26 April, 2024
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Mercoledì 25 marzo 2020 è la giornata dedicata al ricordo di Dante Alighieri, il sommo Poeta conosciuto in tutto il mondo che mai come ora è ancora di più attuale.
Le opere principali  di Dante sono la “Vita Nuova” e la “Divina Commedia“.
Del periodo giovanile l’una, posteriore all’esilio l’altra.
Indubbiamente. l’argomentare su Dante è veramente interessante e la lettura delle sue opere, ci fa capire quanto la società attuale si specchia maggiormente e le sue vicissitudini ci portano quasi a confrontarci e capire, da parte nostra, il significato della vita.
In Dante, mantiene una centralità assoluta il tema di Dio che viene quasi intuito, non come amore ma come potenza.
I grandi enunciati della Summa, per citarne alcuni, “Deus aeternus est“, “Deus infinitus est”.
Dio è “L’Imperator che lassù regge”, “Il Nostro Imperatore” e altre potremmo citarne.
Il Dio Dantesco, come Dio di Potenza è il Dio tomista, motore primo, immobile, dell’universo.
Credo che il concetto che Dante ha di Dio, ci trasporta inequivocabilmente nella nostra società attuale, nel nostro vivere quotidiano.
Pertanto, il sommo Poeta ci riporta alla realtà, il riavvicinarsi a Dio in un momento in cui la società attuale si trova alle prese con il Coronavirus. Perché l’accostamento con la Divina Commedia è certamente attuale tale da proporre imperiosamente da parte nostra ad una riflessione che credo sia necessaria per darci modo di capire ancora nel nostro intimo il vero messaggio che Dante ci ha lasciato.
E’ anche vero che non tutti conoscono le opere di Dante Alighieri, ma oggi credo che studiosi e non, siano nella condizione di conoscerlo e di apprezzarlo.
Armando Cusa

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Oggi, 21 marzo 2020, è una data importante, perché è oggi che vengono ricordate tutte le vittime di mafia.
Una data importante che serve ancora una volta a scuotere le coscienze di tutti, per far sì che i delitti perpetrati dalla mafia non vadano nel dimenticatoio ma restino sempre impresse nella memoria.
Se dovessimo citare tutte le persone che sono state uccise dalla mafia, l’elenco sarebbe lunghissimo e tutti meriterebbero di essere citate e che si racconti la loro storia, come sono vissuti e, soprattutto, tenere presente il loro sacrificio e che, immolatisi per la difesa della Patria e delle Istituzioni, sono per noi un esempio di legalità.
Oggi voglio ricordare Peppino Impastato, ucciso nella notte tra l’8 e il 9 maggio 1978.
La data ci fa pensare, anche una strana casualità, all’uccisione di Aldo Moro, perpetrato dalle Brigate Rosse, il cui corpo venne fatto ritrovare in via Caetani, a Roma, il 9 maggio 1978.
Sì, forse una coincidenza, strade e storie che si intersecano per motivi diversi ma che hanno in comune sempre la Libertà, le Istituzioni, il vivere civile, valori che non possono essere messi in secondo piano, sempre freschi, trasparenti.
Oggi, a distanza di tanti anni, tutti lo ricordano e non a caso viene considerato alla stregua dei martiri. Peppino Impastato sapeva bene cosa fosse la mafia, certamente non quella delle coppole o delle lupare, bensì la mafia come potere, sistema, connubio e, soprattutto, prevaricazione dei diritti dei lavoratori e dei diritti dei cittadini. In questo caso, la memoria va all’eccidio di Portella della Ginestra, dove in quell’occasione gli agricoltori manifestavano il loro dissenso per un diritto che veniva loro disconosciuto.
Sapere cos’è la mafia è veramente il primo passo per contrastarla. Ecco questa era la mafia contro cui si batteva Peppino Impastato.
Molti si sono posti la domanda perché la sua voce sia rimasta inascoltata e solo oggi, a distanza di tanti anni, emerge forte il rammarico per aver perso l’occasione di ergere al suo fianco il dissenso di una comunità sorda e distante da un vivere becero ed inconcludente, invece di creare un argine di solidarietà, spargendo al suo fianco un nuovo profumo di libertà e democrazia.
Questo è quello che certamente avrebbe voluto Peppino Impastato, un grandissimo desiderio che alla fine si sarebbe arrivati a spezzare quel filo sinuoso e sottile nei confronti della mafia. Ma, a tutt’oggi, la strada della legalità è ancora lunga da percorrere e la lotta contro la mafia è irta di difficoltà ma, possiamo starne certi, si arriverà alla disintegrazione della stessa e questo potrà avvenire solo con il dissenso totale e la fermezza, il tutto coniugato con Democrazia, Libertà e Difesa delle Istituzioni.
Un pensiero va rivolto a tutte quelle persone che sono morte per valori così nobili e bellissimi: Legalità, Trasparenza e Democrazia.
A loro vada sempre e a perenne ricordo il nostro ringraziamento.
Armando Cusa

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Sono trascorsi 42 anni da quando, il 16 marzo 1978, in via Fani, un commando di 19 brigatisti rapì il presidente della Democrazia Cristiana Aldo Moro, uccidendo gli uomini della sua scorta. Credo che ai più, probabilmente, oggi non sfugga che tanti anni fa si compiva un duro attacco alla Democrazia e alle Istituzioni della Repubblica Italiana.
Le Brigate Rosse quella volta mirarono molto in alto e ai loro misfatti e omicidi aggiunsero il sequestro del presidente della Democrazia Cristiana.
La lotta dello Stato contro le Brigate Rosse in quegli anni è stata continua e da parte di tutti c’è stata la condanna unanime: cittadini, politici, istituzioni in genere e, soprattutto, anche tutte le le Cancellerie europee ed i leader mondiali, si associarono nella condanna del vile attentato.
Indubbiamente per l’Italia quell’evento fu un duro colpo, ma lo smarrimento iniziale cedette il posto ad una nuova presa di coscienza dalla Nazione intera, rifuggendo e combattendo il terrorismo, con una veemenza che in quel preciso istante tracciava uno spartiacque, come per dire che l’Italia democratica mai e poi mai si sarebbe piegata alle Brigate Rosse.
In quel frangente, ancora una volta, tutti ci trovammo in strada con il Tricolore che veniva sbandierato con orgoglio e, a distanza di 42 anni, in questi giorni ci ritroviamo a lottare contro il Covid 19 (Coronavirus), tutti a sventolare nuovamente il Tricolore, a cantare, a battere le mani, il tutto per ringraziare i medici, infermieri, anestesisti, operatori, forze dell’ordine, in un coinvolgimento totale.
Il popolo italiano, 42 anni fa, ha creato un argine a difesa della Democrazia e delle Istituzioni, entrando di fatto nella storia. Oggi si ritrova a scrivere altre pagine della sua storia.
Armando Cusa

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Angelo Cremone, rappresentante dell’associazione “VerdeSardegnaPulita”, rivolge un appello al sindaco di Cagliari, al prefetto di Cagliari e alla Protezione Civile, perché provvedano a sanificare le strade e le piazze della città capoluogo dell’Isola.

«Sempre in ritardo, a quando vi abbiamo sollecitati, scongiurando lo svolgimento dell’incontro di “Coppa Davis” a Monte Urpinu, con 3.500 spettatori in arrivo da affiancarsi ad una scuola elementare, a quando abbiamo sollecitato l’affollato Mercatino domenicale di viale Trento a Cagliari, a quando la presenza delle povere prostitute  con tanto di foto) indisturbate a fare il loro “lavoro” – scrive in una nota Angelo Cremone -. Ebbene, nonostante le nostre sollecitazioni per un urgente intervento di sanificazione delle strade e piazze, così come stanno procedendo in tante città della penisola e in altre nazioni, non un provvedimento in tal senso è stato avviato da parte dei responsabili della Salute pubblica – conclude Angelo Cremone -, purtroppo non ripreso con un accenno, neanche da parte degli organi di informazione. Anche in questo caso siete in ritardo.»

Armando Cusa

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Una bellissima giornata da fra Nazareno per il 28° anno dalla sua morte. Ad officiare la funzione religiosa, a Is Molas (Pula), l’arcivescovo di Cagliari, monsignor Giuseppe Baturi. Migliaia le persone accorse, fedeli che da ogni parte dell’Isola hanno voluto, con la loro presenza, confermare una fede incrollabile. Una giornata veramente importante, per dimostrare quanto sia benvoluto il venerabile fra Nazareno. Anche noi non abbiamo voluto mancare ad un appuntamento così importante.

Armando Cusa

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Ieri mi è capitata una cosa che mai mi sarei aspettato. Ho incontrato in un posto che non posso citare, un mio carissimo amico che da un pò di tempo non vedevo. L’incontro non è stato casuale ma sapevo bene che c’era qualcosa di cui doveva parlarmi e che non poteva tenersi dentro. Questo mio amico lo chiameremo Francesco.
L’incontro verteva, essenzialmente sull’argomento, delle leggi razziali. Ecco di cosa voleva parlarmi questo mio amico.
Le argomentazioni sono state varie e molto profonde, sulle tematiche di cui tutti i media parlano, ma le ferite rimangono e non passano mai.
Sì, Francesco ha dei parenti lontani di origine ebrea. A distanza di tanti anni è difficile dimenticare Benito Mussolini e tutto quello che è accaduto, le tragedie e le infamie di si sono macchiati i fascisti durante quel periodo e tutte le angherie che gli ebrei hanno dovuto subire.
Ancora oggi, quando ne parla, gli occhi di Francesco diventano tristi e le lacrime gli rigano il viso, perché a distanza di tanti anni «ci sono questi rigurgiti razzisti, perché non solo gli ebrei ma anche tantissimi altri devono subire queste umiliazioni».
La storia, a quanto pare, sembra non averci insegnato nulla e questa follia che si è impossessata di queste menti malate, le ha per così dire corrotte moralmente e come assuefatte sono cadute nella trappola dell’odio che, poco alla volta, le ha fagocitate.
Caro Francesco, credo che ci vorrà del tempo perché questo stato di cose possa finire definitivamente nel dimenticatoio, per sempre fuori da ogni razionalità. «Bisogna – aggiunge Francesco – rispettare le sofferenze di tutte quelle popolazioni che hanno pagato con la vita la loro appartenenza».
La storia, attraverso i fatti che sono stati descritti, non può fare altro che ricordare lo scempio perpetrato, le ignominie, le persecuzioni che hanno trovato il loro culmine con i campi di sterminio, la Shoah che non può mai essere dimenticata.
Di questo voleva parlarmi il mio amico, aveva necessità di dirmi questo, le sue angosce ed il suo rammarico, perché se avesse avuto la possibilità, avrebbe aiutato quanti si fossero trovati nella necessità di essere salvati da tutte queste efferatezze.
Caro Amico, sono io che ti ringrazio per avermi dato la possibilità di capire ancora meglio il tuo dolore, a distanza di tanti anni, e solo con il nostro impegno potremo dare un senso a questa vita che deve essere vissuta nella condivisione, nella libertà e nella fratellanza più schietta.
Armando Cusa

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Sin dalla sua nomina ad assessore regionale dell’Industria, la dott.ssa Anita Pili, 37 anni, ha messo in campo la sua esperienza lavorativa per affrontare le questioni più urgenti che, ancora insolute, necessitavano di un approccio immediato.
Le emergenze che attanagliano l’Isola sono tante e richiedono di essere affrontate con un impegno continuo e totale.
Nei primi nove mesi, Anita Pili ha cercato di imprimere una svolta e in numerosi ambienti, politici, sindacali, imprenditoriali ed industriali, sono stati apprezzati lo sforzo e l’impegno profusi.
Quando ha assunto l’incarico di assessore dell’Industria, come ha trovato la situazione e quali sono stati gli interventi più urgenti messi in campo?
«Fin dal mio insediamento ho affrontato con impegno e determinazione la sfida di poter concorrere alla trasformazione del settore industriale sardo, rendendolo un modello efficiente, competitivo ed ecosostenibile.
In questi mesi ho provveduto ad acquisire la conoscenza di tutte quelle realtà aziendali che sono interessate da situazioni di estrema criticità e necessitano di una complessa fase di rilancio, con la predisposizione di strumenti incisivi per trovare una soluzione, che stiamo faticosamente ricercando con il contributo delle forze sindacali e delle aziende coinvolte.
La strada intrapresa non è semplice, ma sono certa che con l’impegno la soluzione arriverà.
Gli interventi più urgenti sui quali ci siamo impegnati sono legati alle crisi più sentite nel territorio regionale.
Una tra tutte, la vertenza Eurallumina, per la quale la Giunta regionale ha saputo dare un forte segnale verso la ripartenza, attraverso l’approvazione della VIA, in stallo ormai da troppi anni.
Contestualmente, ci stiamo occupando quotidianamente delle vertenze Sider Alloys, Keller, RWM, Chimica verde e Porto Canale, ma anche Carbosulcis, ex fluorite di Silius, Miniera di Olmedo e tante altre criticità.»
Nel panorama industriale che necessita di interventi urgenti, c’è la vertenza Sider Alloys.
«La vertenza Sider Alloys si inserisce in un contesto territoriale già fortemente ferito e compromesso dalla crisi industriale che da anni affligge il Sulcis Iglesiente. L’ultimo tavolo della vertenza si è svolto qualche giorno fa al ministero dello Sviluppo economico e siamo convinti che la situazione si possa sbloccare positivamente, consentendo un accordo tra Enel ed Azienda.
Anche in questa occasione, ho ribadito la necessità di mettere l’azienda in condizioni di ripartire, consentendo la ripresa produttiva di un presidio industriale di primaria importanza non soltanto per il contesto regionale, ma nazionale.
In ogni caso attraverso il governo regionale abbiamo manifestato tutta la disponibilità che ci è concessa dalla legge per venire incontro alla proprietà, ma con la garanzia che quest’ultima sia responsabile nel portare avanti le attività previste dal piano industriale.
In tempi brevi sarà riconvocato il comitato tecnico di cui fa parte il ministero e l’assessorato regionale all’industria che ha il compito di monitorare lo stato di avanzamento degli investimenti.»
Quali sono per lei le priorità?
«Per ogni vertenza esistono problemi specifici e differenti e bisogna di volta in volta trovare soluzioni adeguate, ma l’elemento che le accomuna è il tema energia. Nei mesi scorsi, insieme ad un team competente dell’assessorato, abbiamo lavorato incessantemente alla modifica del Pniec che traccia il percorso energetico che la Sardegna dovrà affrontare in linea con gli obiettivi fissati a livello europeo per l’Italia.
La strategia energetica per la Sardegna ha come obiettivo un sistema basato sull’economia circolare nei processi produttivi industriali. Affrontare la transizione energetica verso solo fonti rinnovabili, sarà la vera sfida della nostra Isola per i prossimi anni.
Insieme al presidente Christian Solinas ed al resto della Giunta regionale abbiamo pertanto dato da subito un segnale inequivocabile di condivisione degli obiettivi e di collegialità nelle azioni da portare avanti, per dare risposte e raggiungere risultati concreti.
Inoltre, anche dal punto di vista normativo, stiamo cercando di dare impulso ad un sistema procedurale più snello ed efficiente che permetta di abbattere i costi per i privati e per le imprese.
Attraverso ‘agenda industria’, stiamo dando voce ed ascoltando tutte le parti sociali, sindacali ed imprenditoriali, per confrontarci e costruire un piano che dia prospettiva e visione allo sviluppo industriale sardo per i prossimi anni.
L’attenzione è rivolta, soprattutto, ad uno sviluppo sostenibile e responsabile, prediligendo l’innovazione verso un’industria 4.0, e l’incentivazione delle attività a basso impatto ambientale, orientate sempre di più verso una prospettiva Green e Smart.»
Armando Cusa

L’assessore regionale dell’Industria, Anita Pili.

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«Noi ricordiamo: Una riflessione sulla Shoah.»

In questo documento c’è una lettera che il Santo Padre Papa Giovanni Paolo II invia al signor cardinale Edward Idris Cassidy, presidente della commissione per i Rapporti religiosi con l’Ebraismo.

Il Sommo Santo Papa Wojtyla richiama con senso di profondo rammarico le sofferenze del popolo ebreo nel corso della Seconda Guerra Mondiale.

Prendendo spunto da ciò è opportuno fare una riflessione sulla tragedia della Shoah e mai come l’Olocausto non può lasciarci indifferenti ma deve servirci da monito affinché ci sia una convergenza mondiale di rifiuto totale perché siamo chiamati ad un impegno affinché ciò non accada mai più.

Il XX Secolo possiamo affermare che è stato di un’immane tragedia che mai e poi mai potrà essere dimenticata: lo Sterminio del Popolo Ebraico con l’uccisione di milioni di Ebrei.

Spesso sovviene un dubbio che nasce dal fatto che ci si ricorda dell’Olocausto solo il 27 gennaio, ma il messaggio di Papa Wojtyla è un richiamo fortissimo affinché questa immane tragedia venga sempre ricordata e che non si debba dimenticare quello che è successo.

A tal proposito mi pare giusto ricordare i richiami sempre più pressanti e preoccupanti di Papa Francesco che ci ricorda i conflitti che devastano il mondo in diverse zone, una “Guerra Mondiale” a scacchiera.

Il rischio di un conflitto mondiale e nucleare è sempre dietro l’angolo e la cosa non può lasciarci certamente indifferenti senza prendere coscienza del fatto che i potenti della terra vogliono prendere possesso del controllo totale del pianeta senza porsi tanti problemi e restando di fatto sordi ai richiami che si elevano da più parti.

Quindi riprendendo il tema principale della Shoah e la sua profonda riflessione che è parte fondamentale della lettera del Santo Papa Wojtyla, credo che la cosa migliore sia ricordare quanti Ebrei sono stati trucidati e privati della loro dignità e noi tutti ergerci a difensori e tutelarne la memoria.

Proprio per non dimenticare siamo chiamati tutti ad una vera riflessione e non dobbiamo altresì dimenticare quanti Eroi hanno sacrificato la loro vita per salvare migliaia di Ebrei.

Pertanto, il messaggio è un richiamo affinché il 27 gennaio non sia una data come tante altre ed il Ricordo non svanisca Mai!.

Armando Cusa 

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Il 30 novembre scorso si è concluso, a Cagliari, il Congresso regionale dei Riformatori Sardi.
Dai maggiori leader, ancora una volta si è levata alta la voce per affermare ancora con più incisività il ruolo dei Riformatori Sardi, un ruolo che deve vedere un nuovo impegno nei confronti della Sardegna, che ormai da troppo tempo è attanagliata da una crisi che sembra non trovare vie d’uscita.
E’ proprio in questo congresso che è stata data una svolta, volta soprattutto a chiedere a viva voce un ruolo diverso alla Sardegna, un ruolo che le compete, non secondario.
Al coordinatore regionale Aldo Salaris abbiamo rivolto alcune domande, per capire quali sono le chance ed il nuovo ruolo che la Sardegna può rivestire.
Dott. Salaris, riferendoci all’ultimo congresso regionale appena conclusosi, lei ha affermato che i Riformatori sardi oggi sono il simbolo di un partito giovane, presente, capace di valorizzare i singoli e pronto a farsi portavoce dei bisogni delle comunità.
Da queste parole traspare chiaramente che i Riformatori sardi vogliono acquisire un ruolo diverso e credere fortemente in un approccio costruttivo, finalizzato a dare alla Sardegna il ruolo che le compete.
«Quello dei Riformatori sardi è il secondo partito più antico dell’isola, tanto che oggi può vantare una struttura forte e radicata in tutti i territori.
Siamo presenti in tanti Comuni, è da lì che la buona politica e le proposte arrivano sino ai centri dove si prendono decisioni in cui i Riformatori sardi hanno i propri rappresentanti.
Nello scorso congresso ho lanciato una sfida: un patto sull’innovazione generazionale, una sfida che conto vogliano cogliere tutti i Riformatori, i giovani e tutte le forze politiche senza distinzioni di colore.
Il nostro progetto è un modello di Sardegna innovativo, basato su un rinnovato sistema produttivo.
Io credo in una Regione moderna, con un futuro che si allontani da quella becera logica dell’alternanza politica che si poneva  come limite i soli 5 anni di governo. Non ce lo possiamo più permettere.»
I Riformatori sardi sono un partito che sin dalla sua nascita, voluta, creduta e concretizzata grazie a Mario Segni ed al leader regionale Massimo Fantola, ha gettato le basi per portare avanti una nuova linea politica. Oggi la situazione è cambiata radicalmente e le tematiche che devono essere affrontate sono diverse e tutti i Sardi aspettano delle risposte concrete.
Ci sarà finalmente una svolta?
«Meno di un anno fa i Sardi hanno dato una grande fiducia a questo governo regionale, per questo motivo hanno bisogno e hanno diritto di avere risposte concrete.
Mario Segni e Massimo Fantola hanno avuto la grande intuizione di creare un partito pronto a rompere gli schemi e su questa linea intendiamo proseguire anche nel prossimo futuro.
Lo spirito dei Riformatori sardi si racchiude in una parola: Innovazione. Per questo i Riformatori sardi si impegnano e si impegneranno per quella svolta che la Sardegna attende da anni. Riteniamo che l’ambiente sia la principale risorsa che abbiamo ed è un nostro obiettivo realizzarla.»
Il riconoscimento del principio di Insularità in Costituzione è diventato la madre di tutte le battaglie.
Ma anche altre sono le problematiche che attanagliano e che incombono e che attendono risposte concrete.
E’ di questi giorni la svolta nella vertenza Eurallumina, ma c’è ancora la vertenza Sider Alloys in alto mare.
Il problema fondamentale è il Lavoro che non c’è e che i giovani non trovano.
Come intendete affrontare queste realtà, tenuto conto che è anche comprensibile che alla base di tutto debba esserci una convergenza totale.
Lei è ottimista?  
«Dobbiamo capire come uscire dall’industria primaria, capire come porci nel Mediterraneo e capire come ospitare i flussi migratori che stanno diventando sempre maggiori.
Noi abbiamo le idee chiare, sono certamente ottimista, i Riformatori sardi hanno proposto quella che è la soluzione ai tanti problemi da lei citati, nonché la madre di tutte le battaglie, la vera grande opportunità per la Sardegna: l’inserimento del principio di insularità in Costituzione, una battaglia che va oltre ogni divisione politica e partitica ma che riesce a unire i Sardi in una sfida che riguarda tutti. Da anni conduciamo battaglie giuste per i Sardi e per la Sardegna, seppur queste siano risultate spesso impopolari nella classe politica, come ad esempio il taglio degli stipendi dei consiglieri regionali, la riduzione del numero dei parlamentari sardi e l’abolizione delle province.
Non ci fermeremo e troveremo le giuste soluzioni.»
Un’ultima domanda: i Riformatori sardi come si rapportano con la compagine politica nazionale, cioè crede che sia necessario avviare una nuova linea politica, dove il ruolo dei Riformatori sardi sia importante, allo scopo di far presente che la Sardegna non è solo un’isola di mare e belle spiagge o archeologia, certamente importanti, ma da sole non sufficienti a creare un futuro solido, perché tante sono le esigenze e le precarietà che devono essere affrontate?
«Il nostro è un approccio costruttivo ed abbiamo fatto capire a chi sta a Roma che non intendiamo arrenderci su quelli che sono i nostri diritti. Andremo a Roma ogniqualvolta sarà necessario, cosa che abbiamo già fatto e stiamo facendo per l’insularità, perché abbiamo le carte in regola per proporre la Sardegna che vogliamo, un’Isola moderna al centro del Mediterraneo, pronta ad essere protagonista.»
Armando Cusa 

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La vicenda Sider-Alloys pare tingersi sempre più di contorni poco chiari che non lasciano intravvedere niente di positivo.
E’ emerso pessimismo stamane, nell’Assemblea dei lavoratori Sider Alloys, organizzata dalle organizzazioni sindacali nell’oratorio San Giovanni Bosco della chiesa di San Ponziano, a Carbonia, per una valutazione sulla proposta dell’Azienda di aprire la CIGO. Tutti hanno manifestato forte preoccupazione e questa situazione appare molto grave, perché di fatto, vengono fermate tutte le attività all’interno dello stabilimento.
«L’Azienda – ha esordito Angelo Diciotti, segretario CUB -, incontrata subito dopo l’Assemblea, ci ha manifestato la sua necessità che la CIGO si firmi subito. Abbiamo chiesto di conoscere i numeri e i tempi. Ci è stato comunicato che intende collocare 45 lavoratori su 88 in CIGO. Noi – aggiunge Angelo Diciotti -, abbiamo manifestato la nostra contrarietà a quest’atto, ritenendo necessario conoscere anche i tempi di utilizzo di questo strumento. A questa richiesta, la Sider Alloys non ha chiarito di quantificare il periodo di CIGO e inoltre la stessa ci ha comunicato l’intenzione che dal 13 gennaio verranno messi in libertà 20 lavoratori assunti a tempo determinato.»
«Il Sindacato – rimarca Angelo Diciotti -, ha proposto all’Azienda di fare una valutazione più attenta ed un eventuale accordo da sottoscrivere al MISE, in maniera da poter fissare i tempi e i modi della ripartenza del Revamping. A seguito della nostra richiesta e dietro nostra insistenza, l’Azienda ha chiesto 48 ore di tempo per darci una risposta. Contestualmente ed alla luce degli ultimi avvenimenti, abbiamo chiesto un incontro, per fare una disamina del piano industriale presentato dalla’Azienda, disamina che sino ad oggi non avevamo fatto ed abbiamo concordato di rivederci mercoledì 15 gennaio.»
In tutta questa situazione i lavoratori hanno manifestato la loro rabbia per i tempi lunghissimi della partenza del Revamping e quindi del riavvio dello stabilimento.
Infine, hanno ribadito che i tempi dell’erogazione della mobilità in deroga, non possono essere quelli del 2019 è stato anche ribadito che i 500 euro della mobilità non sono sufficienti, al sostentamento di una famiglia.
Armando Cusa