5 December, 2025
HomePosts Tagged "Giacomo Mameli"

La XIV edizione del Festival Culturale LiberEvento 2025 dal 1 all’6 agosto, LiberEvento approda a Calasetta, davanti alla Torre Sabauda. Anche quest’anno, oltre alle tante presentazioni di libri, ritorna l’appuntamento con un festival nel festival. Prenderà avvio la terza straordinaria edizione di “Musichevento”, il festival musicale del festival Liberevento, nel comune di Calasetta, che porterà tanti ospiti prestigiosi del panorama musicale, per una serie di concerti nei luoghi più suggestivi della cittadina.

Il sipario sugli appuntamenti calasettani del Festival Liberevento si alzerà il 1 agosto, alle 22.00, con lo straordinario concerto d’estate della banda musicale “Giacomo Puccini di Calasetta”.

Il 2 agosto invece, arriva lo scrittore, analista, consulente filosofico, e psicopedagogista Danilo Mauro Castiglione con il suo “Solitudini. Da problema a opportunità” (San Paolo Edizioni 2025) per un’intensa e profonda chiacchierata con il direttore artistico del festival, poeta, giornalista e scrittore Claudio Moica. I presenti saranno coinvolti in una riflessione su come chi vive la solitudine possa reinterpretarla, scoprendo il suo valore e prevenendo l’isolamento. La serata proseguirà con il concerto del circuito Musichevento, “Etnojazz nella Terra sospesa del “KI”” del Natascia Capurro & Gold Pink Band. Saliranno sul palco: Natascia Capurro (voce); Enea Cocco (batteria e cajon); Federico Cocco (basso) e Valentino Serafini (pianoforte, fisarmonica e sax).

L’autore replicherà la presentazione sempre in dialogo con Claudio Moica, il giorno dopo presso la Cagliari Airport Library, dell’Aeroporto di Cagliari-Elmas (ore 17.00).

Il 3 agosto la Torre Sabauda di Calasetta ospiterà il noto agronomo Daniele Paci che in dialogo con Manuela Perria, presenterà il suo libro “La Spesa felice” (Sperling & Kupfer 2023). Al termine dell’evento seguirà una degustazione dei vini della Cantina di Calasetta con la partecipazione del direttore commerciale Dott. Gianluca Usai.

Daniele Paci replicherà la presentazione anche il giorno dopo a Gonnesa (ore 21.30), presso lo scenografico Parco S’Olivariu. Anche in quest’occasione, al termine della stessa seguirà una degustazione enogastronomica in collaborazione con la Cantina Funtana ‘e Mari di Gonnesa.

Il 4 agosto invece l’ospite rinomato sarà Marcello Veneziani. Giornalista e scrittore, Veneziani presenterà al pubblico la sua ultima opera “C’era una volta il Sud” (Rizzoli 2023). “Sarà un viaggio di immagini e pensieri nel sud e nella fotografia, nei sentimenti e nei ricordi, alla ricerca di un mondo e di un tempo perduti per metterne in salvo la memoria prima che cali la notte. L’evento sarà moderato dal Direttore de “Il Borghese” Giuseppe Sanzotta. La serata proseguirà con il concerto del circuito Musichevento “Dancing”, del duo chitarristico “Better Call Duo”. Saliranno sul palco Chieko Hata e Stefano Palamidessi (chitarre).

Il giorno dopo la Torre Sabauda accoglierà il giornalista e scrittore Giacomo Mameli, che in dialogo col giornalista Carlo Floris presenterà il suo “Hotel Nord America” (Il Maestrale 2020). L’autore ci introduce ad una vicenda femminile senz’altro poco nota, inserita nel contesto sociale sardo a partire dalla fine degli anni Trenta. Chiuderà la serata il concerto “Sfumature di danza da Oriente a Occidente”. Sul palco saliranno Fabrizio Signorile (violino) e Leo Binetti (pianoforte).

In contemporanea, martedì 5 agosto Liberevento sarà anche a Sant’Anna Arresi, qui, nel suggestivo scenario della Piazza del Nuraghe, la giornalista Barbara Serra presenterà al pubblico il suo libro “Fascismo in famiglia” (Garzanti 2025). L’opera ricostruisce una storia che affonda le proprie radici nell’aspra terra del Sulcis e nel destino di un uomo costretto a una scelta lacerante. Modera la serata la giornalista Sara Vigorita.

Il sipario su Calasetta calerà mercoledì 6 agosto con la serata di premiazione dei vincitori della quinta edizione di “A vuxe de Câdesédda, Premio Letterario Internazionale intitolato a Bruno Rombi, poeta, scrittore, critico letterario e artista nato a Calasetta nel 1932, vissuto a Genova per oltre 60 anni e venuto a mancare nel 2020. Gli interventi musicali saranno a cura di Matteo Leone (chitarra).

 

Dopo settimane di grande attesa, è stata svelata in anteprima assoluta, nella serata di mercoledì 28 maggio, presso la Sala Conferenza della Biblioteca di Iglesias, davanti ad una gremita platea tra affezionati del Festival e nuovi cultori ed estimatori, la ricca e accattivante programmazione della XIV edizione del Festival Culturale LiberEvento 2025, manifestazione culturale organizzata dall’Associazione Culturale ContraMilonga ETS, fiore all’occhiello della promozione culturale isolana e annoverato tra le grandi manifestazioni letterarie riconosciute dalla Regione Sardegna che ogni estate fa tappa negli scenari più suggestivi dei comuni del Sud Sardegna e non solo.

“La XIV edizione del Festival Culturale LiberEvento prenderà il via dal 5 luglio al 12 agosto. In programma almeno un appuntamento quotidiano per oltre un mese, in ben 14 comuni del territorio, ha commentato la Project Manager e presidente dell’associazione ContraMilonga ETS Maura Porru. Tra gli ospiti tanti autori importanti che impreziosiranno questa nuova edizione: Pablo Trincia, Carlo Lucarelli, Peter Gomez, Maurizio Molinari, solo per citarne alcuni. Ci saranno anche graditi ritorni di ospiti che ormai sono diventati “amici del festival”: tra questi la criminologa Roberta Bruzzone, Beppe Severgnini e Sigfrido Ranucci. Non mancheranno inoltre gli ormai consueti appuntamenti musicali di «Musichevento», le raffinate degustazioni in collaborazione con le cantine e i produttori locali, le escursioni e le visite guidate nei luoghi più iconici del nostro territorio, per un vero e proprio progetto sinergico volto allo sviluppo turistico culturale della nostra isola”, ha concluso Maura Porru.

LiberEvento sarà quindi presente nei comuni di Calasetta, dove tutto ha avuto origine, Carbonia, Iglesias, Portoscuso, Gonnesa, Masainas, Piscinas, Narcao, Villamassargia, Fluminimaggiore, Teulada a cui si aggiungeranno come new entry, i comuni di Sarroch e Sant’Anna Arresi. Non mancheranno anche alcuni appuntamenti al di fuori dei confini del Sulcis. Il festival letterario, infatti, farà tappa anche a Cagliari.

Cambia anche la tematica della manifestazione che per quest’edizione sarà “Solitudini”. “Quest’anno il Leimotiv del Festival sarà sulla solitudine. In un mondo globalizzato e tecnologico in cui tutti siamo iperconnessi, fondamentalmente siamo più soli, soprattutto i giovani e le categorie dei più fragili. LiberEvento vuole far riflettere e soprattutto invitare tutti a trovare soluzioni. A questo serve la diffusione della cultura e noi lo facciamo ormai da 14 anni”, ha chiosato l’ideatore e direttore artistico del Festival Claudio Moica.

Come ogni edizione che si rispetti, anche quest’anno, LiberEvento porterà in ogni suggestivo scenario, un parterre prestigioso di grandi nomi del panorama giornalistico, letterario italiano e non solo. Tra questi gradito ritorno per Beppe Severgnini, Sigfrido Ranucci e Roberta Bruzzone. Tante le prestigiose new entry tra cui Pablo Trincia e Carlo Lucarelli.

E ancora: Danilo Mauro Castiglione, Daniele Paci, Marcello Veneziani, Giacomo Mameli, Lirio Abbate, Antonio Boggio, Laura Sgrò, Stefanno Rossi, Soumaila Diawara, Teresa Manes, Peter Gomez, Ernesto Maria Ruffini, Maurizio Molinari, Antonino Tamburello, Pino Rinaldi, Piero Marazzo, Manuela Pompas Barbara Serra, Agnese Pini, Paolo Desogus, Alessandro Masala, le Psicoadvisor d.sse Ana Maria Sepe e Anna De Simone.

Non solo, LiberEvento avrà il piacere e l’onore di accogliere anche Nico Acampora che presenterà “Vietato calpestare i sogni. La straordinaria storia di PizzAut e dei suoi ragazzi”.

 

 

Questa sera, alle ore 18.30, presso il Teatro Salesiani di Arborea, nell’ambito del Festival Culturale Istòria, si terrà un interessante incontro intitolato “Valorizzare il patrimonio materiale e immateriale delle Città di Fondazione”, alla presenza – tra i relatori – del sindaco di Carbonia Pietro Morittu e dei sindaci dei comuni di Alghero (Fertilia) Mario Conoci e Arborea Manuela Pintus. Un’occasione importante per condividere le varie linee di azione e le best practices declinate dalle amministrazioni comunali al fine di dare il giusto valore all’ampio patrimonio di carattere materiale ed immateriale che caratterizza le Città di Fondazione.

Il Festival Cultural Istòria 2023, organizzato dal Museo della Bonifica di Arborea e dal Comune di Arborea, è una manifestazione articolata in diversi giorni dedicati agli affascinanti temi dell’identità, dell’ambiente e del paesaggio, con particolare attenzione al rapporto tra acqua e territorio.

Il panel odierno, “Valorizzare il patrimonio materiale e immateriale delle Città di Fondazione”, sarà coordinato dal giornalista e scrittore Giacomo Mameli.

Stiamo tornando talmente indietro nella Sanità che ormai potremmo arrivare al III secolo dopo Cristo. Allora il tempio della Medicina e della Chirurgia era in quella costa di Turchia e di Siria che lambisce il Mar Mediterraneo. In quei tempi esisteva un problema che esiste ancora oggi: le donne con gravidanze difficili a termine spesso morivano col loro bambino. Narra una “Passio” del terzo secolo, che la giovane cristiana Margherita d’Antiochia fosse stata ingoiata viva da un mostro, in un sol boccone. La Santa, avendo in pugno la croce, che usò come tagliente, aprì il ventre al mostro e uscì dalla sua pancia viva e sana. In questa “Passio” viene descritto un fantastico parto cesareo con salvataggio del nascituro.
Per tale ragione Margherita, una volta martirizzata con la decollazione per ordine dall’imperatore Massimiano, venne dichiarata “santa protettrice delle donne in travaglio”. Da quasi 2.000 anni Santa Margherita viene venerata in tutto il mondo cristiano con lo scopo di rendere il parto più protetto. e le puerpere che si ritengono miracolate, impongono il nome di Margherita alle neonate. Questo ne spiega l’enorme diffusione tra umili e regine. Tra gli anglosassoni il nome Margherita viene contratto nelle ultime due sillabe: “Rita”. La persistenza del nome e la sua diffusione corrispondono alla persistente paura che avvolge tutt’oggi le donne a termine di gravidanza, nel momento più bello.
Non si era mai trovato, in nessuna parte del mondo, il modo di mettere in sicurezza le donne con travaglio difficile fino al 1876. In quell’anno a Pavia il dottor Edoardo Bianchi Porro, per porre fine alle stragi da parto complicato, ideò un metodo chirurgico per salvare le mamme ed i nascituri: inventò il parto cesareo a “madre viva”. La sua idea geniale consisteva nel sedare la donna con protossido d’azoto e cloroformio, aprire velocemente l’addome, legare strettamente il collo dell’utero gravido con un fil di ferro, escidere l’utero totalmente, metterlo su un tavolo, aprirlo ed esporre all’aria il bambino vivo.
Per la prima volta nella storia si salvarono la mamma, Giulia Cavallini, ed il bambino. Però c’era un problema: quella mamma, con quel tipo d’intervento, non avrebbe avuto più figli. Tuttavia, fu un grandioso successo perché fino ad allora morivano il cento per cento delle donne con parto distocico. In pochi decenni con quella tecnica, che venne adottata in Europa, Stati Uniti, Sudafrica ed Australia, la mortalità di donne e neonati calò al venti per cento. I tedeschi apportarono modifiche al metodo ma la tecnica definitiva, in uso ancora oggi, venne messa a punto dal dottor Luigi Mangiagalli dell’Ospedale Cà Granda di Milano. Era l’anno 1900. In Sardegna, per alcuni decenni il cesareo si eseguì solo al San Giovanni di Dio di Cagliari. Le donne sarde in difficoltà, da qualunque parte della Sardegna, venivano trasferite a Cagliari con viaggi avventurosi e dolorosi in treno o in automobile. Esiste un bel libro di Giacomo Mameli “Hotel Nord America” che racconta le peripezie di un gruppo di ostetriche novelle che, intorno agli anni trenta, vennero inviate in Sardegna per abbattere l’altissima mortalità di donne e bambini legata al parto e descrive i dolorosi trasferimenti delle donne di Perdas de Fogu che, per parti complicati, dovevano essere portate a Cagliari.
Negli anni ‘40 del ‘900 gli allievi chirurghi della scuola cagliaritana vennero inviati ad operare negli ospedali provinciali. Allora le città minerarie di Carbonia e Iglesias erano popolosissime e vi nascevano molti bambini. A Carbonia venne inviato il dottor Renato Meloni, che era sia chirurgo generale, che specialista in Urologia, in Oncologia ed Ostetricia. Ad Iglesias, uno dei primi a fare cesarei fu il dottor Salvatore Macciò, anch’egli chirurgo generale ed ostetrico. Questi uomini formarono numerosi allievi di valore che hanno operato nei nostri ospedali fino a poco tempo fa.
Nonostante la bravura di questi grandi chirurghi e dei loro allievi, la pericolosità del cesareo è tutt’oggi incombente.
Il problema sta nella possibile insorgenza di emorragia dalle grosse arterie uterine.
Il dottor Giòmmaria Doneddu, ostetrico al Sirai, per sdrammatizzare invitava le pazienti in attesa di partorire a rivolgere una preghiera a Santa Rita, che era esattamente la stessa Santa Margherita del terzo secolo dopo Cristo.
Non va dimenticato che il momento del parto è, comunque, un dramma che in genere si risolve con sorrisi, ma che può talvolta trasformarsi, in pochi minuti, in una tragedia. Questo è vero sempre, anche oggi, nonostante l’evoluzione tecnologica.
Le cronache giornalistiche delle prime settimane di gennaio 2023 hanno riferito di un evento tragico avvenuto nell’ospedale “Perrino” di Brindisi. Una donna di 41 anni è deceduta per complicazioni legate al cesareo. Era portatrice di una gravidanza gemellare. L’ostetrico di turno, il giorno 17 dicembre 2022 procedette al cesareo e mise al mondo i neonati. Purtroppo, dall’incisione uterina iniziò subito una imponente emorragia. L’ostetrico, davanti all’impossibilità di fermarla, chiamò in aiuto il chirurgo d’urgenza dell’ospedale e gli chiese di asportare l’utero in toto per fermare il sanguinamento. Questo fu fatto. L’emorragia si fermò ma la paziente finì in Rianimazione dove il 22 dicembre morì.
Per salvare la paziente venne utilizzato lo stesso principio ideato dal dottor Edoardo Bianchi Porro un secolo e mezzo prima a Pavia, ma con minor fortuna.
Nel caso della donna di Brindisi l’ostetrico non riuscì ad asportare l’utero perché l’infarcimento emorragico degli organi pelvici gli impediva di riconoscerne l’ anatomia e non riusciva più a distinguere, nella massa emorragica intorno all’utero, la vescica, gli ureteri, il sigma, le grosse arterie e le vene pelviche e il retto. Egli si sentì perso in quel guazzabuglio anatomico e non si sentì competente a procedere oltre. Giustamente chiamò d’urgenza un chirurgo generale, esperto in chirurgia della vescica, degli ureteri, e dell’intestino; solo così fu possibile portare a termine l’isterectomia con tecnica di dissezione anatomica. Per chi non è del mestiere, è bene spiegare che tale dissezione richiede conoscenze ed esperienza in più specialità chirurgiche. Esistono ostetrici esperti anche di chirurgia generale che lo sanno fare, ma sono dei fuoriclasse non comuni. In questi casi è necessario che il chirurgo abbia competenze in chirurgia vascolare, in chirurgia urologica, in chirurgia intestinale: tutte specialità che esulano da quelle dell’ostetrico che è un chirurgo dedicato per l’apparato riproduttore femminile. Si conclude che una paziente con un livello di gravità di questa portata ha necessità di una struttura d’urgenza adatta al trattamento dei traumi dell’addome.
Una volta fermata l’emorragia il problema non è concluso. C’è ancora da controllare lo shock emorragico e traumatico. A questo punto, entrano in gioco il reparto di Rianimazione, quello di Nefrologia – Dialisi e quello di Cardiologia.
Questo ci dice che in un ospedale dove si esegue un cesareo complicato devono essere presenti una decina di specialisti diversi tra medici, infermieri e tecnici. Si tratta di un’organizzazione che esiste esclusivamente in una struttura ospedaliera che opera ininterrottamente h24 e 7 giorni su 7, in emergenza.
Se un parto ha una dinamica fisiologica, è sufficiente l’assistenza di un’ostetrica, ma se insorgono complicazioni diventa necessario disporre di un apparato d’urgenza piuttosto complesso. La sicurezza è l’imperativo assoluto. Quando il parto si complica si scopre che in pochi minuti si può passare dai sorrisi rilassati per il lieto evento alla tragedia più insopportabile nel campo della medicina. La morte è in agguato, e strapparle mamma e bambino è difficile.
Il caso raccontato dai giornali è emblematico. La paziente si dissanguò e le vennero trasfuse 17 sacche di sangue. Ora bisogna sapere che per ogni due sacche di sangue si deve aggiungere una sacca di plasma. Se si tiene conto che una persona adulta ha in circolazione, in media, 3.800 cc di sangue, si deve concludere che alla poveretta vennero trasfusi ben 8 litri di solo sangue, oltre alle altre soluzioni in flebo.
Questo significa che la paziente aveva perso più del doppio della sua massa sanguigna totale. Pertanto, si deve concludere che tutto il suo sangue le era stato sostituito almeno due volte. Molti possono pensare che la sostituzione del sangue perso sia sufficiente a salvare la paziente. Invece, non è così. Da subito compaiono fenomeni biochimici che alterano il metabolismo delle cellule dei tessuti di tutti gli organi nobili e queste cellule iniziano a produrre mediatori chimici alterati. Tali anomali mediatori chimici disturbano profondamente la circolazione sanguigna dei capillari e la nutrizione delle cellule dei tessuti. Il loro metabolismo peggiora ulteriormente perché le cellule iniziano a metabolizzare senza ossigeno. Ciò peggiora ancor più la loro capacità di sopravvivenza e, in tutti i tessuti, inizia una specie di “suicidio di massa” delle cellule: si scatena una “tempesta citochinica” simile a quella che fa morire i malati terminali di Covid. Si tratta dello Shock per crisi del microcircolo sanguigno. Il paziente non risponde alle terapie ed è candidato a morire. Qui intervengono gli specialisti in Rianimazione. Talvolta, fanno il miracolo di fermare lo Shock, ma non ci riescono se lo shock è già in fase irreversibile. Il dramma è tremendo per il paziente ed è angosciosissimo per il chirurgo ed i rianimatori. E’ una fase in cui il paziente spesso è ancora vigile, respira e parla, e dà la sensazione che vi sia ancora speranza ma non c’è niente da fare: muore, comunque. I polmoni non scambiano più ossigeno; i reni si fermano; il fegato non lavora più; il midollo non produce più le cellule del sangue; iniziano le emorragie, le trombosi da Cid (Coagulazione intravasale disseminata) e le tromboembolie polmonari e sistemiche. Il cuore, infine, si ferma e non riparte neppure con il defibrillatore.
E’ brutto fare queste descrizioni, ma è necessario per far capire l’enormità delle difficoltà nel parto complicato.
Quale sarebbe stata la soluzione migliore che avrebbe dovuto adottare quell’Ostetrico che aveva eseguito il cesareo? Aveva adottato esattamente l’unica soluzione percorribile: chiamare il chirurgo generale d’Emergenza ed i Rianimatori.
Il chirurgo fermò l’emorragia asportando l’utero, ma lo Shock era già in fase irreversibile. Ora si può porre la domanda: in quanto tempo si passa dallo shock reversibile allo shock irreversibile? Talvolta, in poche ore, talaltra in pochi minuti.
Se l’ospedale è dotato di una Chirurgia d’urgenza ultrarapida, una Rianimazione, una Nefrologia, una Cardiologia un Centro trasfusionale con un ricco organico di personale sempre presente, vi sono speranze. Altrimenti no.
Il caso raccontato dai giornali è diventato famoso perché la paziente morì sotto Natale e perché Papa Francesco il 25 dicembre 2022 chiamò al telefono il marito della poveretta per confortarlo. Purtroppo, questi eventi non sono rari: avvengono tutto l’anno e ovunque. L’ospedale dove si consumò quel dramma è un grande ospedale regionale della Puglia paragonabile al Brotzu di Cagliari. Se il chirurgo generale d’urgenza fosse intervenuto all’inizio dell’emorragia forse avrebbe potuto salvare la poveretta perché l’ospedale era bene attrezzato per le urgenze. Scorrendo le cronache della Puglia si troverà che nei giorni precedenti era avvenuto un fatto simile nell’Ospedale regionale di Taranto.
Drammi come questo, che non si risolvono colla isterectomia, in genere vengono affrontati dai chirurghi d’Urgenza nelle ostetricie di tutto il mondo e spessissimo le pazienti vengono salvate.
Il motivo della necessità che siano immediatamente disponibili i chirurghi d’Urgenza sta proprio nella loro specifica competenza nelle emorragie traumatiche dell’addome, nei traumi vascolari e urologici.
Considerata la gravità e l’importanza sociale di questi eventi è stato istituito un Ufficio apposito del ministero della Sanità e di Agenas che monitora tali tragedie connesse al parto, i cosiddetti “eventi sentinella”. Esattamente questo ufficio ha proposto leggi speciali per regolamentare gli ospedali che hanno il servizio ostetrico e per certificarne la sicurezza.
Comunque, in mancanza d’altro ci rimane sempre Santa Margherita, la protettrice a cui ricorrevano anche le regine, basti pensare al successo che hanno in tutte le città le vie principali intitolate alla Regina Margherita di Savoia, la cui madre, nel momento cruciale della sua nascita invocò la santa e ne ebbe la protezione. Ne era molto devota la laicissima Florence Nightingale, la leggendaria fondatrice dell’Ordine internazionale delle infermiere. Quando morì volle essere sepolta nel cimitero di St Margaret of Antioch. Speriamo che alla protezione di santa Margherita si associ quella dello Stato. Probabilmente, con due protettori, le cose andrebbero meglio.

Mario Marroccu

Marco Belpoliti con il romanzo “Pianura” (Einaudi) ed Alessandro Rivali con la raccolta di poesie “La terra di Caino” (Mondadori) sono i “supervincitori” della trentaseiesima edizione del Premio “Giuseppe Dessì”. La proclamazione e la premiazione sono avvenuti questa sera (sabato 25 settembre) a Villacidro, nel corso della consueta cerimonia, affidata quest’anno alla conduzione di Neri Marcorè, con gli interventi musicali del duo Fantafolk di Vanni Masala all’organetto ed Andrea Pisu alle launeddas, e le letture di Emilia Agnesa e Giacomo Casti di pagine tratte dalle opere finaliste affidate.
Nel corso della serata sono stati consegnati anche i due premi speciali che affiancano il concorso letterario: il Premio Speciale della Giuria alla scrittrice, saggista e sceneggiatrice Dacia Maraini e il Premio Speciale della Fondazione di Sardegna al compositore e pianista Nicola Piovani.
Oltre all’onore degli allori, i vincitori delle sezioni letterarie – Narrativa e Poesia – si aggiudicano un premio in denaro del valore di cinquemila euro, mentre vanno in dote 1.500 euro agli altri quattro finalisti: Eugenio Baroncelli con “Libro di furti. 301 vite rubate alla mia” (Sellerio) e Antonio Franchini con “Il vecchio lottatore e altri racconti postemingueiani” (NN Editore) per la sezione Narrativa; Franca Mancinelli con “Tutti gli occhi che ho aperto” (Marcos Y Marcos), Francesca Mazzotta con “Gli eroi sono partiti” (Passigli) per la sezione Poesia.
«Marco Belpoliti è un saggista, giornalista, curatore tra i più acuti e incisivi del panorama italiano di oggi»: così è definito nelle motivazioni della Giuria del Premio Dessì lo scrittore, critico e professore all’Università di Bergamo, nato a Reggio Emilia nel 1954; «ma qui (nrd nel romanzo “Pianura) abbandona la sua cifra più tipica per lasciare briglia sciolta alla scrittura e incontrare, senza remore e paure, la letteratura tout court. Nel suo libro più intenso, commosso, stupefatto e meditato, Belpoliti ricorre all’ibridazione dei temi e della scrittura per ottenere un condensato che non risulta definitivo: la nebbia, che è presenza obbligata del paesaggio, invade alla fine anche la pagina: e lascia tutto in sospeso, in attesa di altre narrazioni. Non a caso, l’ultima parola del libro è una riapertura: “Eccetera”. (…) Belpoliti in “Pianura” è riuscito nel difficile compito di farci sentire tutti parte di un paesaggio, pur non cedendo mai alla propria identità e riconoscibile vicenda biografica. È quello che la letteratura sa fare, e al massimo livello: dichiararci in una appartenenza. Siamo un po’ tutti di “Pianura”, dopo avere letto il suo libro e la Pianura è una chiave di lettura anche delle nostre esistenze anche se, geograficamente, stiamo da altre parti. Proprio per averci ricordato che uno dei doni della scrittura e della letteratura è quella di costruire un “noi” credibile e sentito e per il fatto che davvero, con Pianura, Belpoliti attraversa per noi e con noi il paesaggio naturale e umano, che rivive in immaginazioni, storie, memorie, contorni, radici, orizzonti e insomma, coincide con la vita, il suo libro vince, con pieno merito e convinzione, il Premio Dessì Narrativa 2021».
«La terra di Caino è il libro della piena maturità poetica di Alessandro Rivali», spiega la Giuria nelle motivazioni del premio assegnato al poeta genovese, classe 1977. «Tenuto a lungo sul telaio (il precedente, La caduta di Bisanzio, risaliva infatti al 2010) (ndr. volume selezionato nella terna dei finalisti dieci anni fa, alla ventiseiesima edizione del Premio Dessì), esso rivela una profonda unità d’ispirazione e una straordinaria coerenza espressiva. L’opera ha il respiro delle grandi visioni che aleggiano sui tempi e sui luoghi della storia, riportando ogni accadimento all’archetipo stringente di una scena originaria, passibile di infinite repliche. E l’archetipo, nella fattispecie, è quello biblico di Caino che uccide il proprio fratello, dando l’avvio a una sequenza interminata di spargimenti di sangue, di morti cruente, di vittime innocenti, che vanno, per intenderci, da Ötzi, la mummia dell’età del rame restituita dal ghiacciaio del Similaun, alla bomba atomica sganciata su Hiroshima. In questo senso, La terra di Caino allude senz’ombra di dubbio al ruolo dominante che la violenza ha sempre avuto nella storia umana. (…) Ma se Caino è l’archetipo della storia, vuol dire che anche per la storia è possibile un riscatto. La terra di Caino è, alla fine, una meditazione cristiana sulla storia, sospesa tra l’iniquità e la salvezza. (…) Opera visionaria e insieme escatologica, epigrafica e simbolica, colta e accattivante in ogni passaggio, La terra di Caino è un grande libro di poesia, che sa tenere insieme le analogie, le ellissi e le scorciatoie proprie della lirica con la narratività leggendaria caratteristica dell’epica. Per questo la giuria lo proclama vincitore del premio Dessì 2021 per la poesia».
I due superfinalisti sono stati selezionati tra le 321 pubblicazioni iscritte quest’anno al premio (197 per la narrativa e 124 per la poesia) dalla giuria presieduta da Anna Dolfi e composta da Duilio Caocci, Giuseppe Langella, Giuseppe Lupo, Luigi Mascheroni, Gino Ruozzi, Stefano Salis, Gigliola Sulis e dal presidente della Fondazione Dessì, Paolo Lusci. Oltre ad aggiudicarsi il premio di cinquemila euro (agli altri finalisti vanno in dote millecinquecento euro) Marco Belpoliti e Alessandro Rivali iscrivono i loro nomi nell’albo d’oro del Premio Dessì accanto a quelli delle trentacinque edizioni precedenti: un prestigioso elenco che comprende, tra gli altri, scrittori come Giulio Petroni, Nico Orengo, Laura Pariani, Salvatore Mannuzzu, Marcello Fois, Michela Murgia, Niccolò Ammaniti, Salvatore Silvano Nigro, Antonio Pascale, Maurizio Torchio, Edgardo Franzosini, Carmen Pellegrino, Giulio Angioni, Sandra Petrignani, Andrea Vitali, Francesco Permunian, Melania Mazzucco e, tra i poeti, Patrizia Valduga, Elio Pecora, Maria Luisa Spaziani, Giancarlo Pontiggia, Alda Merini, Eugenio De Signoribus, Gilberto Isella, Gian Piero Bona, Alba Donati, Mariagiorgia Ulbar, Milo De Angelis, Maria Grazia Calandrone , Alberto Bertoni e Maurizio Cucchi.
Nel corso della cerimonia sono stati consegnati anche gli altri due riconoscimenti abituali dell’appuntamento villacidrese. Il Premio Speciale della Giuria (sempre dell’importo di cinquemila euro) è andato alla scrittrice, saggista e sceneggiatrice Dacia Maraini che aggiunge così il suo nome nell’albo d’oro a quelli Luigi Pintor, Sergio Zavoli, Alberto Bevilaqua, Arnoldo Foà, Francesco Cossiga, Marco Pannella, Piero Angela, Ascanio Celestini, Mogol, Philippe Daverio, Toni Servillo, Piera Degli Esposti, Salvatore Settis, Remo Bodei, Ernesto Ferrero, Claudio Magris e Luciano Canfora.
«La singolarità del percorso di Dacia Maraini comincia da lontano, da una famiglia nella quale talento e originalità, cultura e scrittura sono sempre state dominanti» scrive la Giuria nelle motivazioni del Premio Speciale: «Basti ricordare la figura del padre, Fosco Maraini, grande antropologo, etnografo, orientalista. I suoi studi lo avrebbero portato in Giappone, dove Dacia trascorse l’infanzia, per passare poi in Sicilia, in una villa di Bagheria cui avrebbe dedicato uno dei suoi romanzi (mentre da un quadro ritrovato in quella casa nobiliare sarebbe nato uno de suoi libri più fortunati, non a caso vincitore del Supercampiello: La lunga vita di Marianna Ucrìa). La giovinezza l’avrebbe vista invece a Roma, dove avviò i contatti con un ambiente letterario nuovo e vivace che sarebbe sempre stato suo; con amici d’eccezione come Maria Bellonci, Elsa Morante, Alberto Moravia, Pier Paolo Pasolini; con autrici “madri” più volte indicate da lei come modelli: oltre la Morante, la Romano, la Ortese, la Banti, la Ginzburg…. La collaborazione precoce a riviste di punta, l’ingresso nel mondo teatrale avrebbero rafforzato la sua passione civile, la sua capacità di leggere e condannare le storture della società (dalla mafia alla discriminazione, alla violenza). Davvero importante il suo impegno a favore della condizione femminile: figure indimenticabili di donna sono al centro di romanzi e racconti di grande successo, della poesia, dei testi teatrali, di libri inchiesta. Di notevole importanza anche la sua presenza sui mezzi di comunicazione di massa, le sue riflessioni sulla scrittura, il suo lucido ribadire che in ogni caso non esiste “uno stile femminile”, ma un inevitabile “punto di vista”, una “soggettività storica”, sovente fatta di sofferenza, che porta la donna che scrive ad avere un’acuita attenzione per un mondo troppo spesso dimenticato ove a campeggiare sono figure femminili capaci di ribellione, coraggio, tenacia. Riconoscendole all’unanimità il suo Premio Speciale 2021, la Giuria del Dessì ha voluto sottolineare il significato del suo percorso letterario, il valore del suo impegno nel mondo della cultura, la rilevanza della passione civile che l’ha guidata, facendone un sicuro punto di riferimento anche per le più giovani generazioni».
Il compositore e pianista Nicola Piovani ha ricevuto, invece, il Premio Speciale della Fondazione di Sardegna che nelle passate edizioni è stato riconosciuto a Vinicio Capossela, Giacomo Mameli, i Tenores di Neoneli, Carlo Ossola, Massimo Bray, Vittorino Andreoli, Ferruccio de Bortoli, Lina Bolzoni, Tullio Pericoli, Renata Colorni ed Andrea Kerbaker. Le motivazioni: «Il premio viene assegnato a Nicola Piovani – un artista che ha saputo dare voce al nostro tempo guardando sempre al futuro ma sapendo ascoltare la lezione dei maestri del passato – per aver contribuito, con la sua vasta e varia produzione artistica, ad affermare la musica italiana nel mondo e a promuoverne la conoscenza tra le nuove generazioni, di cui ha colto sempre desideri, sogni, ansie e speranze. Il punto più alto nella illustre carriera del maestro – tra i nostri più bravi e prolifici compositori – è la stata conquista nel 1999 dell’Oscar per le musiche del film La vita è bella di Roberto Benigni. Per esperienza, stile ed eclettismo è tra i massimi compositori contemporanei, e non solo per il cinema: oltre a numerose colonne sonore di film di grande successo, ha composto per il teatro, per la televisione e per la musica pop: Piovani – anche se non sempre viene ricordato – ha infatti lavorato come arrangiatore per molti artisti ed è coautore di due album di Fabrizio De Andrè. L’esordio nel mondo del cinema avviene, nel periodo delle lotte studentesche, con lungometraggi sperimentali. Uno dei quali attira l’attenzione del regista Marco Bellocchio, che nel 1972 gli affida la colonna sonora del suo film Nel nome del padre: da lì comincia una lunga collaborazione. La profondità e la capacità evocativa dei suoi suoni attira l’attenzione dei registi più importanti di quegli anni: collabora con artisti come Federico Fellini, Mario Monicelli, i fratelli Taviani, Giuseppe Tornatore, Nanni Moretti. La sua invidiabile e colorita visione dei suoni e della musica gli permette di cambiare sovente pelle e di adeguarsi alle più svariate esigenze, dal film drammatico alla commedia al film d’azione. Compositore instancabile, Piovani lavora in teatro e firma spettacoli per Luca De Filippo, Vittorio Gassman, Maurizio Scaparro e commedie musicali come I sette re di Roma di Garinei con Gigi Proietti. Non solo. Forma un sodalizio con Vincenzo Cerami e crea una nuova forma di teatro musicale dove la musica acquista pari dignità rispetto alla parola e fonda così “La Compagnia della Luna”. Personaggio tra i più quotati della scena internazionale e popolarissimo presso il grande pubblico, nel 2013 Piovani, a conferma della sua versatilità e della sua popolarità, è stato Presidente della giuria di qualità del Festival di Sanremo. La cultura italiana gli è grata per i contributi che ha dato e continuerà a fornire».

Celebrato il suo evento più atteso con la cerimonia delle premiazioni, la settimana villacidrese del Premio Dessì si chiude domani – domenica 26 settembre – con gli ultimi impegni in agenda: la mattina, alle 10.30 al Mulino Cadoni ritorna l’immancabile appuntamento con Quelli che il Premio, ovvero l’incontro con gli autori finalisti ed i vincitori. La conversazione sarà coordinata da Anna Dolfi, presidente della Giuria, con la partecipazione dei suoi componenti. Poi, in serata, alle 21.30 nel cortile di Casa Dessì, cala il sipario sulle note di Gavino Murgia al sassofono e alla voce, e di Rita Marcotulli al pianoforte, nel concerto “Il vento fra le corde”. Un duo di spessore assoluto e dal forte impatto emotivo per un incontro tra jazz e musica mediterranea, dove il vento del sax e le corde del pianoforte vanno a creare un suono d’insieme emozionante e coinvolgente.

 

Eugenio Baroncelli con “Libro di furti. 301 vite rubate alla mia” (Sellerio), Marco Belpoliti con “Pianura” (Einaudi) ed Antonio Franchini con “Il vecchio lottatore e altri racconti postemingueiani”, (NN Editore) per la sezione Narrativa; Franca Mancinelli con “Tutti gli occhi che ho aperto” (Marcos Y Marcos), Francesca Mazzotta con “Gli eroi sono partiti” (Passigli) ed Alessandro Rivali con “La terra di Caino” (Mondadori) per la sezione Poesia: sono questi i finalisti del trentaseiesimo Premio “Giuseppe Dessì”, in programma nell’abituale scorcio di fine settembre, dal 20 al 26, a Villacidro, la cittadina che fu così importante nella vita e nell’opera dello scrittore (1909-1977) cui è intitolato il concorso letterario, e dove oggi ha sede la Fondazione Dessì che promuove l’iniziativa con l’Amministrazione comunale.
Sono state 321 le pubblicazioni presentate entro il termine del 15 giugno scorso, previsto dal regolamento di questa edizione: 197 per la narrativa e 124 per la poesia, con la consueta partecipazione delle principali case editrici nazionali. Vagliate le opere, la giuria presieduta da Anna Dolfi (e composta da Duilio Caocci, Giuseppe Langella, Giuseppe Lupo, Luigi Mascheroni, Gino Ruozzi, Stefano Salis, Gigliola Sulis e dal presidente della Fondazione Dessì, Paolo Lusci) ha selezionato i tre finalisti di ciascuna delle due sezioni. Tra queste terzine gli stessi giurati avranno il compito di proclamare i vincitori nella cerimonia conclusiva del trentaseiesimo Premio Dessì, in programma sabato 25 settembre alle 18.00 in piazza Municipio; in palio, anche quest’anno, cinquemila euro per i primi di ciascuna sezione e millecinquecento per gli altri finalisti.
Nella stessa serata verranno assegnati anche gli altri due riconoscimenti abituali dell’appuntamento villacidrese: il Premio Speciale della Giuria (sempre dell’importo di cinquemila euro), che la commissione giudicatrice assegna a un autore o a un’opera di vario genere letterario, ed il Premio Speciale della Fondazione di Sardegna, che viene invece riconosciuto a un personaggio del panorama culturale, artistico o musicale per l’attività svolta nell’annualità di riferimento. Il primo, nel cui albo d’oro figurano personalità del calibro di Luigi Pintor, Sergio Zavoli, Alberto Bevilaqua, Arnoldo Foà, Francesco Cossiga, Marco Pannella, Piero Angela, Ascanio Celestini, Mogol, Philippe Daverio, Toni Servillo, Piera Degli Esposti, Salvatore Settis, Remo Bodei, Ernesto Ferrero, Claudio Magris e Luciano Canfora, quest’anno verrà consegnato alla scrittrice, saggista e sceneggiatrice Dacia Maraini. Va invece al compositore e pianista Nicola Piovani il Premio Speciale della Fondazione di Sardegna, che nelle passate edizioni è stato riconosciuto a Vinicio Capossela, Giacomo Mameli, i Tenores di Neoneli, Carlo Ossola, Massimo Bray, Vittorino Andreoli, Ferruccio de Bortoli, Lina Bolzoni, Tullio Pericoli, Renata Colorni e Andrea Kerbaker.
Condotta da Neri Marcorè, con intermezzi musicali di Vanni Masala e Andrea Pisu, e letture affidate a Emilia Agnesa e Giacomo Casti, la cerimonia delle premiazioni – in sarà il momento culminante della consueta settimana culturale che da lunedì 20 a domenica 26 accompagnerà il Premio Dessì con un ricco e variegato cartellone di appuntamenti a Villacidro: presentazioni di libri, incontri con autori, spettacoli, concerti. Tra i protagonisti il giornalista Federico Rampini e la cantautrice Roberta Giallo con lo spettacolo “Morirete Cinesi”; Tullio Solenghi con il Nidi Ensemble nel recital musicale “Dio è morto e neanch’io mi sento tanto bene”; Marco Baliani con Cesare Chiacchiaretta alla fisarmonica e Giampaolo Bandini alla chitarra in “Rigoletto: la notte della maledizione”; Michele Mirabella che racconta Dante nello spettacolo “Ma misi me per l’alto mare” accompagnato dal Duo Mercadante; e, ancora, Gherardo Colombo intervistato sulla scorta dell’ultimo saggio dell’ex magistrato, “Anche per giocare servono le regole”; e poi il jazz del trombettista Fabrizio Bosso con il fisarmonicista Luciano Biondini, e per finire, il concerto fra jazz e musica mediterranea con la pianista Rita Marcotulli ed il sassofonista Gavino Murgia.

[bing_translator]

PROFUMO DELLA STORIA

Sabato 21 dicembre presso la sala consiliare del comune di Sant’ Antioco è stato presentato il libro “Il profumo della storia”, edito CTE di Iglesias, grazie ai fondi stanziati dalla Fondazione Banco di Sardegna, che l’associazione Agorà ringrazia sentitamente per aver permesso la realizzazione di tale progetto.

La serata, coordinata e moderata dal giornalista e scrittore Giacomo Mameli si è rivelata molto partecipata ed interessante, tanto d’attirare l’attenzione del numeroso pubblico presente in sala sino alla fine, senza mai veder calato l’interesse.

Il libro narra le circostanze storiche della nascente comunità isolana di Sant’Antioco e prende vita in seguito alla lettura, da parte dell’associazione Agorà, del romanzo storico “Il profumo del ginepro” scritto da Paolo Balia, giunto, come seconda pubblicazione, dopo una raccolta di storie per bambini intitolata “Il bosco delle fiabe”.

L’autore racconta uno spaccato di storia lungo circa 70 anni, durante i quali un popolo sofferente cerca con grande coraggio di riappropriarsi di una terra in passato appartenente ai loro padri, terra che per tanto tempo ha custodito radici profonde da cui dar vita a “nuove piante”, linfa rigenerante per una nuova comunità. Il ripopolamento di Sant’Antioco iniziato nel 1700, dopo che per circa 1.000 anni gli abitanti, che prima popolavano le coste, e che non si sentivano più sicuri a causa delle incursioni dei predatori provenienti dal mare, si erano ritirati a vivere nell’entroterra. Un popolo fiero delle proprie origini, che con l’aiuto del suo santo protettore Antioco, ricominciò a vivere e a ripopolarsi sino a giungere, tra mille difficoltà socio-economiche e di salute, al momento che portò finalmente a dire a don Pintus, nell’omelia del 1° maggio 1954, «Ora siamo un bel paese». Oggi questo paese ha voluto rendere omaggio, a quelle lotte per la sopravvivenza, in vista di un futuro migliore che miri alla salvezza della propria identità storico-culturale, come simbolo di appartenenza alla propria terra nativa, pubblicando questo libro, importante testimone del passato.

Hanno curato la stesura degli argomenti trattati:

L’associazione Agorà

Maria Cossu: presidente della sopracitata associazione

Dario Siddi: letterato, regista, archeologo

Mario Marrocu: chirurgo e studioso di storia locale

Onorino Strina: letterato scrittore

Giuseppe Mura: scrittore, studioso di storia medievale del Sulcis Iglesiente

Giovanni Sedda: studioso di storia sarda

Marco Massa: direttore dell’archivio storico di Sant’Antioco.

Un grande lavoro svolto con attenzione, puntualità, precisione e professionalità, un lavoro nato inizialmente come una serie di conferenze in cui venivano sviscerati i vari argomenti che, sono poi sfociati nella stesura del libro.

L’Amministrazione comunale, nella persona del sindaco di Sant’Antioco Ignazio Locci e dell’assessora della Cultura Rosalba Cossu, presenti all’evento, ha espresso grande stima per gli autori dell’opera di promozione culturale ed ha invitato alla lettura del romanzo storico di Paolo Balia, scomparso poco dopo la pubblicazione del suo secondo libro, e del testo di ricerca storica allegato.

Buona lettura a tutti!

Nadia Pische

 

[bing_translator]

A poco più di un anno dalla scomparsa di Vittorio Sella, l’Amministrazione comunale di Bitti ha organizzato per sabato 14 dicembre, alle ore 18,30 nel salone parrocchiale in Corso Vittorio Veneto, un incontro per ricordare la figura dello storico, giornalista, intellettuale ed insegnante. Di Vitoriu, così lo chiamavano tutti a Bitti, suo paese natale, parleranno Giacomo Mameli, collega giornalista ai tempi dell’esperienza maturata tra le pagine dell’Unione Sarda, Bustianu Cumpostu, amico e compagno di studi universitari a Cagliari, e poi Diegu Asproni, artista bittese che con Vitoriu ha condiviso una lunga amicizia e tanti anni di insegnamento.

Durante l’iniziativa sarà inoltre proiettato un video racconto, tra musica e poesia, curato da Angelo Canu dell’Ufficio della lingua sarda. Ennio Santaniello si esibirà invece suonando alcuni pezzi tratti dalle poesie di Vitoriu. I lavori saranno aperti e coordinati dall’assessorea della Cultura, Ivana Bandinu.

Giacomo Mameli.

[bing_translator]

Un programma di eventi che si snoda nei fine settimana dal 12 ottobre al 2 novembre e ruota intorno alle Lollas delle Case campidanesi. Inaugura così l’autunno di Quartu Sant’Elena, con la manifestazione LOLLAS, Autumn Tastes of Sardinia”, che ha l’obiettivo di rilanciare la vasta offerta del territorio di Quartu attraverso la reinterpretazione dell’iniziativa “Lollas”, nata da una intuizione dell’Amministrazione nei primi anni ’90, e che fece della città uno dei più dinamici centri culturali della Sardegna, e precursore di tutte le successive kermesse di questo genere, come per esempio la barbaricina “Cortes Apertas”.

Il programma Lollas e la firma del protocolo d’intesa della ReteSi parte con il programma di Lollas a Quartu – città capofila della Rete per l’edizione 2019 -, che chiuderà il suo cartellone di eventi il 2 novembre, per poi proseguire – fino alla primavera inoltrata – con le manifestazioni previste nelle case campidanesi degli altri attuali cinque comuni dell’area metropolitana di Cagliari che hanno aderito alla Rete Lollas: Capoterra, Selargius, Sinnai, Maracalagonis, Monserrato. Questa mattina i sindaci dei Comuni della Rete erano infatti presenti alla conferenza stampa di presentazione di Lollas a Quartu, a Sa Dom’e Farra in via Eligio Porcu, insieme al primo cittadino Stefano Delunas, ai rappresentanti della Associazione Enti locali per le attività Culturali e di Spettacolo, per firmare – in questa occasione – il protocollo d’intesa che sancisce la nascita della Rete in maniera ufficiale. La Rete ha attualmente sei Comuni ma si prevedono nuove e numerose adesioni già per la prossima edizione Rete Lollas 2020, come per esempio Quartucciu, per la quale era presente il sindaco Pietro Pisu in conferenza stampa. Si allargherà poi a Cagliari, Settimo, Pula, e altri Comuni con le case campidanesi che vorranno unirsi.

Lollas, architettura di valore storico, artistico e culturale. Oltre a essere scrigni di grande valore materiale e immateriale, le antiche dimore campidanesi sono sempre state punti d’incontro degli abitanti dei paesi: i porticati che corrono lungo i muri interni delle abitazioni, in sardo chiamate appunto “Lollas”, sono stati luoghi di aggregazione, socializzazione, commercio. Oggi possiamo dire siano la memoria storica di quegli importanti momenti di piccole e più grandi comunità. Dentro le antiche case si commerciava, si cucinava, si portava il raccolto, si svolgeva tutta la vita sociale del vicinato, si festeggiavano i compleanni, i matrimoni, le nascite e si tenevano le veglie funebri. Quasi tutto ciò che riguardava il ciclo della vita delle persone ruotava intorno alla casa campidanese e alle sue lollas. Per questo le Amministrazioni vedono in Rete Lollas un format vincente anche dal punto di vista della proposta e dell’offerta turistico culturale

Il programma Lollas. Si parte oggi 12 ottobre a SA DOM’E FARRA, dalle ore 17.00 alle 21.00, con la Mostra fotografica “Street Photography Awards” – ASPA, per proseguire, dalle ore 20.00, con degustazione prodotti enogastronomici. Alle ore 20.30 segue lo spettacolo musicale di Francesca Corrias, Filippo Mundula e Pierpaolo Frailis.

A CASA SU IDANU, ore 10.00/13.00 – 17.00/21.00 Esposizioni: “Tesori nascosti” e “Genti noa” a cura dell’Associazione Femminas.

CASA PUSCEDDU, ore 17 Esposizione prodotti artigianali: Impagliatura Su Scannu Sardu a cura di Giovanni Carcangiu. Ore 19.00 degustazione prodotti enogastronomici e, alle 19.30, spettacolo musicale Matteo Leone.

CASA OLLA ISOLA, ore 17.00 Presentazione del libro “La chiave dello zucchero” (Ed. Il Maestrale) di Giacomo Mameli – Introduce Massimo Moi.

Dalle ore 18 30 Salonmusik “Teatro musicale in casa” con Marco Caredda e Michele Uccheddu.

Programma del 13 ottobre – NURAGHE DIANA ore 19.00 – Spettacolo musicale Tony Marongiu ed Adele Grandulli “Diavolo e Acquasanta”.

Programma del 19 ottobre – SA DOM’E FARRA ore 10.00/13.00 – 17.00/21.00 – Mostra fotografica “Street Photography Awards” – ASPA.

A seguire,alle ore 17.00, la presentazione del libro “Il campo degli asfodeli” (Ed. Arkadia) di Franco Mannoni – Introduce Gianluca Scroccu. Degustazione prodotti enogastronomici dalle ore 20.00 con spettacolo musicale Sergio Piras e Rox Camellini.

A CASA SU IDANU, ore 10.00/13.00 – 17.00/21.00 Esposizioni: “Tesori nascosti” e “Genti noa” a cura dell’Associazione Femminas.

A CASA MURGIA CASANOVA, ore 17.00 Ricostruzione delle botteghe degli antichi mestieri artigiani: “Preparazione is malloreddus a Cura di Elena Lepori” e “Esposizione tegola sarda” a cura di Raimondo Piras. Degustazione prodotti enogastronomici alle ore 19.00, con spettacolo musicale Alberto Sanna “L’ultimo one man band”.

A CASA PASSERA, ore 17.00 Live painting “visioni di Sardegna”, si prosegue con il Reading musicale “La misteriosa scomparsa di W” di Stefano Benni con Sara Giglio e Gianluigi Concas.

Programma del 26 ottobre – SA DOM’E FARRAore 10.00/13.00 – 17.00/21.00 – Mostra fotografica “Street Photography Awards” – ASPA. Degustazione prodotti enogastronomici e Spettacolo musicale REDS – Tributo ai Simply Red, alle 20.30.

A CASA SU IDANU, ore 10.00/13.00 – 17.00/21.00 Esposizioni: “Tesori nascosti” e “Genti noa” a cura dell’Associazione Femminas.

A CASA OLLA ISOLA, ore 17.00 Presentazione del libro “La grammatica di Febrés” di Nicolò Migheli (Ed. Arkadia) – Introduce Giovanni Follesa. Spettacolo musicale Dulche de Leche e degustazione prodotti enogastronomici dalle ore 18.00.

A CASA MURGIA CASANOVA, ore 17.00 Ricostruzione delle botteghe degli antichi mestieri artigiani: Lavorazione del pane a cura di Norma Argiolas, ore 18.30 Balli “Gruppo Folk Università della Terza età” diretto da Elena Perra. E ancora alle 19.30 Spettacolo musicale “La città ideale” con Daniele Ledda, Emanuele Bardi e Sergio Tifu.

Programma del 27 ottobre – NURAGHE DIANA ore 19.00, Spettacolo musicale Mocambo Quintett -Sese Corrias, Sandro Mura, Pierpaolo Frailis, Alessandro Atzori e Marco Argiolas (musiche di Ivano Fossati, Lucio Dalla, Pino Daniele e Paolo Conte).

Programma del 2 novembre 2019 – SA DOM’E FARRA ore 10.00/13.00 – 17.00/21.00, Mostra fotografica “Street Photography Awards” – ASPA. Alle ore 18.00 Presentazione del libro “Cadono dal cielo” (Ed. Il Maestrale) di Giulio Concu – Introduce Giovanni Follesa.

Conferenza “La leggenda della corsara Capitana” – Giovanni Follesa, Antonio Cogoni, Rossana Copez – Modera Carlo Pillai, alle ore 19.00.

Degustazione prodotti enogastronomici in collaborazione con Coldiretti, dalle ore 20.00, con letture del libro “Terra Mala” – Giovanni Follesa e Rossana Copez.

A CASA SU IDANU ore 10.00/13.00 – 17.00/21.00, Esposizioni: “Tesori nascosti” e “Genti noa” a cura dell’Associazione Femminas.

A CASA PASSERA ore 17.00, Artigiani a lavoro: La Matrioska – laboratorio tessile, creativo e sociale, dalle 18.30 Spettacolo musicale Simone Soro “Me in loop” e degustazione prodotti enogastronomici.

A CASA PUSCEDDU ore 18.30, Artigiani a lavoro: “Costruzione delle launeddas” ed esibizione a cura di Michele Deiana accompagnato da Celio Mocco alla fisarmonica e alle 19.30 Spettacolo musicale quintetto di fiati.

   

[bing_translator]

Prosegue, a Villacidro, la settimana culturale che fa da cornice al premio letterario “Giuseppe Dessì”, quest’anno alla sua edizione numero trentaquattro. Domani, giovedì 26 settembre, in programma gli incontri con tre autori – Daniela Palumbo, Alessandro Perissinotto ed Andrea Vitali – e, in chiusura di serata, il cantautore Pacifico con lo spettacolo-reading “Io e la mia famiglia di Barbari”.
 
Apre la quinta giornata, alle 9.00 del mattino per gli studenti al Mulino Cadoni, e poi, nel pomeriggio alle 17.00, in piazza Zampillo, la scrittrice e giornalista Daniela Palumbo con il suo libro “Maria Montessori. La voce dei bambini” (Einaudi ragazzi), la straordinaria storia della pedagogista italiana e del suo sogno: un grande progetto che ha rivoluzionato l’educazione dei bambini rivendicando per loro il diritto al gioco, alla scuola, all’amore e al rispetto.
 
Il “salotto letterario” di piazza Zampillo ospita poi, alle 18.30, Alessandro Perissinotto: intervistato dalla giornalista Manuela Arca, lo scrittore torinese presenta il suo nuovo romanzo, “Il silenzio della collina” (Mondadori), che prende le mosse da una storia realmente accaduta – il sequestro nel 1968 di una minorenne e la sua uccisione – raccontata dai giornali dell’epoca e poi colpevolmente dimenticata. Un libro feroce e al tempo stesso necessario per capire da dove viene la violenza sulle donne, per comprendere che, contro quella violenza, sono gli uomini a doversi muovere.
 
A seguire, alle 19.30, Andrea Vitali conversa con il giornalista Giacomo Mameli sul suo romanzo “Documenti, prego” (Einaudi): l’esistenza di un uomo qualunque trasformata in un incubo indecifrabile, una realtà, o un delirio, che il lettore vive assieme al protagonista, mentre davanti ai suoi occhi sfilano personaggi formidabili, comici e drammatici.
 
Chiusura di giornata, come di consueto, nel cortile di Casa Dessì: alle 21.30 riflettori puntati su Pacifico, al secolo Luigi De Crescenzo, cantautore e autore tra i più stimati del panorama italiano, con il suo spettacolo-reading “Io e la mia famiglia di Barbari”. «È il racconto di una migrazione, di una trasformazione», scrive l’artista milanese di nascita (classe 1964) ma di origini familiari campane. «Nel racconto saluto i miei famigliari, veri o immaginari. Celebro i personaggi ribelli, folli, tristi, influenti, prepotenti, quelli che si trovano in ogni famiglia. Da loro discendo io, e da me mio figlio. Io vivo a Parigi, l’onda partita dalla Campania si è mischiata alla Senna. Questo racconto è un omaggio ai giovani che ho conosciuto, alla loro intraprendenza. Ed è uno sguardo indulgente e grato sui vecchi che ho lasciato
 
Venerdì (27 settembre), la sesta giornata della settimana culturale villacidrese si aprirà alle 9.30 al Liceo Piga, dove lo scrittore Enrico Galiano (atteso poi nel pomeriggio nel “salotto letterario” di piazza Zampillo) incontra gli studenti, mentre alle 11.30 il critico letterario Giuseppe Langella interviene nell’appuntamento dal titolo Spiegare la Costituzione con le opere letterarie. In piazza Zampillo, alle 17.30, Enrico Galiano, con la partecipazione di Lucia Cossu, presenta il romanzo “Più forte di ogni addio” (Garzanti). Alle 19.30 Simona Sparaco parla invece del suo romanzo “Nel silenzio delle nostre parole”, vincitore del Premio DeA Planeta 2019. “Da questa parte del mare”, infine, è il titolo dello spettacolo di Giuseppe Cederna basato sul libro di Gianmaria Testa – arrivato in libreria, purtroppo postumo, il 19 aprile 2016 -, che chiude la giornata, alle 21.30 a Casa Dessì.