessità di conoscere il futuro die lavoratori. Raccolte le preoccupazioni emerse in quell’incontro, l’assessore Piras aveva assunto l’impegno di riconvocare le parti entro la prima quindicina del gennaio 2018. La Femca Cisl non può però esimersi dal denunciare che la politica industriale di dismissione dell’attività estrattiva carbonifera, approvata con legge regionale 4 dicembre 2014, delibera n° 52/21 del 23/12/2014, ha soltanto prodotto tra le maestranze uno stato di immobilismo per il quale si ritiene debbano essere utilizzati urgentemente tutti gli strumenti atti a garantire la certezza del futuro a tutti i lavoratori attualmente in forza lavoro.»

«Già dal 1 marzo 2018, per via dei progressivi esodi incentivati, resteranno in capo all’azienda 99 lavoratori assunti tra il 1977 ed il 1991, ed altri 89 lavoratori assunti tra il 2006 ed il 2009 – aggiungono il segretario D’Orso ed i delegati RSU Puddu, Meletti e Muller –. Se si considera che dal piano industriale e dei progetti sperimentali di riconversione non si conoscono ancora gli sviluppi, e tantomeno i numeri del personale interno che sarà impiegato, restano grosse perplessità rispetto al futuro del personale che sarà comunque escluso da tali progetti. La Femca Cisl è convinta che si debba discutere urgentemente di soluzioni che salvaguardano il posto di lavoro di tutti i dipendenti Carbosulcis, e a tal proposito rendono noto che, sulla base del Dlgs 100/2017 in materia di riorganizzazione delle società partecipate, l’azienda avrebbe dovuto dichiarare gli esuberi entro il 30 novembre 2017, darne comunicazione ai rappresentanti sindacali entro il 10 dicembre e, infine, alla regione Sardegna entro il 20 dicembre 2017.»

Il segretario generale D’Orso e i delegati RSU Puddu, Meletti e Muller chiedono all’assessore dell’Industria e al presidente della Regione:

– di conoscere le motivazioni per le quali la regione Sardegna non ha assunto posizione rispetto al decreto Madia;

– che venga subito dichiarato lo stato di crisi, gli esuberi, e venga presa in seria considerazione la possibilità di attuare immediatamente le procedure di accesso alla mobilità tra partecipate, per la fascia dei lavoratori più giovani, assunti tra il 2006 ed il 2009:

– che venga siglato un accordo tra azienda, rappresentanze sindacali ed Inps, per attuare l’isopensione, che riguarda la fascia dei lavoratori a cui mancano sino a 7 anni per il completamento dei requisiti pensionistici, in applicazione della nuova legge di bilancio 2018;

– che venga attuata una sanatoria dei contributi previdenziali, assegnando la marca pesante ai dipendenti che, per causa di scelte (poco condivisibili) aziendali, sono stati oggetto di discriminazioni e non hanno potuto maturare il beneficio dello scivolo per poter avere accesso alla pensione al raggiungimento dei 30 anni lavorativi, come stabilito dalle normative di legge per i lavoratori del settore estrattivo e di cava.

La Femca Cisl è convinta che, solo attraverso questi strumenti, si possano dare concrete garanzie a tutte le maestranze Carbosulcis, e sulla base di queste proposte intendono concentrare un serio confronto con l’azionista.

 

 

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Il segretario generale Cisl Fabio Enne ed il segretario generale Femca Nino D’Orso, hanno diffuso una nota sulle prossime elezioni per il rinnovo della Rsu della Portovesme srl.

«L’imminente appuntamento rappresenta un importantissimo avvenimento a supporto delle attuali complicazioni che da anni si interpongono alla naturale continuità di marcia e al consolidamento occupazionale della fabbrica – sostengono Fabio Enne e Nino D’Orso -. In un momento assai delicato per il comparto industriale, la Cisl e la Femca proseguiranno nel voler essere protagonisti, come è sempre stato, sulla determinata azione a salvaguardia dell’attività produttiva, contrastando politiche lente e spesso in contrapposizione senza logica o spiegazione.»

«I nostri candidati Rsu, le segreterie territoriali, regionali e nazionali della Cisl e della Femca, manterranno inviolabile e razionale la disponibilità, che anche nel passato è stata fondamentale per la soluzione delle varie problematiche, attivando incontri con la politica regionale e nazionale, con esiti positivi che hanno permesso di arrivare lino ad oggi – aggiungono Fabio Enne e Nino D’Orso -. La nostra consapevolezza, tuttavia, suggerisce ancora massima attenzione ai problemi e ad eventuali sorprese sgradite, e quindi sarà maggiore la nostra funzione a garanzia di una prospettiva di lungo respiro.»

«Mantenere solide relazioni industriali con l’Azienda è un aspetto necessario, come è auspicabile da parte dell’Azienda agevolare la massima unità tra le maestranze, svolgendo un ruolo funzionale ed imparziale, nel rispetto democratico di tutti, in particolare nei momenti di rinnovi delle cariche di rappresentanza. Questo ultimo richiamo – concludono Fabio Enne e Nino D’Orso – è per noi considerato assodato e propedeutico alla conferma di un clima sereno.»

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Durissima presa di posizione del segretario generale Cisl Sulcis Iglesiente Fabio Enne e del segretario generale Femca Cisl Nino D’Orso, sulla situazione d’emergenza della Portovesme srl.

«A distanza di 2 settimane, esattamente dal 4 luglio, data in cui si è svolto un incontro richiesto da Confindustria Sardegna per fare il punto della già gravissima situazione della Portovesme srl – scrivono in un comunicato Fabio Enne e Nino D’Orso – la Cisl presente ai massimi livelli confederali e di categoria, dichiarava un sonoro rifiuto verso la scandalosa indifferenza istituzionale per la soluzione, transitoria e definitiva, delle problematiche che impedissero la fermata degli impianti.»

«A questo la Cisl, nella stessa sede di Confindustria, ha espresso malessere nei confronti dell’Azienda invitandola a recuperare corrette relazioni industriali, nello stesso tempo dichiarava a Cgil e Uil, un comportamento corretto, rispettoso ed attento, in particolare sull’unità di intenti – aggiungono Fabio Enne e Nino D’Orso -. La registrazione delle cose dette in riunione può essere utile per capire la nostra posizione odierna, oltreché, documentare la nostra linea sulla vertenzaLa stessa Confindustria, dopo avere sentito le nostre posizioni, condivideva e invitava tutti ad essere più efficaci nelle azioni da mettere in campo per portare a casa i risultati. La nostra proposta oggi è confermata dalla mancanza di risposte immediate e utili ad evitare la fermata produttiva. Abbiamo indicato una direzione verso Roma, Ministero Ambiente, perché alcune soluzioni percorribili dipendono dallo stesso.»

«Sono state fatte richieste di incontro verso il Ministero, a dire il vero, anche in questa occasione con richieste separate, e per essere conseguenti, pareva ovvio arrivare al Dicastero, con la sana determinazione che in altre circostanze abbiamo inseguito e perseguito unitariamente. Anche oggi assistiamo ad iniziative che dovevano prevedere una decisione da intraprendere fra tutti i soggetti coinvolti, ivi compresa la Cisl, ma purtroppo registriamo le solite azioni inconcludenti e poco utili – sottolineano ancora Fabio Enne e Nino D’Orso –. Occupare una sede in “disuso”, può servire a togliere le ragnatele. Proseguire a far finta di niente pur di non disturbare chi ha le responsabilità sulle procedure da attivare immediatamente per salvaguardare la continuità di marcia dello stabilimento, non rientra nella nostra caratteristica. Lo stabilimento è un bene prezioso che non può essere gestito nelle sue problematiche da stati ansiosi né tantomeno da metodi che tendono a primogeniture poco funzionali, quando esse oltre a non ottenere i risultati sperati, creano fratture nei rapporti e nel raggiungimento degli obiettivi. Vogliano, questa volta, informare i livelli regionali della Cgil e della Uil, partendo da una nostra convinzione che, in considerazione di quanto suddetto, ci obbliga ad attraversare il Tirreno in solitudine come organizzazione ma in forte compagnia con i tanti che sono stufi di una Politica del nulla.»

«Partiremo a Roma e faremo tutto ciò che sarà possibile per ottenere veloci soluzioni da questo Governo e dal Ministero competente. Restiamo convinti – concludono Fabio Enne e Nino D’Orso – che il nostro ruolo sindacale debba essere autonomo dai partiti e preferiamo un serio confronto con l’Azienda, anche con toni altri se necessario, esigendo dalla stessa e dai suoi rappresentanti, il massimo rispetto.»

 

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Si è svolto mercoledì 12 aprile, all’assessorato regionale dell’Industria, l’incontro richiesto dalle organizzazioni sindacali regionali e territoriali di categoria per esaminare la situazione produttiva e societaria degli stabilimenti di Villacidro e Iglesias della Sar.Med, rappresentata all’incontro dall’ing. Luciano Fecondini, amministratore delegato dell’Azienda.

«L’amministratore ha confermato che è intenzione della società chiudere lo stabilimento di Villacidro entro la fine dell’anno e di trasferire tutto il personale nell’unità produttiva di Iglesias, allo scopo di ridurre i costi di gestione che attualmente sarebbero in perdita di circa 60mila euro al mese, confermando inoltre che l’Azienda non è interessata a rilevare altri capannoni della zona industriale, nonostante il sostegno dichiarato dal Consorzio Industriale di Villacidro al fine di risolvere i problemi infrastrutturali ed eliminare le diseconomie – scrivono in una nota Giacomo Migheli, Emanuele Madeddu e Francesco Garau della Filctem-CGIL, Marco Nappi e Nino d’Orso della Femca-CISL e Tore Sini della Uiltec-UIL –L’amministratore ha inoltre confermato che, considerata la ristrettezza degli spazi a disposizione, la linea produttiva dello stampaggio dello stabilimento di Villacidro verrà trasferito in Tunisia, con la conseguente mancata conferma di quei lavoratori assunti con contratto a tempo determinato.»

«La società ha evidenziato che per acquisire il terreno adiacente allo stabilimento di Iglesias, utile per l’ampliamento dello stesso, ci sono voluti 21 mesi vanificando i progetti iniziali previsti, ritardi causati soprattutto dai limiti infrastrutturali della Zona industriale», aggiungono i rappresentanti delle segreterie regionali e delle segreterie territoriali Medio Campidano e Sulcis Iglesiente.

Le organizzazioni sindacali, rimarcando il fatto che la chiusura dello stabilimento di Villacidro rappresenterebbe una grave perdita per il tessuto produttivo di un territorio importante, hanno ribadito con forza che la Sardegna non  può  perdere una parte strategica della filiera della produzione, per cui hanno sollecitato l’assessore regionale dell’Industria Maria Grazia Piras ad assumere tutte le azioni necessarie e finalizzate ad evitare il trasferimento della linea produttiva dello stampaggio in Tunisia.

L’assessore, condividendo le richieste sindacali, si è impegnata ad accompagnare nei prossimi mesi la Sar.Med nel percorso di riduzione delle diseconomie, attraverso lo snellimento della burocrazia e l’utilizzo degli strumenti regionali previsti a sostegno delle imprese. Le parti hanno convenuto di reincontrarsi tra circa 2 mesi, su convocazione dell’assessore dell’Industria, per un nuovo esame della situazione e per verificare l’esito dei passaggi di carattere operativo intercorsi tra l’Azienda e la Regione Sarda.