15 October, 2024
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Venerdì 22 febbraio 2019 è una data negativa, dopo quasi 5 anni dall’avvio del procedimento, dopo un infinito e rigorosissimo iter procedurale per la ripresa produttiva della raffineria della bauxite, dell’Eurallumina Rusal di Portovesme, non si è giunti alla delibera autorizzativa relativa alla Valutazione di Impatto Ambientale, rimandando tutto ad un successivo approfondimento.

Un avvenimento atteso ed auspicato dalle tute verdi sulcitane, fuori da Villa Devoto, che hanno accompagnato questi lunghi anni di attesa con impegno e determinazione, guidate da una RSU esempio di unità e compattezza, mettendo in campo decine di manifestazioni, presidi e sit-in, occupazioni di sedi istituzionali, a testimoniare la ferma ed incrollabile volontà di riconquistare il proprio posto di lavoro, attraverso una produzione, quella dell’allumina, da raffinazione della bauxite, utile e strategica per l’industria nazionale.

A rafforzare gli intenti dei lavoratori, la grande caparbietà della proprietà della Rusal e del management Eurallumina, nel non abbandonare il progetto, superando un vero labirinto dovuto alla burocrazia ed il lievitare dei costi, che avrebbe costretto chiunque ad abbandonare l’impresa, garantendo e rispettando tutti gli impegni sottoscritti con le organizzazioni sindacali. Il mantenimento degli impianti, gli investimenti già realizzati, oneri, stipendi e contributi, sono stimati in 20 milioni di euro all’anno dal 2009 ad oggi.   

Si può parlare, a questo punto, di un evento estremamente negativo, la valutazione di impatto ambientale, non prodotta dopo anni di attenta e rigorosissima istruttoria, a cui hanno partecipato nel dare le proprie valutazioni, una trentina tra enti e dipartimenti a livello regionale e nazionale  non sancita dalla delibera della Giunta regionale, su questi principi, pone in discussione il rilancio dell’attività industriale.

La delibera prodotta dalla Giunta regionale nel dettaglio sull’autorizzazione VIA per la ripresa produttiva dello stabilimento Eurallumina, ci lascia delusi e totalmente insoddisfatti, come abbiamo espresso nell’incontro avuto con il presidente Francesco Pigliaru e la sua Giunta.

Avevamo auspicato concretamente che, dopo 5 anni di iter procedurale, una volta arrivato sul tavolo della Giunta regionale avrebbe avuto un esito positivo.

Nel merito viene evidenziato nella delibera, che lo studio d’impatto sulla salute prodotto dall’Eurallumina, documenta che, considerando gli impatti negativi sulla salute della popolazione determinati dalle esposizioni alle emissioni nella zona e gli effetti positivi sulla salute della popolazione, determinati dall’occupazione, danno come risultato la riduzione dei decessi in ragione di 6,24 per anno nel territorio, e di 1,58 per anno nel solo comune di Portoscuso.

Anche la speranza di vita migliora. Le stime sono fatte su modelli probabilistici standard.

Questa stima è stata giudicata ottimistica dai consulenti dell’assessorato della Sanità, sebbene gli stessi siano d’accordo che possa essere considerata come un possibile riferimento.

La Giunta ha quindi richiesto che questo aspetto sia ulteriormente approfondito. Di fatto, rinviando e delegando alla prossima amministrazione regionale, la decisione finale. Con quali tempi e con quali intenzioni e indirizzo se ne occuperanno il Presidente e la Giunta che è scaturita dalle urne il 24 febbraio, e che ancora non si è insidiata, nessuno può saperlo.

La proprietà dell’Eurallumina intende proseguire nel progetto e nel piano di rilancio dello stabilimento di Portovesme, come la RSU ha appurato nell’incontro avuto con la dirigenza aziendale nei giorni scorsi.

Sia pur ancora una volta feriti da una decisione ancora non definitiva, che poteva dare finalmente corso allo sviluppo delle fasi successive e alle prospettive concrete di rilancio di produzione e occupazione, la resistenza e la determinazione delle tute verdi non verrà fiaccata e la lotta proseguirà per quanto resterà viva la possibilità di arrivare ad un verdetto positivo.

In troppi raccontano di essere a favore del lavoro, dei lavoratori e dell’industria, per poi palesemente e con ambigue, subdole azioni ed atteggiamenti, produrre l’esatto opposto per impedirne il loro sviluppo e decretarne la definitiva serrata.

Ci vorrebbe un’enciclopedia per dettagliare quanto avvenuto in questi anni, ma per estrema intesi, si ricordano le tappe più salienti.

La storia racconta di quel lontano gennaio del 2009, due lustri addietro, quando una delle più importanti raffinerie di bauxite europee per la produzione di allumina, appena raggiunto il suo picco massimo di produzione (un milione e 50mila tonnellate di prodotto), annuncia la fermata degli impianti per gli alti costi di produzione.

Sono mesi di dura lotta per scongiurare questa eventualità, ma il 12 marzo del 2009, al rumore del lavoro e delle attività di uomini e donne allora oltre 700 tra diretti e indotto, viene sostituito dal silenzio assordante.

Nitide le strazianti scene del ritiro degli effetti personali dagli armadietti da parte dei lavoratori , la certezza di un presente fatto di garanzie economiche e di speranze per il futuro, sostituito dall’incertezza, dalla precarietà dal ricorso agli ammortizzatori sociali, entrare in un tunnel senza intravederne l’uscita. Il giorno seguente, 13 marzo 2009, il cattivo presagio che dall’Eurallumina, considerata al pari delle altre fabbriche un colosso inattaccabile, partisse il contagio alle altre realtà vicine, fa si che oltre 20mila persone si riversino nelle strade di Carbonia, per l’ultima grande mobilitazione unitaria da allora svolta, lo sciopero generale del territorio con tutte le categorie presenti in massa a sostegno dell’occupazione, tutti dietro lo striscione che apriva l’ immenso corteo, al grido: «Non si chiude l’Eurallumina».

Ma le tute verdi che erano in testa al corteo, che si snodava per quelle vie che furono il teatro della dura epica lotta dei minatori che permise la loro sopravvivenza, della città di Carbonia e del territorio con la nascita del polo industriale di Portovesme in sostituzione della cessata estrazione mineraria, avevano già capito che lo slogan sarebbe stato per gli anni a seguire «l’Eurallumina deve riaprire», con un misto di magone e rabbia perché ormai era troppo tardi, il cuore dello stabilimento si era fermato il giorno prima. Purtroppo, in poco tempo altri grandi impianti, hanno cessato la produzione, chiudendo definitivamente, con l’abbandono delle proprietà che le avevano gestite.

Quel grido «L’Eurallumina deve riaprire» (di fatto mai tecnicamente chiusa, ma bensì ferma come produzione), accompagnato da «Ogni operaio Una Famiglia», non si è mai interrotto nelle strade e sotto i palazzi istituzionali a Cagliari e a Roma, in dieci anni di calvario e di resistenza estrema.

Quando i più si sarebbero arresi, la volontà si rafforzava, cogliendo risultati importanti, segnali che hanno alimentato la determinazione e respinto lo sconforto, come «la non cessazione del rapporto di lavoro evitando in più occasioni il licenziamento collettivo, la frequenza sempre maggiore di personale nei turni rotativi di manutenzione, la riapertura della mensa, la conquista del diritto spettante per il sostegno al reddito». 

La permanenza della azienda ha consentito l’avvio ormai da diversi anni, delle bonifiche interne ed esterne, il trattamento e depurazione delle acque reflue, con la barriera idraulica, certificate e controllate, monitorate costantemente dagli organi di controllo pubblici.

Così come in uno spazio breve, la solidarietà ed il sostegno sono scemati, sino a lasciare spazio alla avversione e la negatività, ad iniziative sempre più frequenti di  vero palese accanito contrasto alla possibilità di ripresa dell’attività, lasciando di fatto da soli i lavoratori  insieme a troppo pochi che hanno deciso di condividere la resistenza a livello politico, istituzionale, e di chi per mandato avrebbe dovuto battersi con più incisività per le nostre istanze. Pochi che si sono visti insultare e accusare insieme ai lavoratori ed i loro rappresentanti, di combattere per qualcosa di negativo. Tutti gli schemi stravolti, i lavoratori e chi ne ha preso le difese, tacciati delle peggiori nefandezze.

Dopo la fermata, inizialmente prevista per un anno, alla scadenza dei 12 mesi è parso ormai chiaro che la ripresa sarebbe stata lontana e difficile da raggiungere, anni di nebbia dove si devono subire promesse e falsità totali, dai vari livelli governativi e regionali. In questi 10 anni ci siamo confrontati e scontrati, con 4 diversi governi (6 diversi presidenti del Consiglio: Berlusconi, Monti, Letta, Renzi, Gentiloni, Conte), 8 ministri dello sviluppo economico (Scajola, Berlusconi ad interim, Romani, Passera, Zanonato, Guidi, Calenda, oggi Di Maio), Tre Giunte regionali (Soru, Cappellacci, Pigliaru, ora Solinas), 6 assessori regionali dell’Industria .

La RSU ha svolto incontri con Presidenti del Consiglio, ministri dello Sviluppo economico, dell’Ambiente, del Lavoro, vice ministri e sottosegretari, presidenti di Regione, di Provincia, assessori, direttori generali e funzionari degli enti, ribadendo costantemente con convinzione le proprie rivendicazioni .

Lo scenario cambia, quando nel 2012, dopo un incentivarsi della lotta dei lavoratori, tra regione e governo, si concorda una strada, condivisa dall’azienda, per un percorso da concludersi con il riavvio delle produzioni, le basi vengono poste il 22 novembre 2012 al Mise, con la sottoscrizione dell’addendum al primo protocollo d’intesa, dove venivano indicati i vari step, e gli impegni reciproci tra Mise, Regione e Rusal, all’interno del Piano Sulcis, con tutti i vari dicasteri governativi coinvolti a sottoscrivere l’atto ufficiale.

Quella è la vera data in cui la possibilità di far ripartire l’Eurallumina, è divenuta realmente perseguibile. Si decise, per abbattere i costi della produzione, di realizzare un impianto di cogenerazione di energia termica ed elettrica per autoproduzione alimentato a carbone, non essendo stata accettata la proposta di trasferimento diretto dell’energia termica necessaria, dalla vicina centrale Enel.

Di fatto l’unica possibilità era la realizzazione del CHP.

Altra tappa fondamentale l’accordo finanziario con Invitalia per il Contratto di sviluppo del 24 luglio 2014.

La ripresa delle produzione è stata vincolata al rilascio delle autorizzazioni VIA ed AIA.

Nel luglio del 2014, parte la consultazione preventiva , per la predisposizione della documentazione del progetto da depositare agli uffici competenti .

Il 23 ottobre 2014 viene depositato il progetto, che prende il via ufficialmente il giorno seguente con l’avviso pubblico sul quotidiano l’Unione Sarda, di avvio del procedimento, ma di fatto resta sospesa, eoccorre attendere il 9 aprile 2015 quando il ministero dell’Ambiente dopo un incontro tra il ministro Galletti e la RSU attribuisce la competenza per Via e AIA alla Regione Autonoma della Sardegna, nello specifico il servizio valutazioni ambientali, facente capo all’assessorato regionale dell’Ambiente.

Ad anticipare questo passaggio, un altro atto fondamentale, la sottoscrizione il 21 marzo 2015, del Protocollo d’Intesa – accordo di Programma tra Mise, ministero dell’Ambiente, Regione Sardegna, provincia del Sud Sardegna, Comune di Portoscuso, Arpas, Piano Sulcis, Eurallumina Rusal, per la gestione del progetto di ripresa produttiva e del sito di stoccaggio.

Cosa è successo dopo la cronaca di questi anni lo ha ampiamente documentato, un iter infinito, che ha visto svolgersi tre “presentazioni pubbliche, tre conferenze dei servizi, innumerevoli riunioni tecniche, integrazioni, chiarimenti, sospensioni, rinvii”.

Ad inizio 2018, la possibilità di un accordo commerciale tra Eurallumina ed Enel, diventa concreto, con un intervento decisivo del ministro Carlo Calenda (in visita all’Eurallumina a fine dicembre 2017) quello che sarebbe dovuto essere sin dall’inizio il percorso più semplice, diventa tangibile e realizzabile, in un piano di sinergie per il rilancio completo del polo industriale di Portovesme, con la filiera dell’alluminio che può mantenere e sviluppare la sua valenza strategica, attraverso Eurallumina e Sider Alloys.

Il 10 settembre 2018 la proponente Eurallumina, deposita la variante al progetto originario, sparisce la centrale di cogenerazione CHP e viene sostituita dalla tubazione per il vapordotto Enel-Eurallumina. Escono di scena altri elementi contestati, come l’innalzamento del sito di stoccaggio e le autorizzazioni secondo le nuove norme avranno durata decennale.

Il 21/22 gennaio 2019, si svolge la terza conferenza dei servizi, resasi necessaria causa le modifiche intervenute, ad esprimersi con parere contrario la sola sovrintendenza Mibact, in netto contrasto alla stessa componente regionale che si esprime a favore.

Il parere contrario in questo non è normativamente vincolante sulla V.I.A.

La conferenza viene sostanzialmente chiusa e si va alla predisposizione del verbale monografico di quanto avvenuto in questo percorso istruttorio da parte degli uffici dell’assessorato regionale dell’Ambiente, da trasferire alla giunta per la deliberazione con il parere finale.

La delibera V.I.A. consente di passare alla fase successiva, l’Autorizzazione Integrata Ambientale, che è di “competenza della provincia del Sud Sardegna”.

Dal suo avvio l’A.I.A. che di fatto prevede le autorizzazioni a realizzare le opere, deve essere conclusa entro trenta giorni, è probabile che si riproponga il parere contrario della sovrintendenza Mibact e a, seconda dell’interpretazione che verrà data alle fase procedurali, potrebbe risultare ostativa.

Il motivo del contendere è relativo alle diverse interpretazioni del PPR sulle aree industriali, ovvero tra aree dismesse e/o operative.

Il ripetersi di due “pareri diametralmente opposti tra organi paritetici dello stato appartenenti allo stesso ente” aprirebbe un conflitto istituzionale che avrebbe tra le probabilità, la necessità di un arbitrato da parte del governo. Governo già preallertato tramite gli incontri che la Rsu ha avuto direttamente con il presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte ed il sottosegretario di stato Giancarlo Giorgetti.

Solo ad AIA ottenuta, la Rusal autorizzerà l’investimento, si potrà definire e rendere operativo il contratto con Enel, potrà partire la progettazione esecutiva, si potranno bandire le gare ed aprire i cantieri, che significano lavoro e lavoratori all’opera, stesse attività ed operatività preparatorie dovrà realizzare l’Enel per la sua parte di progetto.

L’avvio della produzione se si rispettasse il cronoprogramma delle opere da realizzare è prevista per la fine del 2020. Ma la fase autorizzativa deve concludersi entro i prossimi 2/3 mesi e l’incertezza posta da disposizioni sull’energia dal governo in carica devono essere chiarite .

Ad attendere questo ulteriore e definitivo passaggio i 260 lavoratori diretti Eurallumina, che nel piano industriale diventerebbero con le già programmate assunzioni 342 all’ avvio della produzione, i 130 delle manutenzioni stabili, i circa 200 dell’indotto, dei servizi i fornitori, oltre ai 270 addetti alla punta massima che verranno impegnati nelle opere di predisposizione alla ripresa produttiva per un periodo di 12/18 mesi.

Il calcolo matematico sul valore dell’economia prodotta dalla ripresa produttiva di Eurallumina indica in 1.416 i posti di lavoro creati.

Il piano di investimenti è di 250 milioni di euro, il monte stipendi annuo erogato è di 30 milioni di euro. Ricadute che andranno ad attenuare la gravissima crisi del territorio, migliorando la qualità della vita in termini di benessere per le famiglie e delle altre attività dal commercio all’artigianato in grave sofferenza.

Alla ripresa dello stabilimento Eurallumina, sono strettamente connesse le altre attività già citate, la Centrale Enel (circa 1.000 occupati tra diretti e indotto), e Sider Alloys ce acquisterebbe il 100% della materia prima senza costi di trasporto  (1.216 occupati tra diretti e indotto), le stesse attività del consorzio Industriale e del Porto Industriale, prossimo al dragaggio per l’accesso di navi con maggiore capienza che ridurranno costi e tempi di approvvigionamento e spedizioni.

Con la permanenza e il futuro garantito per i prossimi 10 della Portovesme srl (1.400 tra diretti e appalti ed altri 1.000 con il moltiplicatore economico), si tratta di numeri enormi, di cui è assolutamente assurdo pensare di potersene privare, ancora di più oggi alla luce della autorizzazione decretata per la V.I.A.

La lotta e le battaglie delle tute verdi, e tra loro un vero zoccolo duro, sempre presente ad ogni iniziativa e per questo degni di rispetto e riconoscenza anche e, soprattutto, da chi lo è stato meno, hanno tenuto aperti quei cancelli, permettendo di mantenere aperto il rapporto di lavoro diretto con l’azienda, scongiurando ciclicamente il licenziamento collettivo, restando agganciati al fondo pensionistico integrativo della categoria dei chimici, aumentando costantemente il numero dei lavoratori impegnati nei turni di rotazione per il mantenimento impianti (ad oggi oltre 80 sono presenti tutti i giorni), e assieme a loro una presenza costante di addetti esterni alle manutenzioni, dare corso ad importanti opere manutentive e di adeguamento impianti, riaprire il laboratorio, acquisire direttamente con personale interno su tre turni h24 il trattamento delle acque reflue industriali con ottimi risultati certificati, la riapertura della mensa e la riassunzione delle addette licenziate nel 2009, il rinnovo degli indispensabili strumenti di sostegno al reddito con sempre il minimo di ritardi e disagi, la possibilità per circa 200 aventi diritto di accedere alla pensione senza decurtazioni economiche. Favorendo rapporti tra azienda e istituzioni spesso in fase di black out e pertanto altamente pericolosi, senza il necessario dialogo, mantenendo accesi i riflettori, rendendo visibile ed attuale nell’agenda politica il “caso Eurallumna”, mettendoci a livello delle più importati vertenze a livello regionale e nazionale. Se non ti lamenti e, in modo appropriato, non esisti, e nessuno lo fa al posto tuo!!! Sempre su basi concrete, mai attraverso pietismo, con sobrietà mai cadendo allo sconforto e alla negatività, e neanche all’inutile e dannoso ottimismo, raccontando sempre le verità ai lavoratori anche le meno piacevoli, all’insegna dell’estremo realismo. Questo e tanto altro, altrimenti sarebbe stato impossibile resistere 10 anni ed i tanti esempi di aziende cadute nell’oblio e di ex lavoratori abbandonati a se stessi ormai scomparsi, privati anche del minimo sostentamento è lunghissimo e lo dimostra.

Obiettivi importanti, tangibili, ma che non ci potevano distrarre dall’unico vero obiettivo (al contrario di chi, per fortuna molto pochi, anche all’interno ha coltivato e coltiva ancora altri interessi che non vedono al primo posto la ripresa produttiva), che resta quello unico della riconquista per noi, e per chi ne potrà usufruire direttamente (saranno oltre 100 le nuove assunzioni) o indirettamente il definitivo ritorno alla piena e stabile occupazione.

La Lotta paga SEMPRE!!! E ancora di più paga l’unità tra i lavoratori!!!

Antonello Pirotto

Operaio Eurallumina e componente RSU.

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«Sulla Sider Alloys il ministero dello Sviluppo economico ha posto di fatto un termine tassativo: o l’azienda a metà aprile avrà fatto tutti i passi avanti per presentare un piano industriale credibile, o salterà tutta l’operazione. Ecco perché, nel caso che il piano di rilancio del polo dell’alluminio non riuscisse, dobbiamo tutti prepararci a una sorta di piano B, che dovrà riprogrammare le risorse per il territorio in modo totalmente nuovo. Il famoso “Piano Sulcis”, pianificato ancora oggi con le logiche industriali di tanti decenni fa, va rivoluzionato nelle persone, nei metodi, nei settori coinvolti per lo sviluppo del territorio. Manca poco tempo e non va sprecato. Tutti devono assumersi delle responsabilità molto precise.»

Lo dice stamane il deputato del Movimento 5 Stelle Pino Cabras, che ha partecipato giovedì al tavolo sulla ex Alcoa convocato al ministero dello Sviluppo economico e ieri sera all’assemblea organizzata dal Movimento dei lavoratori diretti e indiretti ex Alcoa, nella sala polifunzionale del comune di Carbonia.

«Al tavolo al ministero ho assistito alla presentazione di una ventina di diapositive da parte dei dirigenti della Sider Alloys, i quali hanno illustrato per sommi capi un piano industriale che però rinviava ancora a futuri approfondimenti tutte le cose più sostanziose: non abbiamo visto cosa ci sia dietro i numeri dei conti economici né abbiamo visto un piano finanziario – spiega Pino Cabras -. Non solo: non ci sono i contorni di un eventuale accordo sul prezzo dell’energia, non c’è ancora il contratto con una società cinese del gruppo Chinalco per il revamping (la riorganizzazione radicale degli impianti), non si dice nulla su quanto pesi sui costi delle forniture il mancato riavvio dell’Eurallumina, l’altro grande stabilimento di Portovesme destinato a produrre ossido di alluminio ricavato dalla lavorazione della bauxite e chiuso da nove anni.»

 A Portovesme il programma di riavvio dello “smelter” della ex Alcoa prevede un investimento complessivo di 135 milioni di euro (di cui 8 a fondo perduto, 84 finanziati con un tasso agevolato, 20 messi a disposizione dall’Alcoa e il resto in capo al nuovo proprietario Sider Alloys). Il cronoprogramma punta ad assumere 376 addetti diretti entro il 2020, purché tutti i problemi aperti si risolvano entro poche settimane.

«Il Ministero di fatto ha posto un termine tassativo: o l’azienda a metà aprile avrà fatto tutti i passi avanti per presentare un piano credibile, o salterà tutta l’operazione, di cui sta emergendo il chiaro connotato elettorale portato avanti l’anno scorso dall’allora ministro Carlo Calenda», commenta Pino Cabras. 

Dopo il vertice romano, come abbiamo già riferito ieri a tarda sera, i lavoratori diretti e indiretti ex Alcoa hanno convocato un’assemblea presso la sala consiliare di Carbonia alla presenza del sindaco Paola Massidda (M5S).

«Ho voluto partecipare per ascoltare i numerosissimi discorsi e le puntuali considerazioni dei tanti lavoratori intervenuti, molto preoccupati nell’immediato rispetto al presente e al futuro degli ammortizzatori sociali e profondamente pessimisti sul ruolo dei sindacati in tutta la vicenda – sottolinea Pino Cabras – e mi sono preso l’impegno di seguire molto da vicino gli sviluppi della vertenza. Ora occorre stringere sulle azioni e sui tempi. Voglio le carte, i numeri, il quadro finanziario, industriale e ambientale. E voglio che si pongano le basi – conclude il deputato del M5S eletto nel collegio di Carbonia Iglesias – per una vera programmazione territoriale, in luogo dell’attuale ceto di intermediazione delle risorse che sta cronicizzando la crisi del Sud Ovest della Sardegna nel pieno di una ripresa dell’emigrazione.»

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«Sentendosi coinvolto in una campagna elettorale che non lo riguarda, sui temi dell’energia e del carbone il presidente Pigliaru continua a fare confusione e a porre domande alle quali è già stata data una risposta.»
Lo dice il candidato alla presidenza della Regione per il Movimento 5 Stelle Francesco Desogus, che ribatte così alle sollecitazioni inviate dal presidente della Regione al Governo Conte e al ministro Di Maio.

«La questione è molto semplice ed è lo stesso Pigliaru ad ammettere nella sua ultima nota l’esistenza del non-problema – aggiunge Francesco Desogus -: nel momento in cui i gruppi a carbone sardi chiuderanno, l’Enel dovrà assicurare alle imprese di Porto Torres e Portovesme una uguale fornitura di energia generata dall’installazione di impianti a gas. Non esiste dunque alcun problema dell’uscita dal carbone in Sardegna perché è la stessa Enel ad avere da tempo fatto chiarezza sulla questione, fornendo ampie rassicurazioni. A questo punto, a poche settimane dalla conclusione ufficiale del suo mandato, il presidente Pigliaru dovrebbe smetterla finalmente di prendere in giro i sardi.»

Secondo Francesco Desogus «con la sua nota, Pigliaru ammette di conoscere la soluzione, ma continua a voler fare confusione nella speranza di mettere in difficoltà il Movimento su di un tema sul quale invece noi abbiamo le idee chiarissime. Il Movimento 5 Stelle non è infatti a priori contro l’uso del gas metano in Sardegna ma è piuttosto a favore di un suo utilizzo intelligente e sostenibile in vista di una transizione verso le rinnovabili che non può più essere rinviata. Il centrosinistra finge invece di dimenticarsi che la data del 2025 come termine ultimo di attività delle centrali a carbone italiane fu posta nel 2017 dall’allora ministro dello Sviluppo economico del Governo Gentiloni, Carlo Calenda. Improvvisamente ora che a Roma non governa più il Pd, l’uscita dal carbone in Sardegna diventa per il centrosinistra sardo una sciagura. Ma dov’erano il presidente Pigliaru e la sua maggioranza quando il loro ministro prendeva impegni che ora vengono contestati?».

«Le imprese sarde e tutto il sistema economico isolano possono stare tranquilli – conclude Francesco Desogus -. Nell’isola arriverà solo la quantità di metano che occorrerà ai sardi, per sostenere un nuovo modello di sviluppo che noi proporremo in occasione delle elezioni del 24 febbraio.»

 

Il ministero del Lavoro ha autorizzato la proroga del trattamento di mobilità in deroga per gli ultimi 135 lavoratori delle aree di crisi complessa di Portovesme e Porto Torres, i cui trattamenti sono scaduti a partire dal 1 luglio di quest’anno. Nei prossimi giorni l’assessorato regionale del Lavoro inoltrerà all’INPS la richiesta di avviare la procedura di pagamento delle prestazioni.

La proroga degli ammortizzatori sociali in deroga per il secondo semestre del 2018 è stata disposta dal decreto legge, emanato lo scorso 8 maggio dal Governo Gentilini su proposta degli allora ministri del Lavoro e dello Sviluppo economico, Giuliano Poletti e Carlo Calenda. L’atto legislativo riserva 9 milioni di euro per le sole aree di crisi complessa della Sardegna.
Alla gine dello scorso giugno, il ministero del Lavoro aveva dato l’ok alla proroga della mobilità in deroga, fino al 31 dicembre 2018, per un primo gruppo di 570 lavoratori delle due aree di crisi complessa sarde.

“Complessivamente, quindi, sono oltre 700 i lavoratori coperti dall’ammortizzatore sino alla fine dell’anno – ha detto l’assessore regionale del Lavoro, Virginia Mura -. Siamo in attesa di conoscere il contenuto del decreto di proroga per il 2019, annunciato dal ministro Luigi Di Maio nell’ultimo incontro a Roma con gli assessori regionali del Lavoro.”

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Prosegue lo stato di agitazione dei lavoratori ex Alcoa che contestano il metodo ed il merito attuati per le assunzioni Sider Alloys.

«Dopo le nostre richieste finalmente in data 29.06.18 abbiamo incontrato per la prima volta la Sider Alloys Italia presso la Confindustria di Cagliari – si legge in una nota delle segreterie territoriali FSM, FIOM, UILM e CUB -. Abbiamo così potuto conoscere i piani  operativi dell’Azienda e ci è stato comunicato che non è stato possibile fare l’accordo con l’Azienda che dovrà effettuare il revamping dei reparti, in quanto una delle Aziende non ha ancora presentato il progetto definitivo. Questo comporterà sicuramente un ritardo sul piano presentato al Mise il 3.05.2018.»

«In questa riunione siamo entrati in merito anche alla operatività di Sider Alloys Italia nello stabilimento anche rispetto alle assunzioni decise  dalla dirigenza – si legge ancora nella nota sindacale -. Non ci è sembrata, quella addotta dalla controparte, una giustificazione plausibile considerato il fatto che alcune scelte sono state effettuate in quanto la Sider Alloys non conosceva il numero di telefono di alcuni tecnici che hanno gestito lo stabilimento sino alla sua chiusura. Scuse queste che riteniamo inaccettabili. Tutto ciò nonostante gli accordi fossero molto chiari in merito al personale da assumere alla rioccupazione dei lavoratori ex Alcoa licenziati a dicembre 2014. In riferimento ai quali il ministro Carlo Calenda più volte ha rimarcato l’impegno del Governo di trovare una occupazione ai lavoratori ex Alcoa.

Nella riunione in Confindustria abbiamo sostenuto con forza che prima di assumere personale esterno deve tassativamente essere fatta la selezione sui Tecnici ed Operai che sono stati licenziati da Alcoa. Invece lunedì 2 luglio abbiamo constatato ai cancelli dello stabilimento che quanto concordato al Mise non è stato rispettato. Per questo siamo fortemente convinti che sia necessario un accordo quadro che evidenzi le regole precise a cui devono attenersi tutti.»

«Pertanto, respingiamo fortemente le puerili accuse che il sindacato voglia fare i nomi delle assunzioni. La verità è che la proposta del sindacato è semplicissima in particolare alla richiesta che le assunzioni siano fatte tra il personale che ha perso il posto di lavoro nello stabilimento di alluminio primario a Portovesme nel dicembre 2014. E ove non esistesse una figura professionale tra il personale ex Alcoa la Sider Alloys, logicamente, potrà rivolgersi all’esterno – concludono le segreterie territoriali FSM, FIOM, UILM e CUB -. Per questi motivi chiediamo che il presidente Pigliaru convochi celermente una riunione al fine di trovare una soluzione a questa vicenda.»

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«Si proceda con le assunzioni nel rispetto di quanto previsto negli accordi ministeriali e regionali. I lavoratori ex Alcoa sono patrimonio umano e di competenze, elemento fondamentale del complesso industriale di Portovesme, che la Sider Alloys si è impegnata a rilanciare. Loro sono stati protagonisti in ogni singola fase della lunga battaglia che ha condotto, finalmente, nello scorso febbraio a firmare il Patto fra nostro Governo, Syder Alloys e Organizzazioni sindacali. E rispetto a quel Patto non si torni indietro.»

Lo scrive, in una nota, Romina Mura, deputata del Partito democratico.

«Invito il ministro Luigi Di Maio a schierarsi dalla parte dei lavoratori e del Sulcis, in cui spesso lui e i suoi sono venuti a vendere come oro la chiusura degli impianti industriali, a non disperdere il prezioso lavoro fatto, a riguardo, da Carlo Calenda suo predecessoreA dimostrare coi fatti e con le azioni che i lavoratori vengono prima di tutto. D’altro canto – conclude la deputata del Partito democratico – i lavoratori ex Alcoa non chiedono la luna, né tantomeno il reddito di cittadinanza, vogliono semplicemente riprendere a lavorare e a produrre. Così come era stato pianificato.»

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L’assessore regionale del Lavoro Virginia Mura stamane ha incontrato le organizzazioni sindacali regionali e la Direzione Regionale di Inps, per esaminare la situazione degli ammortizzatori sociali, nelle Aree di crisi complessa della Sardegna.
Nel corso della riunione, la titolare del Lavoro ha comunicato la proroga fino al 31 dicembre dei trattamenti di mobilità in deroga per i lavoratori delle due Aree (Porto Torres e Portovesme) in scadenza nel corso del 2018. La possibilità nasce dal lavoro svolto dalla Regione nelle ultime riunioni tenute al Mise sulla vertenza Alcoa, nel corso delle quali si era constatato l’esaurimento delle risorse a disposizione, e al conseguente impegno di reperire le risorse necessarie per ampliare il periodo di fruizione, assunto dall’ex ministro Carlo Calenda ed onorato dal Governo con l’emanazione di un decreto legge che stanzia, per le sole Aree di crisi complessa della Sardegna, 9 milioni di euro.
Tali risorse consentono la prosecuzione dei trattamenti in corso e il recupero dei lavoratori che, pur avendone diritto, non avevano fatto domanda. In particolare la proroga interessa:
1) i lavoratori delle Aree di crisi complessa della Sardegna per i quali è già stato autorizzato il trattamento sino al 30 giugno 2018. Per tali lavoratori, l’Assessorato procederà direttamente alla determina dell’ulteriore periodo (1 luglio – 31 dicembre 2018);
2) i lavoratori provenienti da un precedente trattamento di mobilità, in scadenza nel secondo semestre 2018. Per costoro il SIL Sardegna verrà riaperto dal 15 giugno al 30 giugno 2018, per la presentazione delle domande da parte di tali lavoratori.
Inoltre, come detto, alla riapertura dei SIL potranno presentare domanda anche quei lavoratori aventi diritto che, a suo tempo, per presumibile carenza di informazione, non avevano presentato domanda e saranno perciò debitamente messi al corrente di tale possibilità per il tramite dei Centri per l’Impiego.
Al termine della riunione, la Regione, le Organizzazioni sindacali e l’Inps hanno sottoscritto un verbale di Accordo.

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Nel corso di una riunione che si è svolta oggi pomeriggio al ministero dello Sviluppo economico, sono state condivise con le organizzazioni sindacali le modalità della partecipazione dei lavoratori al capitale della ex Alcoa e le modalità di partecipazione al Consiglio di Sorveglianza dell’azienda. Domani stesso si svolgerà l’Assemblea di Sider Alloys che dovrà deliberare l’aumento di capitale della società riservandone una quota del 5% ai lavoratori nonché modificare le regole di governance dell’azienda in senso duale.

«E’ la prima volta nell’industria italiana – ha dichiarato al termine della riunione il ministro Carlo Calenda – che si sperimenta la partecipazione dei lavoratori al capitale ed alla governance dell’azienda. Sono particolarmente felice che questa sperimentazione cominci dagli operai ex Alcoa che hanno combattuto per lungo tempo per fare in modo che l’impianto rimanesse in condizione di poter essere riavviato.»

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Stanno per partire le “call” per le manifestazioni di interesse relative ai progetti di riconversione e riqualificazione industriale a Porto Torres e Portovesme promosse dal ministero dello Sviluppo Economico (MiSE), la Regione Sardegna ed Invitalia. Le imprese interessate potranno manifestare a Invitalia la loro intenzione a presentare progetti che avranno la possibilità di usufruire di contributi a fondo perduto e mutui agevolati previsti dalla legge 181/89 sulle Aree di crisi industriale complessa. Le zone industriali di Porto Torres e Portovesme sono state riconosciute aree di crisi complessa con decreti del 13 settembre e del 7 ottobre del 2016.
Nel febbraio 2017 con decreti a firma del ministro Carlo Calenda sono stati invece costituiti i rispettivi Gruppi di Coordinamento e Controllo con il compito di definire e attuare i Progetti di riconversione e riqualificazione industriale (PRRI). L’obiettivo degli inviti, destinati ad imprese italiane ed estere, è rilevare i fabbisogni di investimento delle imprese e, quindi, definire la gamma degli strumenti agevolativi da attivare e mettere a disposizione delle imprese per promuovere: programmi di investimento per la produzione di beni e servizi (creazione di impresa, creazione di nuova unità da parte di impresa esistente, ampliamento/diversificazione di unità esistente); programmi di investimento per la tutela ambientale; progetti di innovazione dei processi e della organizzazione; progetti di ricerca industriale e sviluppo sperimentale.
Le manifestazioni di interesse dovranno riguardare iniziative, da localizzare nelle due aree, che prevedano progetti di sviluppo con relativi programmi occupazionali. I PRRI, che vengono attuati attraverso la sottoscrizione di specifico Accordo di Programma Quadro, sono destinati a promuovere anche attraverso cofinanziamento regionale e con l’utilizzo di tutti i regimi d’aiuto disponibili per cui ricorrano i presupposti, investimenti produttivi anche a carattere innovativo, la riqualificazione delle aree interessate, la formazione del capitale umano, la riconversione di aree industriali dismesse, il recupero ambientale e l’efficientamento energetico dei siti e la realizzazione di infrastrutture strettamente funzionali agli interventi.
«Si tratta di una grande occasione per dare al sistema produttivo di Porto Torres e Portovesme un nuovo sviluppo e un nuovo futuro occupazionale -afferma l’assessore dell’Industria, Maria Grazia Piras -. Su questa partita importante per il rilancio economico e sociale di entrambe le aree, sarà fondamentale soprattutto la sinergia tra le istituzioni dei territori e la Regione. Ci aspettiamo che le imprese si presentino con idee e progetti cantierabili in tempi rapidi. Una volta analizzate ed opportunamente selezionate, le proposte entreranno a far parte dell’accordo di programma che ci auguriamo si possa siglare quanto prima.» 
Per presentare le opportunità offerte dagli strumenti legislativi in materia e informare i soggetti interessati sui dettagli delle “Call”, che verranno pubblicate sui quotidiani, il 5 giugno per Porto Torres e l’8 giugno per Portovesme, l’assessorato dell’Industria ed Invitalia hanno organizzato due eventi. Il primo si svolgerà mercoledì 30 maggio, alle 15.00, alla Camera di Commercio di Sassari. Il secondo, invece, si svolgerà giovedì 31 maggio, alle 11.00, a Portovesme.

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La notizia arrivata da Roma, sulla proroga degli ammortizzatori sociali approvata dal Governo su proposta del presidente del Consiglio dei ministri Paolo Gentiloni e del ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda, per le imprese operanti in un’area di crisi industriale complessa, fino al 31 dicembre 2018, è stata accolta positivamente dall’assemblea dei lavoratori ex Alcoa, riunitasi questo pomeriggio nel salone dell’Oratorio Don Bosco, a Carbonia, per una valutazione dell’esito dell’incontro svoltosi la scorsa settimana al ministero dello Sviluppo economico.

Al termine della riunione, abbiamo intervistato i rappresentanti delle quattro organizzazioni sindacali: Roberto Forresu della Fiom-Cgil, Angelo Diciotti della Cub, Vincenzo Marroccu della Uilm-Uil e, infine, Manolo Mureddu, della Fsm-Cisl.