26 April, 2024
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Il giardino della Libreria Cossu, a Carbonia, ha ospitato ieri sera la presentazione del libro “Gisella. Una verità in fondo al pozzo“, di Paolo Matteo Chessa (Casa editrice La Zattera, 18 euro). Quello di Gisella Orrù, la 16enne trovata senza vita esattamente 30 anni fa in fondo ad un pozzo-sifone nelle campagne di San Giovanni Suergiu, è stato – come sottolinea l’autore nel libro – «uno dei casi giudiziari più complessi e coinvolgenti della cronaca isolana. Una vicenda per molti aspetti emblematica, a tratti indecifrabile, che prese le mosse negli ultimi giorni del giugno 1989 in quel di Carbonia, con la scomparsa di Gisella, bellissima studentessa sedicenne. Nove giorni più tardi il corpo senza vita e totalmente nudo di questa sventurata ragazza fu scoperto sul fondo melmoso di un pozzo-sifone della rete di irrigazione, nelle campagne di San Giovanni Suergiu. Era stata uccisa in modo barbaro, bestiale, non prima però di essere stata abusata sessualmente, oltre l’immaginabile. Per giorni e giorni le indagini per scoprire gli assassini sembrarono segnare il passo, poi d’improvviso arrivò la svolta con il fermo di un vicino di casa e subito dopo di altre tre persone. Fu appunto l’inizio del “Giallo del pozzo”, che ebbe un grosso risalto anche in ambito nazionale, ancora oggi intriso di zone d’ombra e di interrogativi, nonostante la condanna di due uomini (uno morto suicida in carcere) e l’inatteso proscioglimento di altre due persone».

Alla presentazione hanno partecipato i familiari della povera Gisella e di una delle due persone finite in carcere, morta suicida; sindaco e vicesindaco di Carbonia, Paola Massidda e Gian Luca Lai; il sindaco di allora, Antonangelo Casula; Vincenzo Panio, allora comandante della Polizia municipale; alcuni avvocati; lo scrittore Massimo Carlotto; e tanti cittadini, più o meno giovani ai tempi della tragica scomparsa.

Diversi gli argomenti trattati nel corso della serata, dalla proposta di intitolazione di una via avanzata dall’Amministrazione comunale al prefetto di Cagliari, alle voci ricorrenti sull’attendibilità delle conclusioni alle quali sono giunte le indagini e delle condanne scaturite dai processi. E ancora al dibattito sviluppatosi nelle ultime settimane, sui social, dopo l’annuncio dell’imminente del libro. Non sono mancati i contrasti, in particolare quando Vincenzo Panio ha iniziato il suo intervento con una serie di considerazioni sul contesto storico vissuto dalla città di Carbonia alla fine degli anni ’80, come premessa alle vicende legate all’omicidio di Gisella Orrù, e l’autore gli ha chiesto di concentrare l’intervento sui fatti strettamente legati alla vicenda giudiziaria. Vincenzo Panio, a quel punto, non ha concluso il suo intervento.

L’autore del libro, Paolo Matteo Chessa, è un giornalista professionista, nato a Cagliari nel 1950, uno dei cronisti di punta del quotidiano La Nuova Sardegna, dove ha lavorato per trent’anni, occupandosi di importanti vicende di cronaca nera e giudiziaria.
In passato ha collaborato a svariati programmi televisivi e con molte testate nazionali: La Repubblica, Il Messaggero, Paese Sera, La Notte, Il Secolo XIX, Epoca.

Nel 2017, con la casa editrice La Zattera, ha pubblicato il libro-inchiesta “Sulcis in fundo – Quando la mafia più sanguinaria sbarcò in Sardegna”, con il quale, «oltre a mettere appunto l’accento sui rischi delle infiltrazioni mafiose nell’isola, ha ripercorso, analizzandole, le più significative vicende giudiziarie dai primi anni Ottanta ai giorni nostri».

Al termine della presentazione, abbiamo intervistato Paolo Matteo Chessa.

     

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I presepi dell’associazione Sardinian Events di Portoscuso e del Museo del Carbone di Carbonia sono stati premiati alla 41ª Esposizione Internazionale “100 Presepi” di Roma.

Il presepe in costume tradizionale dei pescatori di Portoscuso ha vinto l’ambito Premio Speciale Medaglia della Presidenza del Consiglio dei Ministri.

Il presepe di materiale elettrico del Museo del Carbone (che usualmente apre la mostra “In miniera tra i presepi” nella Lampisteria) ha vinto il 2° Premio nella categoria Enti, scuole e associazioni alla 41ª Esposizione Internazionale “100 Presepi” di Roma, organizzata dalla Rivista delle Nazioni. La mostra, visitabile dal 24 novembre al 8 gennaio nelle Sale del Bramante in Piazza del Popolo, ha esposto 150 presepi selezionati tra 450 opere pervenute da tutto il mondo.

Così viene descritto il presepe del Museo del Carbone:

«Il sentimento dell’artista pervade tutta l’opera e crea le condizioni per cui, da rifiuti di materiale elettrico, si pervenga ad un risultato pregevole; è tutto molto chiaro e ogni materiale ha la sua funzione. Le lampadine, utilizzate come teste per Maria e Giuseppe, riflettono lucentezza; gli interruttori sono adoranti e, cosa strabiliante, a seconda della loro collocazione par che assumano caratteristiche fisionomiche diverse; il rame dà colore e vivacità e tutta la materia è soggiogata al disegno dell’artista. Al di là della curiosità e del divertimento che l’opera suscita – chi poteva immaginare che un televisore dismesso potesse ospitare Gesù Bambino! – aleggia un senso di tenerezza che ci riporta all’infanzia, alla speranza, e ci rivela i segreti delle fiabe.»

La curatrice di “100Presepi” è Mariacarla Menaglia.

Il Museo del Carbone ha ringraziato l’associazione Sardinian Events di Portoscuso, vincitrice dell’ambito Premio Speciale Medaglia della Presidenza del Consiglio dei Ministri con il loro presepe in costume tradizionale dei pescatori di Portoscuso, che – nella persona di Basilio Pusceddu – si sono resi disponibili per il trasporto e l’allestimento del presepe e lo hanno rappresentato alla premiazione. Insieme, Museo del Carbone e Sardinian Events hanno ben rappresentato a Roma la Sardegna, e in particolare il Sud Ovest sardo, tra splendidi presepi provenienti dai quattro angoli del mondo.

Grazie infine a Tony Casula e Gianni Carcassona che hanno collaborato alla realizzazione del presepe, per il prezioso apporto in termini di fantasia e impegno.

Allegata un’immagine del presepe del Museo del Carbone alla mostra di Roma (foto Gianfranco Nurra), una fotografia del certificato, una della coppa e una foto di Basilio Pusceddu, presidente dell’associazione Sardinian Events di Portoscuso.

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Il 14 febbraio, per chi ha conoscenza della propria storia, delle proprie radici, di quando accadde in questa data del 1938, 78 anni fa, è un giorno legato al ricordo e alla commemorazione, con grande rispetto di coloro che persero la vita in quella data a Carbonia.

La data ufficiale dell’inaugurazione di Carbonia conosciuta da tutti è quella del 18 dicembre 1938, ma in quella giornata si svolse la cerimonia voluta dal regime di allora, mentre la nascente città si poteva fregiare del titolo di “Comune”, già dal giugno 1937 (nell’occasione giunsero in quello che era un enorme cantiere, i ministri Tahon de Revel e Lantini), quando subentrò al precedente soggetto istituzionale, che era il comune di Serbariu, la stessa miniera prese il nome da quello che sino ad allora era il centro residenziale più prossimo al nucleo principale per l’estrazione del carbone, che nel “bacino Sirai – Serbariu”, era già stata avviata.

Quello che in quel momento era il Comune più giovane del Regno d’Italia, nasceva per soddisfare le necessita energetiche della nazione, per il fabbisogno autarchico, dell’energia e di materie prime e per questo occorrevano un enorme numero “di braccia” (circa 15.000 addetti), che andavano collocate a livello residenziale a “bocca di miniera”.

Da tutta Italia, arrivarono a migliaia, per affrancarsi dalla condizione di miseria che sopportavano nei loro paesi. Perché a parte la ristretta cerchia dei tecnici, dirigenti, funzionari del regime, la stragrande maggioranza di chi giunse, in molti casi senza sapere cosa fosse una miniera, a rischiare la vita, nelle viscere della terra, lo fece PER FAME, per sfamare le proprie famiglie.

Una delle regioni che era maggiormente rappresentata era l’Abruzzo nel 1938, le fonti storiche parlano di 291 persone provenienti dalle varie province abruzzesi.

Cinque di loro erano arrivati da pochi giorni, qualcuno solo il 4 febbraio, sicuramente furono sistemati, nei primi alloggi provvisori, subito abili arruolati per il lavoro nel sottosuolo.

Era la mattina del 14 febbraio 1938, destinazione Pozzo 1, la galleria a “meno 150 metri” si allagò improvvisamente i cinque non riuscirono a raggiungere “la gabbia per la risalita”, si rifugiarono sulla sommità di una “rimonta( galleria in salita )”, ma quel fiume in piena rapidamente allagò ogni spazio, provarono con tutte le loro forze a costruire una diga, per deviare l’acqua, ma quell’elemento fu più forte di loro.

Morirono tutti e 5, una fine terribile.

Erano arrivati tutti dalla provincia di Chieti, nello specifico da Taranta Peligna, i due fratelli Amadio e Nicola Merlino, di 47 e 34 anni, Nicola Santarelli di 46, Domenico Marinelli di 21, il più giovane di anni ne aveva appena 17, era di Lama dei Peligni, Ludovico Silvestri.

I loro corpi furono recuperati solo il 23 giugno (4 mesi dopo), oggi si può solo immaginare in quale stato, quando le pompe idrovore, riuscirono a far defluire tutta l’acqua, di loro, dei loro sogni, delle loro speranze, una vita diversa, rimasero delle piccole casse, con i loro pochi averi, indumenti ed effetti personali, che furono inviati ai familiari, che non poterono essere presenti ai funerali.

Furono i primi caduti in quella che oggi è chiamata GRANDE MINIERA DI SERBARIU, ne seguirono altri 123, alla media di 5 per ogni anno, età media 37 anni, nessuna miniera sarda ha avuto tante vittime nello stesso arco di tempo nel periodo 1 gennaio 1938 – 31 dicembre 1963, tra loro il 15 ottobre 1941, presso il Pozzo Vecchio di Nuraxeddu, il più giovane in assoluto, Salvatore Viola, classe 1927, nativo di Siliqua, appena 14 anni, precipitò nel pozzo osservando la gabbia in risalita. Nel 1999, l’Amministrazione comunale, in occasione delle celebrazioni per l’inaugurazione della città, dedicò uno spazio significativo al ricordo di quel tragico evento.

Ma lo si deve a CGIL, CISL, UIL (!!!) unitariamente, che il 14 febbraio 2002, riportarono finalmente alla memoria collettiva, le figure di quei pionieri, a cui tutti, dovrebbero porgere il doveroso omaggio. Fecero in modo, che i sindaci dei due Comuni abruzzesi di provenienza, Graziano Merlino (omonimo di due caduti) e Rocco Vielli, con le fasce tricolori, insieme al collega di Carbonia Salvatore Cherchi, i segretari delle tre sigle sindacali, Bruno Saba, Mario Crò, e il compianto Sergio Usai, accompagnati da tantissimi cittadini, si raccogliessero, tutti insieme, presso il monumento in trachite, posto in corrispondenza del punto dove perirono (grazie alla ricerca topografica di Luciano Ottelli), Altri monumenti simili sempre realizzati dall’artista Luigi Angius, sono visibili in altri punti di analoghe disgrazie (vedi centro intermodale, ingresso strada CFadda Cortoghiana).

Le cronache di quella giornata, tratte dagli articoli dell’Unione Sarda e La Nuova Sardegna (Enrico Cambedda, Gianfranco Nurra, Sandro Mantega), riportano testimonianze toccanti, come quella del figlio di Nicola Santarelli: «Non ho mai conosciuto mio padre ed ero sempre alla ricerca delle cause, quelle vere della sua morte. Quel giorno mia madre aspettava una sua lettera, arrivò invece l’annuncio della sua morte. Vengo oggi a Carbonia, e sono felice perché rientro al mio paese di origine affidando le spoglie di mio padre alla comunità di questa città».

Con la voce rotta dall’emozione, Cettina, figlia di Amadio Merlino, aveva 9 anni quando perse il padre, ha raccontato che suo padre era un piccolo e povero contadino, scelse Carbonia per un motivo che oggi farebbe sorridere, ma che allora, in quegli anni rappresentava un dramma. Morì la mucca, che per la famiglia era la sola ricchezza e una grande gelata distrusse il magro raccolto. Partì il 4 febbraio, dopo dieci giorni la tragedia.

Durante la benedizione della loro “tomba comune”, rimessa in condizioni più decorose nel “vecchio cimitero di Serbariu”, venne rimarcato, che quel sacrificio, almeno non fu invano, perché da quella disgrazia, scattarono i primi provvedimenti per la sicurezza in miniera, sino ad allora pressoché inesistenti. Non impedirono che se ne verificassero molti altri, ma senza il progressivo miglioramento, sarebbero state molte di più.

Il tutto si concluse con un solenne impegno: «Il San Valentino , in città “sarà” d’ora in poi una giornata dedicata ai ricordi».

Purtroppo non è così, il cippo in trachite che «dovrebbe preservarne la memoria», è posto in un luogo ormai divenuto inaccessibile, sia dalla strada adiacente il centro intermodale, perché sotto il livello stradale, sia dall’interno della Grande Miniera, percorrendo il binario ferroviario, la vegetazione ha fatto il suo corso, impadronendosi del passaggio. Nessun cartello indica cosa sia e perché, in quel luogo si trovi, quella che è comunque un’opera artistica, malgrado in quelle aree si siano succeduti diversi cantieri comunali, per pulizie e manutenzioni.

Il “Cimitero Monumentaleviene aperto esclusivamente in occasione della commemorazione dei defunti e almeno in quell’occasione, pur sporadica, la tomba dei cinque minatori viene pulita, omaggiata di fiori, e si svolge una cerimonia in loro suffragio e degli altri defunti, tumulati prima della costruzione del nuovo cimitero.

Antonello Pirotto

14 febbraio 2016

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Elio Cancedda_AssembleaGeneraleMovimentoPartiteIva-17gen2016

Elio Cancedda, agente di assicurazione di Carbonia, è il nuovo coordinatore del Movimento Partite Iva Sulcis Iglesiente. Lo ha eletto l’Assemblea Generale nel corso della riunione svoltasi al Lù hotel domenica 17 gennaio.

A presiedere il Congresso una compagine tutta femminile. Il presidente uscente Paolo Bullegas ha proposto alla presidenza dell’assemblea la socia Daniela Garau, avvocato di Carbonia, e alla vicepresidenza le socie, imprenditrici del commercio, Caterina Bove e Marisa Muntoni. Un plauso generale ha sottolineato unanime approvazione della proposta.

Ha aperto i lavori la relazione del Consiglio direttivo uscente presieduto da Paolo Bullegas. Una relazione fortemente critica sull’inerzia delle istituzioni politiche di governo, nelle varie articolazioni, ma in particolare verso il governo regionale definito irresponsabile.

«L’aumento dell’Irpef e dell’Irap è un insulto per tutti i sardi – ha detto il presidente Bullegas -. Mentre alla Sardegna spetta la Zona franca, c’è chi si ostina a taglieggiare le imprese con provvedimenti infausti.»

Condivisa e approvata tutta la linea politica del Direttivo, ma soprattutto la scelta di non portare in assemblea una lista preconfezionata.

«Fin dalla nascita del Movimento abbiamo ricercato la massima democrazia – ha aggiunto Paolo Bullegas -. Con il medesimo spirito tutto il Consiglio direttivo uscente si è espresso affinché l’Assemblea Generale potesse esprimere mozioni programmatiche e liste di candidati, frutto del più ampio confronto.»

Un modello chiaramente non comune, che mette in evidenza il presupposto partecipativo di ogni singolo nella costruzione della programmazione politica dell’associazione di riferimento per il lavoro autonomo nel Sulcis Iglesiente.

Per questo si è volutamente rinunciato a presentare una lista per il rinnovo del Consiglio direttivo, ed è stata votata all’unanimità una mozione affinché l’Assemblea restasse aperta. Tuttavia, per non lasciare l’associazione priva di operatività è stata approvata una seconda mozione che istituisce la temporanea figura del “coordinatore”, il quale opererà con i poteri del presidente per tutto il periodo di vacatio. Le votazioni a scheda segreta hanno dato esito unanime, eleggendo uno dei soci fondatori: Elio Cancedda. Sarà nelle sue mani la responsabilità di proseguire tutte le attività fino alla nuova convocazione assembleare.

«Ringrazio per la fiducia riposta sulla mia persona – ha dichiarato il coordinatore Cancedda -. Sento su di me un’elevata responsabilità; ma so anche di poter contare di ampia collaborazione. Il Movimento è impegnato per sostenere la mobilitazione generale del territorio, e sarà un compito che non trascurerò, non nell’interesse delle Partite iva ma come sempre, nell’interesse di tutta la comunità del Sulcis Iglesiente.»

Il Congresso del Movimento è stato caratterizzato anche da altri importanti momenti, l’intervento degli Ospiti: Giovanni Sanna, economista di Capoterra, e Gaetano Balsamo, presidente dell’associazione Partite Iva Unite. Giovanni Sanna, ha evidenziato le opportunità del territorio.

«Sui mercati internazionali – ha detto Sanna – le vostre eccellenze trovano ampi spazi, in particolare sul food, riteniamo di poter accompagnare imprese e consorzi verso l’internazionalizzazione. A livello locale molti prodotti sono mortificati dall’assenza di domanda, nonostante il loro intrinseco valore.»

Gaetano Balsamo, ha voluto imprimere una iniezione di fiducia. «Siamo oltre 6,5 milioni di Partite Iva attive, che devono unirsi per far ripartire l’Italia! Con il vostro presidente Paolo Bullegas, ci siamo confrontati, e con il suo importante contributo di esperienza associativa lavorerò per unirci in un unico soggetto: la Confederazione nazionale delle Partite Iva».

Al termine degli interventi degli ospiti, il presidente Bullegas ha consegnato alcuni riconoscimenti dedicati a personalità distintesi nella valorizzazione del territorio e per l’opera di informazione.

Una targa e una pergamena sono state donate a:

• ai promotori dell’Associazione Primavera Sulcitana, Alessia Littarru, Ivan Scarpa, Luciano La Mantia, con la seguente motivazione: «… per aver sapientemente coniugato le risorse ambientali, culturali, enogastronomiche del territorio, valorizzando le sue eccellenze nelle kermesse “Primavera Sulcitana” e “Invitas”; eventi di straordinario successo che hanno regalato infinite emozioni».

• agli chef, Manuele Fanutza e Tony Porseo: “…ambasciatori gastronomici, costantemente dediti alla valorizzazione e divulgazione delle straordinarie eccellenze produttive, patrimonio del Sulcis Iglesiente”.

• al fotoreporter Fabio Murru: “…per lo sua eccelsa capacità di trasferire in immagini la realtà del territorio, tra informazione professionale attenta ai temi sociali, e le bellezze naturali del Sulcis Iglesiente”.

• ai giornalisti: Stefania Piredda e Andrea Scano (L’Unione Sarda); Gianfranco Nurra (La Nuova Sardegna); Massimo Carta (La Gazzetta del Sulcis); Giampaolo Cirronis (La Provincia del Sulcis Iglesiente); Luca Gentile (Videolina); Tito Siddi (Tentazioni della Penna), Simone Spiga (Cagliari Pad); Carlo Martinelli (Sardiniapost); Stefano Ambu e Davide Madeddu (Ansa Sardegna); Ugo Bulgarelli e Luciano La Mantia (Radio Luna); Franco Airi (Radio Arcobaleno); Elvira Usai e Giacomo Desole (Radio Star); Francesca Arrius, Alessia Pinna e Giovanna Dessì (Canale40 Tv), con la seguente motivazione: “… per l’incessante opera di informazione professionale, attenta ai temi sociali del territorio e premurosa nel difendere i diritti con obiettività e indipendenza”.

E’ stato presentato ieri sera, nel locale Il Vinile, a Carbonia, “L’odore dello scirocco”, primo romanzo di Gianluca Massa, editore Regina Zabo. L’incontro è stato moderato dal giornalista Gianfranco Nurra. Gianluca Massa è nato nel 1970 a Masainas, vive e lavora a Carbonia. È laureato in Giurisprudenza e fa l’impiegato al comune di Carbonia.

Si è inventato il paesino di Mallonis in cui ambienta le sue storie, mescolando sapientemente la realtà dei piccoli paesi della Sardegna, della zona del Sulcis in particolare, alla fantasia. Oltre “L’odore dello scirocco”, ha pubblicato con Regina Zabo il racconto brevissimo Il trapezista di Mallonis ed ha il cassetto colmo di racconti ancora inediti.

L’inaccessibile villaggio di Mallonis viene spazzato per una settimana da un mefitico vento di scirocco, che con il suo odore sconvolge e turba gli abitanti.

Lo scirocco soffia senza requie tessendo una trama che lega insieme gli abitanti al proprio destino e a quello del villaggio di Mallonis, nato sotto una cattiva stella e cresciuto come l’erba cattiva.

Le voci degli abitanti si alternano alla voce narrante, richiamando alla memoria i ricordi, che si intrecciano a fatti leggendari ed alla storia della fondazione, ricostruendo, in una narrazione polifonica, gli eventi occorsi in quella maledetta settimana e culminati con l’assassinio di Eufrasio Curreli e Fiorentina Frailis.

Il libro è stato pubblicato in versione digitale.

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E’ stata inaugurata e riaperta al culto, lunedì 15 settembre, a Carbonia, la chiesetta di Via Sicilia, interamente restaurata. La cerimonia, inserita nel programma religioso dei festeggiamenti per la #Beata Vergine Addolorata, si è sviluppata con la processione per le vie del quartiere di Rosmarino, la benedizione della chiesetta, la messa celebrata dal vescovo di Iglesias, monsignor Giovanni Paolo Zedda, e, infine, un concerto del coro polifonico parrocchiale.

La documentazione fotografica è a cura di Gianfranco Nurra.

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Undici clandestini sono sbarcati questo pomeriggio sulla costa meridionale della Sardegna, in area militare. Si tratta di otto uomini, due donne ed una bambina di otto anni. Sono giunti nel Sulcis dopo essere partiti con ogni probabilità dal porto algerino di #Annaba ed aver attraversato il #Mar Mediterraneo, a bordo di un’imbarcazione di circa sei metri, con motore fuoribordo, successivamente recuperata da una motovedetta dell’Esercito. Una volta giunti a terra, si sono diretti, a piedi, alla seconda spiaggia di Porto Pino, nella zona delle dune di Teulada, dove sono stati segnalati ai carabinieri della #Compagnia di Carbonia che li hanno identificati.

Prima di essere presi in consegna per il trasferimento al #centro di prima accoglienza di Elmas, sono stati ospitati da Renzo Argiolas, titolare dello stabilimento balneare “Caraibi”.

Alcuni dei clandestini nelle fotografie scattate da Gianfranco Nurra all’interno dello stabilimento balneare.

Alcune centinaia di persone sono scese in piazza, questa mattina, davanti al municipio di Carbonia, in piazza Roma, per protestare contro le bollette della Tari. La manifestazione di protesta è stata organizzata dal Movimento Sulcis in lotta, guidato da Manolo Mureddu, delegato sindacale dei lavoratori degli appalti della Cisl.

All’origine della protesta, le tariffe della Tari, la nuova tassa sui rifiuti solidi urbani, la cui prima scadenza era fissata per ieri, anche se molti cittadini non hanno ancora ricevuto avvisi di pagamento e relativi modelli F24.

«I rincari sono assolutamente eccessivi rispetto alle vecchie Tarsu e Tares – ha spiegato Manolo Mureddu in Piazza Roma – e finiscono col gravare pesantemente sulle tasche di cittadini e commercianti, già schiacciati da una crisi devastante.»

Nel corso della manifestazione è intervenuto anche il sindaco di Carbonia, Giuseppe Casti.

Il servizio fotografico è stato realizzato da Gianfranco Nurra.

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Le strutture di Punta Torretta, in località Medau Su Rei, a Carbonia, sabato prossimo, 29 marzo, dalle 16.00 alle 19.00, ospiteranno un incontro-confronto sui temi della “tutela del paesaggio”, organizzato dall’Associazione di volontariato Carbonia.

Relatori saranno Giacomo Mameli, giornalista e scrittore; Susanna Carrusci, dottore in agronomia; Giorgio Deiana, agricoltore. I lavori saranno coordinati dal giornalista Gianfranco Nurra.

In caso di maltempo, l’incontro si terrà nella sede centrale di Carbonia, in via Marconi 65.

STEFANIA