25 April, 2024
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Un 57enne di Sant’Antioco è stato denunciato a piede libero dai carabinieri della stazione di Sant’Antioco, ieri pomeriggio, per produzione e detenzione illecita di stupefacenti ai fini di spaccio.

In particolare, a seguito di una mirata perquisizione locale compiuta dai carabinieri, è emerso come nel cortile retrostante l’abitazione dell’uomo fossero collocati 6 vasi con all’interno piante di canapa indiana, e un’ulteriore esemplare emergeva altresì nel giardino dal terreno poco distante dai vasi. Si tratta di piante di un’altezza ricompresa fra 1 e 2 metri, del peso complessivo di 17,8 kg. All’interno dell’abitazione e più esattamente nel vano cucina, all’interno di un cassetto sono stati trovati 500 grammi di infiorescenze di cannabis in fase di essiccazione. Il tutto è stato repertato, impacchettato e posto sotto sequestro. In attesa di poter procedere alla distruzione di quel materiale, dei campioni della sostanza verranno inviati ai laboratori del RIS di Cagliari per le analisi chimico-tossicologiche.

Nel 1890 il dottor Paul Ehrlich coniò l’espressione “proiettili magici” per indicare i farmaci che uccidono i microbi.
Venerdì scorso, centotrent’anni dopo Ehrlich, Anthony Fauci, il massimo consulente medico della Casa Bianca, ha comunicato che l’Azienda Farmaceutica americana “Merk” ha concluso la sperimentazione di Fase III del “Molnupiravir”. Così è stato presentato al mondo il nuovo “proiettile magico” contro il Coronavirus. Si tratta di una molecola sintetica che ha la capacità di uccidere e bloccare la replicazione del Coronavirus sostituendo, con l’inganno, lo zucchero Ribosio dello RNA virale, con uno zucchero analogo, molto somigliante (insomma. una specie di polpetta avvelenata da mettere nella “pancia” del virus). Se la molecola viene assunta entro i primi 5 giorni dall’ infezione la malattia si ferma nel 50% dei casi e, comunque, si attenua fino ad impedire il ricovero e la morte del malato. Le sperimentazioni sono state condotte in “doppio cieco”, cioè: preso un campione di pazienti volontari e consenzienti, alla metà di questi, scelti a caso, viene somministrato il farmaco, mentre all’altra metà viene somministrato un placebo inefficace. E’ risultato che nel gruppo trattato col “Molnupiravir” nessuno è deceduto mentre nel secondo gruppo, quello non trattato, sono deceduti il 14 % dei pazienti. Inoltre i sopravvissuti del secondo gruppo hanno manifestato gravi patologie respiratorie, circolatorie e neurologiche nel periodo post-Covid.
Il risultato è stato talmente vistoso che la prosecuzione della sperimentazione sarebbe stata immorale.
L’Azienda, visti i risultati, ha interrotto la sperimentazione per non lasciar morire inutilmente quelli del secondo gruppo. Si sa che la MERK ha già chiesto alla FDA americana (FOOD and DRUGS Administration), e all’EMA europea European Medicines Agency) l’autorizzazione straordinaria alla messa in commercio del farmaco, passando così alla FASE IV. Pare che finora non si siano visti effetti tossici di rilevo.
Questa notizia è grandiosa.
Abbiamo tutt’oggi tre strumenti per proteggerci dal Covid-19, che continueremo ad usare, e cioè:
1° – la prevenzione: distanziamento, mascherina, lavaggio delle mani.
2° – la profilassi: i vaccini.
3° – La terapia farmacologica e l’ossigenoterapia.
La prevenzione e la profilassi vaccinica hanno mostrato i loro eccellenti risultati, ma anche il prezzo da pagare in termini di fatica organizzativa, di gravame economico mondiale, di immane danno sociale. Questi costi sociali resteranno nella storia.
La terapia è un problema assai complicato perché la malattia ha almeno tre fasi molto diverse, e per ogni fase esiste una terapia diversa.
La prima fase è costituita dai fenomeni collegati all’inizio dell’infezione che avviene subito dopo il contagio. E’ la fase in cui il paziente perde l’olfatto (anosmia) ed il gusto (ageusia), e sta relativamente bene.
In questa prima fase vi è una intensa moltiplicazione del virus dentro le cellule del contagiato. In questa fase il paziente è molto contagioso. Dato che sta benino, continua le sue attività limitandosi ad assumere Tachipirina, o Aspirina, o Nimesulide. Per questa fase, fino a poco tempo fa, non esisteva una terapia antivirale vera e propria. Poi sono diventati disponibili gli Anticorpi Monoclonali; ricordiamo quelli prodotti dalla Regeneron americana sul presidente Trump. Il problema nell’impiego degli anticorpi
monoclonali sta nell’impossibilità del loro utilizzo generalizzato. Infatti possono essere usati esclusivamente in fleboclisi, i pazienti ricoverati in Ospedale. Oltretutto, sono costosissimi.
Nella seconda fase della malattia la moltiplicazione virale rallenta, però si innesca la reazione infiammatoria con attivazione dei Macrofagi dei tessuti, e dei Linfociti del sangue: inizia la produzione massiva delle Interleukine. In questa fase si utilizzano gli antiinfiammatori come l’Aspirina, i Fans e, alla fine, il Cortisone e gli Antiossidanti.
La terza fase è quella del disastro. In questa fase compare la “tempesta citochinica”, provocata dalle Interleukine. Le Interleukine provocano gravissimi danni sia alle cellule infettate che a quelle sane dei polmoni, del cervello, del fegato, del sistema nervoso, del cuore, dei reni e del sistema circolatorio dei grandi vasi e del microcircolo (vasculiti). Muoiono tessuti interi e organi interi, come avviene nel caso dei polmoni. Le parti di polmone, fegato, reni o midollo o cervello colpiti e distrutti, vengono sostituite da tessuto fibroso cicatriziale che, per sua natura, è incapace di funzionare. Così avviene che i polmoni, diventati fibrotici, non riescono più a scambiare ossigeno. Per questo l’ossigenazione del sangue non è più possibile, neppure collegando il paziente al respiratore automatico e alla bombola di ossigeno. A questo punto non c’è più scampo: il paziente deve morire.
Nel passaggio dalla seconda alla terza fase della Covid-19 e in tutta la terza fase, si impiegano il cortisone e gli antiinfiammatori monoclonali, come il Tocilizumab, e l’Ossigenoterapia. Attualmente si usa con successo anche la Anakrina; un farmaco già impiegato da 20 anni per dominare l’infiammazione della artrite reumatoide in forma grave.
Da quanto appena descritto risulta evidente che l’unico modo di sperare di sfuggire alla distruzione dei tessuti degli organi vitali consiste nel bloccare la malattia già alla prima fase.
Fino ad oggi l’unico modo di fermare la malattia alla prima fase consisteva nella infusione precoce endovena degli Anticorpi Monoclonali. Cura poco disponibile per la generalità dei casi.
La notizia che il “Molnupiravir Merk” può bloccare la malattia già nella prima fase è importante quanto la scoperta dei vaccini a mRNA. C’è una grande differenza: chiunque al mondo potrà avere le capsule del farmaco e usarle immediatamente al primo sospetto di contagio. Questo farmaco sarà disponibile in farmacia come lo è l’Aspirina. Proprio la “disponibilità” è l’arma vincente. Cosa non così semplice con il vaccino: abbiamo visto i problemi organizzativi, sociali, politici, e ideologici connessi.
Attenzione: le norme di prevenzione come il distanziamento ed il lavaggio delle mani saranno sempre indispensabili; così pure lo sarà il vaccino. Tuttavia, presto col nuovo farmaco ci troveremo in una situazione più semplice, simile a quella che sperimentiamo quando, in corso di tonsillite streptococcica febbrile, prendiamo l’antibiotico in capsule o in sciroppo prescritto dal medico.
Il farmaco “Molnupiravir” della Merk parla americano, esattamente come i vaccini Pfizer, Moderna e Johnson e Johnson. L’Europa dovrebbe pensare di più a capire le motivazioni per cui l’America stia vincendo la “medaglia d’oro” nella gara alla scoperta delle cure contro il Coronavirus.
In verità, in passato il linguaggio scientifico internazionale era il tedesco e i primi farmaci antibatterici salvavita del 1900 parlavano tedesco.
Il dottor Paul Ehrlich, un prussiano, che negli ultimi decenni del 1800 aveva frequentato e assistito Robert Kock, aveva anche partecipato alla messa a punto dei sieri contro la difterite e il tetano. Aveva capito che in quei “sieri” vi erano gli “anticorpi specifici” capaci di uccidere gli agenti infettanti e le loro tossine senza fare danni. Per questo elaborò l’espressione “proiettili magici” in quanto gli anticorpi erano capaci di uccidere i microbi senza fare danni collaterali. Il dottor Ehrlich, che aveva assistito alla nascita della “sieroterapia” si era convinto che fosse possibile identificare sostanze chimiche capaci di uccidere i microbi senza uccidere le cellule dell’organismo. Coltivava questa idea da un paio di decenni quando gli si presentò l’occasione adatta per mettere alla prova la sua teoria. Nell’anno 1905 i dottori Scheudin e Hofmann scoprirono la spirocheta pallida, l’agente della terribile Lue. La Lue era già da secoli una malattia temutissima ed estremamente diffusa. L’aveva porta dall’America Cristoforo Colombo, al ritorno dal Nuovo Continente nel 1492. Il suo equipaggio era stato contagiato dalle popolazioni centroamericane e i marinai diffusero subito il contagio in Spagna e Portogallo. Poi il contagio si estese alla Francia, all’Italia e a tutta Europa. Da qui si diffuse in Asia ed Africa attraverso le navi commerciali e gli eserciti. La Spirocheta dapprima dava manifestazioni cutanee, poi si localizzava in tutti gli organi (fegato, reni, cervello, ossa, ecc.). Le sequele erano gravi e definitive, spesso si moriva. Si inventarono le cure più fantasiose ma senza risultati. Ne furono vittime i ricchi banchieri, i re, i nobili, gli artisti, gli intellettuali e i miserabili. Nessuno escluso.
Il dottor Paul Ehrlich, convinto della sua teoria del “proiettile magico” e avendo a disposizione tanto materiale umano disperato, avviò l’impresa di una nuova sperimentazione terapeutica. Dapprima tentò le cure somministrando coloranti derivati dall’Anilina, poi si cimentò con il mercurio e, infine, iniziò a somministrare arsenico ai poveri malati. Dava il nome alle sostanze chimiche somministrate con i numeri in sequenza. Quando arrivò alla 606° sostanza chimica ebbe le prime soddisfazioni: la Spirocheta moriva e il paziente guariva dalla Lue. Chiamò il composto “Salvarsan”. La soddisfazione fu grande però comparve subito un problema. I pazienti guarivano dall’infezione ma diventavano ciechi per danno tossico del nervo ottico. Ehrlich non si arrese e continuò a sperimentare sul vivente nuove sostanze derivate dal Salvarsan finché arrivò alla sostanza chimica numero 914°. Era meno efficace del Salvarsan ma i pazienti non perdevano la vista. La chiamò Neosalvarsan. Aveva trovato il vero “proiettile magico” contro la Lue.
Fu un successo mondiale e a Paul Ehrlich venne assegnato il Nobel per la Medicina. Paul Ehrlich aveva messo le basi della “chemioterapia”, sia antibatterica che antitumorale, ed aveva aperto la strada ad un altro grande tedesco: il dottor Gerhard Domagk.
Gerhard Domagk scoprì, nel 1932 i sulfamidici, mettendo a disposizione del mondo il primo farmaco chemioterapico ad ampio spettro attivo contro i microbi: il Prontosil.
I sulfamidici hanno un meccanismo d’azione per cui si possono considerare i precursori del “Molnupiravir” dell’Azienda farmaceutica Merk contro il Coronavirus.
Essi agiscono danneggiando il DNA batterico. Il codice genetico contenuto nel DNA di tutte le forme viventi è formato da una catena di elementi che si chiamano “nucleotidi”. I nucleotidi sono come i “mattoni”, messi in fila uno sull’altro, che strutturano una colonna portante di un edificio. Perché la colonna del DNA regga bisogna che i mattoni siano integri. I mattoni  nucleotidi) sono composti da “basi puriniche” (Adenina, Guanina, Citosina, Timina), e da uno “zucchero” che si chiama desossiribosio. I sulfamidici agiscono con un inganno: essi sono simili al PABA, che è un componente strutturale delle “basi puriniche”. Le cellule batteriche, che non riconoscono la differenza tra “sulfamidico” e PABA sbagliano e usano il sulfamidico, per costruire i “mattoni” della colonna di DNA.
Ne consegue che la colonna di DNA, costruita con materiale sbagliato, diventa fragile e si rompe. Col crollo dell’edificio del DNA il microbo muore ed il paziente è salvo.
Tutte queste cose il dottor Gerhard Domagk non le sapeva perché ancora non si conosceva la struttura chimica del DNA. Oggi è tutto chiaro: Gerhard Domagk aveva modificato il DNA microbico senza saperlo.
I “ No-Vax” non sanno che da quasi un secolo la chemioterapia modifica il DNA per vincere contro i microbi ed i virus senza il fine nascosto di un complotto internazionale per il potere.
La tecnica utilizzata dalla multinazionale farmaceutica Merk per sintetizzare il “Molnupiravir” è derivata dall’idea di Gerhard Domagk, d’un secolo fa. C’è da sapere che esiste una piccola differenza tra “microbi” e “virus”: il Coronavirus ha lo RNA al posto del DNA, ma la loro struttura è molto simile. Anche lo RNA virale è formato da tanti “mattoni” chiamati “nucleotidi”. Anche questi sono formati dalle “basi puriniche“ e da uno zucchero chiamato “Ribosio”. La Merk ha pensato di “guastare” lo RNA virale sostituendo lo
“zucchero” con una molecola molto simile: il “Molnurinavir”. Il gioco è fatto. Ne consegue che, avendo costruito la colonna di “mattoni” nucleotidici, con materiale sbagliato, lo RNA crolla ed il virus è destinato a morire.
Questo è il motivo per cui il “Molnurinavir” deve essere utilizzato subito, nelle prime fasi dell’infezione, quando il virus si moltiplica velocemente.
L’era della chemioterapia anti-Coronavirus è iniziata e la storia del disastro Pandemico sta per cambiare radicalmente. Inoltre presto compariranno altre molecole che renderanno le cure ancora più potenti ed efficaci.

Una disoccupata trentenne di Carbonia, residente a Santadi, è stata denunciata dai carabinieri di Villaputzu per truffa aggravata ai danni di un operaio 57enne di Muravera, residente a Villaputzu.

La donna si era fatta accreditare in data 28 agosto 2021 sul proprio conto a mezzo bonifico bancario, la somma di 160 euro per l’acquisto di un robot da cucina Bimby, offerto a prezzo sin troppo conveniente per essere reale, su una piattaforma di trading on-line, ma che non è stato mai spedito. L’uomo ha potuto documentare pienamente le trattative e la circostanza che l’utilissimo oggetto in seconda mano non fosse mai giunto. I militari sono risaliti alla donna andando a tracciare il percorso del bonifico con la collaborazione degli istituti bancari interessati e con una verifica relativa alla reale utilizzatrice dell’utenza telefonica impiegata per perpetrare il raggiro.

A Villamassargia riesplode l’emergenza Coronavirus con 34 contagi (sui 94 complessivi attualmente presenti nel Sulcis Iglesiente) e la sindaca Debora Porrà ordina il ritorno in zona rossa.

La decisione è scaturita dalla considerazione che il numero elevato di contagi configura una situazione di elevato rischio di evoluzione del contagio e raccomanda l’attivazione di misure di contenimento, in particolare limitando tutti gli spostamenti non strettamente necessari per lavoro, lo studio o la salute e tutte le occasioni di assembramenti, così come è previsto nelle zone rosse, per un periodo non inferiore ai 10 giorni.

 

 

Giovedì scorso, a Portoscuso, è stato inaugurato il monumento ai Caduti del mare. La cerimonia, patrocinata dal comune di Portoscuso, si è svolta alla presenza delle autorità militari, civili, religiose, di numerosi gruppi ANMI della Sardegna e di alcuni gruppi dell’associazione dei carabinieri e della Guardia di finanza.
La cerimonia è iniziata con gli onori al medagliere della Marina Militare ed è proseguita con lo scoprimento del monumento, avvenuto col taglio del nastro da parte del sindaco Giorgio Alimonda e del presidente del gruppo ANMI di Portoscuso, Massimo Foti.
Una volta terminata la Santa messa, celebrata da don Antonio Mura e letta la Preghiera del Marinaio dal nuovo comandante di Circomare Portoscuso, il tenente di vascello Paolo Onori, è stato benedetto il monumento.
Dopo gli interventi del presidente dell’ANMI Portoscuso, del sindaco di Portoscuso e del delegato regionale per i gruppi del Sud Sardegna il contrammiraglio di squadra Sergio Ghisu.
E’ stata omaggiata la signora Maria Luigia Napoli, nipote della MOVM Giacomo Parodo, a cui il gruppo di Portoscuso ha intitolato la propria sede, con un mazzo di fiori.
Una volta “sciolte le righe”, la giornata si è conclusa con un rinfresco presso la Sala Corpus, alla Tonnara Su Pranu.

Un’ora praticamente perfetta, con tre goal all’attivo, realizzati da Alessio Murgia, Suku Kassama Sariang e Ador Gjuci; l’ultima mezz’ora da incubo, con tre goal al passivo che le hanno negato la prima vittoria stagionale.

Non sarà facile, per il Carbonia, dimenticare la partita disputata ieri a Sant’Anna Arresi con l’Insieme Formia, nel corso della quale ha coltivato il sogno della prima splendida vittoria stagionale e ha poi dovuto accettare, più per propri demeriti che hanno prodotto goal evitabili, soprattutto i primi due, che per meriti degli avversari, inizialmente sovrastati, nel gioco e nel punteggio, e poi rilanciati nel morale dopo il primo goal realizzato da Massimo Camilli, un amarissimo pareggio.

Allegate le interviste ai due tecnici, David Suazo e Salvatore Amato e a due calciatori del Carbonia, Suku Kassama Sariang ed Alessio Murgia, autori dei primi due goal del Carbonia.

La Nazionale azzurra allenata da Angiolino Frigoni ha trionfato ieri sera, al Pala Pirastu di Cagliari, nella finale dei Campionati del Mondo Maschili Under 21. La temuta Russia è stata travolta per 3 set a 0, con parziali schiaccianti: 25-19, 25-22, 25-20.

Sul gradino più basso del podio è salita la Polonia, che nella finale per il terzo e quarto posto disputata al Pala Pirastu ha battuto con il punteggio di 3-0 l’Argentina.

Al Palazzetto dello Sport di Carbonia, il Belgio ha superato la Bulgaria 3-1 e ha chiuso la rassegna iridata al quinto posto, al sesto posto la Bulgaria. Il Brasile ha battuto la Repubblica Ceca 3-0 e le due squadre hanno terminato così rispettivamente settima ed ottava. 

Ieri sera, al Palazzetto dello sport di Carbonia, ho intervista Giuseppe Perra, uno dei componenti del comitato organizzatore della tappa di Carbonia, che si è conclusa con un bilancio molto positivo.

Fonte foto di copertina https://fipavsardegna.net/

 

Sono 36 i nuovi casi positivi al Covid-19 accertati nelle ultime 24 ore in Sardegna, su 2.947 test eseguiti (986 molecolari, 1.961 antigenici), l’1,22%.

I pazienti ricoverati nei reparti di terapia intensiva sono 17 (2 in più rispetto a ieri).

I pazienti ricoverati in area medica sono 110 (3 in più rispetto a ieri).

Sono 1.838 le persone in isolamento domiciliare (26 in meno rispetto a ieri).

Non si registrano decessi.

Le problematiche legate alla vertenza Energia saranno al centro dei lavori di una nuova assemblea di lavoratrici e lavoratori che si terrà mercoledì 6 ottobre sul piazzale antistante lo stabilimento ENEL di Portovesme, dalle 7.30 alle 9.30, organizzato dalle segreterie di CGIL, CISL e UIL.

Sarà esaminata ed affrontata la linea del sindacato confederale nei confronti delle posizioni espresse da ENEL e da tutti i players coinvolti nella vertenza energia e transizione energetica, nonché della rivendicazione di assunzione di responsabilità da parte della giunta regionale nell’orientamento di tali politiche.

«Le mancate risposte e coinvolgimento nelle decisioni, il confronto, su posizioni ritenute inaccettabili dal sindacato confederale, la colpevole assenza della politica regionale nell’orientare le politiche di sviluppo che nel prossimo futuro determineranno la tenuta di tutto il sistema produttivo sardo, impongono nuove e più incisive prese di posizione ed azioni a sostegno delle stesse», si legge in una nota firmata dai segretari Antonello Congiu, Salvatore Vincis ed Andrea Lai. 

Alla riunione parteciperanno i segretari regionali di CGIL CISL e UIL.