Dieci anni fa, il 12 marzo 2009, la fermata della produzione nello stabilimento Eurallumina. Un decennio di lotte nella ricostruzione di Antonello Pirotto.
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Venerdì 22 febbraio 2019 è una data negativa, dopo quasi 5 anni dall’avvio del procedimento, dopo un infinito e rigorosissimo iter procedurale per la ripresa produttiva della raffineria della bauxite, dell’Eurallumina Rusal di Portovesme, non si è giunti alla delibera autorizzativa relativa alla Valutazione di Impatto Ambientale, rimandando tutto ad un successivo approfondimento.
Un avvenimento atteso ed auspicato dalle tute verdi sulcitane, fuori da Villa Devoto, che hanno accompagnato questi lunghi anni di attesa con impegno e determinazione, guidate da una RSU esempio di unità e compattezza, mettendo in campo decine di manifestazioni, presidi e sit-in, occupazioni di sedi istituzionali, a testimoniare la ferma ed incrollabile volontà di riconquistare il proprio posto di lavoro, attraverso una produzione, quella dell’allumina, da raffinazione della bauxite, utile e strategica per l’industria nazionale.
A rafforzare gli intenti dei lavoratori, la grande caparbietà della proprietà della Rusal e del management Eurallumina, nel non abbandonare il progetto, superando un vero labirinto dovuto alla burocrazia ed il lievitare dei costi, che avrebbe costretto chiunque ad abbandonare l’impresa, garantendo e rispettando tutti gli impegni sottoscritti con le organizzazioni sindacali. Il mantenimento degli impianti, gli investimenti già realizzati, oneri, stipendi e contributi, sono stimati in 20 milioni di euro all’anno dal 2009 ad oggi.
Si può parlare, a questo punto, di un evento estremamente negativo, la valutazione di impatto ambientale, non prodotta dopo anni di attenta e rigorosissima istruttoria, a cui hanno partecipato nel dare le proprie valutazioni, una trentina tra enti e dipartimenti a livello regionale e nazionale non sancita dalla delibera della Giunta regionale, su questi principi, pone in discussione il rilancio dell’attività industriale.
La delibera prodotta dalla Giunta regionale nel dettaglio sull’autorizzazione VIA per la ripresa produttiva dello stabilimento Eurallumina, ci lascia delusi e totalmente insoddisfatti, come abbiamo espresso nell’incontro avuto con il presidente Francesco Pigliaru e la sua Giunta.
Avevamo auspicato concretamente che, dopo 5 anni di iter procedurale, una volta arrivato sul tavolo della Giunta regionale avrebbe avuto un esito positivo.
Nel merito viene evidenziato nella delibera, che lo studio d’impatto sulla salute prodotto dall’Eurallumina, documenta che, considerando gli impatti negativi sulla salute della popolazione determinati dalle esposizioni alle emissioni nella zona e gli effetti positivi sulla salute della popolazione, determinati dall’occupazione, danno come risultato la riduzione dei decessi in ragione di 6,24 per anno nel territorio, e di 1,58 per anno nel solo comune di Portoscuso.
Anche la speranza di vita migliora. Le stime sono fatte su modelli probabilistici standard.
Questa stima è stata giudicata ottimistica dai consulenti dell’assessorato della Sanità, sebbene gli stessi siano d’accordo che possa essere considerata come un possibile riferimento.
La Giunta ha quindi richiesto che questo aspetto sia ulteriormente approfondito. Di fatto, rinviando e delegando alla prossima amministrazione regionale, la decisione finale. Con quali tempi e con quali intenzioni e indirizzo se ne occuperanno il Presidente e la Giunta che è scaturita dalle urne il 24 febbraio, e che ancora non si è insidiata, nessuno può saperlo.
La proprietà dell’Eurallumina intende proseguire nel progetto e nel piano di rilancio dello stabilimento di Portovesme, come la RSU ha appurato nell’incontro avuto con la dirigenza aziendale nei giorni scorsi.
Sia pur ancora una volta feriti da una decisione ancora non definitiva, che poteva dare finalmente corso allo sviluppo delle fasi successive e alle prospettive concrete di rilancio di produzione e occupazione, la resistenza e la determinazione delle tute verdi non verrà fiaccata e la lotta proseguirà per quanto resterà viva la possibilità di arrivare ad un verdetto positivo.
In troppi raccontano di essere a favore del lavoro, dei lavoratori e dell’industria, per poi palesemente e con ambigue, subdole azioni ed atteggiamenti, produrre l’esatto opposto per impedirne il loro sviluppo e decretarne la definitiva serrata.
Ci vorrebbe un’enciclopedia per dettagliare quanto avvenuto in questi anni, ma per estrema intesi, si ricordano le tappe più salienti.
La storia racconta di quel lontano gennaio del 2009, due lustri addietro, quando una delle più importanti raffinerie di bauxite europee per la produzione di allumina, appena raggiunto il suo picco massimo di produzione (un milione e 50mila tonnellate di prodotto), annuncia la fermata degli impianti per gli alti costi di produzione.
Sono mesi di dura lotta per scongiurare questa eventualità, ma il 12 marzo del 2009, al rumore del lavoro e delle attività di uomini e donne allora oltre 700 tra diretti e indotto, viene sostituito dal silenzio assordante.
Nitide le strazianti scene del ritiro degli effetti personali dagli armadietti da parte dei lavoratori , la certezza di un presente fatto di garanzie economiche e di speranze per il futuro, sostituito dall’incertezza, dalla precarietà dal ricorso agli ammortizzatori sociali, entrare in un tunnel senza intravederne l’uscita. Il giorno seguente, 13 marzo 2009, il cattivo presagio che dall’Eurallumina, considerata al pari delle altre fabbriche un colosso inattaccabile, partisse il contagio alle altre realtà vicine, fa si che oltre 20mila persone si riversino nelle strade di Carbonia, per l’ultima grande mobilitazione unitaria da allora svolta, lo sciopero generale del territorio con tutte le categorie presenti in massa a sostegno dell’occupazione, tutti dietro lo striscione che apriva l’ immenso corteo, al grido: «Non si chiude l’Eurallumina».
Ma le tute verdi che erano in testa al corteo, che si snodava per quelle vie che furono il teatro della dura epica lotta dei minatori che permise la loro sopravvivenza, della città di Carbonia e del territorio con la nascita del polo industriale di Portovesme in sostituzione della cessata estrazione mineraria, avevano già capito che lo slogan sarebbe stato per gli anni a seguire «l’Eurallumina deve riaprire», con un misto di magone e rabbia perché ormai era troppo tardi, il cuore dello stabilimento si era fermato il giorno prima. Purtroppo, in poco tempo altri grandi impianti, hanno cessato la produzione, chiudendo definitivamente, con l’abbandono delle proprietà che le avevano gestite.
Quel grido «L’Eurallumina deve riaprire» (di fatto mai tecnicamente chiusa, ma bensì ferma come produzione), accompagnato da «Ogni operaio Una Famiglia», non si è mai interrotto nelle strade e sotto i palazzi istituzionali a Cagliari e a Roma, in dieci anni di calvario e di resistenza estrema.
Quando i più si sarebbero arresi, la volontà si rafforzava, cogliendo risultati importanti, segnali che hanno alimentato la determinazione e respinto lo sconforto, come «la non cessazione del rapporto di lavoro evitando in più occasioni il licenziamento collettivo, la frequenza sempre maggiore di personale nei turni rotativi di manutenzione, la riapertura della mensa, la conquista del diritto spettante per il sostegno al reddito».
La permanenza della azienda ha consentito l’avvio ormai da diversi anni, delle bonifiche interne ed esterne, il trattamento e depurazione delle acque reflue, con la barriera idraulica, certificate e controllate, monitorate costantemente dagli organi di controllo pubblici.
Così come in uno spazio breve, la solidarietà ed il sostegno sono scemati, sino a lasciare spazio alla avversione e la negatività, ad iniziative sempre più frequenti di vero palese accanito contrasto alla possibilità di ripresa dell’attività, lasciando di fatto da soli i lavoratori insieme a troppo pochi che hanno deciso di condividere la resistenza a livello politico, istituzionale, e di chi per mandato avrebbe dovuto battersi con più incisività per le nostre istanze. Pochi che si sono visti insultare e accusare insieme ai lavoratori ed i loro rappresentanti, di combattere per qualcosa di negativo. Tutti gli schemi stravolti, i lavoratori e chi ne ha preso le difese, tacciati delle peggiori nefandezze.
Dopo la fermata, inizialmente prevista per un anno, alla scadenza dei 12 mesi è parso ormai chiaro che la ripresa sarebbe stata lontana e difficile da raggiungere, anni di nebbia dove si devono subire promesse e falsità totali, dai vari livelli governativi e regionali. In questi 10 anni ci siamo confrontati e scontrati, con 4 diversi governi (6 diversi presidenti del Consiglio: Berlusconi, Monti, Letta, Renzi, Gentiloni, Conte), 8 ministri dello sviluppo economico (Scajola, Berlusconi ad interim, Romani, Passera, Zanonato, Guidi, Calenda, oggi Di Maio), Tre Giunte regionali (Soru, Cappellacci, Pigliaru, ora Solinas), 6 assessori regionali dell’Industria .
La RSU ha svolto incontri con Presidenti del Consiglio, ministri dello Sviluppo economico, dell’Ambiente, del Lavoro, vice ministri e sottosegretari, presidenti di Regione, di Provincia, assessori, direttori generali e funzionari degli enti, ribadendo costantemente con convinzione le proprie rivendicazioni .
Lo scenario cambia, quando nel 2012, dopo un incentivarsi della lotta dei lavoratori, tra regione e governo, si concorda una strada, condivisa dall’azienda, per un percorso da concludersi con il riavvio delle produzioni, le basi vengono poste il 22 novembre 2012 al Mise, con la sottoscrizione dell’addendum al primo protocollo d’intesa, dove venivano indicati i vari step, e gli impegni reciproci tra Mise, Regione e Rusal, all’interno del Piano Sulcis, con tutti i vari dicasteri governativi coinvolti a sottoscrivere l’atto ufficiale.
Quella è la vera data in cui la possibilità di far ripartire l’Eurallumina, è divenuta realmente perseguibile. Si decise, per abbattere i costi della produzione, di realizzare un impianto di cogenerazione di energia termica ed elettrica per autoproduzione alimentato a carbone, non essendo stata accettata la proposta di trasferimento diretto dell’energia termica necessaria, dalla vicina centrale Enel.
Di fatto l’unica possibilità era la realizzazione del CHP.
Altra tappa fondamentale l’accordo finanziario con Invitalia per il Contratto di sviluppo del 24 luglio 2014.
La ripresa delle produzione è stata vincolata al rilascio delle autorizzazioni VIA ed AIA.
Nel luglio del 2014, parte la consultazione preventiva , per la predisposizione della documentazione del progetto da depositare agli uffici competenti .
Il 23 ottobre 2014 viene depositato il progetto, che prende il via ufficialmente il giorno seguente con l’avviso pubblico sul quotidiano l’Unione Sarda, di avvio del procedimento, ma di fatto resta sospesa, ed occorre attendere il 9 aprile 2015 quando il ministero dell’Ambiente dopo un incontro tra il ministro Galletti e la RSU attribuisce la competenza per Via e AIA alla Regione Autonoma della Sardegna, nello specifico il servizio valutazioni ambientali, facente capo all’assessorato regionale dell’Ambiente.
Ad anticipare questo passaggio, un altro atto fondamentale, la sottoscrizione il 21 marzo 2015, del Protocollo d’Intesa – accordo di Programma tra Mise, ministero dell’Ambiente, Regione Sardegna, provincia del Sud Sardegna, Comune di Portoscuso, Arpas, Piano Sulcis, Eurallumina Rusal, per la gestione del progetto di ripresa produttiva e del sito di stoccaggio.
Cosa è successo dopo la cronaca di questi anni lo ha ampiamente documentato, un iter infinito, che ha visto svolgersi tre “presentazioni pubbliche, tre conferenze dei servizi, innumerevoli riunioni tecniche, integrazioni, chiarimenti, sospensioni, rinvii”.
Ad inizio 2018, la possibilità di un accordo commerciale tra Eurallumina ed Enel, diventa concreto, con un intervento decisivo del ministro Carlo Calenda (in visita all’Eurallumina a fine dicembre 2017) quello che sarebbe dovuto essere sin dall’inizio il percorso più semplice, diventa tangibile e realizzabile, in un piano di sinergie per il rilancio completo del polo industriale di Portovesme, con la filiera dell’alluminio che può mantenere e sviluppare la sua valenza strategica, attraverso Eurallumina e Sider Alloys.
Il 10 settembre 2018 la proponente Eurallumina, deposita la variante al progetto originario, sparisce la centrale di cogenerazione CHP e viene sostituita dalla tubazione per il vapordotto Enel-Eurallumina. Escono di scena altri elementi contestati, come l’innalzamento del sito di stoccaggio e le autorizzazioni secondo le nuove norme avranno durata decennale.
Il 21/22 gennaio 2019, si svolge la terza conferenza dei servizi, resasi necessaria causa le modifiche intervenute, ad esprimersi con parere contrario la sola sovrintendenza Mibact, in netto contrasto alla stessa componente regionale che si esprime a favore.
Il parere contrario in questo non è normativamente vincolante sulla V.I.A.
La conferenza viene sostanzialmente chiusa e si va alla predisposizione del verbale monografico di quanto avvenuto in questo percorso istruttorio da parte degli uffici dell’assessorato regionale dell’Ambiente, da trasferire alla giunta per la deliberazione con il parere finale.
La delibera V.I.A. consente di passare alla fase successiva, l’Autorizzazione Integrata Ambientale, che è di “competenza della provincia del Sud Sardegna”.
Dal suo avvio l’A.I.A. che di fatto prevede le autorizzazioni a realizzare le opere, deve essere conclusa entro trenta giorni, è probabile che si riproponga il parere contrario della sovrintendenza Mibact e a, seconda dell’interpretazione che verrà data alle fase procedurali, potrebbe risultare ostativa.
Il motivo del contendere è relativo alle diverse interpretazioni del PPR sulle aree industriali, ovvero tra aree dismesse e/o operative.
Il ripetersi di due “pareri diametralmente opposti tra organi paritetici dello stato appartenenti allo stesso ente” aprirebbe un conflitto istituzionale che avrebbe tra le probabilità, la necessità di un arbitrato da parte del governo. Governo già preallertato tramite gli incontri che la Rsu ha avuto direttamente con il presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte ed il sottosegretario di stato Giancarlo Giorgetti.
Solo ad AIA ottenuta, la Rusal autorizzerà l’investimento, si potrà definire e rendere operativo il contratto con Enel, potrà partire la progettazione esecutiva, si potranno bandire le gare ed aprire i cantieri, che significano lavoro e lavoratori all’opera, stesse attività ed operatività preparatorie dovrà realizzare l’Enel per la sua parte di progetto.
L’avvio della produzione se si rispettasse il cronoprogramma delle opere da realizzare è prevista per la fine del 2020. Ma la fase autorizzativa deve concludersi entro i prossimi 2/3 mesi e l’incertezza posta da disposizioni sull’energia dal governo in carica devono essere chiarite .
Ad attendere questo ulteriore e definitivo passaggio i 260 lavoratori diretti Eurallumina, che nel piano industriale diventerebbero con le già programmate assunzioni 342 all’ avvio della produzione, i 130 delle manutenzioni stabili, i circa 200 dell’indotto, dei servizi i fornitori, oltre ai 270 addetti alla punta massima che verranno impegnati nelle opere di predisposizione alla ripresa produttiva per un periodo di 12/18 mesi.
Il calcolo matematico sul valore dell’economia prodotta dalla ripresa produttiva di Eurallumina indica in 1.416 i posti di lavoro creati.
Il piano di investimenti è di 250 milioni di euro, il monte stipendi annuo erogato è di 30 milioni di euro. Ricadute che andranno ad attenuare la gravissima crisi del territorio, migliorando la qualità della vita in termini di benessere per le famiglie e delle altre attività dal commercio all’artigianato in grave sofferenza.
Alla ripresa dello stabilimento Eurallumina, sono strettamente connesse le altre attività già citate, la Centrale Enel (circa 1.000 occupati tra diretti e indotto), e Sider Alloys ce acquisterebbe il 100% della materia prima senza costi di trasporto (1.216 occupati tra diretti e indotto), le stesse attività del consorzio Industriale e del Porto Industriale, prossimo al dragaggio per l’accesso di navi con maggiore capienza che ridurranno costi e tempi di approvvigionamento e spedizioni.
Con la permanenza e il futuro garantito per i prossimi 10 della Portovesme srl (1.400 tra diretti e appalti ed altri 1.000 con il moltiplicatore economico), si tratta di numeri enormi, di cui è assolutamente assurdo pensare di potersene privare, ancora di più oggi alla luce della autorizzazione decretata per la V.I.A.
La lotta e le battaglie delle tute verdi, e tra loro un vero zoccolo duro, sempre presente ad ogni iniziativa e per questo degni di rispetto e riconoscenza anche e, soprattutto, da chi lo è stato meno, hanno tenuto aperti quei cancelli, permettendo di mantenere aperto il rapporto di lavoro diretto con l’azienda, scongiurando ciclicamente il licenziamento collettivo, restando agganciati al fondo pensionistico integrativo della categoria dei chimici, aumentando costantemente il numero dei lavoratori impegnati nei turni di rotazione per il mantenimento impianti (ad oggi oltre 80 sono presenti tutti i giorni), e assieme a loro una presenza costante di addetti esterni alle manutenzioni, dare corso ad importanti opere manutentive e di adeguamento impianti, riaprire il laboratorio, acquisire direttamente con personale interno su tre turni h24 il trattamento delle acque reflue industriali con ottimi risultati certificati, la riapertura della mensa e la riassunzione delle addette licenziate nel 2009, il rinnovo degli indispensabili strumenti di sostegno al reddito con sempre il minimo di ritardi e disagi, la possibilità per circa 200 aventi diritto di accedere alla pensione senza decurtazioni economiche. Favorendo rapporti tra azienda e istituzioni spesso in fase di black out e pertanto altamente pericolosi, senza il necessario dialogo, mantenendo accesi i riflettori, rendendo visibile ed attuale nell’agenda politica il “caso Eurallumna”, mettendoci a livello delle più importati vertenze a livello regionale e nazionale. Se non ti lamenti e, in modo appropriato, non esisti, e nessuno lo fa al posto tuo!!! Sempre su basi concrete, mai attraverso pietismo, con sobrietà mai cadendo allo sconforto e alla negatività, e neanche all’inutile e dannoso ottimismo, raccontando sempre le verità ai lavoratori anche le meno piacevoli, all’insegna dell’estremo realismo. Questo e tanto altro, altrimenti sarebbe stato impossibile resistere 10 anni ed i tanti esempi di aziende cadute nell’oblio e di ex lavoratori abbandonati a se stessi ormai scomparsi, privati anche del minimo sostentamento è lunghissimo e lo dimostra.
Obiettivi importanti, tangibili, ma che non ci potevano distrarre dall’unico vero obiettivo (al contrario di chi, per fortuna molto pochi, anche all’interno ha coltivato e coltiva ancora altri interessi che non vedono al primo posto la ripresa produttiva), che resta quello unico della riconquista per noi, e per chi ne potrà usufruire direttamente (saranno oltre 100 le nuove assunzioni) o indirettamente il definitivo ritorno alla piena e stabile occupazione.
La Lotta paga SEMPRE!!! E ancora di più paga l’unità tra i lavoratori!!!
Antonello Pirotto
Operaio Eurallumina e componente RSU.