29 April, 2024
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Per combattere la povertà non servono più soldi ma migliori servizi. Perché la povertà raccontata dai poveri è ben diversa da quella immaginata dalle amministrazioni, che pure investono cifre poderose (in Sardegna la spesa pro capite è di 108 euro, a fronte dei 38 euro di media nazionale) per raccogliere però risultati parziali, se non insoddisfacenti. È il risultato della ricerca “Le trappole della povertà in Sardegna: soluzioni e strategie”, realizzata dalla Fondazione Zancan su commissione del Centro di Servizio per il Volontariato “Sardegna Solidale” e presentata ieri a Cagliari nel corso di un incontro svoltosi nell’Aula Magna della Pontificia Facoltà Teologica della Sardegna.

La ricerca si è basata su 52 interviste ad altrettante famiglie povere sarde, ed è stata integrata da due focus group a cui hanno partecipato esperti, volontari ed amministratori. Il risultato è un quadro inedito del fenomeno perché «anche in Sardegna si continuano a fare politiche contro la povertà senza sentire i maggiori esperti: cioè i poveri», ha affermato Giampiero Farru, presidente di Sardegna Solidale.

La domanda di partenza è stata: quali sono i principali fattori legati alla condizione di povertà, soprattutto di lunga durata, delle famiglie?

Ogni famiglia ha indicato in media tre criticità e la prima (richiamata con una percentuale del 95 per cento) è stata l’assenza di un lavoro, seguita da problemi legati all’abitazione (65 per cento) e alla salute (58 per cento). «È evidente dunque che una semplice erogazione finanziaria non risolve assolutamente la gran parte dei problemi connessi alla povertà, che è un fenomeno generato da fattori concomitanti che dunque necessita di una molteplicità di azioni», ha spiegato il direttore della Fondazione Zancan, Tiziano Vecchiato.

Con la seconda domanda è stato chiesto alle famiglie di indicare gli interventi, forniti da soggetti pubblici o privati, che li hanno aiutati maggiormente.

Il 95 per cento delle famiglie ha ottenuto contributi, il 69 aiuti di prima necessità e il 29 per cento assistenza abitativa. Servizi di orientamento e sostegno, agevolazioni sui servizi per bambini/ragazzi e assistenza domiciliare hanno riguardato rispettivamente il 27, 23 e 13 per cento delle famiglie.

A fornire questi aiuti sono stati nell’11,7% dei casi familiari o amici (e quasi due terzi di questi aiuti sono stati contributi a sostegno del reddito del nucleo), nel 33,1% enti privati (associazioni, organizzazioni di volontariato), e nel 55,2% enti pubblici di vario livello. In questo caso, circa tre quarti degli aiuti sono stati contributi economici diretti (erogazioni di sostegno al reddito, contributi per lavori socialmente utili, pensioni e indennità di invalidità) o indiretti (contributi per visite mediche e farmaci, per affitto o utenze).

Ma come le famiglie hanno valutato gli aiuti ricevuti? Su una scala da uno a cinque, il livello medio di utilità degli aiuti ricevuti è quasi 3,7. Ma non tutti gli interventi sono stati ritenuti ugualmente utili. Paradossalmente, ai contributi economici e ai beni materiali di prima necessità le famiglie hanno attribuito un livello di utilità più basso (tra 3,5 e 3,6), mentre al sostegno fornito in forma di prestiti agevolati è associato il massimo livello di utilità (punteggio medio 5,0), seguiti dai servizi di assistenza abitativa (4,7), orientamento/sostegno psicosociale e assistenza sociosanitaria (4,5), servizi di assistenza domiciliare (3,9) e accoglienza residenziale (3,6). «Se i servizi di microcredito sono i più apprezzati significa che le persone vogliono restituire le risorse ricevute – ha spiegato Vecchiato – segno che l’assistenzialismo non è ineluttabile ma è generato dalle politiche messe in campo».

Per quanto riguarda invece gli aiuti non ricevuti, le famiglie hanno individuato 152 aiuti di cui avrebbero avuto bisogno (e l’85,5% delle famiglie ha citato almeno un aiuto mancato). Il 71 per cento delle famiglie ha lamentato l’assenza di servizi per il lavoro, il 60 di contributi e il 20 di assistenza abitativa.

Ma non tutti gli aiuti “mancati” hanno pesato ugualmente sulle famiglie in difficoltà.

Il livello massimo di gravità è stato associato alla mancanza di sostegno socio educativo (dopo-scuola per i figli), supporto psicologico o informativo, assistenza sanitaria, sociosanitaria e domiciliare, agevolazioni sul credito.

Di poco inferiore (4,9) è il livello medio di gravità attribuito al mancato sostegno per la frequenza di servizi educativi e percorsi scolastici dei figli (servizi di trasporto e mensa scolastica, borse di studio, agevolazioni per nidi).

4,7 è il livello medio di gravità associato alla mancanza di servizi di orientamento e intermediazione al lavoro.

Minore è invece la gravità media attribuita al mancato ricevimento di contributi economici (4,5) e beni materiali di prima necessità (4,2).

Sotto questo aspetto, sono significative alcune voci raccolte nel corso della ricerca.

I servizi per l’impiego non ti rispondono… tutti vogliono persone con esperienza, ma se non ti fanno fare neppure un tirocinio… (Int. 21)

Mi sono rivolta a enti o associazioni solo quando mi sono trovata alle strette, e ho sempre chiesto il meno possibile… spesso mi sono trovata di fronte a persone che mi hanno umiliata… lo vedo anche in comune… come si permettono di etichettare, di non portare rispetto… non tutti son così, ma alcuni sì, e danno molto fastidio… non so, è una questione di approccio iniziale: gli aiuti ci sono, ma il modo con cui vengono fatte queste cose fa la differenza… (Int. 29)

Parlo solamente del problema di mio figlio, lo Stato cioè non esiste… la Asl diciamo non esiste… un colloquio faceva ogni due mesi perché c’era una neuropsichiatra che doveva seguire mille bambini… [I servizi per il figlio] non ci sono stati, assenti, irreperibili. [Quanto grave è stata la mancanza da uno a cinque?] Dieci si può scrivere? (Int. 37)

L’ultima parte dell’intervista alle famiglie ha cambiato prospettiva, secondo l’idea guida del welfare generativo per cui la lotta alla povertà non può prescindere dall’idea che “non posso aiutarti senza di te”. Il 73 per cento delle famiglie ha così affermato di essere pronta a mettere a disposizione della comunità (vicini di casa, associazioni di volontariato, parrocchia ecc.) le proprie risorse o capacità. «In questo ambito il volontariato può fare molto – ha spiegato Vecchiato – facendo incontrare offerta e domanda, tenuto conto che le famiglie hanno espresso un giudizio positivo sull’importanza del ruolo delle associazioni di volontariato nel sostenere le famiglie povere, attribuendo un punteggio medio pari a 4,1».

Al termine della presentazione (a cui hanno preso parte anche il presidente del Comitato promotore del Csv Sardegna Solidale don Angelo Pittau, il  direttore regionale della Caritas don Marco Lai, il presidente del Co.Ge. Sardegna Bruno Loviselli, il consigliere regionale Luca Pizzuto ed il responsabile del Servizio Studi e Ricerche di Caritas Sardegna Raffaele Callia), sono state premiate le associazioni partecipanti al concorso “Poveri per sempre?”, promosso da Sardegna Solidale per far emergere le strategie contro la povertà messe in campo dal volontariato nei vari territori. Alla premiazione sono intervenuti Vittorio Pelligra (docente di Politica Economica Università di Cagliari), Gianni Concas (volontario Mensa del Viandante) e Linda Migliaccio (Presidente del Gruppo Volontariato Vincenziano Sardegna).

 

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Come aiutare le persone in difficoltà a rialzarsi e a non entrare in una spirale che rischia di renderle “povere per sempre”? Come evitare che il sistema di aiuti non finisca per rendere la povertà “istituzionale”? A queste domande risponde la ricerca “Le trappole della povertà in Sardegna: soluzioni e strategie”, realizzata dalla Fondazione Zancan e che verrà presentata giovedì 10 novembre a partire dalle ore 16.00 presso l’Aula Magna della Pontificia Facoltà Teologica della Sardegna, in via Sanjust 13. Commissionata da Sardegna Solidale, la ricerca è stata condotta mettendo a confronto nei vari territori dell’isola amministratori, volontari ma anche persone e famiglie in difficoltà, per poter capire direttamente quali solo gli strumenti maggiormente efficaci e quali invece quelli che non aiutano a risolvere le criticità.

Affrontare il tema della povertà è infatti una sfida che chiama in causa tutti gli attori del territorio: istituzioni, imprese, realtà associative, cittadini. Il Centro di servizio per il volontariato Sardegna Solidale ha molto investito negli ultimi anni nella conoscenza e nel supporto alle iniziative di contrasto alla povertà in Sardegna, cogliendone la complessità e le molteplici sfaccettature in chiave multidimensionale. Le indagini realizzate nel 2011 e nel 2014 hanno consentito di approfondire le caratteristiche “epidemiologiche” e territoriali della povertà nell’Isola, in modo integrato con le azioni regionali e locali a sostegno della popolazione in difficoltà. Ora aver chiesto ad un osservatore esterno ma “prossimo” (come la Fondazione Emanuela Zancan di Padova, impegnata da anni nello studio della povertà e delle politiche sociali) di leggere le storie e le esperienze di aiuto vissute dalle famiglie e dagli attori istituzionali e sociali attivi nel territorio regionale, è stata un’opportunità per capire come meglio orientare la nostra azione di volontari e di cittadini.

Alla presentazione interverranno il direttore del Centro studi e ricerca sociale Fondazione Emanuela Zancan Onlus di Padova Tiziano Vecchiato, il presidente di Sardegna Solidale Giampiero Farru, il presidente del Comitato promotore del Csv Sardegna Solidale don Angelo Pittau, il  direttore regionale della Caritas don Marco Lai, il presidente del Co.Ge. Sardegna Bruno Loviselli, il consigliere regionale Luca Pizzuto e il responsabile del Servizio Studi e Ricerche di Caritas Sardegna Raffaele Callia.

All’incontro, che sarà coordinato dal giornalista Vito Biolchini, sono stati invitati il presidente della Regione Francesco Pigliaru, il sindaco di Cagliari Massimo Zedda e il Rettore dell’Università di Cagliari, Maria Del Zompo.

Alla presentazione della ricerca seguirà la premiazione del concorso di idee “Poveri per sempre? Proposte e percorsi per uscire dalla povertà”, lanciato da Sardegna Solidale e rivolto alle associazioni di volontariato, le quali sono state chiamate a presentare le idee progettuali e le loro esperienze in atto, rivolte al contrasto della povertà di lunga durata di persone e famiglie. Alla premiazione interverranno Vittorio Pelligra (docente di Politica Economica Università di Cagliari), Gianni Concas (volontario Mensa del Viandante) e Linda Migliaccio (Presidente del Gruppo Volontariato Vincenziano Sardegna).

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Sabato 5 novembre, presso la Sala Conferenze Planetario dell’Unione Sarda, alle ore 17.00, ospiterà il convegno per promuovere la nuova legge n. 166/2016 contro lo spreco alimentare, promossa dall’on. Maria Chiara Gadda, organizzato dall’on. Piero Comandini, componente della V Commissione consiliare Attività Produttive.

La legge non disciplina solo la soddisfazione di un bisogno e la semplificazione burocratica delle donazioni dei prodotti alimentari e farmaceutici ma anche e soprattutto di responsabilità sociale d’impresa e degli effetti sociali e ambientali nelle realtà in cui ci si trova ad operare.

Un tema, questo, sempre più attuale in una società dove in parallelo assistiamo da un lato allo spreco ed al superfluo, dall’altro alla forte crisi caratterizzata da risorse economiche e naturali sempre più scarse. Proprio per questo da molto tempo si parla della riduzione dei rifiuti alimentari attraverso la prevenzione e la donazione, e dopo le prime strategie e direttive, anche a livello europeo, finalmente l’Italia si è dotata di una normativa che disciplina la donazione e promuove le buone pratiche che, per essere efficaci devono essere disciplinate, diffuse e condivise diventando modelli culturali esportabili. Da questa convinzione, da un’analisi quantitativa e qualitativa dell’eccedenza nonché dall’esigenza di creare una rete territoriale impegnata nella lotta agli sprechi che veda coinvolto, oltre al mondo del volontariato anche tutte le filiere agroalimentari, nasce la legge che presuppone uno scambio non economico di prodotti alimentari e farmaceutici.

Una missione questa che deve vederci tutti coinvolti ed impegnati con l’obiettivo di raccogliere quanti più consensi possibile così da garantire la donazione continuativa dei prodotti alimentari e farmaceutici invenduti; lo spreco alimentare costituisce prima di tutto una questione sociale e politica, con la prevenzione possiamo contribuire e favorire, oltre alla riduzione dello spreco, al sostentamento delle fasce più deboli, tenendo conto della natura dei prodotti e garantendo comunque l’idoneità degli stessi sul piano igienico-sanitario.

Interverranno, oltre all’on. Piero Comandini e all’on. Maria Chiara Gadda, don Marco Lai Caritas Diocesana di Cagliari; Efisio Perra, presidente della Coldiretti Cagliari; Alberto Bertolotti, presidente Confcommercio Sardegna; Michele Orlandi, responsabile Conad Tirreno Sardegna; Giorgio Frasconi, presidente del Banco Alimentare Sardegna e, infine, Maria Pia Orrù, presidente di Federfarma Cagliari.

Piero Comandini 6

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Vito Moccia esibisce il Trofeo Il San Orione Rosmarino in trasferta a Gorla Minore

Grande risultato per il pongista Vito Moccia, portacolori del San Orione Rosmarino Carbonia, che ha conquistato il terzo posto al torneo Over 3000 maschile di tennis tavolo disputato a Gorla Minore, in provincia di Varese. Il pongista sulcitano ha superato brillantemente tre turni nel tabellone, prima di arrendersi in semifinale a Gabriele Zinfollino.

Vito, quando hai deciso di giocare in Lombardia?

«La formula Open ed il comodo collegamento con l’aeroporto Orio al Serio ci ha spinto a metterci alla prova con i pongisti lombardi.»

Pensavi ad un epilogo così importante?

«Nel torneo Over 3000 del mattino, partivo come testa di serie n° 17 su 45 atleti e, dopo una notte insonne, ho fatto molta fatica a passare il girone. Per fortuna nei turni successivi sono riuscito ad esprimere il mio gioco, raggiungendo così per la prima volta una semifinale. Ho provato ad opporre resistenza al giovane Gabriele Zinfollino, giocatore dotato di buoni servizi e si un gran rovescio; ho perso in 4 set ma la soddisfazione per il terzo posto è stata grande.»

Sei partito in compagnia.

«I miei compagni di viaggio, Marco Lai, Luciano Macrì e Pietro Pili sono stati fantastici ed hanno tutti ben figurato ricevendo i complimenti dai pongisti lombardi. Comunque il livello di tutti i miei compagni sta salendo e li ringrazio per i miglioramenti che mi permettono di raggiungere. Ringrazio il mio coach Gabriele Melis, che ha faticato non poco per portare il mio dritto ad un livello almeno decente, e gli amici dell’Enrico Fermi di Iglesias che mi danno sempre ottimi consigli.»

Avete giocato pure nel pomeriggio.

«Per dovere di cronaca, segnalo il passaggio del turno nel girone del torneo pomeridiano Over 1500 da parte mia e di Marco Lai. Purtroppo – conclude Vito Moccia – abbiamo dovuto cedere l’accesso al tabellone ad eliminazione diretta per rientrare in tempo in aeroporto.»

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Il presidente della Fondazione Antiusura della Caritas Diocesana di Cagliari “Sant’Ignazio da Laconi” Onlus, Don Marco Lai, e il Direttore Generale del Banco di Sardegna SpA, Giuseppe Cuccurese, hanno firmato una convenzione finalizzata a semplificare le procedure e ad assistere, con condizioni di particolare favore, i beneficiari dei contributi stanziati dallo Stato per la prevenzione del fenomeno dell’usura.

La Fondazione Antiusura diocesana, per l’ambito territoriale di competenza, è stata riconosciuta dal ministero dell’Economia e delle Finanze tra i soggetti destinatari dei contributi previsti dalla legge 108 del 1996 e ha costituito un apposito Fondo da destinare alle famiglie e alle ditte individuali in particolari condizioni di difficoltà di accesso al credito e, quindi, a potenziale rischio usura.

Il Banco di Sardegna, in applicazione delle linee guida stabilite dall’accordo quadro sottoscritto lo scorso 10 dicembre dall’Abi, l’Associazione Bancaria Italiana, e dalla Consulta Nazionale Antiusura “Giovanni Paolo II” Onlus, si è impegnato a istruire celermente le pratiche assumendo ulteriori iniziative di facilitazione utili a rendere quanto più efficaci le misure previste dalle norme in materia di prevenzione dell’usura.

I finanziamenti erogabili dal Banco, attraverso le garanzie fornite dalla Fondazione Antiusura, potranno avere la forma di mutui chirografari e di mutui ipotecari: nel primo caso per un importo massimo di 30.000 euro e con una durata non superiore ai 6 anni; nel secondo caso la somma dovrà essere compresa tra i 30.000 e i 75.000 euro con una durata fino a 15 anni.

«La prevenzione del fenomeno dell’usura – ha dichiarato il Direttore Generale del Banco di Sardegna, Giuseppe Cuccurese – è, innanzitutto, un fatto di giustizia sociale e di civiltà; siamo quindi molto lieti di poter concorrere, insieme alla Fondazione Antiusura della Caritas Diocesana di Cagliari “Sant’Ignazio da Laconi”, al sostegno di questa iniziativa che, ne sono certo, aiuterà molte famiglie e imprese individuali che vivono uno stato di particolare difficoltà, ma che hanno la voglia e l’orgoglio di reagire.»

«Con la convenzione con la banca più importante della Sardegna, quella che ha servito e serve tutt’oggi i cittadini sardi, nasce oggi, in tempi difficili, una nuova opportunità di sostegno per le famiglie, per chi vive di reddito da dipendente e anche per le imprese individuali – ha spiegato il presidente della Fondazione, don Marco Lai -.Tanto potrà essere affrontato e tantissimo potrà essere risolto per evitare la disperazione, la caduta a picco nel baratro del sovraindebitamento e la perdita del patrimonio. E’ davvero un motivo di grande fiducia per la nostra gente qui in Sardegna ed è un percorso che ha anche una finalità educativa: dalle esperienze negative si impara il buon utilizzo del denaro.»

Sede Banco di Sardegna Cagliari 5

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Giancarlo Maria Brigantini

Mons. Giancarlo Maria Bregantini, arcivescovo metropolita di Campobasso-Boiano, già vescovo di Locri, sarà l’ospite testimone che parteciperà, quest’anno, alla XXIX Marcia della Pace che si svolgerà a Carbonia il 30 dicembre prossimo.

Lo ha annunciato don Angelo Pittau, ideatore e promotore della Marcia della Pace fin dalle sue origini, e direttore della Caritas di Ales-Terralba nel corso della conferenza stampa nella sede della Caritas di Cagliari.

Presente anche don Marco Lai, direttore della delegazione regionale della Caritas, l’incontro con la stampa è servito a presentare i dettagli di una Marcia che, «fin degli anni ’80, (la prima si svolse a Sardara nel 1987 e il testimone fu mons. Antonio Riboldi vescovo di Acerra) ha assunto la caratteristica di “mettere assieme” realtà diverse che magari facevano, e forse ancora oggi, fanno fatica a dialogare fra loro. «Se rafforziamo questo nostro stare insieme – ha precisato don Angelo Pittau costruiremo cultura, lavoro, cittadinanza e pace».

Sono una quarantina le organizzazioni sociali, di categoria, sindacali, istituzionali e di volontariato che hanno aderito alla Marcia e fanno parte del Comitato organizzativo.

Fra questi, vale citare il patrocinio del Consiglio regionale della Sardegna, della Giunta regionale, l’intensa collaborazione attiva del comune di Carbonia, e nei giorni scorsi è pervenuta anche l’adesione della pastora della Chiesa Evangelica Battista di Cagliari, Cristina Arcidiacono, e quella di Carbonia e Sulcis, pastora Elizabeth Green.

Lo slogan della marcia ricalca il tema del messaggio di papa Francesco per la 49.a Giornata mondiale della Pace “Vinci l’indifferenza e conquista la Pace”, del 1 gennaio 2016, messaggio reso pubblico nei giorni scorsi e inviato a tutti i potenti della terra in cui l’incipit è quello che il Santo Padre chiama Globalizzazione dell’indifferenza”, un atteggiamento pericoloso e che mette a rischio la pace nel mondo in particolare per quella che viene definita “una terza guerra mondiale a pezzettini” capace di accentuare la forbice fra nazioni ricche e nazioni povere e dove la ricerca sfrenata del benessere non fa altro che consumare il territorio; quello che il cristiano definisce “il creato”.

La scelta di fare la Marcia a Carbonia non è casuale, come non è casuale l’itinerario che dalla Grande Miniera di Serbariu raggiungerà Piazza Roma percorrendo via Antonio Gramsci, politico intellettuale sardo che nei suoi scritti politici e sociali ha spiegato bene il significato di “indifferenza”.

La città mineraria prima significava “lavoro e benessere” per tantissima gente, oggi, invece, è l’emblema del “non lavoro”, della disoccupazione, della devastazione del territorio, della povertà. E la Marcia, che partirà alle 15.00 da Serbariu vuole essere la speranza per questo territorio, ma speranza anche per tutta la Sardegna e per le zone interne che vivono un disagio sociale che non consente di trovare la pace.

La Marcia si rivolge in modo particolare ai giovani e per loro, già dalla mattina del giorno 30 dicembre, sono previsti tre workshop di confronto, ciascuno dei quali svilupperà uno dei temi fra lavoro, povertà e ambiente, che sono gli argomenti scelti dal comitato promotore per coscientizzare le persone alla necessità di avere la Pace.

«La novità di quest’anno – ha spiegato poi don Marco Lai – è che la Marcia assurge a livello regionale».

Dopo 29 anni di impegno da parte della Caritas di Ales-Terralba, infatti, i promotori hanno considerato che era necessario fare un salto di qualità e coinvolgere tutta la parte sana della società sarda per ridare speranza ad una regione che più delle altre soffre il disagio della mancanza di lavoro, della crisi che ha colpito i nostri territori e che vanta il triste primato della regione più povera d’Italia.

E questa speranza ha come testimone mons. Giancarlo Maria Bregantini, unico prete-operaio d’Italia a diventare vescovo.

Mons. Bregantini, quando guidava la chiesa di Locri comminò la scomunica verso gli uomini della ‘ndrangheta e da questi subì la minaccia di morte perché aveva incentivato e promosso, attraverso il Progetto Policoro voluto dalla Conferenza episcopale italiana a sostegno dell’occupazione nel sud Italia, numerose cooperative di lavoro per giovani, togliendo manovalanza alla criminalità organizzata.

E sarà proprio mons. Bregantini a chiudere, con il suo intervento in Piazza Roma a Carbonia, la XXIX Marcia della Pace.

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Verrà presentato e sottoscritto lunedì 14 dicembre, alle ore 11.00, nella sala stampa del Seminario Arcivescovile di Cagliari, in via mons. Cogoni 9, un accordo di collaborazione tra l’associazione Lions International – Distretto 108L e la Delegazione regionale di Caritas Sardegna.

L’accordo prevede che i Club Lions operanti nella regione Sardegna (il distretto 108L comprende i Lions club di tre regioni: Lazio, Umbria e Sardegna) svolgano una raccolta di farmaci non scaduti da consegnare alla Caritas Sardegna, che provvederà, attraverso la rete capillare delle proprie strutture organizzative, alla loro distribuzione in favore di persone svantaggiate bisognose di cure.

L’accordo è parte di un service distrettuale che coinvolge i Lions di tutte le tre regioni del distretto ed è finalizzato ad aiutare le fasce più deboli della popolazione. Analoghe convenzioni sono state stipulate, infatti, sia nel Lazio che in Umbria.

Sottoscriveranno l’accordo Tommaso Sediari, Governatore del Distretto 108 L dell’associazione LIONS International, e don Marco Lai, delegato regionale della Caritas Sardegna.

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Ho appreso con preoccupazione nei giorni scorsi la notizia del blitz dei gruppi xenofobi contro alcune sedi della Caritas Italiana che ha colpito anche il centro di Cagliari. Esprimo la massima solidarietà a Don Marco Lai e a tutti i volontari che in questi anni hanno fatto e stanno facendo tanto per aiutare gli ultimi e coloro che si trovano in difficoltà. Trovo pericoloso e agghiacciante che, in un momento storico come quello che stiamo vivendo, esistano dei soggetti che operano per la divisione e la fomentazione dell’odio di razza e di cultura. Occorre, oggi più che mai, essere tutti uniti nel segno della solidarietà verso i bisognosi senza differenze di nazionalità, cultura e provenienza. Da parte nostra continueremo a collaborare con tutti coloro che si distinguono per l’amore e l’impegno verso il prossimo per assicurare a tutti una vita libera, felice e dignitosa. A questo proposito, è indubbio il contributo che da la Caritas a Cagliari e in Sardegna e siamo orgogliosi di aver collaborato e continuare a collaborare con loro.

Luca Pizzuto

Consigliere regionale e Segretario regionale Sel Sardegna

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Francesco Birocchi copia

Da Zingaro a cittadino è il titolo dell’incontro che si svolgerà giovedì tre dicembre prossimo, dalle 9.30 alle 13.30, presso l’aula magna del Seminario Arcivescovile in via Monsignor Cogoni 19, a Cagliari. L’evento, organizzato dalla Caritas e dall’Ordine dei giornalisti della Sardegna, rientra nel programma di formazione continua dei giornalisti sardi. Per la frequenza saranno attribuiti sei crediti formativi.

Saranno approfonditi i temi legati ai percorsi di conoscenza e inclusione sociale di rom e sinti, e saranno messi a fuoco i rapporti tra l’informazione e la permanenza di rom e sinti nel territorio italiano, anche in riferimento alla deontologia professionale dei giornalisti.

Dopo l’introduzione di mons. Marco Lai, direttore della Caritas diocesana, dell’arcivescovo di Cagliari, mons. Arrigo Miglio, del sindaco Massimo Zedda e dei rappresentanti delle Istituzioni, interverranno: Francesco Birocchi, presidente dell’Ordine dei giornalisti della Sardegna; Carlo Stasolla, presidente dell’associazione “21 luglio” di Roma, impegnata nella promozione dei diritti delle comunità rom in Italia e nella lotta contro ogni forma di discriminazione e intolleranza; Giovanni Maria Bellu, giornalista, presidente dell’Associazione “Carta di Roma”, nata per dare attuazione al protocollo deontologico per una informazione corretta sui temi dell’immigrazione, del diritto d’asilo e delle minoranze; Anthony Muroni, direttore dell’Unione Sarda. Chiuderà i lavori mons. Paolo Lojudice, vescovo ausiliare di Roma, in prima linea nella battaglia contro gli sgomberi indiscriminati dei campi rom che si stanno moltiplicando alla periferia della capitale.

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Arrigo Miglio copia

E’ in programma mercoledì 25 novembre, alle ore 17.00, nell’Aula Magna del Seminario di Cagliari, in via Monsignor Cogoni 9, la prima delle tre giornate di riflessione in preparazione alla Marcia della Pace che si svolgerà a Carbonia il prossimo 30 dicembre.

La riflessione di mercoledì è affidata a mons. Arrigo Miglio, Arcivescovo di Cagliari, cui seguiranno gli interventi dei rappresentanti dei tre sindacati confederali Cgil, Cisl e Uil.

Potranno poi intervenire anche gli altri membri del Comitato promotore, rappresentanti delle organizzazioni di categoria, sindacali e del volontariato sociale.

I lavori saranno coordinati da don Marco Lai, direttore della Caritas di Cagliari.

Giunta alla XXIX edizione, la Marcia della Pace, promossa dalla Caritas della diocesi di Ales-Terralba, quest’anno diventa una iniziativa a carattere regionale con il coinvolgimento delle altre Caritas diocesane e della delegazione regionale e avrà quale tema «Vinci l’indifferenza e conquista la pace» che è il titolo del messaggio per la 49ª Giornata mondiale della Pace del primo gennaio 2016, la terza del pontificato di Papa Francesco.

L’indifferenza, secondo i promotori, è riferita alle piaghe del nostro tempo quali cause principali della mancanza di pace nel mondo.

L’indifferenza oggi è spesso legata a diverse forme di individualismo che producono isolamento, ignoranza, egoismo e, dunque, disimpegno. Perciò, quest’anno si intende evidenziare e sviluppare le tematiche relative al Lavoro-non Lavoro, alla Povertà, e all’Ambiente, argomenti che in Sardegna, più di tutti, insidiano la pace.

E, come detto, proprio il Lavoro (o il non Lavoro) sarà l’argomento di mercoledì 25 novembre, al Seminario di Cagliari, prima delle tre giornate di riflessione in preparazione alla Marcia di fine anno a Carbonia.

Le altre giornate, di cui si darà puntuale comunicazione, si svolgeranno a Iglesias, dove si parlerà di Ambiente, e Sassari, in cui la riflessione verterà sulla Povertà.