13 December, 2025
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Questa mattina è stata depositata in Consiglio regionale una mozione, primo firmatario Daniele Cocco, sull’istituzione della nuova sede territoriale dei vigili del fuoco ubicata nel comune di Bono. Una mozione bipartisan presentata da 29 Consiglieri regionali di maggioranza e opposizione a conclusione di un lungo iter istitutivo che impegna il Governo, a seguito dell’approvazione da parte della Camera dei Deputati di un Ordine del giorno presentato dall’on. Alberto Manca, a rendere operativi i cosiddetti distaccamenti misti. La mozione impegna il presidente della Regione e la Giunta regionale a destinare le necessarie risorse finanziarie per l’adeguamento della struttura comunale “ex carceri” come sede del distaccamento dei Vigili del fuoco di Bono.

«Il ministero dell’Interno con una nota del 28 novembre 2019 ha comunicato la ripartizione delle dotazioni organiche per il Comando vigili del fuoco di Sassari evidenziando in particolare l’istituzione di una nuova sede territoriale ubicata nel comune di Bono a cui saranno destinate 33 unità lavorative – spiega il capogruppo di LeU Sardigna Daniele Cocco -. Il comune di Bono ha dato la propria disponibilità all’utilizzo della struttura comunale come sede del distaccamento dei vigili del fuoco – la Regione deve impegnarsi a reperire le risorse necessarie per consentire l’effettiva apertura della sede ed evitare ulteriori ritardi.»

Il territorio del Goceano nella stagione degli incendi è interessato da situazioni di emergenza di difficile gestione – la sede provinciale dei vigili del fuoco più vicina si trova ad Ozieri, ossia a circa 30 km di distanza – la realizzazione del distaccamento di Bono, data la particolare conformazione del territorio, nonché l’oggettiva carenza di infrastrutture stradali, risponderebbe alle esigenze di sicurezza di tutta la popolazione del Goceano.

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Confermata l’apertura di un distaccamento dei vigili del fuoco a Bono, il Movimento 5 Stelle scende nuovamente in campo per ottenere dalla Regione i fondi necessari alla ristrutturazione dell’ex caserma dei carabinieri, la struttura già individuata come sede dei vigili del fuoco del Goceano.

Grazie all’impegno del deputato del M5S Alberto Manca, primo firmatario di un ordine del giorno che ha impegnato il Governo a rendere operativi i cosiddetti “distaccamenti misti”, già istituti ma privi di sedi, Bono potrà avere presto un distaccamento dei vigili del fuoco.

Il deputato goceanino Alberto Manca, da anni impegnato nella risoluzione di questa vertenza, rinnova oggi il suo impegno anche a livello regionale: «Assieme alla collega e capogruppo del M5S Desirè Manca chiederemo alla Regione che nella prossima finanziaria vengano previste delle somme da destinare alla ristrutturazione dei locali dell’ex caserma affinché possa presto ospitare i Vigili del Fuoco del Goceano».

«La sede dei vigili del fuoco di Bono – denuncia Alberto Manca – rischia di non poter essere attivata se i locali dell’ex caserma dei carabinieri destinati ad ospitarla non verranno adeguati al più presto alla loro nuova funzione. Ho avuto informazioni in merito al fatto che il Comando dei vigili del fuoco in caso di mancata disponibilità della sede, dislocherà il personale altrove. L’edificio dell’ex caserma, prima ex carcere mai entrato in funzione, necessita di importanti lavori di ristrutturazione e di infrastrutture già da quando venne individuato e scelto come sede dei Vigili del fuoco a seguito di un sopralluogo che effettuai assieme al sindaco di Bono ed al Comandante provinciale.»

«Successivamente alla mia elezione – spiega il deputato del M5S – mi attivai per superare questa situazione di stallo. Il primo marzo scorso incontrai i sindaci del Goceano con i quali raggiunsi questa intesa: io mi sarei attivato al Ministero per ottenere il personale e l’apertura della sede di Bono, loro avrebbero individuato la struttura e l’avrebbero adattata alle esigenze dei vigili del fuoco. A seguito di questa riunione purtroppo però la Comunità Montana, ente competente, non ha ancora ottemperato allo stanziamento di sede e risorse. Dopo la nomina del sindaco di Esporlatu Furriolu a presidente, le intenzioni della Comunità Montana sono inspiegabilmente cambiate: ha risposto picche al Movimento 5 stelle. Ciò nonostante, andremo avanti. Grazie all’interessamento e all’impegno della capogruppo del M5S in Regione Desirè Manca, siamo pronti a chiedere l’intervento della Regione per ottenere, in tempi brevi, la ristrutturazione del locale e dare un servizio a tutti i goceanini.»

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«L’ispezione ministeriale ordinata dal ministro Roberto Speranza è fondamentale per lo sblocco dell’annosa vertenza AIAS. In questi giorni i lavoratori sono tornati sotto il palazzo del Consiglio regionale, stremati da quasi un anno di attesa degli stipendi dovuti, e purtroppo ancora costretti a dure azioni di protesta come lo sciopero della fame. Sono più che favorevole a un’ispezione, soprattutto in questo delicato momento in cui è palese la contrapposizione tra la disperazione dei lavoratori e l’immobilismo di Giunta e maggioranza di centrodestra.»

Michele Ciusa, componente della commissione AIAS ormai risolta, interviene nell’acceso dibattito seguito alla decisione del ministro della Salute Roberto Speranza. Decisione arrivata a seguito dell’attività dello stesso Michele Ciusa e del deputato del M5S Alberto Manca (promotore di un’interrogazione parlamentare sull’AIAS) che nei giorni scorsi, a Roma, sono stati ricevuti al Ministero. Una visita alla quale il ministro ha risposto con un’ispezione sulla vertenza sarda.

«È nostro dovere ricordare – aggiunge il consigliere dei Cinque stelle – che la commissione di inchiesta regionale sul caso AIAS ha elaborato un documento, votato da tutti i gruppi politici sia in commissione sia in Consiglio, nel quale si chiedeva il superamento dell’AIAS. Abbiamo dato un’indicazione chiara che non può essere disattesa.»

«Quella in cui ci troviamo adesso è in una situazione al limite del collasso, una vera bomba sociale. È quindi urgente tradurre in fatti le troppe parole spese in questi mesi sul caso AIAS e rimboccarsi le maniche. Questo governo regionale teme che l’ispezione ministeriale possa far dilatare i tempi di risoluzione della vertenza, ma d’altro canto non ha ancora espresso chiaramente in che modo intenda farlo con le proprie risorse. È ora che la maggioranza comunichi le sue intenzioni – conclude Michele Ciusa – e ci faccia capire se c’è coerenza tra quello che si è votato e quello che poi si intende realmente fare.»

L’annuncio dell’ispezione ministeriale ieri è stato salutato con soddisfazione dai consiglieri regionali di LeU Eugenio Lai e Daniele Cocco («A fronte dell’immobilismo della Giunta regionale non posso che esprimere soddisfazione per la dura presa di posizione da parte del Ministro –, ha detto Eugenio Lai – ed auspico che all’esito finale di tale ispezione ci sia una altrettanta consapevolezza per assumere le decisioni successive. Chi ha rispetto per i lavoratori, gli utenti e le rispettive famiglie non può accettare tutto questo.»), mentre l’assessore regionale della Sanità, Mario Nieddu, ha espresso un giudizio fortemente negativo, rimarcando che «l’invio degli ispettori da parte del ministro Speranza è incomprensibile e ci preoccupa perché, arrivati a un passo dal dare delle risposte ai tanti lavoratori e pazienti che attendono da tempo, ora rischiamo veramente di buttare alle ortiche il lavoro svolto in tutti questi mesi e che ha portato in consiglio regionale una risoluzione votata all’unanimità da tutte le forze politiche, che hanno così dato un forte mandato alla Giunta per una soluzione definitiva al problema. Un risultato storico, ma ora rischiamo di subire una battuta d’arresto».

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«I risultati positivi raggiunti fino a oggi dalla Regione Sardegna nella lotta alla peste suina rischiano di svanire in meno di un anno se la Giunta non adotterà immediatamente nuove misure di contrasto alla peste suina africana che, seppur in misura minore rispetto agli anni precedenti, ancora attanaglia gli allevatori sardi. Come denunciato dal deputato sardo del M5S Alberto Manca l’immobilismo attuale è deleterio.»

Lo scrive, in una nota, il consigliere regionale del M5S Michele Ciusa, che ha promosso un’interrogazione (sottoscritta anche dai colleghi del M5S Desirè Manca, Alessandro Solinas, Roberto Li Gioi) sulla necessità di pianificare nuovi e necessari abbattimenti per contrastare la peste suina.

«Ci troviamo in una pericolosissima situazione di stallo, poiché da marzo 2019, a seguito dell’insediamento della Giunta Solinas, gli abbattimenti degli animali allo stato brado e infetti sono stati interrotti. Ma c’è di più: attualmente ancora non risulta l’esistenza di un documento programmatico volto a pianificare le necessarie attività di abbattimento – aggiunge Michele Ciusa -. Come già denunciato da Alberto Manca questa situazione rischia di compromettere l’evoluzione del percorso virtuoso portato avanti negli anni e tradire l’aspettativa di totale eradicazione della peste suina dei maiali e dei cinghiali nell’arco di uno al massimo due anni, come previsto.»

Così, la battaglia portata avanti da Alberto Manca a livello nazionale, condivisa dai consiglieri Michele Ciusa, Desirè Manca, Alessandro Solinas e Roberto Li Gioi (M5S) è approdata con rinnovato vigore in Regione grazie all’atto promosso da Michele Ciusa (M5S).

A rischio anche le attività di export: «Certi che anche la maggioranza in Consiglio intenda tutelare le aziende sarde ed evitare serie ripercussioni di carattere economico nelle filiere suinicole e di trasformazione isolane, chiediamo che i controlli sui capi di bestiame riprendano al più presto possibile, e che riprendano subito anche le necessarie attività di abbattimento».

Michele Ciusa chiede al presidente Christian Solinas e all’assessore della Sanità Mario Nieddu se siano a conoscenza dell’incremento della popolazione di suini tenuti illegalmente al pascolo brado e quali iniziative intendano intraprendere «per evitare che l’inerzia della Regione possa pregiudicare l’eradicazione della Peste Suina Africana». Ma anche, «di potenziare il supporto logistico offerto dalle forze di polizia agli operatori impegnati nelle relative attività di controllo in modo da velocizzare e semplificare i procedimenti burocratici necessari».

gianluigideidda@gmail.com

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Il Movimento 5 Stelle si mobilita contro la realizzazione del deposito costiero di gasolio ad Arbatax, che dovrebbe sorgere nella fascia dei 300 metri dal mare e senza alcuna procedura di valutazione di impatto ambientale, in una zona di grande pregio naturalistico e tutelata dal Piano paesistico regionale. Con una interrogazione firmata dal deputato Pino Cabras, e sottoscritta anche dai parlamentari Luciano Cadeddu, Emanuela Corda ed Alberto Manca, si chiede infatti al ministro delle Infrastrutture DaniloToninelli e a quello dell’Ambiente della tutela del territorio Costa di rendere più stringente la disciplina in materia di valutazione di impatto ambientale “soprattutto per quelle opere che dovrebbero sorgere in aree la cui economia è basata principalmente sui settori della pesca e del turismo”.

A decidere che l’opera potesse essere realizzata senza la procedura di valutazione di impatto ambientale era stata, a pochi giorni dalla fine del suo mandato, la Giunta Pigliaru con la delibera n. 6/44 del 5 febbraio 2019.

Il progetto, presentato dalla società New.G S.r.l., prevede la realizzazione di un impianto di stoccaggio di gasolio della capienza di 31mila metri nell’area dell’ex centrale elettrica della cartiera di Arbatax, su una superficie complessiva di circa 22mila metri quadrati, a circa 260 metri dal mare e a 600 metri dalle abitazioni di Arbatax.

Nello specifico, il progetto prevede il ripristino dei due serbatoi esistenti per lo stoccaggio di gasolio, la costruzione di tre nuovi serbatoi di cui uno con funzione di accumulo ed erogazione di gasolio per autotrazione, e due destinati alla procedura di colorazione del gasolio, per generare gasolio agricolo e per riscaldamento, nonché la realizzazione di una nuova condotta per il trasporto del combustibile, in un’area in cui sono presenti beni paesaggistici ed ambientali sottoposti a vincolo dal Codice Urbani. Inoltre una porzione della fascia costiera verrebbe attraversata dalla condotta di collegamento tra la banchina e i serbatoi.

«Comitati e amministratori locali hanno posto in rilievo i potenziali rischi ambientali e sanitari relativi alla realizzazione di un tale impianto a poca distanza dal mare e dai centri abitati, nonché in prossimità di beni paesaggistici e ambientali sottoposti a vincolo, oltre ai potenziali danni emergenti per gli impianti ittici presenti nella zona», si legge nell’interrogazione. Per questo i parlamentari 5 Stelle chiedono ora al governo di intervenire, per «garantire una più efficace tutela e salvaguardia delle ricchezze ambientali, nonché una maggiore rispondenza ai principi di prevenzione e precauzione previsti dalla normativa comunitaria».

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«La vertenza Aras arrivi al più presto sul tavolo del presidente Solinas. Ci sono 200 famiglie che aspettano ad oggi almeno sei mensilità arretrate e il rischio è di lasciarle senza stipendio per un altro anno.»
Il grido d’allarme è di Carla Cuccu, consigliera regionale del Movimento 5 Stelle che, insieme al deputato Alberto Manca ed alla capogruppo in Consiglio regionale Desirè Manca, segue da vicino la vertenza Aras fin dall’agosto scorso.

L’esponente del M5S, che sulla vertenza ha presentato una mozione in Consiglio regionale, ricorda come dal «20 dicembre scorso, quando il Consiglio regionale approvò all’unanimità la proposta di legge sulla stabilizzazione dei lavoratori dell’Aras dentro l’agenzia Laore, i bandi per l’assunzione del personale non sono mai partiti. Un’illusione – ha aggiunto – per quegli agronomi, veterinari e amministrativi che da una vita attendevano quel momento».

«I grandi annunci della politica regionale nella scorsa legislatura – ha rimarcato Carla Cuccu – sono stati smentiti dai fatti. Siamo contrari alla creazione di una società In House perché creerebbe numerosi problemi di gestione dell’assistenza tecnica in zootecnia, oltre al fatto che un passaggio così delicato e politico potrebbe comportare il rischio concreto del blocco degli stipendi per tanto tempo, e non possiamo permetterlo.»

«Per questo – conclude Carla Cuccu – occorre che il presidente Solinas nomini al più presto l’assessore dell’Agricoltura, oppure prenda in mano la questione e convochi rapidamente le parti in causa, per una rapida soluzione di questo annoso problema. Per noi la vertenza è un rebus che si può risolvere semplicemente applicando le disposizioni della legge regionale 47 del 2018, approvata prima di Natale e che mira ad attuare la legge 3/2009.»

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Con una doppia interrogazione al ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro Luigi Di Maio, presentata alla Camera da Pino Cabras e Alberto Manca ed al Senato da Emiliano Fenu, i parlamentari del Movimento 5 Stelle chiedono quali iniziative intenda assumere il Governo «affinché la Saipem di Arbatax (gruppo ENI) incrementi gli investimenti, in particolare lo stabilimento di Arbatax”, e questo “al fine di scongiurare la chiusura di tale importantissima realtà industriale e di salvaguardare i livelli occupazionali e le professionalità dei lavoratori impiegati». Per Pino Cabras, Alberto Manca ed Emiliano Fenu, la condotta di Saipem potrebbe violare il decreto Dignità che introduce misure per il contrasto alla delocalizzazione all’estero delle imprese.

Nonostante la recente acquisizione di una nuova commessa per realizzare un progetto in Guyana, che da luglio 2019 e per circa sette mesi dovrebbe interessare lo stabilimento ogliastrino, le preoccupazioni per il futuro permangono anche perché «l’organico, ormai ridotto a sole 95 unità, subirà un’ulteriore flessione a seguito dell’accordo siglato nel corso del recentissimo incontro tra la Saipem e la Rappresentanza sindacale unitaria – si legge nelle due interrogazioni – nell’ambito di un piano di prepensionamento che tuttavia non specifica come verranno reintegrate le professionalità perse».

Le rassicurazioni di voler proseguire gli investimenti nello stabilimento, manifestate da parte dei vertici della società, non appaiono dunque coerenti con la situazione attuale, anche perché una importante commessa destinata al mercato africano verrà realizzata dalla Saipem in Indonesia quando invece, si legge nell’interrogazione, «lo stabilimento di Arbatax avrebbe potuto realizzare almeno una parte del progetto».

«Il timore che sia in atto una progressiva smobilitazione del sito è rafforzato dal precedente dello stabilimento di Cortemaggiore, dismesso nel 2016 e delocalizzato in Romania, nonostante le precedenti rassicurazioni – spiegano i parlamentari 5 Stelle -. L’Ogliastra è già provata dal gap infrastrutturale e dai forti tassi di disoccupazione e non potrebbe permettersi un ulteriore duro colpo». Per questi motivi, visto il protrarsi della situazione di incertezza, i sindacati dallo scorso mese di febbraio hanno proclamato lo stato di agitazione.

La Saipem S.p.A è una società strategica controllata dal gruppo Eni, considerata tra i leader mondiali nel settore dei servizi per l’industria petrolifera. in Italia, Saipem opera con operai altamente specializzati a San Donato Milanese, Fano, Arbatax e Porto Marghera. Lo stabilimento della società “Intermare Fabrication Yard Arbatax”, grazie alle sue maestranze, ha rappresentato per oltre un trentennio una delle principali realtà industriali dell’Ogliastra ed una eccellenza per la competitività della Sardegna e di tutto il Paese, consentendo la fabbricazione di interi impianti.

«Saipem S.p.A. è una multinazionale a partecipazione pubblica – concludono Pino Cabras, Alberto Manca ed Emiliano Fenu –, e per questo l’adottata prassi della delocalizzazione delle attività produttive all’estero e la conseguente riduzione del proprio organico in Italia, oltre a costituire una condotta sgradevole nei confronti del nostro Paese, peraltro non conforme agli obiettivi programmatici del Governo in materia di investimenti pubblici e rilancio dei livelli occupazionali», potrebbe anche configurare una violazione del decreto Dignità, approvato lo scorso mese di luglio dal parlamento e che introduce appunto misure per il contrasto alla delocalizzazione e la salvaguardia dei livelli occupazionali.

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«Sul caso Aras la condotta della Regione Sardegna è ormai inaccettabile: alla Ragioneria dello Stato non sono infatti ancora arrivati i dati precisi, chiesti ormai un mese fa, e che gli assessorati agli Affari Generali e all’Agricoltura avevano solennemente affermato di avere già fornito. Senza quei dati però non è possibile consentire alla Ragioneria di dare un parere contabile sulla applicabilità di una legge regionale, la 3/2009, che stabilisce il passaggio all’Agenzia Laore di quasi trecento dipendenti dell’Associazione Regionale Allevatori Sardegna. A questo punto, sollecitiamo la Regione a fare il suo dovere, anche se temiamo che la Giunta Pigliaru stia ostacolando la stabilizzazione dei lavoratori cercando di scaricare maldestramente la responsabilità sul Governo Conte.»

Lo affermano i parlamentari Cinquestelle Emiliano Fenu (Commissione Finanze e Tesoro del Senato) ed Alberto Manca (Commissione Agricoltura e Commissione Ambiente della Camera) secondo cui «sul caso Aras la Regione è evidentemente in confusione. Lo dimostrano anche le dichiarazioni dell’assessore dell’Agricoltura Pier Luigi Caria che nei giorni scorsi aveva annunciato di aver individuato un Commissario straordinario per l’Aras. Oggi però sulla stampa è apparsa l’opportuna precisazione degli attuali liquidatori, secondo cui il processo di liquidazione è divenuto irreversibile e la eventuale sostituzione dei liquidatori compete eventualmente al presidente del Tribunale di Cagliari».

La partita principale per le sorti dei 300 lavoratori Aras riguarda però i dati chiesti alla Regione Sardegna. Per questo motivo ieri, 28 agosto, Emiliano Fenu ed Alberto Manca hanno inviato una mail alla Ragioneria Generale dello Stato per sapere se la Regione avesse risposto alla nota inviatale il 31 luglio, con la quale ancora si chiedeva l’integrazione dei dati. La Ragioneria Generale dello Stato ha immediatamente risposto ai parlamentari comunicando che «ad oggi non risulta pervenuto a questo ufficio alcun riscontro da parte della Regione Sardegna».

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«Sul caso Aras la Regione sta solo perdendo tempo e il timore è che non vi sia un effettivo interesse a risolvere la questione, ma solo il tentativo di scaricare sul governo e sui parlamentari neoeletti le proprie eventuali responsabilità del mancato passaggio dei lavoratori a Laore.»
Lo affermano i parlamentari Cinquestelle Emiliano Fenu (Commissione Finanze e Tesoro al Senato) ed Alberto Manca (Commissione Agricoltura e Commissione Ambiente alla Camera), secondo i quali «non ha senso sollecitare i parlamentari sardi affinché facciano pressione sul governo: la Regione ha chiesto infatti alla Ragioneria Generale dello Stato un parere contabile sulla applicabilità di una norma regionale, la legge n. 3/2009. Non si tratta, dunque, di un parere politico ma meramente tecnico che ha bisogno di dati precisi, già richiesti dal ministero delle Finanze alla Regione. È solo dall’arrivo di questi dati che dipende la soluzione positiva della vertenza».

Per i parlamentari Cinquestelle «la condotta della maggioranza di centrosinistra che governa la Regione appare invece come uno degli ultimi maldestri tentativi di addebitare vecchie colpe a soggetti ai quali le colpe non possono essere addebitate».

«Il nostro timore che la Regione non voglia realmente risolvere la vertenza scaturisce da alcuni elementi che abbiamo riscontrato finora – spiegano Emiliano Fenu ed Alberto Manca -. La richiesta di parere è stata inviata soltanto lo scorso 15 giugno, ben nove anni dopo l’entrata in vigore nella legge 03/2009. La relazione inviata inoltre era priva dell’allegato tecnico fondamentale, non certo di una paginetta qualsiasi. Non solo: la tabella pubblicata su facebook dall’assessore Spanu appare priva di elementi necessari per ottenere il parere del Dipartimento. Gli assessori competenti appaiono però impegnati più a rispondere a noi che a capire e risolvere il problema, tentando peraltro maldestramente di scaricare la responsabilità della vicenda su altri.»

Al fine di poter esprimere un parere compiuto la Ragioneria Generale dello Stato – sottolineano Emiliano Fenu ed Alberto Manca – chiede l’indicazione dei seguenti elementi: il dettaglio delle complessive economie di spesa conseguibili a regime, nonché i dati relativi al personale in servizio presso l’Aras attualmente e alla data del 31 dicembre 2006 e, distintamente per livello di inquadramento, il relativo Ccnl di natura privatistica, la normativa previdenziale applicata, nonché la dettagliata composizione dei correlati oneri di spesa sostenuti (trattamento economico fondamentale e accessorio, compensi incentivanti la produttività comunque denominati, oneri riflessi inclusa l’Irap a carico del datore di lavoro, Trattamento di Fine Rapporto ecc.).

«Di questa richiesta gli assessori hanno contezza – concludono Emiliano Fenu ed Alberto Manca -. Chiediamo pertanto che non perdano tempo ad attaccarci e di pensare veramente al futuro dell’Aras. Il nostro intento non è quello di attaccare nessuno, bensì di tenere alta l’attenzione sulla vicenda affinché si possano dare risposte certe in tempi brevi alle tante famiglie che attendono e al mondo della zootecnia.»

 

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«Apprezziamo la tempestività con la quale l’assessore regionale degli Affari generali ha riscontrato il nostro comunicato sull’Aras, anche noi abbiamo ricevuto la stessa tabella questo pomeriggio, via WhatsApp, coincidenze della vita, ed abbiamo provveduto immediatamente ad inoltrarlo alla Ragioneria Generale dello Stato. Non rispondiamo sulle accuse di malafede ricevute da alcuni esponenti della giunta regionale, ci limitiamo a constatare con tristezza la loro.»

Lo hanno detto ieri sera i parlamentari Cinquestelle Emiliano Fenu ed Alberto Manca.

«Al di là delle polemiche, chiediamo a questo punto che gli uffici regionali si mettano in contatto con la Ragioneria Generale dello Stato, proprio come abbiamo fatto noi quest’ultimo mese, per capire il motivo per il quale né a loro né al MEF risultava pervenuto ancora alcunché – hanno aggiunto Emiliano Fenu ed Alberto Manca -. Consigliamo altresì di valutare, insieme al Ministero, l’esaustività della stessa, considerato che ad una prima valutazione pare manchino alcuni elementi, tra cui l’indicazione dei dati relativi al personale in servizio al 31/12/2006, probabilmente utili per verificare l’esistenza del requisito previsto dalla legge regionale 3 del 2009, art. 2, comma 40.»

«Speriamo che grazie a questa polemica, che avremmo voluto evitare – hanno concluso Emiliano Fenu ed Alberto Manca -, si possa muovere qualcosa in tempi ragionevoli».