16 April, 2024
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I dipartimenti dell’Aou di Sassari hanno i loro direttori. Sono stati nominati mercoledì con delibera del direttore generale con la quale sono stati nominati anche i vice direttori di dipartimento e i coordinatori di area funzionale dipartimentale. Sempre mercoledì, è stato costituito il collegio di direzione dell’Aou di Sassari.

«Abbiamo creato una squadra di professionisti clinici – afferma il direttore generale Antonio D’Urso – che supporteranno la direzione aziendale nel governo dell’Aou. Un’attività corale e condivisa che, assieme alla professionalità degli attori coinvolti, deve rappresentare e contraddistinguere l’azione della nostra azienda.»

Sono undici i direttori di dipartimento nominati dal direttore generale: dieci quelli dei dipartimenti dell’assistenza integrata e uno del dipartimento amministrativo e tecnico. Per quanto riguarda i primi, cinque sono direzione universitaria e cinque a direzione ospedaliera.

Per quelli a direzione universitaria, il direttore generale Antonio D’Urso ha preso atto della nota del rettore dell’Ateneo turritano Massimo Carpinelli che ha indicato quale direttore del dipartimento Emergenza Urgenza Pierpaolo Terragni, per quello Chirurgico Alberto Porcu, per quello Oncoematologico Gian Vittorio Campus, per quello della Tutela della Salute donna e bambino Salvatore Dessole, per il dipartimento Tutela delle fragilità Stefano Sotgiu.

Per quelli a direzione ospedaliera, il rettore dell’Università di Sassari ha espresso parere favorevole sulle nomine comunicate dal direttore generale. Queste ultime, sulla base del regolamento per l’organizzazione e funzionamento dei dipartimenti, sono state fatte sui candidati in possesso dei requisiti validi. I loro nominativi sono venuti fuori dalle riunioni dei comitati di dipartimento che si sono svolte nei giorni scorsi. Direttore del dipartimento Medico sarà Francesco Bandiera, del dipartimento Specialità mediche e della riabilitazione Maria Cossu, del dipartimento Neuroscienze testa collo Francesco Bussu, del dipartimento Cardio toraco vascolare Pierfranco Terrosu e del dipartimento Farmaco e diagnostica Stefano Profili.

Chiara Seazzu, infine, sarà il direttore del dipartimento amministrativo e tecnico.

Contestuali quindi le nomine dei coordinatori di area funzionale dipartimentale. Per il dipartimento Farmaco e diagnostica saranno Stefano Profili all’area della diagnostica per Immagini e interventistica quindi Salvatore Rubino all’area della diagnostica di laboratorio. Per il dipartimento amministrativo e Tecnico, invece, Chiara Seazzu all’area amministrativa e Luigi Spanu all’area tecnica.

Nominati anche i vice direttori del dipartimento Farmaco e diagnostica, sarà Salvatore Rubino, e del dipartimento amministrativo e tecnico, sarà Luigi Spanu.

Successivamente saranno nominati gli altri vice direttori di dipartimento. Restano ancora da istituire il comitato di dipartimento delle Professioni sanitarie e da nominare il relativo direttore.

L’incarico di direttore di dipartimento ha natura fiduciaria, è triennale, rinnovabile a seguito di valutazione e decade in ogni caso trascorsi 90 giorni dalla cessazione dell’incarico di direttore generale.

È stato costituito, infine, il collegio di direzione, cioè l’organo deputato a supportare la direzione strategica nel perseguimento della missione aziendale e nel governo complessivo dell’azienda.

È formato dal direttore generale che lo presiede, quindi dal direttore sanitario, Nicolò Orrù, e amministrativo, Lorenzo Pescini, dai direttori di dipartimento, dal direttore della direzione Medica di presidio, Bruno Contu, e dal direttore Igiene e controllo delle infezioni ospedaliere Ida Mura. A questi componenti con diritto di voto si affiancano i componenti senza diritto di voto rappresentati dai vice direttore del dipartimento Farmaco e diagnostica e dal vice direttore del dipartimento amministrativo e tecnico, quindi dal direttore della struttura complessa di Farmacia, Gabriella Carmelita, e dal direttore della struttura complessa delle Professioni sanitarie, Pina Brocchi.

 

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«L’incontinenza urinaria femminile interessa il 25 per cento delle donne nell’arco della loro vita, aumenta con l’aumentare dell’età e colpisce sino al 60 per cento delle donne in postmenopausa. Una situazione che altera la qualità della vita, con importanti costi per la società per disabilità associate e assenze dal posto di lavoro.»

Lo ha detto Salvatore Dessole, direttore dell’unità operativa complessa di Ginecologia e Ostetricia dell’Aou di Sassari, in apertura del corso sulle patologie del pavimento pelvico femminile, l’incontinenza urinaria femminile e il prolasso degli organi pelvici che si è aperto ieri mattina nell’aula magna della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’ateneo sassarese.

Una patologia che – è stato detto – riguarda la «terza fase della maturità» della donna, cioè dopo i 60 anni. Tra i vari fattori che possono determinare e aumentare il fenomeno, a esempio, vengono elencati il parto naturale che “stressa” la regione pelvica, poi alcuni interventi chirurgici come quello di rimozione dell’utero e, ancora, ereditarietà, malattie neurologiche e il prolasso genitale. «Questa patologia – ha aggiunto Salvatore Dessole – intacca la qualità di vita, mentre noi vorremmo che si invecchiasse sempre di più e bene».

Da qui la necessità di un inquadramento diagnostico-terapeutico della malattia, con i percorsi diagnostici terapeutici assistenziali mirati alla cura dell’incontinenza urinaria femminile e del prolasso degli organi pelvici.

Il corso, organizzato dall’unità operativa complessa di Ginecologia e Ostetricia dell’Aou di Sassari e incentrato sull’aspetto di un’azione multidisciplinare, ha visto alternarsi al tavolo dei relatori medici specialisti in Ginecologia e ostetricia, in Urologia, in Chirurgia generale, in Colon-proctologia. Il confronto scientifico ha visto anche la partecipazione di ostetriche e fisioterapisti.

«L’approccio di questo corso – ha sottolineato il direttore generale dell’Aou Antonio D’Urso – è nuovo e non si concentra sulla malattia in senso stretto ma sul percorso del paziente e vede protagonisti ginecologi, urologi, ostetriche, fisioterapiste e altri professionisti che del pavimento pelvico fanno il centro del loro interesse professionale. Un approccio che ha due effetti: sull’efficacia clinica del trattamento e sull’efficienza, importante in un momento in cui le risorse sono limitate e definite», ha chiuso Antonio D’Urso.

Una patologia invalidante quindi dal punto di vista della vita di relazione, con risvolti psicologici. Una malattia di cui non si conosce ancora l’incidenza, con un range che oscilla tra il 5 e il 65 per cento della popolazione femminile. «Una malattia silenziosa – ha detto Pier Luigi Cherchi, direttore della scuola di specializzazione in Ginecologia e Ostetricia di Sassari – le donne si rifiutano di parlarne ma che, se non curata in tempo, peggiora progressivamente». Dall’incontro è emerso che le donne sono più colpite degli uomini, con una casistica di nove a uno. «Una sitazione dovuta, in parte, al parto vaginale naturale che determina uno sfiancamento del pavimento pelvico, con riflessi su prolassi e incontinenza urinaria», ha aggiunto Pier Luigi Cherchi.

Spesso in molte donne quindi c’è anche un vissuto di solitudine, di tristezza che può sfociare anche in una depressione. «È chiaro che prevenire queste malattie e curarle in tempo – ha detto Alberto Porcu, direttore del dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale dell’Aou – deve essere l’obiettivo di una moderna società che vuole assicurare una vita più lunga e una buona qualità di vita».

Prima dell’inizio dei lavori, durante i quali i maggiori professionisti sardi della materia si sono succeduti al tavolo dei relatori, sono intervenuti anche il preside della Facoltà di Medicina di Sassari Giuseppe Passiu, Maddalena Tedde presidente dell’ordine delle Ostetriche della provincia di Sassari e Olbia-Tempio e Andrea Piana coordinatore del dottorato di ricerca in Scienze Biomediche.

Durante i lavori si è parlato di terapia riabilitativa e medica, dei pro e dei contro dell’approccio chirurgico mininvasivo, alla luce anche dei dati provenienti dalle nuove pubblicazioni scintifiche. Sono state presentate le nuove terapie chirurgiche dell’incontinenza urinaria da sforzo. Sono state discusse, poi, le innovative terapie del prolasso genitale che prevedono l’utilizzo di protesi di ultima generazione biocompatibili, efficaci nella risoluzione del difetto anatomico e funzionale e, al tempo stesso, sicure in mani esperte.

L’incontro si è svolto sotto l’egida della associazione italiana di Uroginecologia (Aiug) e con il patrocinio del dottorato di ricerca in Scienze Biomediche dell’Università di Sassari.

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Le patologie del pavimento pelvico femminile, l’incontinenza urinaria femminile e il prolasso degli organi pelvici, saranno i temi portanti del corso in uroginecologia in programma il 9 marzo nell’aula magna della Facoltà di Medicina e Chirurgia, nel complesso biologico di viale San Pietro. Il corso, organizzato dall’unità operativa complessa di Ginecologia e Ostetricia dell’Aou di Sassari diretta da Salvatore Dessole, punta ad aumentare la “cultura uroginecologica”, con particolare riferimento alle terapie non invasive. All’incontro, che prenderà il via alle ore 9.00, sono stati coinvolti i maggiori esperti uroginecologi della Sardegna. I lavori saranno aperti dai saluti del rettore dell’Università di Sassari Massimo Carpinelli del direttore generale dell’Aou di Sassari Antonio D’Urso.

Un corso multidisciplinare che vedrà alternarsi al tavolo dei relatori medici specialisti in Ginecologia e ostetricia, in Urologia, in Chirurgia generale, in Colon-proctologia. Il confronto scientifico sarà aperto anche a ostetriche e fisioterapisti che evidenzieranno le diverse figure professionali coinvolte nella cura delle disfunzioni del pavimento pelvico.

Due le sessioni previste nell’aula magna, una mattutina e una pomeridiana. Nella mattinata medici ginecologi, ostetriche, chirurghi e fisioterapisti, presenteranno l’inquadramento diagnostico-terapeutico con i percorsi diagnostici terapeutici assistenziali (Pdta o anche ‘care pathway’) dell’incontinenza urinaria femminile e del prolasso degli organi pelvici. Nel pomeriggio i chirurghi uroginecologi mostreranno i video degli interventi chirurgici di cura della dell’incontinenza urinaria e di ricostruzione dei difetti del pavimento pelvico. Sempre nel pomeriggio, ma nell’aula A, sarà presentato il percorso ostetrico di riabilitazione del pavimento pelvico per il trattamento non invasivo delle disfunzioni perineali.

Gli argomenti, inoltre, riguarderanno sia la terapia riabilitativa e medica sia i pro e i contro dell’approccio chirurgico mininvasivo, alla luce anche dei dati provenienti dalle nuove pubblicazioni scintifiche. Saranno presentate le nuove terapie chirurgiche dell’incontinenza urinaria da sforzo. Saranno discusse, poi, le innovative terapie del prolasso genitale che prevedono l’utilizzo di protesi di ultima generazione biocompatibili, efficaci nella risoluzione del difetto anatomico e funzionale e, al tempo stesso, sicure in mani esperte.

L’incontro si svolge sotto l’egida della associazione italiana di Uroginecologia (Aiug) e con il patrocinio del dottorato di ricerca in Scienze Biomediche dell’Università di Sassari.

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Nella clinica di Ginecologia e Ostetricia dell’Aou di Sassari è Nicolò Merella il primo nato nell’isola. L’attestazione di nascita, trascritta dall’ostetrica Elisabetta Cocco che ha assistito la neo mamma, riporta l’orario 00,00 e un peso di 3,315 kg.

Per la mamma Alessandra Poddighe, 29 anni, ed il papà Giovanni Merella, 27, si tratta del primo figlio.

Una grandissima emozione per i neo genitori di Sassari, lui impiegato e lei ex judoca, pluricampionessa regionale, vincitrice del gran prix 2004 e nello stesso anno parte della selezione italiana ai compionati europei di judo a Rotterdam. «Abbiamo “combattuto” sino a mezzanotte – afferma Alessandra – ma questo è stato il combattimento più grande».

«È bellissimo – aggiunge il papà Giovanni – e questo basta a spiegare l’emozione.»

Per il nonno Mario Poddighe si tratta già di un bimbo da record, «appena nato è già un piccolo campione».

Per loro gli auguri anche del direttore della Clinica, Salvatore Dessole, che questa mattina in reparto ha voluto salutare i genitori e il nuovo piccolo nato con parto naturale.

Ha salutato il 2017 la piccola Teresa Scanu, nata alle ore 20,30 del 31 dicembre con il peso di 2,5 kg.

Felicità per i genitori Michela Chessa, 36 anni, e Giovanni Scanu, 37, artigiano a Sassari. Per loro una felicità da condividere con il loro primogenito di 5 anni e mezzo.

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Le parole d’ordine sono prevenzione e vaccinazioni, a partire dai giovani, ragazzi e ragazze, quindi un invito ad aderire alle campagne di screening che consentono di raggiungere una più ampia fascia di popolazione. Al centro ci sono alcune malattie a trasmissione sessuale che possono evolvere in tumori. A salire sul banco degli imputati il virus dell’Hpv che può provocare il cancro dell’utero ma anche implicato in altri tipi di tumori come quello della cavità orofaringea, anale, dei genitali esterni ma anche di tumori distanti dalle sedi muco-cutanee.

«Al momento la Sardegna è al primo posto per quanto riguarda l’uso dei contraccettivi orali – afferma Salvatore Dessole, direttore della clinica di Ostetricia e ginecologia dell’Aou di Sassari – ma in generale, per quanto riguarda la prevenzione del carcinoma del collo dell’utero, della mammella, del colon, per gli screening si potrebbe fare di più. Sono necessari dibattiti più ampi e campagne di informazione nelle scuole ma, sicuramente, è stata una grande conquista l’introduzione della vaccinazione contro l’Hpv nelle ragazze dodicenni».

Una pratica quella della vaccinazione che – sostengono in molti – deve essere diffusa, perché rappresenta il modo migliore per eradicare il tumore al collo dell’utero.

L’infezione da virus Hpv è molto frequente e, se di solito non causa alcuna alterazione e si risolve da sola, in una piccola parte dei casi provoca lesioni al collo dell’utero che, se non curate, possono progredire lentamente verso forme tumorali.

In Sardegna non ci sono studi che indicano l’incidenza ma la situazione tra Nord e Sud dell’isola è simile, mentre cambia la diffusione del genotipo: l’Hpv51 è più presente al settentrione mentre l’Hpv16/18 al meridione della Sardegna.

«Auspichiamo che la Regione Sardegna – afferma Salvatore Dessole – inserisca nei Lea le vaccinazioni gratuite anche per i ragazzi che iniziano la loro attività sessuale con alcuni anni di ritardo rispetto alle ragazze. Ma è necessario incoraggiare lo screening con il pap test, anche dopo la vaccinazione. E se non ci sono studi sull’incidenza, questi – conclude Salvatore Dessole – ci dicono che l’infezione è frequente nei giovani: nel 10 per cento resta nell’organismo e nell’1 per cento può dare il tumore del collo dell’utero».

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Hanno raccontato la loro storia, quella delle loro bambine, Luna, Gaia e Francesca, le paure vissute dopo il parto prematuro, la vita nel reparto, le loro emozioni, la grande attenzione e l’affetto ricevuto. Sono le tre mamme che, questa mattina nella clinica di Neonatologia e terapia intensiva neonatale dell’Aou di Sassari, hanno portato la loro testimonianza davanti a un pubblico numerose di “visitatori” che ha partecipato all’open day organizzato dalla struttura di viale San Pietro in occasione della “Giornata mondiale della prematurità”.

In tanti, dentro la piccola biblioteca dell’istituto di Neonatologia, si sono stretti attorno alle tre mamme, si sono commossi e chi tra i presenti non ha trovato la forza di raccontare la propria storia, si è riconosciuto in quei racconti. Le figlie delle tre “testimoni” adesso sono cresciute: la più piccola ha quasi due anni, un’altra 13 e la più grande 28 e quest’ultima, sette mesi fa, è diventata a sua volta mamma di un’altra bambina.

Tra gli ospiti c’era anche Daniele che oggi ha 27 anni e che nella clinica è arrivato quando di settimane ne aveva appena 23 e pesava poco più di 500 grammi.

Storie a lieto fine che, in alcuni casi, si intrecciano con altre storie di chi, invece, non ce l’ha fatta, nonostante gli sforzi della medicina che, dagli anni Sessanta a oggi, ha ridotto notevolmente i tassi di mortalità dei neonati prematuri. Il tasso di sopravvivenza per i neonati prematuri, infatti, è in continuo miglioramento grazie ai progressi compiuti dalla scienza.

Un open day, quello di questa mattina, che ha condotto il “visitatore” lungo un percorso di immagini, video e foto sino alle porte della terapia intensiva dove, all’interno delle incubatrici, i piccoli sono seguiti da medici, infermieri, personale di supporto e genitori nel loro cammino verso la “maturità”. Ed è proprio alle porte della terapia intensiva che è stato inaugurato l’angolo dei ricordi, con quattro bacheche che raccolgono foto, disegni e lettere dei genitori che raccontano le loro storie.

«Avete lasciato il segno – ha detto il direttore sanitario dell’Aou Nicolò Orru, rivolto al personale della Neonatologia – ed è significativo vedere l’affetto che i genitori rivolgono agli operatori che li sostengono nell’avviare un precoce contatto con il piccolo neonato e nel favorire l’allattamento materno, che potrà proseguire anche dopo le dimissioni.»

L’open day quindi ha colto nel segno e permesso di raccontare la realtà della prematurità e le problematiche a essa legate. Per la Clinica di Neonatologia l’iniziativa voleva essere l’occasione per trasmettere anche un messaggio di speranza all’esterno della mura, dove racchiude e protegge quei piccoli bimbi nati troppo presto e che pesano poco più di una piuma.

Se in Italia, ogni anno nascono circa 40mila bambini prematuri che rappresentano il 6,9-7 per cento dei nati, a Sassari la percentuale sale sino al 13,5 per cento. «Si tratta di un dato riconducibile al fatto che – ha spiegato Giorgio Olzai – nella clinica di Ostetricia dell’Aou, vengono conteggiate anche le gravidanze a rischio del bacino di utenza della Neonatologia».

Nel 2016 al primo piano della palazzina del Materno infantile sono stati ospitati 440 neonati, la metà circa dei quali nati prima della 37ª settimana.

Il bambino pretermine inizia un percorso in salita, con difficoltà inizialmente massime, dovute all’immaturità degli organi. Un cammino complesso e complicato con esiti che, in alcuni casi, il bambino porterà con sé per tutta la vita. Tra i problemi più frequenti si segnalano quelli respiratori e quelli visivi. «Dobbiamo fare in modo che – ha aggiunto la neonatologa Giuseppina Spanedda – il nuovo ambiente che accoglie i bambini sia il più ospitale possibile». «E dei bambini dobbiamo capirne lo stato e i loro bisogni alimentari», ha aggiunto l’infermiera Maria Zicchi che commossa ha spiegato il funzionamento del reparto che vanta una storia di quasi 40 anni.

La struttura, inoltre, ha pensato anche alle mamme, per le quali la Neonatologia è arrivata a prevedere una sezione balie in grado di ospitare 12 mamme per il soggiorno notturno e altre ancora per il soggiorno diurno.

All’incontro di oggi hanno partecipato anche il direttore della clinica di Ginecologia e ostetricia Salvatore Dessole, quindi la responsabile del Servizio infermieristico dell’Aou Pina Brocchi, e ancora Angelo Dore sino al 2012 direttore della Neonatologia, Rachele Corti neonatologa storica del reparto e adesso in pensione.

Erano presenti poi le rappresentanti locali dell’Unicef e della Uisp che operano nel reparto.

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Un libro colorato, con lettere, numeri, il disegno di un bebè e un fiore di stoffa rosso e giallo; al suo interno, nel centro un segnalibro con una farfalla colorata e una fascetta rossa con all’estremità una penna. È il “quaderno delle dediche” che genitori, zii, nonni, fratelli e parenti potranno utilizzare per scrivere una dedica in occasione della nascita del loro nuovo piccolo. Il volumetto è stato collocato all’ingresso del reparto di Ostetricia, al quarto piano della clinica di viale San Pietro. Il progetto è della direzione sanitaria del presidio ospedaliero dell’Aou di Sassari.

«L’iniziativa – spiega Bruno Contu, direttore del presidio ospedaliero – nasce dall’idea di dare ai parenti del nuovo nato l’opportunità di esprimere la propria felicità, così da testimoniare questa esperienza unica. Ma – aggiunge – deriva anche, e soprattutto, dall’esigenza di arginare il malcostume di imbrattare i muri dell’atrio, delle scale e le pareti degli ascensori.»

Più di una volta l’azienda ospedaliero universitaria, con dispendio di risorse, è intervenuta per ripulire, tinteggiare e rimettere a nuovo i muri del quarto piano della clinica. L’intervento più recente risale ad appena due mesi fa. Non è bastata neanche la lavagna lucida posizionata al nido, accanto alle vetrate alle quali in tanti si sono accostati per osservare i loro pargoletti. Qualcuno ha preferito usare pennarelli indelebili e, altri, non trovando più spazio, hanno dato sfogo alla loro felicità sulla parete alla quale la lavagna è appesa.

Di recente i “graffiti” sono ricomparsi all’ingresso del reparto, sulle scale e in prossimità degli ascensori. Nomi, date di nascita, cuori e sorrisi che esprimono la gioia del momento ma che rendono le pareti della clinica simili alle mura di palazzi abbandonati e in degrado.

«Con questo quaderno in tanti, adesso, potranno scrivere le loro dediche – afferma Salvatore Dessole, direttore della clinica di Ostetricia e ginecologia – e la speranza è che l’iniziativa possa servire a suscitare una maggiore educazione da parte di tutti.»

All’ingresso degli ascensori, al loro interno, e poi a tutti i piani è stato affisso un cartello, con raffigurato un bebè che, da una parte, ricorda quanto sia incivile imbrattare i muri della clinica, dall’altra, invita genitori e parenti a scrivere un pensiero sul quaderno delle dediche che si trova in reparto. Le dediche più belle, i pensieri più commoventi e coinvolgenti potranno essere selezioni dalla direzione di presidio ed essere anche pubblicati sul sito web dell’Aou di Sassari, su un quaderno elettronico delle dediche.

L’ufficio tecnico, intanto, sta già programmando un nuovo intervento di pulizia delle pareti mentre, già da qualche tempo, sono state installate negli atrii e nelle scale alcune videocamere di sorveglianza. Un possibile deterrente nei riguardi di chi continua a sporcare i muri della clinica, nonostante il divieto e il richiamo all’articolo 639 del codice penale che prevede interventi severi per chi imbratta e deturpa «le cose altrui» (reclusione da uno a sei mesi e multe sino a mille euro se il fatto è commesso su beni immobili o su mezzi di trasporto pubblici o privati; ma anche la reclusione sino a un anno e multe sino a tremila euro per chi deturpa cose di interesse storico e artistico, e poi reclusione sino a due anni e una multa sino a 10mila euro nei casi di recidiva).

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In linea con la media nazionale e decisamente meglio della media sarda. Anche la comparazione sui parti cesarei primari conferma la qualità delle cure e dell’assistenza dell’Azienda ospedaliero universitaria di Cagliari e della sua Clinica di Ostetricia e Ginecologia diretta dal professor Gian Benedetto Melis. Nel report del piano nazionale esiti, la struttura del Policlinico Duilio Casula ha una percentuale di tagli cesarei primari del 26.24% contro il 32,6 per cento della media sarda. Un risultato eccellente celebrato questi giorni a Cagliari da Michael Robson del National Maternity Hospital di Dublino, autore della classificazione utilizzata in tutto il mondo e ospite d’onore al Corso teorico pratico sul ricorso al taglio cesareo”, organizzato presso il Policlinico dalla dottoressa Alessandra Meloni con il professor Gian Benedetto Melis in occasione del Congresso nazionale “Dalla cura all’aver cura della donna nell’Universo tecnologico della Ginecologia e Ostetricia”, che ha portato a Cagliari, luminari e scienziati più importanti d’Italia e d’Europa, con la collaborazione della professoressa Piera Poletti e del professor Salvatore Dessole.

«Il corso – hanno spiegato Gian Benedetto Melis e Alessandra Meloni – ha offerto l’opportunità ai partecipanti di cogliere appieno il significato e il valore della Classificazione in 10 gruppi di Robson dalla stessa voce del suo ideatore. Michael Robson ha sottolineato l’importanza di considerare le categorie dei tagli cesarei come punto di partenza nella comprensione dei processi e degli eventi che conducono al taglio cesareo e che i cardini dell’assistenza si fondano sulla qualità e la sicurezza. Qualità e sicurezza sono ciò cui aspirano gli operatori e i cittadini, direttamente correlati agli outcomes cioè la guida dei processi di cura ed umanizzazione.»
Michael Robson ha inoltre raccomandato, come proposto nella dichiarazione dell’OMS del 2015, che il numero dei tagli cesarei non debba più essere considerato in sé, troppo alto o troppo basso, ma sia necessario valutarne gli esiti. La classificazione consente la comparazione dei dati della propria attività con quelli precedenti e futuri, relativi allo stesso punto nascita, a punti nascita di diverse aree geografiche e dalla cui analisi possono emergere differenze epidemiologiche, culturali e gestionali. Classificare i tagli cesarei secondo una classificazione universale non significa, dunque, solo identificare delle categorie ma adottare un diverso modo di pensare.
Dal confronto con Antonello Antonelli, coordinatore del Servizio Qualità dell’assessorato della Salute e dei Servizi sociali della Regione, conclude Alessandra Meloni, «è emersa l’assoluta importanza dell’uniformità, accuratezza e qualità dei dati come base  per ottenere risultati comparabili, che rispettino la realtà clinica e che consentano un audit continuo sulla modalità del parto e sulla salute materna e neonatale».
Michael Robson si è complimentato con il gruppo di lavoro per la passione, la competenza ed il gioco di squadra emersi durante il corso.

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Da mercoledì 13 a sabato 16 luglio il centro congressi del T-Hotel, Cagliari – ospita il congresso nazionale “Dalla cura all’aver cura della donna nell’universo tecnologico della ginecologia e ostetricia”. Il “Corso teorico pratico sul ricorso al taglio cesareo, classificazione di Robson e analisi dati” si tiene il 13 luglio dalle 9.00 alle 12.30, nell’aula della direzione sanitaria del Policlinico “Duilio Casula” di Monserrato, precede i lavori congressuali.

Al corso – teso a fornire presupposti clinici, metodologici e interpretativi della classificazione in 10 gruppi dei tagli cesarei di Robson – prende parte lo specialista chi li ha ideati, Michael Robson. Docente e ricercatore di fama mondiale, il professor Robson – Consultant obstetrician and gynaecologist al National maternity hospital di Dublino, riferimento clinico e scientifico per l’Organizzazione mondiale per la Sanità – tiene una lectio magistralis. Tra i relatori anche Piera Poletti (responsabile Centro ricerca formazione, Padova; docente Master universitari; collaboratrice ministero Salute) e Antonello Antonelli (coordinatore “Qualità dei servizi sanitari”, direzione generale assessorato regionale Sanità). Il corso – max. 50 partecipanti – è dedicato a medici, ostetriche, personale amministrativo e rappresentanti dei media. Le iscrizioni si effettuano su scheda scaricabile da www.kassiopeagroup.com, da inviare per e-mail a barbarapanico@kassiopeagroup.com. I lavori, moderati dagli specialisti Salvatore Dessole e Alessandra Meloni, sono introdotti da Gian Benedetto Melis.

Da giovedì 14 a sabato 16 luglio al T-Hotel si dibatte di “Umanizzazione, scienza e tecnologia: un legame vincente nei diversi scenari della ginecologia e ostetricia” ad “Aver cura e curare il dolore al femminile”, “Dallo screening alla terapia dei tumori ginecologici” fino a “La donna tra tradizione ed innovazione: la veduta dell’antropologo e dell’artista di teatro” sono fra le tematiche del congresso nazionale “Dalla cura all’aver cura della donna nell’universo tecnologico della ginecologia e ostetricia”. I lavori curati dallo staff di Gian Benedetto Melis, ordinario ginecologia e ostetricia ateneo di Cagliari. Tra i temi al centro del congresso “La salute dell’individuo dalla vita intrauterina”, “Il travaglio di parto senza dolore. Che mezzi abbiamo? Quali risultati?”, “L’allattamento al seno: risvolti sulla salute psico-fisica della madre e del bambino”, “L’endometriosi: patologia dai mille volti clinici e personali. Dall’impatto emotivo della diagnosi alla cura e all’aver cura del dolore”, “Patologie benigne e maligne dell’apparato genitale”, “La diagnosi ecografica e radiologica preventiva e di supporto per le cure mediche e chirurgiche”, “Fertilità e Sterilità: dalla Fivet alle tecniche attuali” fino a “La cinquantenne di oggi: quanto la carenza ormonale incide sulla salute e sul dolore della donna. Quali i mezzi per curarla e averne cura”.

Il congresso è presieduto, oltre che dal professor Melis, da Salvatore Dessole (Sassari). I vice presidenti sono Pier Luigi Cherchi (Sassari), Antonio Macciò (Cagliari) e Bruno Piras (Cagliari). La segreteria scientifica è composta da Anna Maria Paoletti (Cagliari) e Giampiero Capobianco (Sassari).

THotel 42 copia

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Prende il via giovedì 23 ottobre, alle 8.45, al THotel di piazza Giovanni XXIII, a Cagliari, il X International workshop di neonatologia “The last ten years, the next ten years in Neonatology”. Ai lavori, curati dal professor Vassilios Fanos (direttore Patologia e terapia intensiva neonatale, puericultura e nido, dipartimento di scienze chirurgiche – università di Cagliari), intervengono, tra gli altri, Claudio Fabris (Torino), Salvatore Dessole (Sassari) e Dominique Haumont (Bruxelles). L’International workshop di neonatologia, con oltre cinquemila partecipanti alle precedenti edizioni, è riconosciuto dalle più quotate società scientifiche, dall’Unicef e ha l’Alto patronato del presidente della Repubblica. Il congresso si chiuderà sabato 25 ottobre.

Un percorso di alta qualità scientifica e accademica, ma anche l’evoluzione della neonatologia, tra assistenza, ricerca e didattica. Cinque giorni di lavori a cui prendono parte i migliori specialisti al mondo provenienti da una quarantina di nazioni. Gli atti del workshop, come nelle precedenti edizioni, saranno pubblicati su “Clinica Chimica Acta” e sul “Journal of Pediatric and Neonatal Individualized Medicine” (JPNIM). Il meeting ha i patrocini di Società Italiana Neonatologia, Società Italiana Pediatria, Union of European Neonatal and Perinatal Societies, Union of Mediterranean Neonatal Societes e International Federation of Clinical Chemistry (IFCC) and Laboratory Medicine.

Neonatologi, pediatri, ostetrici, perinatologi, laboratoristi, cardiologi pediatri e quanti si occupano di neonati sono il bersaglio del workshop. Previsti anche sei convegni satellite, un corso sulla gestione del dolore neonatale, la nona edizione del convegno neonatologico infermieristico “Terra di Sardegna” con gli infermieri di undici Centri di terapia intensiva neonatale. In scaletta anche il primo convegno “New Frontiers in Preventive and Social Pediatrics” (attenzione su cervello e anomalie cranio-facciali), la conferenza in New Trends in Neonatology (asfissia neonatale e Medical Humanities) e la conferenza su Neonatal and Pediatric Laboratory Medicine (soluzioni per ridurre la mortalità infantile). Infine, l’appuntamento prevede anche il primo corso internazionale su Perinatal Pathology: perinatologi e patologi affrontano in maniera sistematica e condivisa i grandi temi della Neonatologia.

Poster selezionati e riconoscimenti in denaro sono previsti per i contributi dei giovani specialisti dalla presidenza dei lavori che, oltre al professor Fanos, è composta da Michele Mussap, Gavino Faa, Peter Van Eyken, Apostolos Papageorgiou.