27 April, 2024
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Rete Sarda Difesa Sanità Pubblica: «Quali interessi dietro la chiusura del CTO di Iglesias e del Sirai di Carbonia?»

Dopo anni di tagli al CTO di Iglesias e al Sirai di Carbonia, tra chiusure e mancate aperture di servizi nuovi e ben organizzati, con la logica di concentrare i servizi sanitari in un ospedale unico, i risultati sono sotto gli occhi di tutti. I due ospedali sono in parte chiusi e in parte implosi, con due Comuni messi l’uno contro l’altro per l’accaparramento dell’ospedale unico, secondo i piani della politica di questi anni.
Ciò che la politica ignora è che il vastissimo territorio del Sulcis Iglesiente, necessita dei due ospedali efficienti, con una razionalizzazione dei servizi, tale da evitare inutili doppioni di reparti. Ai politici a poco è servito l’effetto della chiusura del Pronto Soccorso del CTO in certi periodi, con l’implosione del Servizio di Emergenza Urgente del Sirai.
L’incapacità della politica a gestire la Sanità, lo conferma ancora oggi l’assessora della Politiche sociali Angela Scarpa del comune di Iglesias, con la proposta di «programmazione di tutte le iniziative necessarie per destinare l’ex Casa Serena, nel centro di Iglesias, all’ospedale unico».
La Rete Sarda ritiene scellerata questa proposta. Ancora una volta si ignorano le esigenze sanitarie del territorio, le difficoltà nei tempi, nei costi e nella riorganizzazione di un nuovo ospedale, con la chiusura dei due colossi della Sanità del Sulcis Iglesiente, benché in sofferenza per i tagli e la carenza di personale.
La Sanità non può essere oggetto di “guerre di campanile” per l’accaparramento dell’ospedale unico, dietro le cui ristrutturazioni o costruzioni ex novo si celano solamente interessi di natura edilizia.
La Rete Sarda ribadisce gli anomali orientamenti di investimento del Pnrr per la “Missione 6 Salute”: investimenti in infrastrutture e in tecnologia. Quindi ancora mattoni e cemento. Non un cenno alla carenza del personale sanitario. La Sanità in Sardegna necessita di medici e di infermieri senza i quali la stessa tecnologia non può funzionare.
Non vorremmo che dietro i 15,63 miliardi del Pnrr, di cui una parte da destinare alle infrastrutture, si celassero forti interessi edilizi in nome della Sanità.
Claudia Zuncheddu – portavoce Rete Sarda Difesa Sanità Pubblica
Rita Melis – Coordinamento della Rete Sulcis Iglesiente

Nuovi Ospedali nella
Sinistra Futura Carb

giampaolo.cirronis@gmail.com

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1 COMMENT
  • Giancarlo Nonis / 3 Luglio 2023

    Ancora oggi a quasi 70 anni dal riconoscimento Costituzionale della Autonomia e quindi della specialità della Sardegna, con il conseguente pagamento del debito dello stato italiano nei confronti di tutto il popolo Sardo. Ma quale debito è stato pagato ? La Giunta Soru risanare la Sanità decise che avremmo dovuto pagarla tramite le tasse prima dovute allo Stato. la perenne crisi economica in Italia e in Sardegna ha portato la conseguenza di congelare l’aggiornamento tecnologico ed umano a partire dalla Sanità territoriale fino a quella ospedaliera. Possono bastare i fondi PNRR realisticamente impossibile soprattutto in quanto devono essere spesi entro due anni e sappiamo bene i tempi della Pubblica Amministrazione che sono lunghissimi. E cosa dire dei Trasporti interni dove le FdS ente ex governativo gestito dalla sinistra e a volte dalla destra centralista romana poco e nulla ha fatto. Così come l’Anas dove la sola SS 131 è un cantiere infinito di varianti di percorso. I trasporti marittimi con passeggeri e merci sempre ostaggio di un oligopolio.. Ancora peggio va nei trasporti aerei dove ogni anno si va al rinnovo delle convenzioni per la continuità territoriale. E la cultura è ancora decisa da programmi ministeriali dove la storia Sarda è assolutamente marginale. E’ solo passato l’assalto ai migliori territori da parte di imprenditori o sarebbe meglio chiamarli Prenditori- predoni che hanno lasciato solo macerie ed inquinamento che lo Stato dopo essere subentrato spesso pagando a peso d’oro industrie fallimentari dovrebbe risanare sin dal 1988 dall’allora riconosciuto Area ad Alto rischio Ambientale del Sulcis Iglesiente poi diventato SIN il più vaso d’Italia assieme a a Macchiareddu e Porto Torres ma non Ottana. E per ultimo permane la mancata bonifica dei poligoni militari.

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