29 March, 2024
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«Il presidente Pigliaru disconosce il ruolo del Consiglio regionale». E’ il motivo della mozione presentata dai gruppi di opposizione, primo firmatario il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, sull’esito dell’incontro tra il governatore e il premier Paolo Gentiloni riguardante le quote finanziarie che lo Stato dovrebbe girare alla Sardegna. «Si ritiene non più procrastinabile – evidenzia Pietro Pittalis sostenuto dai capigruppo di Udc, FdI, Psd’Az, Uds e Riformatori Sardi – una discussione in aula sulla vertenza accantonamenti e sul summit che si è tenuto gli scorsi giorni a Palazzo Chigi con il presidente del Consiglio dei ministri. Tutte le forze politiche, comprese quelle del centrosinistra, hanno spinto per un maggior coinvolgimento dell’assemblea su questo tema cruciale – conclude Pietro Pittalis – perché la battaglia possa diventare di tutti i sardi. Abbiamo appreso che il summit non ha prodotto gli esiti sperati, con il disappunto del presidente Francesco Pigliaru. Occorre quindi rappresentare al Governo una situazione non più sostenibile, con risorse che dovrebbero essere trasferite alla Regione».

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incontro Pigliaru-Gentiloni

«Sapevamo che sarebbe stato un incontro complesso, perché complessa è la situazione della Sardegna sul fronte delle questioni aperte con il Governo. Se su alcuni dei punti affrontati possiamo dirci soddisfatti, su altri certamente no.»

Lo ha detto il presidente della Regione, Francesco Pigliaru al termine dell’incontro con il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, questa sera a Palazzo Chigi, al quale ha partecipato anche l’assessore della Programmazione Raffaele Paci.
«È il caso degli accantonamenti – ha spiegato il presidente Pigliaru -. Abbiamo apprezzato la disponibilità personale del presidente Gentiloni, ma certamente dopo mesi di riunioni tecniche, di nostre denunce sul livello ingiustificato ed ingiusto degli accantonamenti, ci aspettavamo una risposta netta che non è arrivata neanche in questa occasione. Abbiamo comunque l’impegno del presidente del Consiglio a presentarci una proposta prima della chiusura della legge di stabilità.»
Altro argomento portato al tavolo è quello dell’agenzia delle entrate, «sul quale abbiamo ribadito la nostra forte richiesta per il ritiro del ricorso», ha sottolineato Francesco Pigliaru.
«Sul fronte dell’insularità siamo invece soddisfatti dell’impegno assunto dal Governo di affiancarci nelle nostre richieste in tema di continuità territoriale per portarle ai massimi livelli delle istituzioni europee e sostenere il diritto della Sardegna alla mobilità – ha aggiunto il presidente Pigliaru -. Il Governo si è impegnato ad affiancarci anche per quanto riguarda la battaglia per l’attuazione dell’articolo 174 del trattato UE, attraverso la definizione e formalizzazione di aiuti specifici per le realtà insulari come la nostra. Prevediamo di discutere una proposta operativa entro un mese.»
Ancora, la questione La Maddalena, su cui c’è la conferma dei 21 milioni per finanziare l’accordo tra Stato e Mita e la decisione di definire entro l’anno gli altri aspetti, a partire dal commissariamento, per accelerare i lavori e la spesa dei 50 milioni già disponibili. «Sul tema servitù militari – aggiunge Francesco Pigliaru – abbiamo chiesto conto dei ritardi e della inaccettabile incertezza con la quale vengono di volta in volta definite le compensazioni. Ci aspettiamo un approfondimento in tempi molto brevi. La sintesi – ha concluso il presidente Pigliaru – è che ci sono ancora importanti questioni aperte che chiedono soluzioni in tempi rapidi. Faremo la nostra parte con determinazione. Il tempo stringe e la Sardegna pretende risultati».

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«L’esclusione, ancora una volta, degli enti di area vasta sardi dalla ripartizione del fondo predisposto dalla legge di bilancio dello Stato è un atto iniquo e ostile che rischia di creare gravissimi problemi nell’erogazione di servizi ai cittadini. Si tratta di un un vero attacco implicito alla nostra Autonomia: gli enti di area vasta sardi contribuiscono al risanamento dei conti dello Stato versando la totalità delle imposte provinciali (addizionale sull’RCA e Imposta provinciale di trascrizione) ne più ne meno delle Regioni a statuto ordinario. Per contro vengono esclusi dalla ripartizione dei fondi destinati all’esercizio delle funzioni fondamentali riservati, questa volta, solo alle Province delle Regioni a statuto ordinario. Una beffa ulteriore che aggrava una situazione che vede, in barba alla sentenza n.205/2016 della Corte Costituzionale, nemmeno un euro degli oltre 100 milioni versati ogni anno dagli automobilisti sardi contribuire al risanamento di un territorio che avrebbe enorme bisogno di quelle risorse.»

A sostenerlo è Francesco Agus (Campo progressista), presidente della 1ª commissione Autonomia del Consiglio regionale.

«Parliamo dell’indispensabile, non del superfluo – aggiunge Francesco Agus -. Non si tratta di spese inutili o di spesa pubblica parassitaria ed è sufficiente attraversare un tratto qualunque dei 5452 km di strade provinciali per rendersi conto della gravità della situazione. Non c’è politica anti-spopolamento che non parta da buoni collegamenti tra i diversi comuni sardi, specie tra quelli del centro dell’Isola. Al contrario, tutto quello che possono fare gli amministratori degli enti di area vasta alla canna del gas è predisporre, talvolta, limiti di percorrenza oraria sotto i 30 km/h. Questo nonostante la Regione destini ogni anno ampie fette di finanza regionale per sopperire a quanto ci viene tolto dallo Stato.

Riguardo a questi temi la I commissione si riunirà domani per l’esame di una risoluzione. L’obiettivo è quello di creare un fronte ampio che permetta l’approvazione, possibilmente già nei lavori preliminari alla discussione parlamentare della legge di bilancio dello Stato, di emendamenti che modifichino il testo proposto dal Governo ed eliminino il pregiudizio che si è costruito nei confronti dei nostri enti locali. Questa situazione dimostra plasticamente come la vertenza aperta con lo Stato non possa essere portata avanti a compartimenti stagni. Il 9 novembre il presidente della Regione incontrerà il presidente del Consiglio Gentiloni per discutere della vertenza accantonamenti.»

«Vedo due pericoli all’orizzonte: da un lato quello di ricevere dall’incontro rassicurazioni per il futuro e niente per il presente. Dall’altro l’eventualità che a un alleggerimento del peso degli accantonamenti nel nostro bilancio possa corrispondere un uguale e contrario appesantimento dei tagli perpetrati a enti locali e sanità sarda, già vessata dalla colpevole esclusione dell’Isola dal fondo riservato alle regioni ordinarie per l’acquisto dei farmaci innovativi contro l’epatite C. Per evitare che questo possa accadere – conclude Francesco Agus – è importante che al tavolo di giovedì siano presi in considerazione tutti gli aspetti che vedono in questa fase le nostre finanze contrapposte a quelle statali, in particolare quelle che possono trovare garanzie nella legge di bilancio in discussione in Parlamento.»

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I portavoce del “Comitato riconversione RWM” Cinzia Guaita ed Arnaldo Scarpa hanno partecipato alla Settimana Sociale dei Cattolici italiani, invitati dal vescovo di Iglesias, in quanto impegnati per la dignità del lavoro.

Giovedì il comitato organizzatore ha ascoltato per oltre un’ora Cinzia Guaita sulla questione della RWM e delle ipotesi di riconversione.

Papa Francesco nel messaggio inviato al convegno nel pomeriggio ha detto testualmente: «Non tutti i lavori sono “lavori degni”. Ci sono lavori che umiliano la dignità delle persone, quelli che nutrono le guerre con la costruzione di armi, che svendono il valore del corpo con il traffico della prostituzione e che sfruttano i minori» ed il presidente della Settimana sociale Filippo Santoro, vescovo di Taranto, ha ripreso il discorso del Papa, facendo riferimento alla fabbrica di Iglesias.

«Il comitato organizzatore del convegno – dice Arnaldo Scarpa – ha fatto a Paolo Gentiloni 4 proposte a nome dell’assemblea ma in nessuna figura la questione delle armi o del modello di difesa. Con un gruppo variegato di delegati alla Settimana Sociale abbiamo allora pensato di scrivere una lettera aperta al presidente Paolo Gentiloni con una chiara condanna dell’operato del Governo e del Parlamento e con la richiesta di adoperarsi per l’interruzione della produzione e dell’invio di armi ai sauditi. Verrà firmata ancora all’interno della Settimana Sociale alla Fiera di Cagliari e poi verrà diffusa sui media.»

Di seguito il testo integrale.

SETTIMANA SOCIALE DI CAGLIARI 2017 – LETTERA APERTA AL PRESIDENTE GENTILONI

Il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni ha fatto visita sabato 28 ottobre 2017 alla Settimana Sociale dei Cattolici Italiani di Cagliari, dedicata al lavoro libero, creativo, solidale e partecipativo, prima di partire per un viaggio che lo condurrà, fino al primo novembre, in India, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Qatar.

Il lavoro di progettazione, di produzione di vendita e anche di supporto logistico delle armi e in particolare delle bombe d’aereo prodotte in Sardegna, a pochi chilometri dalla sede del convegno e vendute proprio ai sauditi che il premier incontrerà nei prossimi giorni, non è un lavoro libero, anzi viene nascosto. Non è per niente creativo, lontano da chi ne intasca i profitti ed indifferente verso chi ne subisce gli effetti. E’ un lavoro che non può essere partecipativo ma può essere scaricato facilmente sui territori più poveri e ricattabili. Ed è un lavoro violento, di una violenza inaudita, ingiusta e distruttiva anche  delle relazioni civili.

Quanto di più distante da tutto ciò che si può definire solidale… quanto di più lontano dal dettato costituzionale dell’art. 11 e dagli impegni necessari per la salvaguardia della Repubblica e della democrazia.

Il Governo italiano e la maggioranza del Parlamento hanno espresso finora una imbarazzante indifferenza verso la banalità del male ma esiste una coscienza che resiste nella società e che chiede una riconversione integrale dell’economia. Voce che ha bisogno di sostegno per non cedere al ricatto di chi oppone bombe al lavoro e alla vita.

Come ci ha ricordato Papa Francesco, «ci sono lavori che umiliano la dignità delle persone, quelli che nutrono le guerre con la costruzione di armi, che svendono il valore del corpo con il traffico della prostituzione e che sfruttano i minori».

Il mercato disumano da lui denunciato produce la globalizzazione dell’indifferenza ponendo in collegamento il territorio del Sulcis Iglesiente, costretto a subire gli effetti di politiche industriali disastrose, con il Paese più povero del Golfo Persico dove la guerra colpisce la popolazione civile con bombardamenti che non si fermano neanche davanti agli ospedali.

A partire dal ripudio della guerra affermato nella Costituzione, come cittadini della Repubblica e partecipanti alla Settimana sociale, in linea con il metodo di accompagnare la denuncia alla proposta, in un percorso che comincia da Cagliari riteniamo doveroso adoperarci per chiedere l’applicazione integrale della legge 185/90, frutto della lotta dei lavoratori che, nel nostro Paese, si sono opposti alla produzione e vendita di armi alle Nazioni in guerra e che vieta il trasferimento e la vendita di armi ai paesi in guerra.

Crediamo che il massimo rappresentante del Governo italiano sia in grado di poter ricevere, oltre le istanze già presentate, una nostra esplicita richiesta pubblica di adoperarsi per fermare immediatamente l’invio di quegli ordigni, impiegati dai sauditi nella guerra in Yemen, definita dall’Onu la più grave emergenza umanitaria dal 46 ad oggi ed un’altrettanto immediata azione del Governo per la riconversione della fabbrica a produzioni civili, con piena salvaguardia dell’occupazione.

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Il presidente della Regione, Francesco Pigliaru, ed il vicepresidente ed assessore del Bilancio Raffaele Paci, intervengono oggi a pochi giorni dall’attesa sentenza sull’articolo 3 della legge istitutiva dell’Ase, impugnato dal Governo e con la Regione che ha deciso di resistere.

«Crediamo fortemente nell’Agenzia sarda delle Entrate – dice Francesco Pigliaru -: è uno dei punti qualificanti del nostro programma di governo e un pezzo importante verso quel controllo fiscale che è essenziale per la nostra regione. Siamo anche convinti che l’articolo 3 sulla possibile, futura riscossione diretta dei tributi regionali, con la clausola specifica di un preliminare accordo con lo Stato, sia stato scritto nel pieno rispetto delle leggi nazionali. A nostro avviso, quindi, non c’è invasione delle competenze statali da parte di quelle regionali. Per questo motivo sto facendo forti pressioni sul premier Paolo Gentiloni perché il Governo ritiri il ricorso, c’è ancora tempo per farlo e continuerò a insistere perché sono convinto delle nostre ragioni, come abbiamo già dimostrato costituendoci immediatamente in giudizio per difendere le nostre posizioni e i diritti di tutti i sardi.» 
«Voglio però dire con chiarezza che la legge che istituisce l’Agenzia delle Entrate resta valida e legittima nelle sue parti essenziali, perché appunto l’impugnazione riguarda una norma di prospettiva, importante ma non immediatamente operativa e sui cui contenuti continueremo comunque a lavorare. La strada in ogni caso è segnata – conclude Francesco Pigliaru – e la percorreremo per acquisire, attraverso accordi con la commissione paritetica, il diritto anche all’accertamento e alla riscossione.»
«Abbiamo sempre creduto nell’importanza dell’Ase e del ruolo strategico che avrà nel controllo e nella tutela dei nostri conti pubblici regionali rispetto al non sempre facile rapporto con lo Stato – sottolinea il vicepresidente ed assessore del Bilancio Raffaele Paci -. Subito dopo l’approvazione in Consiglio della legge che istituisce l’Agenzia sarda delle Entrate, abbiamo avviato tutte le procedure per la nomina del direttore generale: attualmente c’è un bando aperto per il reclutamento esterno e, dunque, dal prossimo 1 gennaio l’Ase sarà pienamente operativa. Con questa Agenzia – conclude Raffaele Paci – saremo più autonomi, efficienti e riusciremo a farci riconoscere tutte le entrate che ci spettano senza avere il dubbio che qualcosa non sia arrivata nelle nostre casse. Garantendo il totale e autonomo controllo sul nostro fisco, tuteliamo la Sardegna e tutti i cittadini.»

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Il presidente della Giunta regionale, Francesco Pigliaru, ha espresso “profondo disappunto”, in una lettera inviata al presidente del Consiglio Paolo Gentiloni in riferimento alle dichiarazioni della sottosegretaria Ilaria Borletti Buitoni in tema di legge urbanistica.
Nel testo della lettera si rileva che la Sottosegretaria «non solo interviene scompostamente nel merito di scelte operate dalla Giunta e dal Consiglio Regionale nel pieno esercizio delle funzioni», ma in più «travisa completamente» il significato e gli effetti di norme che «al contrario di quanto incautamente affermato, non fanno che confermare la necessità di copianificare con lo stesso Ministero in materia di usi civici. Voler suggerire a noi sardi – scrive Francesco Pigliaru -, i primi in Italia a conformarsi al Codice Urbani, il valore intrinseco del paesaggio e l’esigenza della sua tutela anche come investimento economico, più che una offesa non giustificata è una poco gradevole esibizione di ignoranza del contesto. Un minimo, doveroso, studio dei testi normativi esitati dal Consiglio regionale – si legge – avrebbe, dunque, evitato alla Sottosegretaria gli inappropriati riferimenti al cemento e al paesaggio quale ‘vuoto a perdere’. Nulla di tutto ciò è, infatti, contenuto nelle norme della legge in oggetto, come qualunque lettore scevro da pregiudizi può verificare».
Il presidente Pigliaru prosegue definendo grave «l’aver stabilito arbitrariamente una continuità tra le politiche in materia urbanistica della precedente Giunta di centrodestra e la attuale» e ricordando come tra i primi atti di questa legislatura siano proprio la revoca e l’annullamento della revisione del Ppr e l’abbandono del disegno di legge urbanistica introdotti dal precedente Governo regionale poco prima delle elezioni.
Francesco Pigliaru sottolinea, infine, come a fronte di un impegno ricevuto da parte della Sottosegretaria per un lavoro comune con gli uffici regionali per la costruzione condivisa delle necessarie soluzioni «non seguirono i fatti, ma anzi affermazioni destituite di fondamento e lesive della onorabilità politica della Giunta che presiedo. Affermazioni che mi auguro la Sottosegretaria vorrà rapidamente correggere». Il presidente Pigliaru conclude chiedendo al presidente Gentiloni «un autorevole intervento affinché il confronto tra Stato e Regione, nel rispetto delle reciproche posizioni, rientri nell’alveo di una corretta, seppur franca e diretta, dialettica istituzionale, lontana dai toni gridati e da giudizi scomposti esposti a mezzo stampa».

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Il presidente dell’Anci Sardegna, Emiliano Deiana, la scorsa settimana ha inviato una lettera al presidente del Consiglio dei ministri, Paolo Gentiloni, sulla procedura di Valutazione di Impatto Ambientale relativa ai progetti di Impianti Solari termodinamici denominati “Gonnosfanadiga” e “Flumini Mannu” da realizzarsi nel sud della Sardegna ex art. 5 comma 2, lettera c bis legge 400/88.

Gent.mo Presidente,

In data 10 Ottobre 2016 e 9 giugno 2017, presso la Presidenza del Consiglio in Roma, si sono svolte due Riunioni Istruttorie, indette dal Dipartimento per il Coordinamento Amministrativo (Ufficio per la concertazione amministrativa e il monitoraggio), nell’ambito dei procedimenti di VIA inerenti rispettivamente la realizzazione di due Centrali Termodinamiche solari (CSP ) di 55 Mwe, denominate la prima “Flumini Mannu” (Comuni di Villasor e Decimoputzu) e la seconda “Gonnosfanadiga” (Comuni di Gonnosfanadiga, Guspini e Villacidro).

L’attivazione della procedura presso il Consiglio dei Ministri è stata richiesta dal MATTM, come previsto dall’ex art. 5, comma 2, lettera c bis, della legge 23 agosto 1988 n.400, che prevede il deferimento alla Presidenza del Consiglio dei Ministri per una complessiva valutazione, nei casi di espressioni contrastanti emerse da Amministrazioni a diverso titolo competenti per la definizione di atti e provvedimenti. Nei due casi in questione i pareri negativi di Compatibilità Ambientale alla realizzazione dei due impianti espressi dal MIBACT, dalla Regione Sardegna, dalle Amministrazioni comunali nei cui territori ricadono le CSP risultavano in esplicito contrasto con il giudizio positivo formulato dalla CTVIA, espressasi per conto del MATTM.

Nel corso delle riunioni il Ministero dei Beni Culturali, la Regione Sardegna e i Sindaci dei Comuni interessati hanno avuto modo di esporre, presentando agli atti anche relazioni e filmati, documentate critiche ai due progetti e le motivazioni che giustificano la loro ferma opposizione alla realizzazione delle due CSP.

In particolare è stato evidenziato l’abnorme consumo di terreno agricolo (oltre 500 ha) e l’effetto devastante sulla componente suolo, il consumo indiscriminato ed abnorme di risorse idriche (oltre 300.000 mc/anno dichiarati per la sola pulizia degli specchi), impatti entrambi esiziali per l’economia di una Regione come la Sardegna afflitta da penuria di suoli fertili e minacciata da ricorrente siccità. Sono stati richiamati dai partecipanti i contenuti delle numerose Osservazioni che denunciavano le irreversibili e negative alterazioni di tutte le matrici ambientali, gli impatti negativi sugli habitat e sugli ecosistemi, gli inevitabili danni ai sistemi idrici presenti nel sottosuolo e in superficie (opere in c.a. di sola fondazione: circa 20.966 pali profondi dai 5 ai 30 mt. e 10.000 mq di platea alta 1,5 mt. Impatti di analogo segno negativo deriverebbero al Paesaggio, alla Cultura e alla Economia delle aree interessate dalla realizzazione degli impianti.

In sintesi può dirsi che l’opposizione alla realizzazione dei Progetti trae le sue logiche fondamenta dalla dimostrata non sostenibilità ambientale dei due progetti.

Concorrono inoltre a giustificare tale esplicito contrasto gli alti costi sociali che conseguirebbero agli interventi. I terreni interessati dagli impianti, sui quali la società proponente non dimostra di avere alcun titolo, sono infatti attualmente utilizzati da agricoltori ed allevatori, che si vedrebbero d’improvviso e coattivamente privati, mediante il ricorso all’istituto dell’esproprio a beneficio di privati, delle fonti da cui traggono sostentamento da generazioni. Anche per tale motivo gli impianti hanno visto crescere e consolidarsi una radicale e corale opposizione da parte delle popolazioni locali, sfociata in molteplici manifestazioni e pubbliche assemblee di protesta. Tale dissenso è stato peraltro reso esplicito e condiviso a livello politico locale e regionale attraverso molteplici Delibere dei Comuni e del Consiglio Regionale.

E’ appena il caso di ricordare che la Sardegna ha fornito un contributo tra i più elevati fra le Regioni italiane alla diffusione delle FER, sacrificando ampie porzioni del proprio territorio in termini di incidenza superficiale per le estese aree impegnate da impianti solari ed eolici, tanto da riuscire ad assicurare nel 2015, secondo il Rapporto Terna, oltre il 31% del fabbisogno di energia elettrica con fonte rinnovabile e quindi con un saldo ampiamente positivo rispetto agli obiettivi fissati dal burden sharing per il 2020. Né è stato sottaciuto il costo in termini di inquinamento e disoccupazione attuale, diretta conseguenza di fallimentari politiche nazionali in materia di energia ed indirizzi industriali, che hanno lasciato in eredità la presenza di ben 5 SIN e un modello produttivo in totale disfacimento.

Nonostante ciò resta comunque confermata la determinazione a voler ulteriormente contribuire all’utilizzo delle FER, ma secondo modalità che non siano dettate da interessi speculativi. Generazione diffusa, Risparmio energetico, Autoproduzione ed Autoconsumo, lncentivi all’autosufficienza energetica dei piccoli centri, sono questi gli obiettivi posti dalla Regione a fondamento del PEARS 2015-2030, che rigetta in modo esplicito la politica dei megaimpianti, quella della speculazione energetica e il sacrificio di territori che ne è diretta e logica conseguenza.

E’ stato in conclusione da più parti evidenziato che il Parere Positivo di compatibilità ambientale emesso dalla CTVIA non appare supportato da adeguate motivazione tecniche, le analisi in esso presenti risultano superficiali, sottovalutano o ignorano i contenuti delle molteplici e documentate Osservazioni pervenute nel corso dei procedimenti, sposa in acritico appiattimento le tesi della Società proponente, formula infine Prescrizioni inattuabili e prive di ogni validità tecnica.

In ragione dunque dei contenuti emersi nel corso delle due Riunioni istruttorie, che hanno visto confermate, giustificate e rafforzate le concordi valutazioni da parte dei rappresentanti del MIBACT, della Regione e delle Amministrazioni Comunali, e in manifesta antitesi alla isolata e incomprensibile posizione del MATTM, si chiede alla Presidenza del Consiglio di procedere nel più breve tempo possibile ad emettere l’atteso giudizio di valutazione complessiva dei due impianti.

Si esprime nel contempo il fermo e pieno convincimento che tale giudizio non possa che assumere una formulazione negativa, in considerazione della dimostrata non sostenibilità ambientale, sociale ed economica degli impianti proposti, dei devastanti impatti ambientali negativi per un territorio a vocazione agricola e delle macroscopiche criticità emerse dall’analisi dei progetti nel corso dei due procedimenti, affinché i legittimi proprietari delle aree interessate possano riprendere serenamente a pensare al futuro delle loro attività agricola e possano, eventualmente, migliorare e investire sulle proprie aziende. La richiesta di urgenza e l’istanza di una manifestazione negativa di giudizio di VIA trovano piena legittimità nei numerosi Pareri Negativi già espressi dal Mibact e dalla Regione Sardegna e sono sostenuti dalle unanimi volontà delle Comunità isolane, che chiedono il riconoscimento del diritto all’autodeterminazione delle popolazioni locali, che da oltre 4 anni vivono il trauma di una possibile violenza ambientale al loro territorio, di una perdita delle proprie risorse alimentari a vantaggio della speculazione privata, del compimento di un destino in aperto contrasto con quei valori identitari e culturali in cui credono e ai quali non intendono rinunciare nell’interesse delle generazioni che seguiranno.

Confidando nell’adozione di un sollecito provvedimento si porgono distinti saluti.

Il Presidente

Emiliano Deiana

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E’ durissimo il giudizio dell’on. Edoardo Tocco, vicepresidente della commissione regionale della Sanità, sulla posizione assunta dal ministro della Salute Beatrice Lorenzin, in merito alla chiusura del Punto nascite dell’ospedale “Paolo Merlo” di La Maddalena.

«Non si può certo continuare a ragionare con semplici numeri – attacca Edoardo Tocco -. La diminuzione dei parti non deve tradursi nello smantellamento di un servizio fondamentale per le mamme. Il reparto del nosocomio inglobato nell’arcipelago è da tutelare, viste le difficoltà nei collegamenti da La Maddalena. Il governo dovrebbe assicurare la continuità del servizio per le partorienti.» 

«Il ministro della Salute – aggiunge il vicepresidente della commissione Sanità – non venga in Sardegna solo per trascorrere le vacanze. Dovrebbe effettuare un immediato sopralluogo nel presidio ospedaliero “Paolo Merlo” de La Maddalena per comprendere le condizioni delle giovani donne costrette ad un’odissea con la sospensione de reparto di maternità. E’ solo la punta dell’iceberg – conclude Edoardo Tocco – delle condizioni di degrado della sanità isolana, sempre più dimenticata da un governo che ignora le esigenze della Sardegna.»

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Il presidente della Giunta regionale, Francesco Pigliaru, ha scritto una lettera al premier Paolo Gentiloni, nella quale gli chiede di intervenire per impedire la realizzazione dei due impianti di solare termodinamico di Gonnosfanadiga e di Flumini Mannu che, per le loro caratteristiche, non rientrano nella visione del Piano energetico ambientale regionale e nella strategia di sviluppo energetico ed economico adottata dall’Esecutivo regionale.
La commissione tecnica nazionale di Valutazione dell’Impatto Ambientale, infatti, ha concluso il lavoro istruttorio sul progetto da realizzarsi nei comuni di Gonnosfanadiga e Guspini esprimendo parere positivo, analogamente a quanto già fatto in relazione all’identico progetto “Flumini Mannu” che interessa i Comuni di Villasor e Decimoputzu.
«La Regione Sardegna ha sempre manifestato la propria netta contrarietà – spiega nella lettera il presidente Pigliaru, citando i pareri tecnici inviati alla Commissione nazionale, la lettera al ministro Gian Luca Galletti dell’assessore dell’Ambiente e la mozione del 28 settembre scorso del Consiglio regionale e il parere negativo del ministero dei Beni Culturali -. Su Flumini Mannu la decisione finale è stata già deferita alla Presidenza del Consiglio dei ministri e presumibilmente avverrà lo stesso per il progetto Gonnosfanadiga. Ciò rende opportuno e doveroso ribadire ancora una volta la forte contrarietà delle istituzioni regionali e locali, nonché dei territori.»

Nella lettera Pigliaru spiega come il piano energetico ambientale della Sardegna riconosca strategici «la generazione distribuita da fonti rinnovabili e lo sviluppo di azioni destinate all’aumento della quota di autoconsumo. Con particolare riferimento alle tecnologie per la produzione di energia da fonte solare, la Regione Sardegna promuove e favorisce la diffusione degli impianti e delle istallazioni di taglia medio-piccola” che occupano poco territorio e soddisfano le esigenze energetiche locali e la diffusione delle reti intelligenti. I progetti Flumini Mannu e Gonnosfanadiga, invece, occupano superfici importanti e non riducono il costo dell’energia per l’utenza finale».

«La realizzazione di questi impianti – prosegue la lettera – comporterebbe il sacrificio di un’area produttiva, attualmente adibita ad uso agricolo e al pascolo di bestiame. Ciò sarebbe in contrasto con gli obiettivi della politica agricola regionale per il consistente consumo di suolo agrario, per non parlare della mortificazione delle aziende agricole operanti in quei territori alle quali verrebbe negata la disponibilità di quelle aree con effetti di carattere economico-sociale facilmente immaginabile. Inoltre, si determinerebbe un inevitabile impatto negativo anche sugli ecosistemi coinvolti.»

Francesco Pigliaru, poi, evidenziando come la condizione di insularità della Sardegna determini uno svantaggio anche sul fronte energetico, sottolinea la necessità di «intervenire con decisione sulla legislazione nazionale, in conformità con la normativa comunitaria, per consentire alle Regioni, attraverso i propri strumenti pianificatori, di poter intervenire efficacemente». In chiusura, ribadendo ancora una volta che i progetti Flumini Mannu e Gonnosfanadiga si pongono «in netto contrasto con le strategie di sviluppo energetico ed economico che la nostra Regione intende promuovere anche a livello nazionale attraverso la modifica sostanziale della Strategia Energetica Nazionale», il presidente Pigliaru sottolinea «il forte malcontento e la netta contrarietà della popolazione alla realizzazione di questi impianti» e le «forti tensioni di carattere economico-sociale che potrebbero derivarne».

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I leader dei gruppi politici del Parlamento hanno reagito oggi al Consiglio europeo della settimana scorsa, delineando le loro priorità in vista della Dichiarazione di Roma del 25 marzo sul futuro dell’UE. La maggioranza dei deputati ha sottolineato la necessità che gli Stati membri diano la possibilità all’UE di affrontare i bisogni immediati dei cittadini.

 Aprendo il dibattito, il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani ha detto: «Non possiamo limitarci a una cerimonia formale per ricordare quelli che sono stati i migliori 60 anni nella storia dell’Europa libera. L’anniversario della firma dei Trattati di Roma deve essere, prima di tutto, l’occasione per riavvicinare l’Europa ai cittadini. Oggi, più che mai, abbiamo bisogno dell’unità europea. L’Ue va cambiata, non indebolita». 

Sul futuro dell’Europa, il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk ha dichiarato che «se si vuole andare veloci si va da soli, mentre se si vuole andare lontano si va insieme». Ha quindi promesso di impegnarsi nei colloqui Brexit per l’unità politica tra i 27, assicurando nel contempo che Regno Unito e Unione europea rimangono “amici intimi”«Le porte saranno sempre aperte per i nostri amici britannici», ha aggiunto. Rifiuterà però «affermazioni, presentate come minacce, che nessun accordo rappresenterebbe un male per l’Unione europea: sarebbe un male per entrambi». Parlando in olandese, Tusk ha espresso solidarietà ai Paesi Bassi, un «luogo di libertà e democrazia».

Il presidente della commissione Jean-Claude Juncker ha messo in guardia contro il ridurre il dibattito sul futuro dell’Europa a uno scenario «a due velocità»: «Io non voglio una nuova ‘cortina di ferro’ in Europa». Juncker ha quindi ricordato gli attacchi turchi all’Olanda, dicendo che sono “totalmente inaccettabili” e che i responsabili di tali attacchi stanno allontanando la Turchia dall’UE. Ha anche osservato che la nuova politica commerciale degli Stati Uniti ha aumentato le aspettative dell’UE di diventare il nuovo leader mondiale del libero commercio multilaterale, ma ha sottolineato che tutti i negoziati di libero scambio devono includere le parti sociali e la società civile.

Se non riduciamo la disoccupazione e lasciamo soli i paesi UE che sono in prima linea con la crisi migratoria, se cederemo ai nazionalismi e lasceremo indietro i più deboli, «non avremo la fiducia dei cittadini verso l’Unione europea», ha detto il primo ministro italiano Paolo Gentiloni. Sul dibattito su un’Europa a due velocità, ha detto: «Dico no a due Europe, piccola e grande, est e ovest, ma sì a una dove ognuno può avere il proprio livello di ambizione e tutti possono scegliere se partecipare a forme di cooperazione rafforzata, ora o dopo, e tutti sono coinvolti nel progetto comune». 

«Oggi la parola magica è: la velocità. Ma l’Europa a più velocità è un metodo, non è strategia. Il problema dell’Europa non è la velocità, ma la direzione di marcia, l’approdo. Abbiamo bisogno di una nuova direzione», ha detto il leader del gruppo S&D Gianni Pittella (IT). Vogliamo «un’Europa con un forte pilastro sociale e una strategia di investimenti» per creare lavoro, da finanziare con una lotta più dura all’evasione fiscale, ha proposto il capogruppo.

«La nave sta affondando e noi dovremmo chiederci come mai», ha dichiarato Raffaele Fitto (ECR, IT), chiedendo un cambiamento delle politiche. A suo parere, l’UE è diventata troppo centralizzata e distante dai cittadini. L’ECR vuole una rinegoziazione dei trattati e rifiuta ogni ulteriore cessione di sovranità nazionale, ha concluso. 

«Esiste già un’Europa a due velocità» ha dichiarato Rosa D’Amato (EFDD, IT), aggiungendo che «esiste l’Europa delle banche, delle grandi multinazionali e delle lobby, e poi l’Europa dei cittadini che hanno perso il loro lavoro e non hanno diritti».

Matteo Salvini (ENF, IT) ha chiesto di porre fine ai finanziamenti UE verso la Turchia nonché alla procedura d’adesione all’Unione: «Non sarebbero mai dovuti iniziare». Ha inoltre incolpato i leader europei di «aver rovinato il sogno europeo”.