23 April, 2024
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Un accordo triennale nel campo delle tecnologie “low carbon” e in particolare nel settore della generazione elettrica da biomasse è stato sottoscritto la scorsa settimana a Chennai da Sotacarbo e l’Indian Institute of Technology Madras.

Fondato nel 1959, l’IIT Madras è una realtà unica nel panorama della ricerca in India: 550 facoltà, 100 laboratori di livello mondiale, con collaborazioni in corso con 198 società straniere, tra le quali Microsoft, Boeing, Shell; un campus di 250 ettari, aperto alla cittadinanza, che ospita 8000 studenti e 1250 dipendenti, realizzato nel cuore di una foresta. Qui gli edifici sono ribattezzati coi nomi dei fiumi e i bus con quelli delle montagne. La spiegazione è nel motto dell’Università: «Solo da IIT Madras i fiumi stanno fermi e si muovono le montagne».

Nessuna traccia di miracoli o stravaganze nell’accordo triennale sottoscritto tra IIT Madras e Sotacarbo, ma solo progetti concreti, conoscenze e ambizioni condivise. L’obiettivo è sviluppare una collaborazione nel campo delle tecnologie “low carbon” e in particolare nel settore della generazione elettrica da biomasse. 

«Quello dell’energia è un ambito importante della nostra ricerca, e siamo ben contenti dell’opportunità di collaborare con Sotacarbo sui temi che abbiamo individuato nel campo dell’energia sostenibile. Siamo fiduciosi che i nostri ricercatori lavoreranno per il meglio assieme e porteranno risultati al di là delle aspettative», è stato il commento di Ravindra Gettu, direttore del Dipartimento Industrial Consultancy & Sponsored Research dell’IIT Madras, in occasione della presentazione ufficiale dell’accordo, avvenuta lo scorso 28 novembre nel campus di Chennai.

Lo spunto per l’incontro tra le due organizzazioni di ricerca è arrivato da Bhima Sastri, che all’IIT Madras si era laureato e da anni è uno dei relatori più prestigiosi della Sotacarbo Summer School sulle tecnologie di cattura, confinamento e riutilizzo della CO2.

Gianni Serra, direttore delle relazioni internazionali Sotacarbo, ha riassunto il percorso che ha portato all’accordo: «Bhima Sastri conosce le attività svolte da Sotacarbo e per questo motivo ci ha suggerito di documentarci su IIT Madras, perché avrebbe potuto essere un partner interessante per noi, visto l’impegno in ambiti di molto simili. Una volta approfondita la conoscenza reciproca, è stato naturale non farsi scappare l’opportunità di collaborare con un’università così prestigiosa, un’eccellenza di livello mondiale».

Sotacarbo, società partecipata da Enea e Regione Autonoma della Sardegna, è impegnata da anni nella ricerca nel settore dell’energia sostenibile, dove IIT Madras può vantare diversi dipartimenti con esperienze e conoscenze di prim’ordine su biomasse, gassificazione, progettazione di combustori, sviluppo di catalizzatori.

Due enti di ricerca complementari, come ha spiegato Alberto Pettinau, direttore scientifico della Sotacarbo: «Abbiamo scelto di collaborare con IIT Madras perché abbiamo potuto apprezzare il loro elevato livello di esperienza nei nostri stessi campi di ricerca, che sono strategici per l’Italia e la Regione Autonoma della Sardegna. Si tratta di ricerca che ha bisogno di un approccio multidisciplinare; in questo senso si può dire che Sotacarbo e IIT Madras possono mettere sulla bilancia competenze e conoscenze diverse ma la cui complementarità è evidente».

Nel corso della presentazione alla stampa locale, la professoressa Preeti Aghalayam ha ricordato la prima visita di IIT Madras nel Centro ricerche Sotacarbo: «Un’esperienza magnifica in un centro di reale eccellenza. Fa davvero piacere vedere i nostri ricercatori lavorare fianco a fianco nel campo dell’energia pulita».

Diverse le attività che saranno oggetto della collaborazione: la gassificazione delle biomasse, catalisi per la sintesi del metanolo, combustione e ossicombustione, cattura e confinamento dell’anidride carbonica. La presentazione dell’accordo è stata preceduta e seguita da un’intensa serie di incontri tra la delegazione Sotacarbo e i responsabili dei gruppi di ricerca del Dipartimento di Ingegneria chimica, del National Centre for Combustion Research and Development (NCCRD) e del National Centre for Catalysis Research (NCCR), per la messa a punto delle strategie e dei programmi operativi necessari per la riuscita dell’accordo e la possibile estensione a nuovi ambiti.

Una collaborazione che si inserisce nella politica di internalizzazione della ricerca Sotacarbo, sostenuta da tempo dal presidente Alessandro Lanza, che solo pochi mesi fa aveva presentato col presidente della Regione Sardegna Francesco Pigliaru un accordo quinquennale con gli americani del NETL (National Energy Technology Laboratory).

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Sotacarbo ha firmato ieri un accordo quinquennale con il National Energy Technology Laboratory (Netl), istituzione che fa parte del Sistema laboratori di ricerca nazionali del Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti (U.S. Department of Energy), che mira a rendere stabile e produttiva la collaborazione su progetti specifici attraverso il contributo di un partner eccellente a livello mondiale, senza necessità di ulteriori finanziamenti. L’accordo, dalle grandi potenzialità,  segna un nuovo balzo in avanti per le prospettive legate alla Grande miniera di Serbariu, a Carbonia. Un tassello importante per lo sviluppo della ricerca in Sardegna, fortemente voluto dalla Giunta Pigliaru. L’intesa quinquennale, è stata presentata ieri mattina, nella sala Emilio Lussu di Villa Devoto, a Cagliari, dal presidente della Regione Francesco Pigliaru, assieme al presidente Sotacarbo Alessandro Lanza, a Regis Conrad, direttore del dipartimento sistemi energetici avanzati del National Energy Technology Laboratory (Netl) e a Charles Taylor, responsabile delle relazioni internazionali Netl. Si indirizza ad attività specifiche che vanno dalla modellazione alla validazione dei modelli di simulazione, dal perfezionamento di modelli cinetici su determinati combustibili alla separazione pre-combustione della CO2 attraverso membrane.
Il National Energy Technology Laboratory (Netl) è un’istituzione che fa parte del Sistema laboratori di ricerca nazionali del Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti (U.S. Department of Energy). La sua missione è realizzare studi, analisi, sperimentazioni che consentano all’Amministrazione Usa di prendere le scelte più adeguate a garantire la sicurezza energetica nazionale. Il Netl ha 108 anni di attività, conta su cinque centri di ricerca avanzati (Albany, Anchorage, Houston, Morgantown e Pittsburgh), su 1225 dipendenti e un fatturato di circa 1 miliardo di dollari l’anno. È l’ente di ricerca governativo più importante e prestigioso al mondo sui temi oggetto della ricerca Sotacarbo, in particolare sulla produzione di energia a basso contenuto di CO2 da fonti fossili, linea di ricerca per la quale l’ultimo bilancio Netl ha previsto 682 milioni di dollari.
La Società Tecnologie Avanzate Low Carbon SpA è stata costituita il 2 aprile 1987, in attuazione dell’art. 5 della legge 351/85 “Norme per la riattivazione del bacino carbonifero del Sulcis”, con la finalità di sviluppare tecnologie innovative e avanzate nell’impiego del carbone. Attualmente gli Azionisti della Società, in condizioni paritarie, sono Enea e Regione Autonoma della Sardegna. Nel 2004, con la realizzazione del nuovo Centro Ricerche nella Grande Miniera di Serbariu a Carbonia, la Società ha incrementato le attività di innovazione tecnologica, di studio e sperimentazione, di progettazione di impianti industriali a basse emissioni di carbonio, di divulgazione scientifica e sensibilizzazione sui legami tra scelte energetiche e impatto su clima e ambiente. Dal 2014 il Centro ricerche Sotacarbo ospita il Polo di eccellenza italiano sulle Energie pulite, nato per dare risposta alla necessità di ricerca, innovazione e sviluppo di tecnologie avanzate nel settore energetico e realizzato, con Enea, in esecuzione del protocollo d’intesa sottoscritto il 2 agosto 2013 tra il ministero per lo Sviluppo economico e la Regione Autonoma della Sardegna, per la costituzione di un Polo di eccellenza italiano sull’Energia pulita.

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La prossima settimana il Centro Ricerche Sotacarbo di Carbonia ospiterà per cinque giorni (18-22 giugno) la sesta edizione della Scuola estiva internazionale sulle tecnologie di separazione, riutilizzo e confinamento della CO2 – International Sulcis CCUS Summer School.

Lo sviluppo delle tecnologie di Cattura, confinamento e riutilizzo della CO2, visto il peso ancora prevalente dei combustibili fossili nella produzione di energia elettrica, è una delle principali azioni previste dal governo italiano nel documento di Strategia Energetica Nazionale, per contribuire al raggiungimento degli obiettivi di de-carbonizzazione del continente europeo definiti, in occasione del Cop 21, nell’Accordo sul clima di Parigi.

Temi che verranno approfonditi nella Scuola organizzata da Sotacarbo, Enea e Università di Cagliari con la partecipazione dell’Agenzia Internazionale per l’Energia (IEA Clean Coal Centre), del consorzio internazionale CO2GeoNet e del progetto europeo ECO Base.

La cinque giorni verrà aperta lunedì 18 giugno, alle 13.45, dal presidente Sotacarbo Alessandro Lanza. Alla Scuola parteciperanno circa 25 studenti e giovani ricercatori di diverse nazionalità: Algeria, Arabia Saudita, Argentina, Australia, Brasile, Egitto, Etiopia, India ed Iran, oltre a una nutrita rappresentanza italiana.

Il profilo internazionale della Scuola è assicurato, oltre che dalla provenienza degli studenti, dalla partecipazione di alcuni dei più prestigiosi relatori a livello mondiale sui temi delle tecnologie di separazione, riutilizzo e confinamento dell’anidride carbonica. Anche quest’anno la Scuola vedrà la partecipazione, in qualità di docenti, di numerosi esperti di chiara fama internazionale. Particolarmente noti nella comunità scientifica internazionale: Bhima Sastri, direttore di alcuni programmi di sviluppo tecnologico del Dipartimento per l’Energia degli Stati Uniti, Bill Rogers e Mehrdad Shahnam, esperti di modellistica avanzata presso i laboratori NETL di Morgantown (Stati Uniti), Serge Perineau, presidente dell’associazione internazionale World Carbon-to-X e il prof. Kang-Kun Lee, docente presso l’Università di Seoul, in Corea. 

La partecipazione all’evento è gratuita, grazie ai contributi della Regione Autonoma della Sardegna (nell’ambito del progetto “Centro di Eccellenza sull’Energia Pulita – fase II”) e del ministero dello Sviluppo Economico (nell’ambito della Ricerca di Sistema). 

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«L’insularità è un limite ma può essere anche un vantaggio: la Sardegna può diventare la prima regione italiana carbon free. Al momento il 70 per cento dell’energia per l’Isola è prodotta da combustibili fossili, nella transizione sarà utile il metano, ma in 20-30 anni possiamo arrivare ad avere tutta l’energia da rinnovabili.»

Raffaele Paci, assessore regionale della Programmazione, ha inquadrato in questo obiettivo di medio-lungo termine, la volontà della Regione di finanziare progetti come il “Centro di Eccellenza sull’Energia Pulita” (Ceep), al centro del seminario organizzato dalla Sotacarbo.

L’incontro, che ha visto la partecipazione della popolazione locale e di alcune scuole del Sulcis, ha fatto il punto sui risultati raggiunti da Sotacarbo e sulle prospettive del progetto “Centro di Eccellenza sull’Energia Pulita” (Ceep), finanziato dalla Regione Autonoma della Sardegna con fondi Por-Fesr 2007-2013 per un totale di € 8.356.000.

Il presidente Sotacarbo Alessandro Lanza ha evidenziato come questo progetto sia un modello positivo per tutti gli attori coinvolti: «Il Ceep è nato con una differente giunta regionale, una diversa amministrazione comunale e con un diverso consiglio di amministrazione della nostra azienda. Che si sia riusciti a dare continuità e raggiungere i risultati attesi deve essere motivo di orgoglio e anche uno sprone a continuare».

Scopo originario del progetto, avviato il 1 gennaio 2014 e concluso lo scorso dicembre, era lo sviluppo di una infrastruttura di ricerca di eccellenza – intesa come insieme di apparecchiature d’avanguardia, personale qualificato e rete di collaborazioni – in grado di realizzare studi su tecnologie di conversione dell’energia a basse emissioni di anidride carbonica: gassificazione delle biomasse, separazione, riutilizzo e confinamento della CO2.

Il principale risultato del progetto Ceep sta nella realizzazione di alcune apparecchiature sperimentali avanzate per attività di ricerca sulle tecnologie di conversione dell’energia a basse emissioni di CO2. Tra queste:

  • impianto pilota fi gassificazione in letto fluido da 100 kW elettrici;
  • impianto di separazione della CO2 con sistemi a membrana;
  • impianto pilota per la produzione di combustibili liquidi da carbone, biomasse e soprattutto CO2;
  • laboratorio di elettrochimica;
  • laboratorio di analisi delle rocce.

Grazie al progetto Ceep, Sotacarbo ha potuto entrare a far parte del consorzio europeo Eccsel-Eric (the European Carbon Dioxide Capture and Storage Laboratory Infrastructure – European Research Infrastructure Consortium), rete europea di laboratori di eccellenza sulle tecnologie di separazione, utilizzo e confinamento della CO2 (Ccus, Carbon capture, utilization and storage). Alcune delle apparecchiature sperimentali realizzate nell’ambito del progetto Ceep sono state inserite tra le infrastrutture del consorzio.

Sempre grazie al Ceep, è stato rafforzato il ruolo di riferimento di Sotacarbo nel settore delle tecnologie Ccus, con la nomina (da parte di Miur e Mise) di due ricercatori come referenti italiani del Working Group sulle tecnologie Ccus del Set Plan, organo consultivo dell’Unione Europea sulle tecnologie per l’energia. Inoltre Sotacarbo è potuta entrare a far parte del consorzio europeo no-profit CO2 Value Europe, che si propone di promuovere lo sviluppo e la diffusione delle tecnologie di riutilizzo della CO2 come soluzione al contenimento dei mutamenti climatici. 

L’infrastruttura di ricerca ha inoltre consentito lo sviluppo di catalizzatori avanzati per la sintesi del metanolo da anidride carbonica e idrogeno prodotto da fonti rinnovabili, con prestazioni nettamente superiori a quelle riscontrate dai catalizzatori convenzionali.

Nel corso del progetto sono stati prodotti 18 rapporti tecnici finali sui risultati del progetto e 57 pubblicazioni scientifiche (di cui 12 su riviste scientifiche internazionali). Sono state inoltre organizzate quattro edizioni della Sulcis CCUS Summer School, scuola internazionale sulle tecnologie di separazione, utilizzo e confinamento della CO2, che negli anni ha visto una sempre maggiore partecipazione di docenti e studenti internazionali.

Per far ciò sono stati coinvolti 33 dipendenti Sotacarbo (con 15 nuove assunzioni) per circa 80.000 ore di lavoro complessive. Sono stati coinvolti 21 collaboratori esterni (tra enti, università e aziende).

Alberto Pettinau, responsabile del Progetto Ceep per Sotacarbo, ha sottolineato la continuità che lega il primo quadriennio di attività con quelle appena cominciate: «Lo sviluppo diretto del progetto consiste nel finanziamento, da parte della Regione, della seconda fase, avviata nel gennaio di quest’anno, che mira a un ulteriore potenziamento dell’infrastruttura di ricerca con l’integrazione delle apparecchiature sperimentali esistenti e la realizzazione di un nuovo laboratorio di faglia per lo sviluppo di sistemi avanzati di monitoraggio di siti per il confinamento della CO2».

La seconda fase del progetto Ceep prevede, inoltre, il rafforzamento delle collaborazioni internazionali già avviate, con la Heriot-Watt University di Edimburgo (Regno Unito) e il National Energy Technology Laboratory di Morgantown (Stati Uniti). 

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Il sindaco di Carbonia, Paola Massidda, è intervenuta ieri al convegno sul Piano Sulcis e sulla ricerca svoltosi ieri nella sala convegni della Sotacarbo.

Di seguito l’intervento integrale.

«Buongiorno,

ringrazio l’on. Tore Cherchi, coordinatore del Piano Sulcis e il presidente della Sotacarbo Alessandro Lanza per l’invito al convegno di oggi: “UNA RIFLESSIONE CRITICA PER UNA PROGETTAZIONE AVANZATA”.

E allora colgo con piacere questo invito alla riflessione critica. In primo luogo non esimendomi dal rilevare che QUELLO CHE CHIAMIAMO PIANO SULCIS MANCA, ALLA BASE, DI UNA PIANIFICAZIONE STRATEGICA A PIÙ LIVELLI, CHE AVREBBE MERITATO E CHE MERITA UN PIENO COINVOLGIMENTO DI TUTTE LE PARTI SOCIALI, a partire e in primis dai Sindaci, che avrebbero dovuto essere i principali attori protagonisti del Piano.

E non posso, a proposito, non constatare che, nella mia breve esperienza di Sindaco e dagli studi effettuati sul Piano Sulcis, I PRIMI CITTADINI SONO ESCLUSI DALLE SCELTE e chiamati solo a prendere atto dell’allocazione delle risorse, una volta che queste sono state effettuate.

UN PIANO CHE SPESSO PREVEDE ATTIVITÀ DEL TUTTO SLEGATE DAL CONTESTO ECONOMICO E PRODUTTIVO DEL SULCIS, ad esempio come è avvenuto con la detassazione fiscale, che non ha prodotto i risultati sperati: un risparmio per gli imprenditori, ma non un aumento dell’occupazione. Il piano inoltre sembra salvaguardare le attività produttive esistenti, ma non traccia la rotta per alternative produttive.

Insomma, IL SULCIS IGLESIENTE SEMBRA RIMANERE ANCORATO ALLA MONOCOLTURA INDUSTRIALE. MANCA UN PROGETTO DI PIÙ AMPIO RESPIRO. UN PROGETTO A LUNGO TERMINE.

In definitiva, IL PIANO SULCIS NON HA RAGGIUNTO I RISULTATI AUSPICATI, come lo stesso coordinatore riconosce.

Ci sarebbero però ancora dei fondi disponibili (mi risulta diverse decine di milioni di euro) da destinare a progetti di sviluppo.

In questo caso, a nostro modo di vedere, SI POTREBBE INVESTIRE NELLA RICERCA APPLICATA nel settore del risanamento ambientale, su fonti energetiche rinnovabili e, in particolare, nel settore “Smart City”.

RICERCA APPLICATA CHE POTREBBE GENERARE NUOVA OCCUPAZIONE, in un territorio falcidiato dalla crisi occupazionale, dagli alti tassi di emigrazione e dalla carenza di prospettive per il futuro dei giovani.

Riteniamo però che le risorse del Piano Sulcis non debbano essere esclusive e che, comunque, non siano sufficienti al rilancio del nostro territorio.

PER IL RILANCIO DEL NOSTRO TERRITORIO, RIVENDICHIAMO ANCHE I FONDI DELLA PROGRAMMAZIONE TERRITORIALE, CHE SI DEVONO AGGIUNGERE AL PIANO SULCIS, essendo questo un piano straordinario, ossia che non esclude le risorse ordinarie.

Sempre per quanto concerne il Piano Sulcis, il comune di Carbonia, il 27 dicembre del 2016, sollecitato dal coordinatore Tore Cherchi, ha lavorato a capofitto per presentare 12 proposte progettuali, di cui la gran parte legate a infrastrutture e turismo e alcune di respiro territoriale, coinvolgendo altri Comuni del Sulcis.

Ad ogni modo, nonostante i limiti e le criticità del Piano Sulcis, la nostra Amministrazione comunale si è dimostrata pronta a collaborare ed è pronta a mettersi a disposizione per una programmazione che sia veramente territoriale e che parta dal basso, augurandosi che l’assessorato alla Programmazione regionale ci coinvolga con la dovuta urgenza come attori della programmazione territoriale.»

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La sala convegni del Centro ricerche Sotacarbo ha ospitato questa mattina un incontro organizzato dal coordinamento del Piano Sulcis, d’intesa con l’assessorato regionale della Programmazione, che ha coinvolto i principali soggetti di ricerca che hanno ricevuto, nel corso degli ultimi anni, un importante impulso alla crescita delle attività, grazie alle risorse rese disponibili attraverso il Piano Sulcis.

Il Piano Sulcis veicola, su base pluriennale, oltre 43 milioni di euro verso la ricerca e 5 milioni di euro per lo sviluppo delle competenze. A questi si aggiungono altri rilevanti stanziamenti per investimenti in ricerca, localizzati nel Sulcis, per esempio per il progetto ARIA, non compresi nel Piano ma estremamente affini a questo per contenuti ed obiettivi.

All’incontro hanno partecipato, tra gli altri, il sindaco di Carbonia, Paola Massidda; il Magnifico rettore dell’Università di Cagliari, Maria Del Zompo; il coordinatore del Piano Sulcis, Salvatore Cherchi; tecnici del Centro regionale di Programmazione; il presidente della Sotacarbo Alessandro Lanza; il presidente della Carbosulcis Antonio Martini; l’amministratore straordinario della provincia del Sud Sardegna Giorgio Sanna; il deputato Francesco Sanna; i consiglieri regionali Luca Pizzuto e Gianluigi Rubiu; alcuni sindaci dei Comuni del territorio. I lavori sono stati conclusi dall’intervento dell’assessore del Bilancio e Programmazione nonché vicepresidente della Giunta regionale, Raffaele Paci.

Nel corso dei lavori, abbiamo intervistato il coordinatore del Piano Sulcis, Salvatore Cherchi; e l’assessore del Bilancio e Pdella rogrammazione Raffaele Paci.

               

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Il coordinamento del Piano Sulcis, d’intesa con l’assessorato regionale della Programmazione, ha organizzato un incontro nella sala convegni della Sotacarbo che si terrà venerdì 30 giugno, dalle 9.30 alle 13.30, che vedrà coinvolti i principali soggetti di ricerca che hanno ricevuto, nel corso degli ultimi anni, un importante impulso alla crescita delle attività, grazie alle risorse rese disponibili attraverso il Piano Sulcis.

Il Piano Sulcis veicola, su base pluriennale, oltre 43 milioni di euro verso la ricerca e 5 milioni di euro per lo sviluppo delle competenze. A questi si aggiungono altri rilevanti stanziamenti per investimenti in ricerca, localizzati nel Sulcis, per esempio per il progetto ARIA, non compresi nel Piano ma estremamente affini a questo per contenuti ed obiettivi.

L’obiettivo della riunione è fare il punto sulle attività in corso, confrontare le esperienze, realizzare sinergie, prospettare sviluppi e possibili spin off. E’ opportuno valutare l’opportunità della costituzione di una consulta della ricerca Sulcis: un organismo snello ed operativo che possa prevedere una piattaforma condivisa di scambio di esperienze ed informazioni con un programma di due incontri plenari all0anno.

L’incontro verrà coordinato da Francesco Mola, pro-rettore dell’Università di Cagliari e prevede il saluto del sindaco di Carbonia, Paola Massidda; l’intervento del Magnifico rettore dell’Università di Cagliari, Maria Del Zompo; un’introduzione del coordinatore del Piano Sulcis, Salvatore Cherchi; gli interventi di Fabio Tore del Centro regionale di Programmazione – coordinatore delle politiche per la ricerca, del presidente della Sotacarbo Alessandro Lanza e del presidente della Carbosulcis Antonio Martini.

Sono stati invitati i soggetti vincitori o partecipanti al bando per la ricerca di base gestito dal CRP, l’Ausi, Sardegna Ricerche, il CRS4, l’Enea, Igea Spa e le aziende del territorio.

Sono previsti, inoltre, partecipazione e interventi delle istituzioni locali, delle organizzazioni sociali e delle direzioni scolastiche del territorio.

Chiuderà i lavori Raffaele Paci, assessore della Programmazione e vicepresidente della Giunta regionale.

Al termine, verrà effettuata una visita del Centro Sotacarbo.

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E’ iniziata oggi, alle 14.00, al Centro Ricerche Sotacarbo di Carbonia, la 5ª International Sulcis Summer School sulle Ccus (“Carbon Capture Utilization and Storage”), incentrata sullo sviluppo delle tecnologie di cattura, confinamento e riutilizzo della CO2, una delle principali azioni previste dal Governo italiano nel documento di Strategia Energetica Nazionale, per contribuire al raggiungimento degli obiettivi di de-carbonizzazione del continente europeo perseguiti nella Roadmap 2050.

Partecipano oltre trenta studenti di varie nazionalità e relatori provenienti da tutto il mondo sui temi delle tecnologie di separazione, riutilizzo e confinamento dell’anidride carbonica, tra i quali John Scowcroft, direttore generale del Global Ccs Institute Europe.

Ad aprire i lavori è stato l’intervento del presidente della Sotacarbo, al termine del quale c’è stato il saluto del sindaco di Carbonia, Paola Massidda.

Nella Scuola, particolare risalto sarà dato alle tecniche di riutilizzo della CO2 per la produzione di combustibili ad elevata valenza ambientale, ritenuti i più idonei a sostituire i derivati del petrolio e del gas naturale. Mercoledì 21 giugno, alle 15.00, è previsto un workshop su alcuni dei principali progetti internazionali, tra i quali Decatur, Enos ed Eccsel, rete europea dei più prestigiosi laboratori di ricerca in questo ambito. Questi ed altri temi connessi verranno approfonditi nella Scuola organizzata da Sotacarbo, Enea e Dipartimento di Ingegneria Meccanica, Chimica e Materiali dell’Università di Cagliari, in collaborazione con l’International Energy Agency (Iea) Clean Coal Centre e il CO2 GeoNet.

                      

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Dal 19 al 23 giugno, il Centro Ricerche Sotacarbo di Carbonia ospiterà la 5ª International Sulcis Summer School sulle Ccus (“Carbon Capture Utilization and Storage”). Lo sviluppo delle tecnologie di Cattura, confinamento e riutilizzo della CO2, visto il peso ancora prevalente dei combustibili fossili nella produzione di energia elettrica, è una delle principali azioni previste dal governo italiano nel documento di Strategia Energetica Nazionale, per contribuire al raggiungimento degli obiettivi di de-carbonizzazione del continente europeo perseguiti nella Roadmap 2050.

Il profilo internazionale della Scuola è assicurato sia dalla presenza di oltre trenta studenti di varie nazionalità, sia dalla partecipazione di relatori di tutto il mondo sui temi delle tecnologie di separazione, riutilizzo e confinamento dell’anidride carbonica. Assieme alle partecipazioni del Department of Energy degli Stati Uniti, della World Carbon-to-X Association e dell’Illinois State Geological Survey da segnalare tra le novità di quest’anno la presenza di John Scowcroft, direttore generale del Global Ccs Institute Europe.

La cinque giorni verrà aperta lunedì 19 giugno, alle 13.30, dal presidente Sotacarbo, Alessandro Lanza. La giornata inaugurale ospiterà l’assessore regionale all’Industria Maria Grazia Piras e i saluti istituzionali dell’assessore dell’Ambiente della Regione Sardegna, Donatella Spano, e del sindaco di Carbonia, Paola Massidda.

Il ruolo strategico delle tecnologie Ccus in tutti gli scenari di politica energetica, condizionati sempre più dal fenomeno del riscaldamento globale del pianeta, è stato ribadito in più occasioni dall’Agenzia internazionale per l’Energia ed è evidenziato nell’accordo sul clima di Parigi.

Nella Scuola, particolare risalto sarà dato alle tecniche di riutilizzo della CO2 per la produzione di combustibili ad elevata valenza ambientale, ritenuti i più idonei a sostituire i derivati del petrolio e del gas naturale. Mercoledì 21 giugno, alle 15.00, è previsto un workshop su alcuni dei principali progetti internazionali, tra i quali Decatur, Enos ed Eccsel, rete europea dei più prestigiosi laboratori di ricerca in questo ambito.

Questi ed altri temi connessi verranno approfonditi nella Scuola organizzata da Sotacarbo, Enea e Dipartimento di Ingegneria Meccanica, Chimica e Materiali dell’Università di Cagliari, in collaborazione con l’International Energy Agency (Iea) Clean Coal Centre e il CO2 GeoNet.

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Oltre 200 delegati da 30 paesi, in rappresentanza di tutti i continenti, riuniti a Cagliari per confrontarsi sul ruolo delle tecnologie per rispondere alla domanda di più energia e minor inquinamento. Un compromesso possibile. Anzi obbligato secondo gli esperti presenti all’8ª Conferenza sulle tecnologie del carbone pulito, organizzata a Cagliari da Iea Clean Coal Centre e Sotacarbo.

I lavori sono stati aperti dal saluto del presidente della Regione Francesco Pigliaru, che ha salutato con soddisfazione la scelta di ospitare la conferenza in Sardegna, «unica regione italiana ad estrarre carbone nell’ultimo secolo». Il presidente della Giunta, nonché presidente della Commissione Enve (Ambiente, clima, energia) del Comitato europeo delle Regioni, ha illustrato in sintesi la politica energetica regionale e il ruolo della Sotacarbo e dell’Università di Cagliari e di Sassari nello sviluppo delle nuove tecnologie in questo settore.

L’intervento del presidente Pigliaru era stato preceduto da quelli del padrone di casa Alessandro Lanza: «Prima Sotacarbo si occupava solo di carbone, adesso i tempi sono cambiati e anche la nostra ricerca si è aperta a tutte le fonti di energia a basso contenuto di carbonio». Cambiamento in linea con la trasformazione di un settore in piena transizione tra fossili e rinnovabili. Evoluzione ben evidenziata dal capo delle politiche energetiche dell’Agenzia Internazionale dell’Energia Jean Francois Gagné: «Per il terzo anno di fila le emissioni di CO2 non crescono. Un fatto senza precedenti, determinato dal calo dei fossili e da una crescita delle rinnovabili che è andata al di là delle migliori aspettative. Questo andamento rappresenta la prova che tutte le forme di produzione di energia hanno possibilità di crescere se sostenute dalle giuste scelte della politica».

Ashok Ganesan, direttore di Ge Power, ha sottolineato come il problema energia riguardi tutto il mondo ma in modo diverso. E anche le risposte da dare al problema non sono così scontate: «Due miliardi di persone nel mondo hanno energia insufficiente, un miliardo non ne ha. Questo è lo scenario su cui dovrebbero basarsi le politiche energetiche nazionali, pensando al problema su scala globale. Ad esempio ci sono ottime ragioni, sia ambientali che economiche, per migliorare l’efficienza delle centrali più inquinanti: recuperare il 5,5% di efficienza, si traduce in una riduzione delle emissioni dell’11%. Per capirsi: è come se sparissero dalle strade 250 milioni di vetture. Forse vale la pena prestare attenzione a quelle centrali, anziché tenerle in attività sino a esaurimento».

La Conferenza, che prevede tre sessioni in simultanea dalle 9.00 del mattino alle 18.30, si concluderà venerdì prossimo con la visita a Carbonia al Centro ricerche Sotacarbo e al museo del carbone, seguita nel pomeriggio da quella alla centrale Enel di Portovesme.