5 December, 2025
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La mostra “I luoghi e le parole di Enrico Berlinguer”, che si svolge attualmente a Cagliari, richiama tra l’altro il legame tra Berlinguer e la Sardegna.

Proprio per dare un significato a questo legame, può essere utile leggere l’articolo che Ugo Baduel, giornalista di riconosciuto prestigio professionale, scrive per informare su due importanti comizi tenuti dall’allora segretario del PCI, a Carbonia e a Cagliari, rispettivamente l’8 e il 9 giugno 1974, durante la campagna elettorale per le elezioni regionali. Il testo giornalistico è accompagnato da commenti interpretativi sulle parole di Berlinguer e sulle notizie di contesto che l’autore offre al nostro presente per conoscere luoghi e tempi e modi in cui pensiero culturale e politico di Berlinguer si è diffuso, diventando condiviso e popolare. Iniziamo dal testo di questo articolo facendolo seguire da ricordi personali su Berlinguer, non celebrativi ma impegnativi, che il confronto con le sue parole incoraggiava e incoraggia ancora. L’articolo di Ugo Baduel, comparve su L’Unità del 10 giugno

Berlinguer a Carbonia e a Cagliari

Dalla Sardegna una riprova del malgoverno DC – Rompere il vecchio sistema di potere, conquistare una nuova direzione politica – Senza i comunisti non è possibile raggiungere l’obiettivo del rinnovamento dell’isola nell’interesse di tutto il Paese – CAGLIARI, 9 giugno

«Carbonia è un nome ben presente nella mente di tutti i lavoratori, in Sardegna e fuori della Sardegna. Tutti hanno nella memoria le tante e gloriose lotte proletarie e popolari che da anni, e fino all’ultimo sciopero di pochi giorni fa, hanno segnato il cammino – ora vittorioso, ora sfortunato – dei lavoratori del Sulcis Iglesiente in difesa dell’occupazione, contro il carovita, per la ripresa delle attività estrattive nelle miniere di carbone e per lo sviluppo delle altre attività minerarie e metallurgiche. Il segretario generale del partito.»

Enrico Berlinguer, ha cominciato con queste parole ieri sera, nella piazza di Carbonia, il suo discorso che è il primo del viaggio elettorale in Sardegna: un punto di partenza significativo. Dietro al palco, sulle mura del palazzo comunale, spiccava in rosso la scritta: «Brescia: fascisti assassini»; su un palazzo vicino, più sbiadita dal tempo un’altra scritta: «Carbonia non deve morire». Due autentiche dichiarazioni politiche che rappresentano la migliore descrizione di Carbonia e della sua vicenda. Il comune, retto da anni da un’amministrazione di sinistra, con il sindaco, compagno Coco, operaio comunista, perseguitato e incarcerato durante il fascismo, che la rappresenta fin dal dopoguerra. Città «rossa» quindi, e città operaia, antifascista con tanto più accanimento in quanto fu tutta, praticamente, concepita come un’opera del regime, trionfalistica e «mussoliniana» anche nella topografia, nella piazza sterminata e sproporzionata, nei palazzi «littori» del 1938, anno di fondazione della città. E insieme zona di crisi profonda da oltre vent’anni, esempio emblematico del deterioramento costante della situazione di tutta l’isola. Qui, nel 1950, c’erano 50 mila abitanti e i minatori e operai erano 18 mila. Venticinquemila abitanti sono emigrati da allora e oggi Carbonia ha 31 mila abitanti, 600 dipendenti precariamente occupati nelle miniere di carbone passate da alcuni anni all’ENEL e oggi in smobilitazione, meno di tremila operai negli impianti metalliferi (estrazione e lavorazione di piombo, zinco, alluminio) in pesante crisi, l’agricoltura in sostanziale abbandono. Ma, intanto, come ha ricordato il compagno Coco ieri sera presentando il compagno Berlinguer alla piazza affollata l’EFIM, ente pubblico, ha stipulato un contratto con una miniera carbonifera nel Sud Africa, infischiandosene del carbone sardo. La manifestazione, i cartelli che hanno accolto ieri Berlinguer, denunciavano appunto questa crisi e rappresentavano la ferma volontà di impedire che – come diceva la scritta – «Carbonia muoia». Una piazza piena di ragazzi e di anziani (manca, come sempre nelle zone di emigrazione, una larghissima fetta della generazione di mezzo): giovani e giovanissimi, ragazze a fianco di donne anziane, alcune nel costume nero tradizionale. Un pubblico dicono i compagni di Carbonia, molto nuovo rispetto a poco tempo fa, soprattutto per quanto riguarda ragazze e donne anziane: «Le ha tirate fuori in buona parte la campagna per il referendum», dicono. E a Carbonia i «no» sono stati il 72%.

Ieri a Carbonia, oggi a Cagliari nella piazza Garibaldi, gremita di folla dove Enrico Berlinguer è stato presentato dal segretario della federazione compagno Atzeni. Il discorso sulla Sardegna, sul tipo di sviluppo che s’impone per l’isola se non si vuole vederne naufragare le prospettive, è stato al centro dei due comizi del segretario del partito che ha anche affrontato poi questioni di politica generale, il tema della lotta al fascismo, quella della situazione complessiva italiana segnata da un lato dalla vittoria dei «no» nel referendum a da una grande spinta democratica delle masse, e dall’altro dalla grave crisi economica e sociale di cui sono responsabili i governi di questi anni e – come Berlinguer l’ha definita – la «piovra» del potere clientelare della DC, corrotto e corruttore, che soffoca, come la Sardegna, il Mezzogiorno e tutto il Paese.

Nodo centrale dello sviluppo della Sardegna, e quindi tema dominante delle elezioni regionali, è la legge 509 che sostituisce il vecchio piano di rinascita. Con l’approvazione ormai definitiva da parte del Parlamento della 509 – ha detto Berlinguer – si è delineato per la Sardegna un programma di trasformazione economica che potrebbe – se ben attuato – correggere gli errori e i fallimenti passati e avviare la Sardegna sulla via di una rinascita reale. Noi comunisti – ha aggiunto Berlinguer – per primi e da lungo tempo abbiamo affermato la necessità di una seria programmazione regionale, abbiamo svolto una critica tenace e radicale al modo in cui veniva applicata la legge precedente, al modo dispersivo o corruttore con cui venivano distribuite le ingenti somme a disposizione della Regione e per primi abbiamo sostenuto che il problema centrale della Sardegna era quello della trasformazione agraria. Per lunghi anni, invece gli altri partiti hanno alimentato l’illusione che si potesse dirigere uno sviluppo reale dell’economia, attraverso regali e elargizioni ad alcuni gruppi monopolistici o sparsi, senza altro criterio che quello clientelare. Poi però – ha detto Berlinguer – hanno parlato i fatti, dimostrando che per quella via nemmeno si avviava la soluzione dei veri problemi di fondo della Sardegna che sono: la trasformazione agricola e pastorale; un’industrializzazione diffusa e articolata, capace di creare un’effettiva e sensibile offerta di posti-lavoro; la creazione di servizi sociali adeguati nei settori della scuola, della sanità, dei trasporti. La via che si volle intraprendere, invece ha portato solo – come era prevedibile all’abbandono di grandi risorse materiali e umane, all’emigrazione (che in venti anni ha fatto toccare la drammatica cifra di 300mila unità), alla crisi profonda delle città e delle campagne. Per anni e anni – ha aggiunto Berlinguer – con lotte sindacali e popolari, con battaglie politiche, con manifestazioni di grande valore come la giornata di lotta della Sardegna del 29 gennaio scorso, sono stati indicati i giusti obiettivi per lo sviluppo della regione, che effettivamente mezzi e forze andavano concentrati e non dispersi in mille rivoli, indirizzati a un’opera di trasformazione dell’intera Sardegna e non a uno squilibrato sviluppo di «poli» monopolistici. La cosa importante e nuova – ha sottolineato Berlinguer – è che a questo punto anche fuori dell’isola si comincia a comprendere che la Sardegna (e tutto il Mezzogiorno) non sono zone da «assistere» ma sono zone che devono essere trasformate nell’interesse generale del Paese.

Berlinguer ha quindi spiegato quanto qualificanti siano i punti di connessione, in questo momento, fra un organico e pianificato sviluppo di alcuni settori chiave della Sardegna (e del Sud) e la crisi economica che il Paese intero sta attraversando. Il deficit della bilancia internazionale dei pagamenti – ad esempio – è dovuto in larga parte alla necessità di massicce importazioni di carne: è evidente dunque che uno sviluppo dell’allevamento e della zootecnia in Sardegna, potrebbe avere una benefica incidenza su un grave fattore della crisi economica nazionale. Lo stesso può dirsi per le fonti di energia di cui oggi l’Italia ha fame, mentre in Sardegna quelle esistenti sono abbandonate, come dimostra anche il caso di Carbonia. Il popolo sardo può dare dunque un contributo importante – ha detto Berlinguer – a una svolta reale nella politica nazionale: ma può darlo solo – ecco il punto – se il governo dell’Isola sarà nelle sue mani. Questa è la vera questione in gioco il 16 giugno, la questione politica. Ci sono da anni le idee, ci sono le forze per rinnovare la Sardegna: oggi possiamo aggiungere che c’è anche uno strumento che legge nuovo, la 509. Che cosa è mancato allora, che cosa manca? Manca l’elemento decisivo: una direzione politica per realizzare quelle idee, un potere che sappia fare leva e che sappia fondarsi sulle forze più avanzate, che abbia la capacità, la forza, l’autorità, i consensi che sono necessari per avviare una grande impresa come la rinascita della Sardegna. Dunque – ha esclamato il segretario generale del PCI – il problema è quello del governo dell’isola, di un governo che sia l’espressione dell’unità del popolo sardo, che sia fondato sulla collaborazione di forme democratiche e progressiste. Se questa svolta non si realizzerà – ha detto Berlinguer – non possono esserci garanzie che i fondi – insufficienti ma comunque considerevoli – della 509 siano utilizzati in modo diverso dal passato; e sarà un nuovo fallimento, saranno nuove delusioni.

Berlinguer ha ricordato i risultati, sotto gli occhi di tutti, dati dalle formule di governo sperimentate in cinque anni; la instabilità cronica di quei governi (otto o nove crisi, ben tredici presidenti dal ‘69 a oggi). Occorre quindi cambiare radicalmente la formula di governo, ma occorre qualcosa di più importante, e cioè un nuovo modo di governare che rompa il vecchio sistema di potere, che esprima un governo per il popolo con il popolo, ma che non potrà mai essere tale se si continuerà a voler escludere la grande forza del PCI. Tutto il resto è piccolo cabotaggio politico, ha aggiunto Berlinguer. Non convince, ad esempio, la posizione del PSI che, da un lato, critica l’azione delle Giunte passate delle quali peraltro ha fatto quasi sempre parte, ma poi riduce tutto al puro obiettivo di mutare i rapporti di forza fra la DC e lo stesso PSI nell’ambito di quella stessa formula che ha dato così fallimentari risultati. Ridurre tutto al problema di un assessore in più nel governo regionale, significa voler eludere la questione di fondo. Il problema – ha ribadito Berlinguer – è ben altro: si tratta di aprire un capitolo del tutto nuovo, di lasciare cadere le passate preclusioni, di dare al governo dell’Isola una forza e una autorità che nessun governo regionale ha mai avuto in venticinque anni. E per rendere possibile questo, noi comunisti non diciamo che «solo noi» possiamo realizzare un simile obiettivo, ma diciamo che esso non può in alcun modo essere raggiunto «senza di noi», che siamo, lo si voglia o no, la forza che raccoglie la fiducia della parte più avanzata dei lavoratori. Il voto del 16 giugno deve essere tale da fare avanzare in questa direzione nuova la Sardegna.
Deve quindi essere in primo luogo un voto che colpisca duramente il Movimento sociale italiano, riaffermando così i valori pregiudiziali della difesa e dell’autonomia regionale e della democrazia insidiata. Deve essere un voto che ridimensioni la DC, il cui strapotere è la ragione prima del corrotto sistema clientelare, degli sprechi, dei fallimenti passati. Un voto che crei nuovi rapporti di forza e, in primo luogo, che dia più forza al PCI. Dare più voti al PCI – ha aggiunto Berlinguer – significa indicare chiaramente la direzione verso cui si vuole andare, significa dare un aiuto politico per liberare e far contare di più in tutti i partiti le forze migliori oggi invischiate nel gioco di potere e schiacciate dall’arroganza democristiana. Dare fiducia al PCI significa – ha concluso per questa parte del suo discorso Berlinguer – darla a un partito diverso dagli altri, un partito la cui avanzata è necessaria per rigenerare anche gli altri partiti, per aprirli al dialogo e alla collaborazione; significa infine rendere non più rifiutabile una diversa maggioranza alla direzione della Regione. Per realizzare questo obiettivo il 16 giugno, serve lo sforzo e la convinta adesione, non solo dei comunisti, ma di tutte le forze che sono state le protagoniste della vittoria del «no» il 12 maggio: operai, intellettuali, ceti intermedi delle città e contadini, giovani, donne. Il momento è difficile e il 16 giugno è una grande occasione per il popolo sardo. Occorre non sprecarla.

Interpretazioni dei discorsi di Enrico Berlinguer a Carbonia e a Cagliari
Nel giugno del 1974, Enrico Berlinguer sceglie di aprire la campagna elettorale per le regionali sarde a Carbonia. Non si tratta di una decisione casuale, ma di una scelta profondamente politico-simbolica che richiede riflessioni pertinenti. Carbonia, fondata nel 1938 dal regime fascista come città del carbone, porta ancora i segni di quell’origine autoritaria, ma nel secondo dopoguerra diventa una delle roccaforti della sinistra operaia. È in tale trasformazione democratica che Berlinguer trova il punto di partenza per una riflessione che va oltre la Sardegna, toccando il cuore della questione meridionale, del sottosviluppo e del futuro del Paese.
I discorsi di Enrico Berlinguer a Carbonia e Cagliari del giugno 1974 offrono nell’articolo un testo complessivo politicamente denso, culturalmente radicato nel contesto storico, sociale ed economico della Sardegna e dell’Italia dell’epoca, ma anche proiettato in un futuro di cambiamento. Si prestano a più livelli di lettura.
Sul piano strettamente politico, Berlinguer parla in una Sardegna e in una Italia che è in pieno fermento post-referendario: il 12 e il 13 maggio c’era stato il referendum sul divorzio, vinto con la netta affermazione del “no” all’abrogazione. Questo è lo sfondo di una regione e di un paese in cambiamento, dove il Partito Comunista Italiano, con la guida di Berlinguer, si pone come protagonista del rinnovamento democratico. In Sardegna, Berlinguer si inserisce nella campagna elettorale regionale per le elezioni del 16 giugno, proponendo una rottura netta con il potere democristiano, accusato di clientelismo, inefficienza e corruzione. Il quadro primario di riferimento politico-istituzionale è la legge del 24 giugno 1974, n. 268 che riguarda il rifinanziamento del Piano di Rinascita. Rappresenta un punto di svolta per l’economia sarda, ma secondo Berlinguer manca la volontà politica e la capacità di governo per attuarla efficacemente.
La Sardegna è raffigurata da Berlinguer come emblema di crisi e di congiunte potenzialità. È rievocata come zona abbandonata, emarginata, devastata dall’emigrazione, con un’economia mineraria e agricola in declino, vittima di scelte sbagliate e sviluppo squilibrato. L’Isola è descritta, inoltre, come ricca di risorse e potenzialmente decisiva per il Paese: miniere, energia, zootecnia. Tali risorse rimangono inerti e abbandonate, mentre si importa carbone dal Sudafrica e carne dall’estero. Carbonia in particolare è il luogo drammatico, pratico e simbolico, di questa contraddizione: città operaia e antifascista, fondata dal fascismo ma trasformata democraticamente dalla lotta dei lavoratori. Carbonia riassume la Sardegna abbandonata, ma anche resistente e viva per la democrazia popolare antifascista in un periodo buio di attentati e di trame nere.
L’articolo di Ugo Baduel è costruito con grande sapienza narrativa ed è necessario percorrere tutti i lati dell’immagine poliedrica che egli offre per coglierne l’insieme. Il primo elemento di democrazia riguarda il rapporto tra il fascismo e l’antifascismo, le memorie e l’attualità. La presenza del sindaco Pietro Cocco il quale, incarcerato e confinato dal fascismo, introduce il comizio di Berlinguer, conferisce profondità di memoria storica all’attualità che compare nella scritta «Brescia: fascisti assassini», con il richiamo all’attentato di Piazza della Loggia nel maggio del 1974. Il discorso di Berlinguer, che lega la Sardegna alla lotta antifascista nazionale, è situato dal giornalista in un contesto assai eloquente e fortemente significativo che lega passato, presente, futuro, con i loro rischi democratici bisognosi di nuove sicurezze antifasciste, come mostra Carbonia. Le scritte sui muri della città diventano narrazione, visiva e popolare, della sua storia democratica che danno nuove voci alle pietre e alla stessa planimetria fascista della piazza e della città autarchica. Carbonia, fondata nel 1938 come “città del carbone” dal regime fascista, è emblematica della contraddizione italiana: da un lato il simbolo della pianificazione autoritaria e del corporativismo fascista, dall’altro una città che nel dopoguerra si è trasformata in roccaforte antifascista e comunista. Berlinguer coglie questo aspetto paradossale per sottolineare la capacità del popolo di riappropriarsi del proprio destino, rovesciando il senso originario imposto dalla dittatura. Le scritte sui muri «Brescia: fascisti assassini» e «Carbonia non deve morire» diventano una narrazione visiva potente, che unisce la lotta antifascista del presente sia alle memorie del passato, lontano e vicino, e sia al futuro di vita durevole che la città rivendica. Carbonia non deve morire, di fatto, volge l’interdizione al morire scritta sui muri esprimendo in tal modo un’affermazione di vita, sostenendo un preciso voler vivere che aveva una particolare risonanza nei corpi e nel suolo della città. Nell’esperienza lavorativa il voler vivere e il saper vivere dei minatori era la posta dei quotidiani rischi del sottosuolo. Tali rischi erano superati quando, insieme ai minerali, essi producevano spazi e tempi di lavoro resi sicuri per sé e per altri. Carbonia come luogo che vuole vivere e far vivere chi la abita traeva forze culturali da mortali esperienze risolte dai minatori, ma anche dalle donne che l’avevano fatta diventare città governando a lungo e in modi vari precarie sussistenze, perfino con cruciali attività procurative di risorse selvatiche, dati i salari insufficienti per vivere. Nel discorso politico di Berlinguer Carbonia è una città ferita, ma democraticamente viva e vitale. Nel resoconto giornalistico la vivace presenza di giovani nella piazza dice nuovi bisogni di una società locale che si vuole moderna per un futuro sicuro. Carbonia, pertanto, è il luogo pratico e simbolico di un antifascismo non retrospettivo, ma di un oggi che vuole assicurare un domani di vita egualmente condiviso.
L’immagine che Berlinguer tratteggia di Carbonia è emblematica e potente: una città che si svuota, che ha perso quasi 20.000 abitanti in trent’anni, segnata dalla crisi delle miniere, dall’abbandono industriale, dalla scomparsa delle prospettive, nonostante il recente passaggio delle miniere all’ENEL. Carbonia è luogo pratico e simbolico della de-industrializzazione in corso. L’inversione di questa tendenza riguarda non solo la città, ma l’Isola, il Meridione e l’Italia.
La prospettiva di un futuro vitale, democraticamente condiviso, riguarda nell’immediato Carbonia specialmente come luogo pratico e simbolico di una nuova rinascita economica della Sardegna, di cui Carbonia costituisce un nodo centrale. La deindustrializzazione del Sulcis-Iglesiente è presentata da Berlinguer con una fotografia drammatica ma lucida: in trent’anni Carbonia passa da 50.000 a 31.000 abitanti; le miniere si svuotano, le industrie chiudono, l’agricoltura è in abbandono. Il caso emblematico del contratto stipulato dall’ente pubblico EFIM con il Sud Africa – mentre si smobilitano le miniere locali – è una denuncia forte dell’assurdità delle politiche industriali. Qui si prefigura il concetto moderno di sovranità economica e valorizzazione delle risorse locali, temi più che mai attuali. Uno degli effetti più gravi della crisi economica sarda, secondo Berlinguer, è l’emigrazione di massa e la desertificazione sociale. In 20 anni, 300.000 persone lasciano l’isola. La generazione di mezzo è “assente”, e questo svuota il tessuto sociale e produttivo: le piazze piene di anziani e giovani non sono solo una fotografia del comizio, ma il simbolo di una rottura del ciclo vitale di una società. Egli propone un modello di sviluppo non più legato a “poli industriali” autocentrati e inespansivi, ma un sistema integrato, diffuso e radicato nel territorio, che connette agricoltura, zootecnia, energia locale, servizi pubblici. La nuova legge per la Rinascita, Legge 509 del 1974, è vista come uno strumento potenzialmente valido, ma inutile senza una seria politica di programmazione regionale che modifichi il modo dispersivo e corruttore che ha distribuito ingenti risorse, senza affrontare il problema centrale per la Sardegna della trasformazione agraria, e senza un cambiamento politico alla guida della regione. Le locali risorse combustibili e minerarie offrivano importanti punti di connessione di tale innovativa integrazione per una reale rinascita della Sardegna, indicando che il Meridione non era luogo da assistere, ma da valorizzare inclusivamente in ambito nazionale. Carbonia è luogo pratico e simbolico di vera rinascita della Sardegna.

La Sardegna, nei due discorsi di Berlinguer, diventa un laboratorio di analisi del “divario interno” italiano, tra Nord e Sud. Uno dei passaggi più duri è quello in cui Berlinguer definisce il potere della Democrazia Cristiana una «piovra clientelare, corrotta e corruttrice». È una critica senza mezzi termini a un sistema di potere parassitario, che distribuisce risorse non per sviluppare, ma per comprare consenso. Egli contrappone a questa degenerazione politica una visione di governo regionale come strumento collettivo di trasformazione sociale, in cui legalità e programmazione sono centrali. Berlinguer esprime una posizione lucida: la legge 509 rappresenta una possibilità concreta di rilancio per la Sardegna, ma solo se sarà applicata con criterio e senza ripetere gli errori del passato. Il vecchio Piano di Rinascita – nato con buone intenzioni – è stato dilapidato da gestioni inefficienti e frammentarie. La 509 diventa quindi il banco di prova di una nuova politica economica, orientata alla trasformazione e non all’assistenza, secondo un nuovo modello di sviluppo per la Sardegna. La Sardegna non può più essere pensata come “zona da assistere”, ma come territorio da valorizzare per l’intero Paese. Tale approccio è sorprendentemente moderno: inclusivo, territoriale, sostenibile. Prefigura concetti oggi fondamentali come la coesione territoriale e lo sviluppo equo. Il Mezzogiorno come risorsa, non come zavorra. Berlinguer rompe uno stereotipo radicato: il Sud come peso per il Nord. Al contrario, afferma che il rilancio del Mezzogiorno è interesse dell’intera nazione. Cita due esempi: la crisi energetica, a cui la Sardegna può contribuire con le sue risorse fossili in abbandono, e l’alimentazione a cui l’allevamento sardo può dare sostegno per ridurre le importazioni di carne. Carbonia è luogo pratico e simbolico di un nuovo meridionalismo per una nazione coesa.
La Sardegna, insomma, non è periferia. Anzi è posta al centro della politica economica nazionale, essendo situata da Berlinguer in una visione nazionale integrata. Cruciale rimane la mancanza di un governo regionale nuovo, popolare, progressista. Berlinguer denuncia l’instabilità cronica della politica sarda che ha dato 13 presidenti in 5 anni e propone una rottura con il passato. Serve una maggioranza stabile e autorevole, fondata sull’unità popolare e su una base realmente progressista, che non può escludere il PCI. Il messaggio è chiaro: o si cambia davvero, o si ripeteranno gli stessi fallimenti. Berlinguer accusa il PSI di doppiezza perché mentre critica i governi passati, non ne rompe davvero gli schemi, cercando solo di guadagnare un assessore in più. Egli critica la politica del piccolo cabotaggio, incapace di visione e di coraggio. In questa parte emerge anche l’indignazione verso le ambiguità riformiste, che non rompono con la DC ma la subiscono.
Il tema della rinascita della Sardegna, partito da Carbonia, assume toni quasi epici. Berlinguer usa il linguaggio della rigenerazione, della rinascita morale e politica. Incoraggia a dare fiducia al PCI, in quanto partito diverso dagli altri, «un partito la cui avanzata è necessaria per rigenerare anche gli altri partiti». Il cambiamento richiesto non è tecnico, ma etico-politico e strutturale-istituzionale. I suoi discorsi hanno un carattere inclusivo e mobilitante. Egli non parla solo ai comunisti, ma a tutti coloro che hanno votato “no”: giovani, donne, ceti intermedi, contadini, intellettuali. Il PCI viene presentato non come un partito settario, ma come forza inclusiva, indispensabile per il cambiamento: «Non diciamo che solo noi possiamo farcela, ma che senza di noi non è possibile». Il suo discorso è venato da ispirazioni di egemonia etico-culturale gramsciana: orientare conoscenze e coscienze verso nuovi valori etico-politici per acquisire la direzione politica di un blocco socio-politico più ampio, rigenerato e rigenerante in consenso e autorevolezza.
Carbonia è luogo pratico e simbolico di rigenerazione democratica per il futuro. Il ritratto della crisi economica sarda che Berlinguer offre è lucido e impietoso. Le miniere chiudono, l’agricoltura è in crisi, i giovani partono. A vent’anni dal Piano di Rinascita, il saldo è negativo. Si preferisce il profitto immediato all’investimento strategico sul territorio. È un capitalismo miope, incapace di valorizzare le risorse nazionali. La Sardegna, terra ricca di potenzialità, viene trattata come marginale, dimenticata, quando non sfruttata.
Ma la crisi non è solo economica: è anche e soprattutto sociale. I sardi emigrano, le famiglie si spezzano, i paesi si svuotano, le generazioni si separano. La Sardegna perde la sua “generazione di mezzo”, quella che lavora, produce, costruisce futuro. Il paesaggio che Berlinguer osserva è fatto di vecchi e bambini: una società che rischia di non rigenerarsi più. L’emigrazione, da scelta, è diventata necessità. E questa necessità è la sconfitta di una Repubblica che, a trent’anni dalla Liberazione, non ha ancora garantito uguaglianza di opportunità a tutti i suoi cittadini.
Un elemento di rottura, però, esiste. Ed è la nuova partecipazione femminile. Berlinguer la legge come un’eredità del referendum sul divorzio: le donne non sono più silenziose spettatrici della politica, ma soggetti attivi. A Carbonia, nel comizio del 1974, la presenza femminile di differenti generazioni è forte e visibile. Questo dato, che oggi potremmo dare per acquisito, allora costituiva una rivoluzione politico-culturale. Il voto delle donne non è più solo opinione privata: è azione pubblica, coscienza civile, scelta autonoma. La Sardegna, spesso vista come periferica, anticipa un cambiamento profondo nella società italiana.
Il bersaglio principale della critica di Berlinguer è la Democrazia Cristiana, descritta come «una piovra clientelare, corrotta e corruttrice». Parole dure, che però descrivono con precisione un sistema politico bloccato, che distribuisce potere non in base al merito o alla progettualità, ma in base all’appartenenza. La politica, da strumento di trasformazione, è diventata meccanismo di conservazione. Le risorse pubbliche sono usate per mantenere consenso, non per costruire sviluppo. Berlinguer propone un’alternativa: una politica etica, orientata al bene comune, fondata sulla partecipazione popolare.
Nel suo discorso, Berlinguer riconosce che la nuova legge di Rinascita rappresenta una possibilità concreta per il rilancio della Sardegna. Ma l’entusiasmo è temperato dalla consapevolezza: il rischio è che, come il Piano di Rinascita, venga svuotata di senso da una cattiva gestione. Serve programmazione, visione, controllo democratico. E serve soprattutto una politica che abbia il coraggio di rompere con i meccanismi che hanno prodotto il fallimento precedente.
Berlinguer non si limita alla denuncia: propone un modello alternativo di sviluppo. Non più assistenzialismo, ma valorizzazione del territorio. Agricoltura, allevamento, industria leggera, servizi pubblici: tutto deve concorrere a costruire una società più equa e moderna. L’idea è quella di una trasformazione strutturale, in cui il lavoro non sia più merce rara ma diritto garantito. Una delle intuizioni più moderne di Berlinguer è il rovesciamento della prospettiva sul Mezzogiorno. Il Sud non è una zavorra, ma una risorsa. La crisi energetica e alimentare degli anni Settanta lo dimostra: la Sardegna può produrre energia, carne, latte, conoscenza. Ma ha bisogno di investimenti, non di elemosine. In questa visione, il rilancio del Sud non è una concessione solidaristica, ma un interesse nazionale. Berlinguer è consapevole che senza un cambiamento radicale nella guida della Regione Sardegna, nessuna riforma sarà possibile. La sua proposta è chiara: serve una maggioranza popolare, progressista, onesta, fondata su un progetto comune e sulla partecipazione del Partito Comunista Italiano. Non è solo una questione di numeri: è una questione di credibilità. Senza un cambiamento di rotta, si rischia di affondare ancora una volta. Berlinguer denuncia la strategia del PSI: criticare la DC, ma senza rompere davvero con essa; chiedere rinnovamento, ma solo per ottenere più posti di potere. È una critica alla politica del compromesso senza progetto, che finisce per perpetuare l’esistente. Nel finale del suo discorso, Berlinguer rivendica tenacemente il ruolo governativo del PCI. Non come partito egemone, ma come forza necessaria per il cambiamento. «Non diciamo che solo noi possiamo farlo, ma diciamo che non si può farlo senza di noi». È una visione politica fondata sulla responsabilità, sull’etica pubblica, sulla coerenza. Il PCI non chiede voti per sé, ma per una prospettiva di giustizia, equità e sviluppo.
I discorsi di Berlinguer sono un esempio magistrale di comunicazione politica radicata nel territorio e nella storia. Egli collega le sofferenze personali e locali a problemi strutturali nazionali, offrendo una visione alternativa e unificante. Acquisisce la memoria, l’orgoglio popolare e la sofferenza sociale come forze per mobilitare consensi verso un cambiamento democratico. Non si limita alla denuncia, ma espone un progetto politico con un campo differenziato di valori culturali, economici, sociali, e una visione complessiva specifica, chiara e strutturata, pur nella consapevolezza delle difficoltà.
Nella configurazione delle relazioni politiche che Berlinguer prospetta nel suo discorso si intravede il “compromesso storico” come grande alleanza democratica che include il PCI nel governo, con responsabilità e potere per rinnovare lo Stato e la società italiana. Si scorge, inoltre, la “diversità” rigenerativa del PCI che si offre per aprire un capitolo del tutto nuovo, a partire dalla Sardegna, con una profonda rigenerazione di valori democratici nella società e nel governo dello Stato, in tutte le sue articolazioni. Egli rivolge il suo discorso non solo ai comunisti, ma a tutte le forze che il 12 maggio sono state protagoniste del “no” al referendum sull’abrogazione del divorzio: operai, intellettuali, ceti intermedi delle città e contadini, giovani, donne, affinché la grande occasione delle elezioni regionali, il 16 giugno, non sia sprecata. La sorprendente presenza femminile di differenti generazioni nel comizio di Carbonia, sottolineata dal giornalista come frutto della mobilitazione per il referendum sul divorzio del 1974, con il 72% di “no” a Carbonia, mostra una Sardegna tutt’altro che conservatrice in cui le donne, in particolare, si presentano come nuovo soggetto politico di cambiamento democratico.
Il discorso di Berlinguer a Carbonia è assai importante. Offre una sintesi del suo pensiero che si svolgerà nel corso del tempo e delle occasioni, con varie versioni e finalità politiche: dal “compromesso storico” alla “diversità” come insieme di pratiche politiche alternative al degrado democratico.
Il “discorso di Carbonia”, fatto da Enrico Berlinguer, non è solo un comizio elettorale. Per certi aspetti, appare come un manifesto politico. Per altri versi, offre una lezione di metodo. Per altri ancora, indica punti di vista e di visione democratica ben connessi. Berlinguer ci invita a guardare il presente con occhi lucidi per non rinunciare al futuro. Carbonia, per lui, è una città pratico-simbolica ferita, ma non vinta e ancora protesa verso la produzione di un futuro di equità e di sicurezza vitale. E proprio da lì, da una città che molti davano per finita, lancia un messaggio di impegno per rigenerare le vite della Sardegna e dell’Italia.
Perché, come dicevano quei muri, Carbonia non deve morire, deve vivere. Deve vivere per indicare percorsi vitali di luoghi, territori, persone nella democrazia delle sicurezze create e condivise equamente.

Il discorso di Berlinguer a Carbonia fra ricordi, lasciti e progetti

Non sono stata una fervente berlingueriana. Confesso. In primo luogo non condivisi la parte che egli ebbe nel 1969, come vicesegretario, nella radiazione dei compagni che diedero vita alla rivista “Il manifesto”. Sottoscrissi una lettera di protesta rivolta ai dirigenti del PCI. I compagni di Carbonia non furono espulsi. Si dice che Luigi Pirastu, nel Comitato regionale che ne discusse, sostenne che a Carbonia prevaleva una base stalinista. In realtà i firmatari della lettera, che sosteneva l’esperienza editoriale delle persone accusate di frazionismo, erano giovani e non stalinisti. Tuttavia, questa tesi fu accolta. Sarebbe interessante leggere il verbale di quella riunione. Non avevo condiviso neppure le ragioni che, Berlinguer segretario della FGCI nell’agosto del 1951, gli avevano fatto accostare Maria Goretti alla partigiana Irma Bandiera, come modello di autonomia femminile pagata con la vita. Mi fu difficile ingoiare l’adesione alla Nato, per quanto edulcorata da esigenze di riforma dall’interno, che emerse nell’intervista a Giampaolo Pansa del 15 giugno 1976. D’altra parte, ero così gramscianamente contraria ai comunismi realizzati da poter accettare una Nato da riformare. Non mi piacque neppure la scelta berlingueriana della parola «austerità», usata dal 1977 al 1983, per criticare privilegi, sprechi e consumismi eccessivi, coniugando la critica con una nuova giustizia morale e politica. Avrei preferito la parola “rigore”, anche in riferimento alle esigenze di riforme fiscali.

Quando Berlinguer giunse a Carbonia per il comizio, apprezzavo assai le scelte politiche di Berlinguer per connettere lo sviluppo della democrazia all’avvicinamento del socialismo in Italia e inEuropa. Vari pregi politici di Berlinguer avevano appannato quei miei dissensi, facendomelo sentire più vicino. Prima del suo comizio il gruppo dei comunisti eletti fu convocato nella stanza della Giunta per un incontro con Berlinguer. Ero presente a quell’incontro con Pietro Cocco, Vittorio Piano, Benito Labate, Gianfranco Fantinel, Maria Isabella Piras, Antonio Saba, Antonio Puggioni, Egidio Concu, Antonio Comina, Giuseppe Casula, Emilio Podda, Egidio Corrias, Salvatore Piras. Eravamo tutti in prima e seconda fila attorno a un grande tavolo. Berlinguer era affiancato da Antonio Tatò che prendeva appunti. Sarebbe assai interessante poterne avere accesso. Parlò soprattutto il sindaco Pietro Cocco, dando informazioni cruciali sulla vita della città. Non ricordo cosa farfugliai. Mi è rimasta assai forte la memoria dell’attenzione di Berlinguer che ascoltava e mi ascoltava. Riemerge ogni volta in cui noto dirigenti distratti quando dovrebbero ascoltare. Berlinguer sapeva ascoltare, oltre che parlare. Berlinguer sapeva anche vedere. Le donne, giovani e anziane, erano una presenza in parte nuova nel comizio che avveniva dopo la vittoria contro il referendum per l’abolizione del divorzio. Berlinguer le seppe vedere e seppe capirne l’urgente istanza di modernità, data la percentuale del 72 per cento a Carbonia che distanziava la media regionale del 55 per cento. Le compagne per allestire il palco avevano fatto prevalere il rosa e le gentili gerbere. Egli capì e disse un grazie per l’allestimento del palco. Fu ricambiato con un significativo mazzo di rose rosse che, a nome delle compagne, alla fine del comizio gli diede Luisa, giovane e bella che si era molto impegnata nell’allestimento del palco. Erano briciole di politica che, a quei tempi, erano anche briciole di poetiche. Briciole che nutrivano certi luoghi nel campo dei comunisti e della democrazia italiana: luoghi in cui le donne cercavano di distinguersi sia per le grandi controversie di genere, sia per marcare di sé perfino le qualità delle piccole e invisibili cose.

Eravamo allora orgogliose di essere donne comuniste. Alcune son diventate convinte di ogni svolta, giustificatrici di ogni calo elettorale, soddisfatte di ogni partecipazione governativa. Alcune sono diventate comuniste tristi. Altre, arrabbiate o rabbiose. Altre solo tenaci. Altre “libresche”, rintanate in rifugi letterari o filosofici, offerti anche da teorie di nuovi marxismi.
Credo che non vadano dispersi gli stimoli che la mostra di Berlinguer a Cagliari ha rinverdito o sollecitato. Credo che debba essere promosso un incontro per nuovi impegni di volontaria partecipazione democratica. Una via minima mi pare riguardare la materialità della nostra Costituzione formale, ovvero la realizzazione dei suoi principi. La Costituzione italiana non affronta tutti i problemi attualmente in campo: dall’intelligenza artificiale al fine vita e alla complessità delle questioni ambientali. Tuttavia, può essere un utile punto di partenza che richiama sia l’unità delle opposizioni democratiche, sia l’attuale governo che ha votato fedeltà alla Costituzione, sia le destre con il loro populismo che oscura il disfacimento del popolo impoverito, mentre subisce i privilegi dei vecchi e dei nuovi arricchimenti. Può essere utile, se si vuole.

Si vuole? E chi vuole? E come?

L’esposizione cagliaritana su I luoghi e le parole di Enrico Berlinguer, se non vuole essere fine a sé stessa e aspira ad avere un seguito di iniziative, può mostrare e a dire assai di più. Può nutrire nuove aspirazioni democratiche. Può esprimere nuove volontà di dare un futuro a progetti di cambiamento egualitario, volontà che l’attuale crisi richiede e che la mostra smuove in ogni intima coscienza profondamente democratica.

Luoghi e parole di Berlinguer in Sardegna non appaiono tutti in mostra. Questo scritto nasce dall’esigenze di dare presenza a luoghi e a parole mancanti, senza esaurirsi in un completamento dell’esposizione. Sorge, infatti, dall’esigenza di un nuovo confronto con le parole di Enrico Berlinguer che incoraggiavano a rafforzare una vita in comune democraticamente condivisa e che la mostra, ora, spinge avanti e altrove.

Paola Atzeni

Prende il via oggi, venerdì 20 dicembre, una lunga serie di appuntamenti che arricchiranno i giorni prenatalizi e accompagneranno cittadini e ospiti in un clima di festa fino al 25 dicembre, giorno di Natale che culminerà con il concerto gospel nell’ampia Chiesa di Santa Maria Goretti, che alle 19.00 ospiterà l’esibizione dei “Cedric Shannon Rives and the Unlimited Praise Gospel Singers”. In mezzo agli innumerevoli eventi, anche lo spettacolo musicale di Giorgio Vannilunedì 23 in piazza Ferralasco. 

Si parte oggi, venerdì 20 dicembre, con la rappresentazione teatrale dedicata ai più piccoli in aula consiliare, alle 17.30: “Sorichitta”, con Monica Corimbi e Monica Farina – musiche di Stefano Ferrari e regia a cura di Giovanni Carroni. Alle 19.00, dopo l’inaugurazione di giovedì 19, nuova accensione delle luci del progetto di video mapping in piazza De Gasperi, fino alle 22.00.

Sabato 21, domenica 22 e lunedì 23, in programma l’apertura dei mercatini natalizi di piazza Umberto e della Casetta di Babbo Natale di piazza Italia, dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 17.00 alle 20.00.

Sabato 21 alle 19.00 concerto racconto delle Ninne Nanne del mondo “Ninna Nanna per la pace” a cura di OfficinAcusticain aula consiliare; mentre dalle 20.00 alle 22.00 video mapping in piazza De Gasperi con serata live: un caleidoscopio di luci, colori e musica interamente dal vivo con Matteo Gallus al violino, Antonio Firinu alla Fisarmonica, Massino Congiu alle Launeddas, Federico Neeva Electronics e Luca Scarlatta Visuals.

Domenica 22 “Libri in piazza – piccola fiera del libro usato, iniziativa, a cura del gruppo di lavoro che anima e gestisce MuseoDiffuso.exe / Sant’Antioco, centro di aggregazione e di esperienze creative giovanile, che si terrà dalle 9.00 alle 13.00 in piazza de Gasperi e vedrà anche l’apertura straordinaria della biblioteca comunale. Sarà una domenica dedicata ai libri, alla lettura e alla socialità, un’occasione per ampliare la propria collezione di libri e per fare un regalo di Natale all’insegna dell’economia circolare. L’evento mira a coinvolgere anche i più piccoli. Dalle 17.00 evento e spettacolo organizzati dal CCN Welcome to Sant’Antioco: “Il gioco dei Pacchi” con Cossu e Zara, in Piazza Italia. Mentre alle 19.00 ancora video mapping in piazza De Gasperi.

Lunedì 23 dicembre alle 10.30 appuntamento nella biblioteca comunale di Sant’Antioco in Piazza De Gasperi – primo piano del Palazzo del Capitolo, con “Letture di Natale in Biblioteca”. L’iniziativa, promossa dallo Sbis – Sistema bibliotecario interurbano del Sulcis, è dedicata ai bambini dai 5 anni in poi. Per la partecipazione all’evento, il cui ingresso è naturalmente libero, è gradita la prenotazione utilizzando i riferimenti della Biblioteca: telefono 0781/83132, e-mail biblioteca.santantico@sbis.it.

Ma lunedì sarà anche il giorno del primo dei tre grandi concerti in programma in piazza Ferralasco: ad animare il pubblico, a partire dalle 18.00, la musica dal vivo di Giorgio Vanni, l’iconico interprete delle sigle dei cartoni animati. Un imperdibile evento che farà emozionare grandi e piccini. Un’opportunità unica per cantare e ballare sulle note delle canzoni che hanno accompagnato generazioni di fan, adulti e piccoli. Intorno alle 19.00, in programma anche il saluto di Babbo Natale per un tocco finale di magia natalizia. La serata proseguirà all’insegna della musica. Mentre dalle 19.00 alle 22.00 ultima opportunità per assistere allo spettacolo di video mapping in Piazza De Gasperi.

Martedì 24 dicembre, dalle 10.00 alle 13.00, ultimi saluti a Babbo Natale nella sua Casetta di Piazza Italia. Infine, il Santo Natale, mercoledì 25 dicembre, potrà essere festeggiato anche con la grande musica evangelica dei Cedric Shannon Rives and the Unlimited Praise Gospel Singers”, dalle 19.00 presso la Chiesa di Santa Maria Goretti.

 

Il primo agosto si celebra la Festa di Sant’Antioco Martire d’estate, giunta alla 662ª edizione, tutta incentrata sulla rievocazione storica della Fede nel Patrono della Sardegna. Un omaggio “corale” delle genti di Sardegna, rappresentate da traccas e gruppi folkloristici delle dieci diocesi sarde che nella serata del 31 luglio si posizioneranno in altrettanti punti del centro abitato per essere ammirate nella loro magnificenza, dalla Basilica al Lungomare.

«Con questa azione commenta l’assessore del Turismo Roberta Serrentiabbiamo voluto rappresentare i fedeli che, provenienti da ogni angolo di Sardegna a bordo delle tracas, storicamente raggiungevano Sant’Antioco in occasione de “Sa Festa Manna” per rendere omaggio al Patrono massimo. E lo facciamo, naturalmente, attraverso “manifestazioni statiche” di fede: non ci saranno balli e canti nel rispetto della normativa anti covid che ancora oggi impone scelte rigorose, anti assembramento. I gruppi folkloristici, infatti, saranno presenti esclusivamente in forma di rappresentanza. Siamo comunque riusciti a fare qualcosa in più, anche se abbiamo dovuto rinunciare alle processioni o alle sfilate in abito tradizionale, così come le abbiamo sempre vissute fino all’avvento della pandemia.»

Ma c’è un’altra iniziativa che, sempre attraverso una manifestazione statica di fede, si propone di omaggiare il Patrono della Sardegna: “L’arte di strada dei madonnari e la mostra di opere sacre a cielo aperto”.

«Anche questa iniziativaprosegue l’assessore Roberta Serrenti – vuole onorare il Patrono della Sardegna attraverso una celebrazione di fede che in questo caso si coniuga con una forma d’arte storica. La scuola napoletana dei madonnari, guidata dall’artista Gennaro Troia, lavorerà su quattro piazze della cittadina, (Piazza De Gasperi – Basilica di Sant’Antioco, Piazza Umberto, Piazza Italia e Piazza Repubblica – Chiesa di Santa Maria Goretti), e realizzerà, con gessetti colorati, piccole opere d’arte sacra uniche e irripetibili.»

Gli artisti realizzeranno le proprie opere en plein air per uno spettacolo immediato, capace di donare l’emozione dell’opera istantanea. Ad arricchire ulteriormente la giornata, nelle piazze dove opereranno i quattro madonnari saranno fissate al pavimento 15 tele di carattere sacro. Infine, sempre nell’ambito dei festeggiamenti, giovedì 5 agosto verranno consegnate le civiche benemerenze.

Naturalmente il primo agosto sono previste le diverse funzioni religiose: alle 8.00, alle 9.30 e alle 11.00 mentre alle 18.30 si terrà la solenne concelebrazione eucaristica presieduta dal vescovo di Iglesias, monsignor Giovanni Paolo Zedda.

«Sarebbe piaciuto a tutti poter assistere alla sfilata del nostro amato Santo per le vie della cittàcommenta il sindaco Ignazio Loccima dopo un lungo confronto con la Prefettura e con la Diocesi, considerato che nulla, per ora, è cambiato in termini di accordi sulle processioni tra CEI e Governo, si è stabilito di evitare l’uscita del Santo dalla Basilica. Confidiamo nella Festa Manna dell’anno prossimo.»

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I locali dell’Episcopio di Alghero hanno ospitato, questa mattina, la conferenza stampa in previsione della Beatificazione della Serva di Dio Edvige Carboni, in programma a Pozzomaggiore sabato 15 giugno. Nel corso dell’incontro sono intervenuti i vari Presidenti delle Commissioni, costituitesi per l’evento religioso, ed il vicario generale, mons. Giuseppe Curcu, che ha presenziato l’appuntamento con i giornalisti. Quest’ultimo ha portato i saluti del vescovo Mauro Maria Morfino, assente per motivi di salute, rinnovando il “grazie” espresso per tutti coloro che si sono adoperati e si stanno adoperando per l’organizzazione della Beatificazione.

«Una circostanza speciale ed eccezionale, che viviamo con tutto l’entusiasmo che un avvenimento del genere comporta – ha affermato il vicario generale nel suo intervento -. Edvige era una donna semplice, una donna delle nostre comunità, come tante che si dedicano a servire gli altri. La nostra Beata è testimone di una fede forte e Dio l’ha privilegiata con segni unici, nella condivisione della sua passione.»

Il biografo di Edvige Carboni, prof. Ernesto Madau, presidente del Movimento Parrocchiale ha evidenziato come tutto il paese di Pozzomaggiore stia vivendo questa attesa con entusiasmo, ma anche tanta devozione: «Una vicinanza ad Edvige manifestata anche all’arrivo delle spoglie, lo scorso 25 maggio quando, come la Beata aveva profetizzato al suo ultimo saluto alla città natale, le strade non sono bastate per contenere la grande folla accorsa nel paese». Un percorso condiviso con la Congregazione dei Padri Passionisti, ai quali la Carboni era molto legata soprattutto nella sua permanenza a Roma, che hanno custodito il corpo a Nettuno, nel santuario di Santa Maria Goretti, ed ora continueranno a prendersene cura a Pozzomaggiore. Il parroco, Padre Antonio Annecchino, ha spiegato come il legame tra la Congregazione della Passione di Gesù Cristo e la Beata si sia consolidato grazie ai contributi di padre Ignazio Parmeggiani per arrivare sino a padre Fortunato Ciomei. Il presidente della Commissione culturale e artistica, don Paolo Secchi, ha descritto ai presenti le caratteristiche dell’arca che contiene le spoglie mortali della Carboni e del reliquiario, nonché lo sviluppo iconografico del logo ufficiale della Beatificazione. Il restauro e la presenza sull’altare della Celebrazione del Crocifisso che parlò alla Beata, conosciuto come Babbu Mannu, sono state possibili grazie all’opera congiunta dei restauratori e all’interessamento della Soprintendenza che ha collaborato con l’Ufficio per i Beni culturali ecclesiastici. Connubio che sta portando anche alla realizzazione, nella parrocchiale di San Giorgio, della Cappella che ospiterà i resti mortali della mistica.

Mons. Angelo Cocco ha parlato ai presenti del percorso liturgico verso la Beatificazione, la cui Celebrazione Eucaristica sarà espressione del forte senso di comunione tra le diocesi sorelle della Sardegna. La solenne funzione sarà presieduta dal Cardinale Angelo Becciu, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi.

«Sono tanti i volontari che stanno offrendo il loro contributo perché tutto vada per il meglio – ha affermato il sindaco di Pozzomaggiore, Mariano Soro – insieme ai vari professionisti  che sono stati incaricati dalla struttura organizzativa nei molteplici settori di competenza». Un cospicuo dispiegamento di forze, ha precisato don Giampiero Piras responsabile per l’ambito economico, che ha reso necessario un investimento notevole, grazie in primis al lavoro svolto negli anni dal Comitato, alla Diocesi, all’Amministrazione e a tutte quelle persone che hanno donato la loro piccola o grande offerta, manifestando una bellissima condivisione e un’esclusiva testimonianza di unità e compartecipazione.

«Alla Santa Messa, che avrà inizio alle ore 10.30 (diretta su Videolina) hanno già aderito in cinquemila da tutta l’Isola e non solo – ha spiegato Giuseppe Manunta, presidente della Commissione Promozione e Comunicazione, che ha moderato l’incontro – ma le adesioni alla Segreteria Generale stanno continuando a giungere anche in questi minuti.»

L’organizzazione raccomanda, per sabato 15 giugno, la massima puntualità negli arrivi e la necessità di prevedere autonomamente alla dotazione di materiale per la protezione solare.      

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Ancora un fine settimana di divertimento a Sant’Antioco, in attesa del Capodanno in Piazza Umberto (31 dicembre) e della “discesa dal cielo” della Befana (sabato 5 gennaio), sempre in Piazza Umberto. Si parte oggi, venerdì 28, alle 18.00, con il “Concerto di Capodanno”, presso la Chiesa Santa Maria Goretti, a cura della Scuola Civica di musica don Tore Armeni. Domani, sabato 29 dicembre, tornano gli appuntamenti con il Villaggio di Natale in Piazza Italia: alle 10.00, apertura della Fiera Mercato, della Casa di Babbo Natale e della Fabbrica dei giochi. Si prosegue di sera, alle 19.00, con l’estrazione dei biglietti fortunati della lotteria “Regalo di Natale”, in compagnia del divertentissimo duo Cossu&Zara. Per finire, musica con dj set.

Domenica 30 dicembre, alle 10.00, si conferma l’apertura del Villaggio di Natale, mentre dalle 17.00 alle 20.00, spazio all’animazione per bambini, con truccambimbi e spettacolo dei burattini. Lunedì 31 dicembre, tutti in piazza Umberto per il Capodanno, a partire dalle 23.45, in compagnia della band “Tasinaska” e del dj set, pre e post concerto.

Il Villaggio di Natale chiuderà i battenti nel fine settimana della “Befana”. In programma sabato 5 gennaio, alle 10.00, Apertura della Fiera mercato e del Villaggio di Babbo Natale. Alle 18.00 torna l’atteso Concorso de “La befana più brutta”, con animazione e sfilata delle befane lungo il Corso Vittorio Emanuele, destinazione Piazza Umberto. Alle 19.30, Concerto Gospel nella Basilica di Sant’Antioco Martire. Per chiudere la giornata in bellezza, alle 20.00 Discesa dal cielo della befana: in Piazza Umberto, direttamente dal cielo, la vecchia con la scopa passerà per un saluto a tutti i bimbi. E poi il gran finale domenica 6 gennaio: alle 10.00 si darà il via a una giornata dedicata ai Giochi in Piazza, a cura dell’Associazione Iklos. Mentre, alle 11.00, sarà il momento della premiazione del concorso de “La befana più brutta”. Chiusura della programmazione e del Villaggio alle 18.30.

 

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E’ stato presentato stamane il programma della 659ª edizione della Festa di Sant’Antioco, patrono della Sardegna. Cultura, fede e folklore sono ancora una volta i cardini su cui si regge “Sa Festa” in un intenso momento di devozione della comunità antiochense che, come da tradizione, quindici giorni dopo Pasqua si stringe attorno alla figura del suo santo protettore. Insieme al fitto manifesto di appuntamenti religiosi è previsto un ricco carnet di manifestazioni laiche, divise tra enogastronomia e spettacoli d’intrattenimento.

Per il 2018 c’è già una grande novità, la prima edizione della Fiera Enogastronomica. Tredici produttori locali accanto a quelli provenienti da tutte le province sarde proporranno ai visitatori le loro specialità tipiche, in vendita e con degustazioni. Ma non sarà una classica fiera alimentare perché tra cibo e vino ci saranno i gruppi folk ad animare ogni stand in rappresentanza dei paesi di provenienza (inaugurazione sabato 14, in Piazza Italia, alle 18.30). Durante i giorni di festa spazio anche alla musica di qualità con i “Sud Sound System &Bag a Riddim Band”, formazione del Salento che muove tra sonorità raggamuffin e dancehall reggae, combinando ritmi giamaicani e sonorità locali, come l’uso del dialetto salentino e le ballate di pizzica e tarantella (sabato 14 aprile, alle 21.00, in Piazza Umberto). E non mancheranno i classici della Festa, come le Pariglie, “Sa cursa po Santu Antiogu”, domenica alle 15.00 nel Lungomare, Parco giardino, e lo spettacolo pirotecnico che chiuderà la tre giorni di festeggiamenti (lunedì 16, alle 22.00, nel Lungomare).

Per tutti i tre giorni, restano centrali i riti dedicati al culto del Santo. Ecco che si ripetono, dunque, le consuete processioni: sabato dalle 18.00, con partenza dalla Chiesa di Santa Maria Goretti, l’appuntamento è con il pellegrinaggio verso la Basilica di Piazza De Gasperi per la tradizionale benedizione de “Is Coccois” offerti al Santo; lunedì, dalle 18.30, con avvio dalla Basilica, sarà la volta del momento più importante della Festa, la solenne processione per le strade della città: la statua di Antioco e le sue reliquie sfileranno accompagnate da cavalieri e amazzoni, gruppi in costume provenienti da tutta la Sardegna, suonatori di launeddas, traccas e fedeli.  

Per poter essere sempre aggiornati sul calendario degli eventi, sugli spettacoli che andranno in scena per tutta la Festa, sulle processioni e, non solo, ecco la nuova Applicazione mobile. Scaricabile facilmente su tutti i dispositivi smatrphone, la App “Sant’Antioco Eventi” sarà una vera e propria guida virtuale nel cuore della manifestazione. L’Applicazione resterà attiva anche dopo la festa a disposizione di chi vuole essere sempre informato su tutti gli avvenimenti in programma in città. 

Un programma variegato che, da una parte, mira alla valorizzazione della figura del Santo, dall’altra, a una promozione turistica dell’isola di Sant’Antioco che si spinga oltre i confini della Sardegna: «Il nostro progetto – spiega l’assessore del Turismo, Roberta Serrenti – è di avviare un percorso che tenda a potenziare l’evento non solo dal punto di vista culturale e religioso, ma anche da quello della valorizzazione del territorio, cercando di aprirci ad una dimensione internazionale. Nella tre giorni della Festa, infatti, saranno presenti 12 operatori turistici che parteciperanno a un Educational tour nell’isola di Sant’Antioco per la promozione integrata del territorio rivolto a possibili mercati di riferimento come Gran Bretagna, Francia e Germania. Su questo solco si inserisce anche la rivisitazione dell’immagine grafica del Santo, proposta in chiave accattivante e moderna».

«Anche quest’anno abbiamo deciso di festeggiare il Santo con il massimo sforzo possibile per la nostra comunità – dice il sindaco, Ignazio Locci – siamo consapevoli che la festa del Santo patrono dell’Isola rappresenti uno dei fattori più importanti delle nostre iniziative di promozione turistica della città. Sant’Antioco, grazie ai festeggiamenti e alle iniziative promozionali a essi legate, viene messa al centro dell’attenzione del panorama nazionale e internazionale – conclude Ignazio Locci – le sue porte saranno aperte ai visitatori che vorranno ammirare anche tutte le bellezze archeologiche, dalla basilica alle catacombe, passando per i tophet, i musei cittadini e tanto altro.»

«Quella della Festa di Sant’Antioco è una storia al di là del tempo – commenta l’assessore della Cultura Rosalba Cossu – la nostra identità trova la sua dimensione nella figura di Antioco, così antica e così attuale. Il Santo venuto dal mare ricorda il nostro essere un intreccio con i paesi del Mediterraneo. Se siamo uomini lo siamo al di là dei confini territoriali; così come se siamo cristiani, lo siamo al di là dei confini geografici. La solenne processione del lunedì, questa espressione di pellegrinaggio fiorita e gioiosa, vede una grandissima partecipazione di fedeli, e non soltanto degli antiochensi, a testimonianza che Antioco ha sempre chiamato a sé le folle. Il patrono è ancora presente nella nostra realtà e ci incoraggia a riunirci e a seguire il suo esempio. Era un migrante che si è prodigato concretamente: la preghiera, per lui, era azione». 

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Torna in scena per una serata speciale organizzata dall’associazione Codice Segreto lo spettacolo di Lucidosottile “Cinquetto tirato a lucido: il concerto che sconcerta”. Appuntamento sabato 27 gennaio all’Auditorium Comunale di piazzetta Dettori a Cagliari con inizio alle ore 20.45, per un appuntamento il cui ricavato servirà a sostenere il progetto di “Vita Autonoma”, iniziato nel lo scorso anno per i giovani dell’associazione che si occupa di organizzare attività per l’integrazione di persone con differenti abilità. Ingresso 12 euro, prevendita presso il Centro Sociale Exmè in via Sanna (angolo via Santa Maria Goretti) a Pirri mercoledì e giovedì dalle 9.00 alle 13.00 e venerdì dalle 9.00 alle 17.00, info alla mail info@codicesegreto.net.

Scritto da Tiziana Troja e Maurizio Temporin e diretto da Tiziana Troja, “Cinquetto tirato a lucido: il concerto che sconcerta” è uno spettacolo scoppiettante con gag e colpi di scena che vede protagonista il gruppo Cinquetto, composto da Carla “Dottoredda” Caredda, Federico “Federique” Melis, Stefano “Oni” Onano, Daniela “La Riccia” Pibiri e Alessandro “Panda” Ragatzu. “Cinquetto tirato a lucido” è così un viaggio musicale tra swing, pop, rock, gospel, soul e classico, un concerto continuamente interrotto da incidenti, gag, baruffe fra i protagonisti che, brano dopo brano, scopriranno i loro caratteri, i loro vizi, le loro manie, le idiosincrasie attraverso dialoghi ironici e dissacranti. Un mescolarsi di voci e pianoforte, melodie e cori, con un ensemble che già con il nome esprime il suo carattere carico di brio e leggerezza.

L’associazione Codice Segreto è un’associazione di promozione sociale che si occupa di organizzare attività per l’integrazione delle differenti abilità. L’obiettivo è creare opportunità di socializzazione e di stimolo per l’autonomia individuale, opportunità di incontro, confronto, crescita, sostegno e divertimento.

Il progetto di Vita Autonoma, iniziato lo scorso anno, prevede un incontro settimanale e dei pernottamenti fuori casa durante il week end per aver modo di toccare con mano quali sono le dinamiche reali della vita autonoma e sperimentare e rafforzare le abilità apprese. Il progetto nasce dalla necessità di preparare i giovani dell’associazione ad una vita indipendente, lontana dalle proprie famiglie, in un contesto abitativo che consenta di sentirsi veramente uomini e donne adulte e vuole essere una palestra di autonomia in grado di aiutare i giovani a rafforzare le competenze già acquisite nel corso degli anni e svilupparne di nuove che li aiutino nella vita quotidiana, garantendo un miglioramento alla qualità della loro vita e a quella della loro famiglia.

All’interno del percorso sono previste delle trasferte per i giovani atleti che svolgono attività sportiva coordinata dalla Polisportiva Popolare Exmè. I giovani, infatti, si stanno allenando per la loro partecipazione ai Giochi Nazionali Estivi Special Olympics che si svolgeranno a Montecatini dal 4 al 10 giugno prossimi, un’ulteriore palestra per lo sviluppo delle autonomie individuali.

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Con l’inaugurazione dell’info point nella restaurata Casa del Mutilato e la presentazione degli Annali, quest’anno con la riduzione a fumetto intitolato “Il ritorno dell’Arciere”, alle 18.00 in Aula consiliare, prenderà il via domani, venerdì 28 aprile, i festeggiamenti per la 658ª Sagra di Sant’Antioco Martire, patrono della cittadina sulcitana e dell’intera Sardegna. Le manifestazioni proseguiranno sabato sera con la sfilata di “Is coccois” e la benedizione in Basilica di “Su Pani Pintau” da offrire al patrono. Seguirà, nella attigua sala del Capitolo, l’inaugurazione della mostra fotografica “12 tavole in una stanza”. Domenica mattina, dopo la sveglia della banda cittadina, ci sarà un momento del festival del folklore sardo, con la sfilata per le vie del centro cittadino di 60 gruppi folk provenienti da tutta l’isola. La sera poi le pariglie con “Sa cursa de su Santu”, organizzata dalla Pro Loco cittadina, daranno sfoggio all’abilità di provetti cavalieri.

«Intendiamo riproporre riprendendo l’antica tradizione – spiega Gianni Baghino, presidente della Pro Loco – come onoravano il Santo Patrono i gruppi in costume e cavalieri che giungevano a Sant’Antioco per la festa.»

Al termine dell’esibizione delle pariglie, le manifestazioni proseguiranno, alle 19.30, nella Basilica di Sant’Antioco Martire, con il concerto di musica sacra “Jerusalem”, con Gabriella Aiello, Simonetta Soro, Pejman Tadaion, Mauro Palmas e Alessandro Foresti.

Lunedì sarà il giorno più importante della sagra che avrà il suo culmine di spiritualità con la solenne processione. Martedì, infine, ultimo giorno di festa, sarà  intriso solo di religiosità, con il ricordo di Santa Rosa, madre di Sant’Antioco, che saranno onorati insieme, con le Sante Messe celebrate nelle catacombe.

Il programma completo dei festeggiamenti

Venerdì, 28 aprile 2017:
ore 18,00 – Aula consiliare – Presentazione degli “Annali di storia e archeologia sulcitana”, a cura di Roberto Lai
Sabato, 29 aprile 2017:
ore 11,00 – Piazza Repubblica – Cerimonia di inaugurazione della “Casa del Mutilato”
ore 18,00 – Pellegrinaggio dalla Chiesa di Santa Maria Goretti verso la Basilica e offerta del pane “Is coccois” al Santo
ore 18,30 – Basilica Sant’Antioco Martire – Santa Messa con benedizione de Is Coccois
ore 19,30 – Sala Mostre Palazzo del Capitolo – Inaugurazione mostra: “12 tavole in una stanza”
ore 21,30 – Piazza Umberto – Beppe Dettori e Pandelas presentano “Anime Sarde” viaggio musiculturale nella Sardegna
Domenica, 30 aprile 2017:
ore 9,00 – Partenza Basilica Sant’Antioco Martire – Rievocazione storica: “Sveglia alla Città”, a cura del complesso bandistico “Giuseppe Verdi Città di Sant’Antioco”
ore 10,00 – dal piazzale Nostra Signora di Bonaria a Piazza Umberto – Speciale festa del folklore per il Santo patrono di Sardegna, con gruppi provenienti da tutta la Sardegna
ore 15,30 – Lungomare Silvio Olla – Pariglie in onore del Santo Martire: “Sa cursa po Santu Antiogu”, con cavalieri provenienti da diverse parti della Sardegna e sfilata di cavalieri in costume sardo benedizione dei pariglianti
ore 20,00 – Basilica Sant’Antioco Martire – Concerto di Musica Sacra: “Jerusalem”
ore 21,30 – Piazza Umberto – Concerto “Sa Este” con Ambra Pintore
Lunedì, 1 maggio 2017:
ore 18,30 – Basilica e vie cittadine – Processione solenne con gruppi folk, cavalieri in costume, traccas e suonatori di launeddas provenienti da tutta la Sardegna
ore 21,00 – Piazza Umberto – Esibizione gruppi folkloristici
ore 22,30 – Lungomare Silvio Olla – Spettacolo pirotecnico in laguna.

Tito Siddi

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Come accade ormai da alcuni natali Gospel Explosion riesce ad “accendere” e “caricare” il pubblico del Teatro Centrale di Carbonia. Anche quest’anno la scelta del gruppo gospel, operata dal direttore artistico Gianni Melis non ha deluso le aspettative ed ha portato sul palco 13 elementi che hanno animato la scena cantando pezzi di interpreti famosi. Il gruppo South Carolina Mass Choir ha letteralmente travolto il pubblico che ha cantato, ballato e battuto a tempo le mani accompagnando quasi tutti i brani. Dolci melodie si sono alternate a pezzi dal ritmo scatenato che hanno portato alcuni elementi del gruppo a cantare in mezzo al pubblico della platea e della galleria.

L’entusiasmo dell’intero teatro ha raggiunto l’apice quando, a gran voce, il pubblico ha richiesto il bis che non ha tardato ad arrivare, con una carica di energia tipica dei gruppi gospel, portatori di speranza e positività.

Vediamo ora l’intervista realizzata a fine serata da Giampaolo Cirronis al direttore artistico della rassegna, Gianni Melis,

Nadia Pische

Il programma completo di Gospel Explosion 2016.

Quattordicesima edizione per la Gospel Explosion, rassegna nata da una costola del Narcao Blues, organizzata dall’associazione culturale Progetto Evoluzione e dal suo direttore artistico Gianni Melis: dal 25 al 29 dicembre in Sardegna sette appuntamenti porteranno la tradizione della musica spirituale afroamericana tra chiese, teatri e centri culturali di Carbonia, Sassari, Alghero, Vallermosa, Sestu, Serramanna e Sant’Antioco. Protagonisti del programma saranno le formazioni dei South Carolina Mass Choir, F.O.C.U.S. Sound of Victory e Followers of Christ, gruppi corali provenienti dalla Carolina del Sud, stato federato degli Stati Uniti d’America.

La manifestazione è organizzata con il contributo dell’assessorato della Pubblica Istruzione, Sport e Spettacolo della Regione Autonoma della Sardegna e della Fondazione di Sardegna.

Dopo l’apertura di ieri a Carbonia, il South Carolina Mass Choir oggi sarà protagonista a Sassari, al Teatro Comunale (ore 21.00) e giovedì 29, alle 20.00, a Sant’Antioco, nella Chiesa di Santa Maria Goretti.

Il 27 dicembre, ad Alghero, presso il Cinema Oltremare (ore 19.00), sarà il turno dei F.O.C.U.S. Sound of Victory, gruppo nato nel 1997 per volontà del musicista Wayne Ravenell, successivamente affidato al suo assistente Michael Brown. Lo stile che caratterizza l’ensemble lo discosta dal gospel tradizionale e ha raccolto fin da subito numerosi responsi positivi dal pubblico tanto da venir richiesto come supporto ai più famosi artisti e gruppi gospel quali God’s Property, Trinitee 5:7, The Mighty Clouds of Joy, Dorinda Clark-Cole e Natalie Wilson. Nel marzo 2005 è stato pubblicato il loro primo progetto live intitolato “The Heart of a Worshiper”, dove emerge fulgido uno stile creativo e un’espressiva e versatile musicalità. E’ del 2008 il loro secondo album “Sound of Victory” e del 2012 il terzo (“Good Time”) al quale hanno partecipato musicisti del calibro di Tasha Cobbs (“Yes Lord”), Timiney Figueroa (“What A Friend”) e Josiah Martin (“Angel’s Cry”). Due anni dopo (nel 2014) arriva il singolo “Free”con Joshua Roger, lavoro che continua a riscuotere un grande successo tra pubblico e critica. La formazione compone la musica di Dio attraverso un radicale e innovativo modo di pregare ed è composta da Michael Brown (tastiere, voce), Randy Stephens (basso), David Bell (chitarra), Albert Jenkins (batteria) e dalle voci di Javetta Cambell, Ashley Hale e Rene Massey. Un altro concerto li coinvolgerà il giorno successivo (mercoledì 28) a Sestu presso i Locali Faccin (ore 19).

Martedì 27 dicembre, sarà la volta anche dei Followers of Christ, ensemble gospel proveniente dalla città di Charleston, composto da giovani cantanti e musicisti nati e cresciuti artisticamente nella grande corale South Carolina Mass Choir, con la quale hanno sviluppato e affinato tecnica ed esperienza musicale nonché condiviso la passione per il genere. Negli anni il gruppo ha avuto il privilegio di esibirsi in molteplici stati degli USA, dalle piccole chiese ai grandi auditorium e teatri, nonché di dividere lo stage con famosi artisti gospel come Jonathan Nelson, Tye Tribbett, Karen Clark-Sheard e Dorinda Clark-Cole.La loro principale caratteristica risiede nella grande abilità e vasta conoscenza della musica gospel che spazia dal tradizionale al moderno arricchita da una notevole tecnica vocale che rende ogni loro canzone speciale, immediata ed emozionante per gli appassionati e novizi di questo genere. I Followers of Christ non si limitano a creare musica ma cercano di colmare la distanza tra le diverse culture comunicando attraverso un linguaggio universale. In scena questa volta ci saranno Sean McClain alle tastiere ad accompagnare una corale composta da Donald Hurston, Angela Perry Taylor, Samitria Gilliard, Tia DuRant e Richard Wrighten. Il gruppo replicherà il giorno successivo (mercoledì 28 dicembre, ore 19.00) a Serramanna presso la Sala Conferenze Vico Mossa.

Giunta alla sua quattordicesima edizione, la rassegna Gospel Explosion, sotto la direzione artistica di Gianni Melis e dell’Associazione Culturale Progetto Evoluzione, ha portato nel corso degli anni in tutta la Sardegna il grande gospel statunitense, con importanti gruppi come il Tony Washington Singers, The Harlem Messengers, Flossie Boyd Johnson & Favor, Friendly Travelers, Sjuwana Byers and Children of God, Oscar Williams & Perfected Praise e il London Community Gospel Choir. Il pubblico ha potuto godere nel tempo di uno spettacolo intenso, energico ed emozionante nelle numerose tappe organizzate tra il sud e il nord dell’Isola.

 

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Quattordicesima edizione per la Gospel Explosion, rassegna nata da una costola del Narcao Blues, organizzata dall’associazione culturale Progetto Evoluzione e dal suo direttore artistico Gianni Melis: dal 25 al 29 dicembre in Sardegna sette appuntamenti porteranno la tradizione della musica spirituale afroamericana tra chiese, teatri e centri culturali di Carbonia, Sassari, Alghero, Vallermosa, Sestu, Serramanna e Sant’Antioco. Protagonisti del programma saranno le formazioni dei South Carolina Mass Choir, F.O.C.U.S. Sound of Victory e Followers of Christ, gruppi corali provenienti dalla Carolina del Sud, stato federato degli Stati Uniti d’America. 

La manifestazione è organizzata con il contributo dell’assessorato della Pubblica Istruzione, Sport e Spettacolo della Regione Autonoma della Sardegna e della Fondazione di Sardegna.

Si partirà il giorno di Natale (25 dicembre) a Carbonia con il South Carolina Mass Choir che, alle 19.00, presso il Teatro Centrale porterà il calore dei ritmi moderni e tradizionali, condito da un equilibrio musicale di grande spessore artistico. Le esplosive sonorità che caratterizzano la formazione sono ricche delle sfumature e suggestioni tipiche della più genuina tradizione gospel afroamericana. Il loro repertorio spazia dai classici della tradizione a brani conditi da ritmi musicali più moderni. La corale è stata fondata da Michael Brown (che ne è anche il direttore) sul finire degli anni novanta con l’obiettivo di dare spazio ai tanti giovani appassionati di gospel che cercano le giuste occasioni per espri­mere il proprio talento nel mondo della musi­ca gospel, soul e R&B. I musicisti coinvolti nel tour sardo saranno lo stesso Brown alla voce, Sean McClain alle tastiere, David Bell alla chitarra, Randy Stephens al basso, Albert Jenkins e Richard Wrighten alla batteria e percussioni e l’importante coro composto da Essence Geddings, Javetta Cambell, Rene Massey, Donald Hurston, Angela Perry, Samitria Gilliard e Tia DuRant. Il gruppo sarà protagonista a Sassari il giorno dopo (26 dicembre) nel Teatro Comunale (ore 21.00) e giovedì 29, alle 20.00, a Sant’Antioco, nella Chiesa di Santa Maria Goretti. 

Il 27 dicembre ad Alghero, presso il Cinema Oltremare (ore 19.00), sarà il turno dei F.O.C.U.S. Sound of Victory, gruppo nato nel 1997 per volontà del musicista Wayne Ravenell, successivamente affidato al suo assistente Michael Brown. Lo stile che caratterizza l’ensemble lo discosta dal gospel tradizionale e ha raccolto fin da subito numerosi responsi positivi dal pubblico tanto da venir richiesto come supporto ai più famosi artisti e gruppi gospel quali God’s Property, Trinitee 5:7, The Mighty Clouds of Joy, Dorinda Clark-Cole e Natalie Wilson. Nel marzo 2005 è stato pubblicato il loro primo progetto live intitolato “The Heart of a Worshiper”, dove emerge fulgido uno stile creativo e un’espressiva e versatile musicalità. E’ del 2008 il loro secondo album “Sound of Victory” e del 2012 il terzo (“Good Time”) al quale hanno partecipato musicisti del calibro di Tasha Cobbs (“Yes Lord”), Timiney Figueroa (“What A Friend”) e Josiah Martin (“Angel’s Cry”). Due anni dopo (nel 2014) arriva il singolo “Free”con Joshua Roger, lavoro che continua a riscuotere un grande successo tra pubblico e critica. La formazione compone la musica di Dio attraverso un radicale e innovativo modo di pregare ed è composta da Michael Brown (tastiere, voce), Randy Stephens (basso), David Bell (chitarra), Albert Jenkins (batteria) e dalle voci di Javetta Cambell, Ashley Hale e Rene Massey. Un altro concerto li coinvolgerà il giorno successivo (mercoledì 28) a Sestu presso i Locali Faccin (ore 19). 

Martedì 27 dicembre sarà la volta anche dei Followers of Christ, ensemble gospel proveniente dalla città di Charleston, composto da giovani cantanti e musicisti nati e cresciuti artisticamente nella grande corale South Carolina Mass Choir, con la quale hanno sviluppato e affinato tecnica ed esperienza musicale nonché condiviso la passione per il genere. Negli anni il gruppo ha avuto il privilegio di esibirsi in molteplici stati degli USA, dalle piccole chiese ai grandi auditorium e teatri, nonché di dividere lo stage con famosi artisti gospel come Jonathan Nelson, Tye Tribbett, Karen Clark-Sheard e Dorinda Clark-Cole. La loro principale caratteristica risiede nella grande abilità e vasta conoscenza della musica gospel che spazia dal tradizionale al moderno arricchita da una notevole tecnica vocale che rende ogni loro canzone speciale, immediata ed emozionante per gli appassionati e novizi di questo genere. I Followers of Christ non si limitano a creare musica ma cercano di colmare la distanza tra le diverse culture comunicando attraverso un linguaggio universale. In scena questa volta ci saranno Sean McClain alle tastiere ad accompagnare una corale composta da Donald Hurston, Angela Perry Taylor, Samitria Gilliard, Tia DuRant e Richard Wrighten. Il gruppo replicherà il giorno successivo (mercoledì 28 dicembre, ore 19.00) a Serramanna presso la Sala Conferenze Vico Mossa.

Giunta alla sua quattordicesima edizione, la rassegna Gospel Explosion, sotto la direzione artistica di Gianni Melis e dell’Associazione Culturale Progetto Evoluzione, ha portato nel corso degli anni in tutta la Sardegna il grande gospel statunitense, con importanti gruppi come il Tony Washington Singers, The Harlem Messengers, Flossie Boyd Johnson & Favor, Friendly Travelers,  Sjuwana Byers and Children of God, Oscar Williams & Perfected Praise e il London Community Gospel Choir. Il pubblico ha potuto godere nel tempo di uno spettacolo intenso, energico ed emozionante nelle numerose tappe organizzate tra il sud e il nord dell’Isola.

I biglietti per gli appuntamenti legati al Gospel Explosion saranno disponibili a Carbonia presso Musa Abbigliamento (via Gramsci 205/A), a Sassari presso Pasquali Sport (largo Cavallotti, 21) e ad Alghero presso Astratto Parrucchieri (via Giovanni Pascoli, 45/A). Saranno invece a ingresso libero, fino ad esaurimento posti, gli appuntamenti di Vallermosa, Serramanna, Sestu e Sant’Antioco.