14 December, 2025
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Il Comitato Tecnico Transizione Sostenibile (CTTS) ha inviato agli Onorevoli Senatori e Deputati sardi una proposta di emendamento urgente al decreto legge 175/2025 per colmare il grave vuoto normativo esistente nella gestione dello spazio marittimo italiano oltre le 12 miglia nautiche.

Il Contesto e le Criticità: l’attuale Piano di Gestione dello Spazio Marittimo (PSM) è stato adottato solo come strumento di indirizzo, privo di limiti e prescrizioni operative vincolanti. Questa mancanza ha permesso alle società energetiche di presentare autonomamente 23 progetti di impianti eolici offshore (con 1.050 pale, alte fino a 385 metri).

L’analisi dei progetti, come ad esempio quello del parco “Ichnusa Wind Power”, evidenziano gravi contraddizioni sulla loro sostenibilità, con pesanti interferenze sulle rotte della Pesca Costiera Ravvicinata (fino a 40 miglia). Tali interferenze sono considerate “una minaccia diretta alla sopravvivenza economica della filiera della pesca e all’occupazione” non solo sarda ma dell’intera nazione.

Il CTTS esprime un Parere Favorevole Condizionato all’eolico offshore, a patto che rispetti rigorosi principi di sostenibilità. A tal fine, l’emendamento si articola su due pilastri:

  1. Sospensione Immediata delle Procedure: Viene richiesta la sospensione di tutte le procedure autorizzative in corso per gli impianti off-shore oltre le 12 miglia, fino alla pubblicazione dei Piani Attuativi prescrittivi.
  2. Istituzione di Piani Attuativi Prescrittivi: Le procedure autorizzative dovranno fare riferimento ai Piani di Gestione dello Spazio Marittimo integrati da Piani Attuativi o Misure Spaziali di Dettaglio a carattere prescrittivo. Questi piani dovranno essere definiti in raccordo con le Regioni, garantendo un’efficacia vincolante oltre le 12 miglia.

ZEE e Ruolo Diplomatico: Il Comitato sottolinea che l’unica via per conferire piena legittimità e operatività a tali Piani è la conclusione urgente degli accordi di delimitazione della Zona Economica Esclusiva (ZEE). Si invitano gli Onorevoli Senatori sardi a sostenere gli emendamenti e le necessarie iniziative legislative e diplomatiche.

Rolando Marroccu, Alfonso Corridori, Daniele Garau, Sandro Orrù, Andrea Fabrizi, Mauro Carta

Comitato Tecnico Transizione Sostenibile – Sant’Antioco

“Sulcis RigeneraTi” è una proposta per l’istituzione, presso la Regione Sardegna, di un’Unità di Progetto interassessoriale composta da rappresentanti tecnici e politici di diversi assessorati regionali interessati alla rimozione degli ostacoli che oggi limitano lo sviluppo nel Sulcis Iglesiente di un ecosistema integrato legato alla nautica d’eccellenza – dalla cantieristica alla ricettività, dai servizi al turismo costiero con un potenziale occupazionale tra i 3.500 e 5.000 nuovi posti di lavoro e fino ad oltre 6.000 posti nel lungo periodo.

La proposta “Sulcis RigeneraTi” è stata illustrata da Rolando Marroccu, nel corso del convegno “Rilancio Sulcis Iglesiente – Obiettivo 2030”, promosso dal Circolo del Partito Democratico e dal Partito Progressista di Sant’Antioco. Il Comitato Tecnico Transizione Sostenibile, promotore della proposta, ha delineato una visione strategica che pone la bonifica ambientale delle aree ex Sardamag come leva per uno sviluppo duraturo, capace di riconnettere la comunità al mare.

Al centro del progetto vi è l’idea di un polo costiero integrato, che colleghi fisicamente ed economicamente il porto di Sant’Antioco al tessuto sociale e produttivo del territorio. In questa prospettiva, la bonifica ambientale non è concepita come un obiettivo finale, ma come il primo passo necessario per avviare un processo di rigenerazione, sviluppo e progresso dell’intero sud-ovest dell’isola.

L’opportunità chiave individuata è la possibilità per il Sulcis Iglesiente di affermarsi come destinazione di primo piano per l’industria della Nautica d’Eccellenza. Il progetto sottolinea i punti di forza naturali, come il Golfo di Palmas che è un importante porto naturale, con il porto di Sant’Antioco in posizione centrale.

Si propone una Rete Portuale Sinergica che sfrutti la natura itinerante del settore, prevedendo una riconversione epocale del porto di Portovesme verso la cantieristica navale. Si prevede che lo sviluppo del settore nautico d’eccellenza stimolerà un impatto economico a cascata, in particolare nella cantieristica navale, nella ricettività e nei servizi correlati.

Scenari sull’attuazione delle bonifiche territoriali, sullo sviluppo della portualità e della nautica d’eccellenza e il suo indotto nel Sulcis Iglesiente, stimano un potenziale di generazione tra 3.500 e 5.000 nuovi posti di lavoro nel breve-medio termine e Potenzialmente fino ad oltre 6.000 posti di lavoro nel lungo periodo.

Tuttavia, il progresso è storicamente ostacolato da:

–  Pianificazione Obsoleta e Ostativa, l’attuale pianificazione portuale vecchia di 60 anni, è restrittiva a tal punto da non attrarre l’interesse degli investitori. La pianificazione urbanistica comunale ha privato le aree ex Sardamag dei volumi edificatori indispensabili per la realizzazione delle strutture per la ricettività di eccellenza e per i servizi.

–  Infrastrutture Inadeguate: Rete stradale e dei trasporti inadeguate a sostenere lo sviluppo atteso.

–  Mancanza di un Piano di Bonifiche Coeso: Assenza di una strategia organica e seria per la bonifica ambientale delle aree ex Sardamag e di quelle adiacenti de “sa Punta de S’Aliga”. Si propone un progetto unico di bonifica.

–  Il Fondo per la Transizione Giusta (JTF) con una dote di 145 milioni di euro per le bonifiche ad oggi non ha destinato un solo euro per l’isola di Sant’Antioco.

La soluzione proposta per superare gli ostacoli è l’istituzione di una Unità di Progetto “Sulcis RigeneraTi” presso la Regione Sardegna composta da vari rappresentanti della parte tecnica e politica dei vari assessorati interessati alla risoluzione degli ostacoli al progetto di rinascita. L’Unità è pensata come una Governance Collaborativa che rappresenta una partnership tra gli assessorati chiave avvalendosi anche della collaborazione degli stakeholder territoriali.

Il piano d’azione sull’immediato dovrebbe prevedere incontri pubblici specifici per affrontare i pilastri del progetto: Bonifiche, Viabilità Territoriale, Pianificazione Portuale-Urbanistica e la Transizione Energetica.

In conclusione il comitato auspica che l’interesse dimostrato dal territorio e dagli assessori apra una fase di dialogo fondamentale per formalizzare la proposta di creazione dell’Unità di Progetto, quindi dare un avvio spedito ad uno percorso chiaro e condiviso per il rilancio del Sulcis Iglesiente.

 

La sala del Comando di Polizia locale, in via Iglesias 3, a Sant’Antioco, ha ospitato ieri sera il convegno su ambiente, bonifiche e sviluppo locale “Rilancio Sulcis Iglesiente – Obiettivo 2030”, organizzato dal Circolo del Partito Democratico e dal Partito Progressista di Sant’Antioco, primo appuntamento di un ciclo di incontri pensati per avviare un confronto costruttivo sul futuro del territorio.
Il dibattito, coordinato dal giornalista Stefano Garau, con il supporto di Mariano Gala, segretario del Circolo del Partito Democratico di Sant’Antioco, ha visto la partecipazione di rappresentanti delle istituzioni, esperti del settore ambientale e protagonisti del mondo economico e sociale locale ed è stato incentrato sui ritardi delle bonifiche del territorio che si trascinando da oltre tre decenni, sulle azioni da compiere per riprendere e completare la loro realizzazione, base imprescindibile per la programmazione di investimenti produttivi nelle aree interessate, con i conseguenti riflessi occupazionali.
Sono intervenuti Francesca Ghirra, deputata, componente della X Commissione Attività Produttive; Emanuele Cani, assessore regionale dell’Industria; Rosanna Laconi, assessora regionale all’Ambiente; Salvatore Mattana, amministratore unico di IGEA; Rolando Marroccu, rappresentante del Comitato Tecnico per la Transizione Sostenibile; Graziano Bullegas, presidente regionale di Italia Nostra; Emanuele Madeddu, segretario generale della FILCTEM CGIL Sardegna Sud Occidentale; Fausto Durante, segretario generale della CGIL Sardegna. Hanno partecipato gli onorevoli Antonello Cabras (in videoconferenza) e Luciano Uras.

Nel corso dei lavori, abbiamo intervistato Rosanna Laconi, assessora regionale della Difesa dell’Ambiente.

 

Il Circolo del Partito Democratico e il Partito Progressista di Sant’Antioco hanno organizzato il convegno pubblico “Rilancio Sulcis Iglesiente – Obiettivo 2030”, dedicato ai temi dell’ambiente, delle bonifiche e dello sviluppo locale.
L’incontro si terrà venerdì 17 ottobre 2025, alle ore 17.30, presso la sala del Comando di Polizia locale, in via Iglesias 3 a Sant’Antioco.
L’iniziativa rappresenta il primo appuntamento di un ciclo di incontri pensati per avviare un confronto costruttivo sul futuro del territorio.
Obiettivo del convegno è promuovere il dialogo e la condivisione di idee per delineare strategie concrete di rilancio del Sulcis Iglesiente, grazie a proposte sostenibili e innovative di sviluppo territoriale.
Il dibattito sarà aperto al pubblico e vedrà la partecipazione di rappresentanti delle istituzioni, esperti del settore ambientale e protagonisti del mondo economico e sociale locale.
Interverranno:
• Francesca Ghirra – Deputata, X Commissione Attività Produttive
• Emanuele Cani – Assessore Regionale all’Industria
• Rosanna Laconi – Assessora Regionale all’Ambiente
• Salvatore Mattana – Amministratore Unico IGEA
• Fausto Durante – Segretario Generale CGIL Sardegna
• Rolando Marroccu – Comitato Tecnico per la Transizione Sostenibile
• Graziano Bullegas – Presidente Regionale Italia Nostra
• Emanuele Madeddu – Segretario Generale FILCTEM CGIL Sardegna Sud Occidentale

Parteciperanno:
• Mauro Esu – Segretario PD Sulcis Iglesiente
• gli onorevoli Antonello Cabras e Luciano Uras
• Amministratori e consiglieri regionali del territorio.

 

Alcune centinaia di persone hanno partecipato ieri sera all’incontro pubblico “Pale a mare: come salvare l’Isola” tenutosi negli spazi dell’antica Tonnara Su Pranu, a Portoscuso, organizzato dal comune di Portoscuso, in collaborazione con il Comitato “No speculazione energetica Carloforte”. Hanno partecipato, tra gli altri, don Antonio Mura, parroco delle chiese di Portoscuso e Paringianu e direttore della Pastorale per il Sociale e il Lavoro della diocesi di Iglesias; Ignazio Atzori, sindaco del comune di Portoscuso; Stefano Rombi, sindaco del comune di Carloforte; Salvatore Obino, presidente del comitato “No speculazione energetica Carloforte”; Rolando Marroccu, portavoce del comitato tecnico Sardegna sostenibile. I lavori sono stati moderati dalla giornalista Susanna Lavazza.

Gli interventi hanno ribadito la ferma opposizione all’imposizione di un numero abnorme di impianti eolici offshore (oltreché eolici a terra e fotovoltaici) la cui realizzazione minaccia una vera e propria nuova servitù per la Sardegna. Sono ben 23, infatti, le richieste di allaccio per impianti eolici offshore davanti alle coste della Sardegna, anche a sole 12 miglia dalle spiagge, come nel caso dell’isola Sant’Antioco (Toro1). Tre sono in dirittura d’arrivo. Sono ben 16 i progetti per impianti offshore nel Sud Sardegna, 8 attorno all’isola di San Pietro. Il più vicino alla definitiva approvazione è l’Ichnusa Wind Power, per il quale la richiesta è stata fatta nel 2020 e sono già iniziati i lavori di trivellazione dei fondali davanti a Carloforte e Portoscuso, benché non ci sia ancora il semaforo verde dopo le integrazioni alle osservazioni per la procedura di Via (Valutazione di impatto ambientale) che avevano come termine il 19 luglio.

Nel corso degli interventi, sono state sottolineate tutte le problematiche legate alla proliferazione di progetti e, unitamente alla forte preoccupazione che la mancanza di regole abbia concesso agli speculatori di portarsi avanti nelle fasi procedurali, anche la convinzione che la forte e crescente mobilitazione in atto possa frenare l’iter e attenuare quantomeno la portata degli interventi e, conseguentemente, i danni sul territorio.

Dopo gli interventi di don Antonio Mura, dei sindaci di Portoscuso Ignazio Atzori e Carloforte Stefano Rombi, dei rappresentanti delle associazioni Rolando Marroccu e Salvatore Obino, sono intervenuti anche alcuni rappresentanti di altre associazioni che portano avanti la stessa battaglia, giunti da Sant’Antioco, Nuraxi Figus, Quartu Sant’Elena, Selargius e Uta, nel corso dei quali sono state evidenziate anche le problematiche legate alla realizzazione del Tyrrhenian Link, il doppio collegamento sottomarino di Terna che collegherà la Sardegna alla Sicilia e alla Penisola, strettamente collegato all’insediamento di tanti impianti eolici (a terra e offshore) e fotovoltaici, per il trasferimento dell’energia prodotta in Sardegna, considerato che – com’è noto – l’Isola non ha bisogno di energia, dal momento che ne produce già in quantità superiore a quanto ne consuma.

Nonostante l’incontro fosse stato organizzato per trattare le problematiche legate all’eolico offshore, si è parlato anche della raccolta di firme in corso in tutta la Sardegna per il progetto di legge di iniziativa popolare denominato “Pratobello 24”.

Allegata l’intervista realizzata con don Antonio Mura al termine dei lavori.

   

Il comune di Portoscuso, in collaborazione con il Comitato “No speculazione energetica Carloforte”, ha organizzato l’incontro pubblico “Pale a mare: come salvare l’Isola”, che si terrà lunedì 19 agosto, dalle 19.30, negli spazi dell’antica Tonnara Su Pranu, a Portoscuso.

Interverranno: don Antonio Mura, parroco delle chiese di Portoscuso e Paringianu e direttore della Pastorale per il Sociale e il Lavoro della diocesi di Iglesias; Ignazio Atzori, sindaco del comune di Portoscuso; Stefano Rombi, sindaco del comune di Carloforte; Salvatore Obino, presidente del comitato “No speculazione energetica Carloforte”; Rolando Marroccu, portavoce del comitato tecnico Sardegna sostenibile.

Modererà i lavori la giornalista Susanna Lavazza.

Sono 23 le richieste di allaccio per impianti eolici offshore davanti alle coste della Sardegna, anche a sole 12 miglia dalle spiagge, come nel caso dell’isola Sant’Antioco (Toro1). Tre sono in dirittura d’arrivo, seguendo l’iter sul sito del ministero per l’Ambiente e la Sicurezza energetica.

Sono ben 16  i progetti per impianti offshore nel Sud Sardegna, 8 attorno all’isola di San Pietro. La più alta concentrazione in Italia.

Il più a rischio di essere approvato è l’Ichnusa Wind Power, per il quale la richiesta è stata fatta nel 2020 e sono già iniziati i lavori di trivellazione dei fondali davanti a Carloforte e Portoscuso, benché non ci sia ancora il semaforo verde dopo le integrazioni alle osservazioni per la procedura di VIA (valutazione impatto ambientale) che avevano come termine il 19 luglio.

Le osservazioni delle associazioni ambientaliste sul territorio, dei sindaci, dei comitati, di zoologi e biologi marini hanno rilevato che i 42 aerogeneratori IWP – altri tre volte e mezzo quelli attualmente a Portovesme, da installare sulle rotte dei tonni e dei falchi della Regina – causeranno danni all’habitat, alla pesca, al turismo, al paesaggio, alla navigazione, alla sicurezza marittima.

In particolare, sono a rischio le due tonnare storiche di Portoscuso e Carloforte.

I sindaci del Sulcis Iglesiente hanno già espresso “contrarietà” nei Consigli comunali. 

Dopo i saluti del sindaco di Portoscuso, Ignazio Atzori, verrà data la parola a don Antonio Mura, che porterà la voce della Chiesa diocesana, che corrisponde al territorio del Sulcis Iglesiente: «Esprimerò anche idee e prospettive abbondantemente confrontate con il cardinale Arrigo Miglio».

«Agiremo a livello legalesottolinea il presidente del comitato No speculazione energetica Carloforte, l’avvocato Salvatore Obino -. Abbiamo constatato che, in violazione delle regole di correttezza e buona fede, la Ichnusa Wind Power ha oscurato, rendendola illeggibile, parte della documentazione riguardante l’impatto ambientale del mega impianto offshore di 42 pale eoliche flottanti  da collocarsi in area marina a Nord-Ovest dell’Isola di San Pietro, ritenendo di impedire di proporre osservazioni in opposizione al progetto da parte dei portatori di interessi. Noi stigmatizziamo questo comportamento che denota arroganza e non affidabilità della società proponente, anzi riteniamo che sia passibile di annullamento della procedura di VIA.»

«Approfondiremo le attuali procedure ministeriali per gli impianti offshore e l’urgenza di una moratoria nazionale su tutte le richieste sia a mare sia a terradice Rolando Marroccu, componente del Comitato Tecnico Sardegna Sostenibile -. Verrà illustrata la proposta su come governare l’assalto speculativo ai mari sardi con l’istituzione di un piano di gestione delle spazio marittimo e di un limite di distanza dalle coste di 36 miglia nautiche, circa 70 km.»

Il sindaco di Carloforte, Stefano Rombi, si è espresso anche in un recente post su Facebook: «Cosa bisogna fare, oltre a firmare la legge e a continuare a lavorare sul decreto aree idonee?

Molte cose le ha già scritte l’associazione dei sindaci sardi (ANCI Sardegna) pochi giorni fa. Ne dico alcune, senza pretesa di essere esaustivo.

1. Sapere che il Governo non solo ha prevedibilmente impugnato la moratoria – tutti lo sapevano, anche gli estensori – ma ha anche predisposto un provvedimento (credo non ancora definitivamente approvato) che fa prevalere l’interessa ambientale su quello paesaggistico. Cioè uno schema che dice: del paesaggio (italiano, non solo sardo) poco ci interessa, conta solo l’ambiente. Ora, è chiaro a tutti che l’ambiente conta tantissimo, peccato che l’articolo 9 della Costituzione metta paesaggio e ambiente sullo stesso piano. Quindi: se questa cosa sarà confermata, la regione – anzi le regioni – farebbero bene a fare ricorso alla Corte Costituzionale per bloccarla.  

2. Trovare ulteriori meccanismi normativi – anche impugnabili… – per recuperare il tempo necessario – ottenuto anche grazie alla moratoria – per rendere efficace la legge regionale sulle aree idonee, legge complessissima su cui tutti gli uffici regionali stanno lavorando su indicazione della Giunta.

3. Come chiesto da ANCI, bisogna aprire “un grande cantiere di elaborazione e condivisione che attraversi tutti i territori dell’isola seguendo un cronoprogramma preciso, che sia definito da una cabina di regia tecnica/politica che veda al suo interno anche rappresentanti degli Enti Locali e dei Comitati. Un percorso che veda tutti impegnati in diverse fasi”. 

4. Fare il nuovo Piano Energetico e Ambientale della Sardegna, con il quale possiamo avere maggiori opportunità (forse) di mettere in discussione l’obiettivo minimo dei 6,2 Gw di produzione. 

5. Costituire l’Agenzia Regionale Sarda per l’Energia.

Andiamo avanti uniti e compatti. Con un unico obiettivo: la tutela di Carloforte e della Sardegna tutta. Lavorando per una transizione giusta, democratica, condivisa e rispettosa del paesaggio», conclude Stefano Rombi.

«Nonostante da decenni il Porto commerciale di Sant’Antioco sia in stato di totale abbandono e degrado, ancora oggi possiede un enorme potenziale. Occorre una nuova politica sulla portualità, soprattutto nei confronti della nautica green che rappresenta il futuro ad alta sostenibilità ambientale. In sintesi è richiesta la totale rivisitazione del Piano Regolatore Portuale attualmente in fase di verifica.»

Lo scrivono, in una nota, Rolando Marroccu, Alfonso Curridori e Daniele Garau, portavoce del Comitato Porto Solky di Sant’Antioco.

«Le scelte del Piano Urbanistico Comunale in merito alla destinazione urbanistica delle aree ex Sardamag e Palmascave sono di interesse strategico provincialeaggiungono Rolando Marroccu, Alfonso Curridori e Daniele Garau -. Tali scelte devono rispondere ad una visione organica del territorio in grado di definirne nuovi modelli di sviluppo finalizzati alla ripresa socio economica sostenibile. L’attuale scelta urbanistica degli amministratori invece fa perdere la potenzialità edificatoria di queste aree. Per questo motivo il comitato ha chiesto il ripristino della destinazione urbanistica delle aree ex Sardamag e della Palmas Cave secondo quanto previsto dalle linee di indirizzo della Regione Sardegna, del Piano Paesaggistico Regionale e della Pianificazione Strategica Provinciale. Ovvero il ripristino della capacità edificatoria finalizzata alla realizzazione di strutture ricettive/servizi per il totale di 50.000 mc per le aree ex Sardamag e 70.000 mc per il compendio della Palmas Cave.»

«Ricordando che le linee di indirizzo del PUC presuppongono che il processo partecipativo è prioritario nella definizione delle scelte del piano stesso e che l’art.5 dello Statuto Comunale prevede una chiara e trasparente azione di coinvolgimento di tutti gli attori istituzionali, economici e sociali, si fa presente che l’intero iter pianificatorio del PUC durato 12 anni è stato per tutta la sua durata secretato. L’unico rispetto procedurale è avvenuto solamente con la presentazione pubblica del Piano Urbanistico completato e subito dopo portato in adozione. Insomma la popolazione si è vista letteralmente calare dall’alto il PUCsottolineano Rolando Marroccu, Alfonso Curridori e Daniele Garau –.

«Facendo appello al buonsenso dell’intero Consiglio comunale, sarebbe opportuno in apertura dei lavori richiedere al Segretario Comunale il parere in ordine alla conformità dell’azione amministrativa alle leggi, agli statuti ed ai regolamenti in merito al processo di redazione del Piano Urbanistico Comunale andando possibilmente a verificare in quali date e in quelli termini la popolazione è stata resa partecipe delle scelte di indirizzo nonché dell’iterconcludono i tre portavoce del Comitato Porto Solky -. E nel caso si dovesse procedere ugualmente all’approvazione delle osservazioni, chiediamo ai Consiglieri l’approvazione delle tre osservazioni presentate dal comitato Porto Solky (numero 88.1, 88.2 e 88.3).»

 

La storia che ha preceduto la firma del Piano Sulcis è ampiamente conosciuta, un susseguirsi di vicende che ci ha consegnato il triste primato di provincia più povera d’Italia (allora e forse ancora oggi). Presidente della Regione Sardegna era Ugo Cappellacci e con il Piano voleva «salvaguardare le realtà esistenti e rendere competitivo territorio». Come? Con una commistione di interventi, molti provenienti dal passato, che sin da subito avevano fatto capire che si stava partendo con il piede sbagliato. Insomma un piano senza piano.

Per questo motivo fu duramente criticato dal Governo Monti che invece suggeriva l’indizione di un bando internazionale di idee per il Sulcis, per poi selezionare le migliori per raggiungere il vero obiettivo del Piano di Sviluppo per il Sulcis.

Tra i vari interventi sbandierati in pompa magna c’era il potenziamento delle infrastrutture viarie e portuali, con in testa la riqualificazione del porto di Sant’Antioco quale volano di sviluppo per la nautica d’eccellenza, la cantieristica e la ricettività.

L’invidiabile e strategica posizione al centro del Mediterraneo permette a questo porto di innescare una ripresa socio-economica senza uguali nella storia del nostro territorio. Il settore della nautica è in forte crescita, soprattutto ora che si aggiunge il settore green. Ricordiamo, inoltre, che questo settore lavora e fa lavorare l’indotto 12 mesi l’anno.

Cosa ha fatto il Piano Sulcis dopo 10 anni per viabilità e portualità? Zero riporto zero. Ad oggi ci sono ancora inutilizzati circa 50 milioni di euro recuperati dalla sonora bocciatura del famoso Nuovo Ponte di Sant’Antioco, inventato perché l’attuale stava per crollare (severissime prove di carico, ripetute più volte nel corso degli anni, hanno smentito le voci maligne).

Cosa c’è come progettazione per il porto di Sant’Antioco? Solo una pianificazione studiata 60 anni fa, ovviamente finalizzata al settore industriale e minerario dell’epoca. Nulla che si possa neppure avvicinare alle esigenze attuali. Progetti vecchi, pagati profumatamente con soldi nuovi. Per quanto riguarda la bonifica delle aree ex Sardamag attigue al porto, non si muove uno spillo e la pianificazione urbanistica va contro le aspettative del territorio. Se continua l’attuale indirizzo politico, in queste aree non potranno sorgere la ricettività ed i servizi per il nuovo porto.

L’aspetto positivo di tutta la vicenda è che è ancora tutto risolvibile. Sia chiaro, con la volontà politica di far del bene a questo territorio.

In conclusione, ringrazio di cuore i tre presidenti della Regione Sardegna che di anno in anno si sono fatti scivolare via le redini del Piano Sulcis.

Grazie Presidenti Ugo Cappellacci, Francesco Pigliaru, Christian Solinas e a scendere a tutti i soggetti che, a vario titolo, hanno contribuito a questo clamoroso fallimento tripartisan.

Rolando Marroccu

Portavoce del Comitato Porto Solky – Sant’Antioco

«Le gigantesche pale eoliche a mare, per il momento solo sulla carta, sono arrivate a circondare anche le isole di Sant’Antioco e San Pietro, il tutto in un assordante silenzio.»

Lo scrivono, in una nota, Rolando Marroccu, Alfonso Curridori e Daniele Garau, portavoce del Comitato Porto Solky di Sant’Antioco.

«Ricordiamo che i parchi eolici off shore e in generale i progetti legati alle FER, così come indicato dalla Comunità Europea, prima di essere proposti dovrebbero essere concertati con il territorioaggiungono Rolando Marroccu, Alfonso Curridori e Daniele Garau. Invece, pochi giorni fa, negli albi pretori di vari comuni del territorio sono state pubblicate le richieste di concessione demaniale da parte della Seawind Italia s.r.l. per altri due parchi eolici off shore denominati Del Toro 1 e Del Toro 2 ubicati rispettivamente a 6 e 21 miglia marine dalla costa occidentale dell’isola di Sant’Antioco. Questi ultimi due enormi parchi eolici, assieme a quelli già proposti dalla Ichnusa Wind Power s.r.l., dalla Repower Renewable s.p.a. e dalla Nora Ventu s.r.l., di fatto rappresentano il più grande ostacolo al tanto sospirato sviluppo della nautica d’eccellenza nel nostro territorio.»

«Prendiamo atto che la Sardegna nell’ultimo periodo si trova sotto attacco speculativo per quanto riguarda l’installazione di pale eoliche sia a mare che a terra, così come per la posa di immensi parchi di pannelli fotovoltaicisottolineano -. Si vorrebbe installare una potenza produttiva che va ben oltre alla capacità futura di esportazione. Anche con la realizzazione del Thyrrenian Link, il nuovo collegamento sottomarino con la Sicilia da 1.000 MW, insieme al potenziamento del Sacoi3, Sardegna-Corsica-Italia da 400 MW ed il collegamento già esistente Sapei, Sardegna-Italia da 1.000 MW, la Sardegna nel breve termine avrà collegamenti via cavo con l’Italia con una portata complessiva di 2.400 MW. Se alla capacità di esportazione si somma il consumo interno di circa 1.000 MW riesce difficile pensare che in Sardegna si possano installare FER per più di 10.000 MW.»

«Se poi consideriamo che Draghi pochi giorni fa in Parlamento ha fatto capire che grazie alle più recenti misure di semplificazione delle autorizzazioni, i progetti del PNRR possono andare in deroga a qualsiasi norma ambientale e paesaggistica, è facile capire come la Sardegna, e il Sulcis in particolare, possano diventare vittima inerme di una speculazione che non lascerà nessun beneficio e anzi produrrà ulteriori impedimenti allo sviluppo socio economico. In conclusione, nel ribadire la non contrarietà allo sviluppo delle FER, il Comitato Cittadino Porto Solky di Sant’Antioco, auspica che il territorio unisca le forze per trovare un compromesso nei confronti delle numerose ed eccessive richieste di concessione demaniale al fine di rimuovere i vincoli legati alla navigabilità. Inoltre si dovrebbe imporre al Governo affinché una parte del surplus di produzione di energia prodotta dalle FER, venga utilizzata in Sardegna per la produzione di idrogeno facendo passi da gigante sia per la ricerca che per l’occupazione e l’ambiente creando quindi migliaia di nuovi posti di lavoro.»

«Nella strada gruviera SS 126 è un susseguirsi di limiti di velocità, spesso a 50 km/h, installati a causa della presenza di incroci a raso e di buche. Quindi se per quest’ultime ANAS a breve dovrebbe rifare il manto stradale in diversi tratti, per tutti gli altri interventi sulla viabilità territoriale proposti nel giugno 2020 che intenzioni ha l’assessorato dell’Industria che attualmente ha in consegna il Piano Sulcis e fondi residui?»

Lo dice Rolando Marroccu, uno dei tre coordinatori del Comitato Porto Solky.

«Per mettere in sicurezza la viabilità territoriale non sarà sufficiente il solo rifacimento del manto stradale. Paradossalmente le strade riasfaltate, incitando ad andare più veloci, potranno diventare più pericolose a causa degli innumerevoli incroci a raso e della ridotta sezione stradaleaggiunge Rolando Marroccu -. Il Sulcis con la sua rete viaria insufficiente e in condizioni precarie, da tutti ritenuta altamente pericolosa, non può più attendere i veri interventi strategici realmente funzionali allo sviluppo del territorio già previsti dalle linee di indirizzo del Piano Sulcis ovvero la messa in sicurezza della viabilità primaria del territorio dell’asse viario che va dal bivio Sirai verso le direttrici di Nuxis per il basso Sulcis e Calasetta per le isole.»

«Occorre ricordaresottolinea Rolando Marroccu che pochi giorni dopo la bocciatura del progetto del Nuovo Ponte di Sant’Antioco il Comitato Porto Solky, al fine di rimodulare velocemente i 57,5 milioni allora disponibili, aveva tempestivamente inviato alla Regione Sardegna le proposte sulla viabilità e sulla portualità che accoglievano la volontà formalmente espressa dai 16 Sindaci facenti parte del Piano Sulcis, i quali avevano partecipato alla Conferenza dei Servizi che aveva bocciato l’opera. Precisiamo che gli interventi sulla viabilità sono quelli già validati dal Piano Provinciale dei Trasporti e della Mobilità della ex Provincia di Carbonia Iglesias (PTMP).»

«A distanza di quasi due anni cosa si è fatto in merito alle proposte fortemente volute dal territorio? – conclude Rolando Marroccu -. Che risposte dà l’assessorato dell’Industria che attualmente detiene le sorti del Piano Sulcis?»