29 March, 2024
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«Sono lieto di comunicare al Presbiterio e a tutta la comunità diocesana la notizia della nomina di Mons. Walter Erbì a Nunzio Apostolico in Liberia.»
Lo ha annunciato mons. Giovanni Paolo Zedda, vescovo della Diocesi di Iglesias.
Mons. Giovanni Paolo Zedda ha diffuso la comunicazione della sala stampa della Santa Sede:

Nomina del Nunzio Apostolico in Liberia
Il Santo Padre ha nominato Nunzio Apostolico in Liberia il Reverendo Monsignore Walter Erbì, Consigliere di Nunziatura, elevandolo in pari tempo alla Sede titolare di Nepi, con dignità di Arcivescovo.
Curriculum vitae. S.E. Mons. Walter Erbì è nato a Torino (Italia) l’8 gennaio 1968. È stato ordinato sacerdote il 10 maggio 1992, incardinandosi nella Diocesi di Iglesias. Si è laureato in Diritto Canonico. È entrato nel Servizio diplomatico della Santa Sede il 1° luglio 2001 e ha prestato la propria opera nella Nunziatura Apostolica nelle Filippine, nella Sezione per gli Affari Generali della Segreteria di Stato e nelle Rappresentanze Pontificie in Italia, negli Stati Uniti d’America e in Turchia. Conosce lo Spagnolo, l’Inglese e il Francese.

Ringraziamo il Signore e il Santo Padre per aver chiamato un sacerdote del nostro Presbiterio a questo impegno a servizio della Chiesa ed eleviamo la nostra preghiera perché lo Spirito Santo assista costantemente Mons. Walter nella sua nuova missione.
Ulteriori notizie sulla data e sulla sede della sua Consacrazione episcopale verranno comunicate appena possibile.
+ Giovanni Paolo Zedda

Ad integrazione di quanto sopra, si precisa che Mons. Walter Erbì è stato alunno del Seminario Minore “Maria Immacolata” di Iglesias ed è stato ordinato sacerdote a Domusnovas, paese d’origine della sua famiglia. Prima di entrare nel servizio diplomatico della Santa Sede ha svolto il ministero sacerdotale nella Diocesi di Iglesias dal 1993 al 1999, quando il vescovo della diocesi era Mons. Arrigo Miglio, prossimo Cardinale, con incarichi presso il Tribunale Ecclesiastico Diocesano e docente di Diritto Canonico presso l’Istituto Diocesano di Scienze Religiose (1993-1999); Vicario Parrocchiale nella Parrocchia San Ponziano in Carbonia (1993-1997); Insegnante di Religione nella Scuola Media Statale N. 2 di Carbonia (1993-1994); Assistente Diocesano dell’Azione Cattolica dei Ragazzi (1993-1996); Assistente di Zona dell’A.G.E.S.C.I. (1996-1999); Segretario del Vescovo per la Visita Pastorale alla Diocesi (1997-1999); Direttore degli Uffici Diocesani per la Pastorale Giovanile (1997-1999) e per le Comunicazioni Sociali (1997-1999); Delegato Diocesano per il Grande Giubileo del 2000 (1997-1999) e Segretario del Consiglio Presbiterale (1998-1999).
 

Lunedì 2 maggio, dopo due lunghi anni di assenza, è tornata, alla fine della messa in Basilica, officiata dal vescovo di Iglesias Giovanni Paolo Zedda, la grande processione solenne in onore di Sant’Antioco Martire, patrono della Sardegna. Il Santo venuto dal mare ha sfilato per la 663esima edizione della festa in un lungo corteo, per le vie del paese, aperto da numerosi gruppi folk provenienti da tutte le province della Sardegna, e da gruppi a cavallo. Numerosi, tra i gruppi a piedi, i bambini e le bambine in costume, il filo tra passato, presente e futuro a testimonianza della nostra storia.

La bellezza dei costumi tradizionali sardi brillava sotto la luce del sole, mentre le preghiere recitate dai fedeli assumevano un carattere ancora più forte, dato il momento socio-culturale investito prima dal Covid-19 e ora, da quasi due mesi e mezzo dalla guerra originata dall’invasione della Russia in Ucraina.

Le note della banda musicale e gli applausi della grande folla di gente lungo le strade, erano di certo un qualcosa di cui si sentiva la mancanza, così come i sorrisi delle persone che finalmente non erano più coperti dalle mascherine.

Tanta la voglia di passeggiare, di ridere e scherzare, mitigando, seppur solo per qualche ora, tutte le preoccupazioni del momento, improvvisamente anche un gelato o un aperitivo in compagnia hanno suonato come un senso di libertà finalmente recuperata.

Per concludere, i fuochi d’artificio musicali hanno colorato la notte sulla laguna che ha registrato un vero e proprio bagno di folla che, per svariati minuti, ha rivolto lo sguardo al cielo, per gustarsi la magia che da sempre gli spettacoli pirotecnici sanno regalare a grandi e piccini.

Nadia Pische

     

Il 3° Reggimento bersaglieri della Brigata “Sassari” presso la Caserma “Salvatore Pisano” di Capo Teulada ha commemorato il 79° anniversario della “Battaglia di Natale” (Fronte russo 25 – 31 dicembre 1941).

Il 25 dicembre del 1941, il reggimento fu schierato a caposaldo di Petropawlowka, in Ucraina, dove per tre giorni resistette eroicamente sotto il fuoco di un nemico dieci volte numericamente superiore ed in condizioni ambientali proibitive, riuscendo a mantenere le posizioni e a contrattaccare, conquistando così nuovi capisaldi per rinforzare la linea difensiva.

Per l’occasione è intervenuto il professor Giorgio Pellegrini dell’Università di Cagliari che ha esposto i fatti d’arme del tempo.

La cerimonia, presieduta dal comandante del 3° reggimento bersaglieri, Colonnello Nazario Onofrio Ruscitto, ha visto la partecipazione del Comandante del Comando Militare Esercito “Sardegna”, il Generale di Brigata Stefano Scanu, il Vice-Comandante della Brigata Sassari, colonnello Giuseppe Levato e dei sindaci dei comuni di Sant’Anna Arresi, Anna Maria Teresa Diana, di Villaperuccio, Marcellino Piras e del vice sindaco di Carbonia, Michele Stivaletta,

che hanno assistito alla funzione religiosa in memoria dei caduti di tutte le guerre celebrata dal vescovo di Iglesias, Sua Eccellenza Giovanni Paolo Zedda e da don Pietro Piras.

I bersaglieri, come da tradizione, hanno dato prova della loro preparazione atletica con un saggio ginnico e con la presentazione delle attività operative del reggimento.

 

A seguire la fanfara “Goito” del 3° bersaglieri ha allietato i presenti con i canti e le musiche bersaglieresche e per l’occasione, l’ufficiale. dei bersaglieri in congedo Giovanni Zarola, che ha fatto parte della Fanfara “Goito” fra il 1995 ed il 1996 (già di stanza a Milano), ha donato una copia del Libro–Spartito, dal titolo “Il Maggiore”, dedicato al Maggiore Giuseppe La Rosa, Medaglia d’oro al Valor Militare alla memoria.

Con una Croce di Cavaliere dell’Ordine Militare d’Italia, un Ordine Militare d’Italia, tre Medaglie d’Oro al Valor Militare, tre Medaglie d’Argento al Valor Militare, tre Medaglie di Bronzo al Valor Militare, una Medaglia di Bronzo al Merito Civile e una Medaglia d’Argento al Valore dell’Esercito concesse alla sua bandiera di guerra, il 3° reggimento bersaglieri è l’unità più decorata delle Forze Armate Italiane.

 

 

Lunedì 20 dicembre, alle ore 10.30, Confartigianato Sud Sardegna e Coldiretti di Cagliari consegnano alla diocesi di Iglesias la statuina
de “l’imprenditore che usa la tecnologia”. Iniziativa delle associazioni degli artigiani e degli agricoltori per rinnovare una tradizione che trasmette speranza e serenità.

E’ una statuina raffigurante un imprenditore che usa la tecnologia il nuovo personaggio del presepe 2021 di Confartigianato, Coldiretti e
Fondazione Symbola.

Realizzata in cartapesta dalla maestria artigiana, è l’emblema degli uomini e delle donne di buona volontà impegnati, con le loro aziende, a costruire un futuro nuovo, all’insegna dell’innovazione e della sostenibilità.

Anche quest’anno, come in quello appena concluso, verrà consegnata al vescovo di Iglesias, mons. Giovanni Paolo Zedda, dalle rappresentanze territoriali dell’associazione artigiana e da quella dei coltivatori.

La breve cerimonia avverrà lunedì 20 dicembre, alle ore 10.30, presso la Cattedrale di Iglesias, alla presenza della vicepresidente e del
segretario di Confartigianato Sud Sardegna, Norella Orrù e Pietro Paolo Spada, del rappresentante di Coldiretti Sud Sardegna, Sergio Lai, e del direttore regionale di Coldiretti Sardegna, Luca Saba.

Un’iniziativa che verrà replicata su tutto il territorio regionale e nazionale, per valorizzare la tradizione del presepe che trasmette speranza e serenità anche nei momenti difficili che stiamo attraversando.

Il primo agosto si celebra la Festa di Sant’Antioco Martire d’estate, giunta alla 662ª edizione, tutta incentrata sulla rievocazione storica della Fede nel Patrono della Sardegna. Un omaggio “corale” delle genti di Sardegna, rappresentate da traccas e gruppi folkloristici delle dieci diocesi sarde che nella serata del 31 luglio si posizioneranno in altrettanti punti del centro abitato per essere ammirate nella loro magnificenza, dalla Basilica al Lungomare.

«Con questa azione commenta l’assessore del Turismo Roberta Serrentiabbiamo voluto rappresentare i fedeli che, provenienti da ogni angolo di Sardegna a bordo delle tracas, storicamente raggiungevano Sant’Antioco in occasione de “Sa Festa Manna” per rendere omaggio al Patrono massimo. E lo facciamo, naturalmente, attraverso “manifestazioni statiche” di fede: non ci saranno balli e canti nel rispetto della normativa anti covid che ancora oggi impone scelte rigorose, anti assembramento. I gruppi folkloristici, infatti, saranno presenti esclusivamente in forma di rappresentanza. Siamo comunque riusciti a fare qualcosa in più, anche se abbiamo dovuto rinunciare alle processioni o alle sfilate in abito tradizionale, così come le abbiamo sempre vissute fino all’avvento della pandemia.»

Ma c’è un’altra iniziativa che, sempre attraverso una manifestazione statica di fede, si propone di omaggiare il Patrono della Sardegna: “L’arte di strada dei madonnari e la mostra di opere sacre a cielo aperto”.

«Anche questa iniziativaprosegue l’assessore Roberta Serrenti – vuole onorare il Patrono della Sardegna attraverso una celebrazione di fede che in questo caso si coniuga con una forma d’arte storica. La scuola napoletana dei madonnari, guidata dall’artista Gennaro Troia, lavorerà su quattro piazze della cittadina, (Piazza De Gasperi – Basilica di Sant’Antioco, Piazza Umberto, Piazza Italia e Piazza Repubblica – Chiesa di Santa Maria Goretti), e realizzerà, con gessetti colorati, piccole opere d’arte sacra uniche e irripetibili.»

Gli artisti realizzeranno le proprie opere en plein air per uno spettacolo immediato, capace di donare l’emozione dell’opera istantanea. Ad arricchire ulteriormente la giornata, nelle piazze dove opereranno i quattro madonnari saranno fissate al pavimento 15 tele di carattere sacro. Infine, sempre nell’ambito dei festeggiamenti, giovedì 5 agosto verranno consegnate le civiche benemerenze.

Naturalmente il primo agosto sono previste le diverse funzioni religiose: alle 8.00, alle 9.30 e alle 11.00 mentre alle 18.30 si terrà la solenne concelebrazione eucaristica presieduta dal vescovo di Iglesias, monsignor Giovanni Paolo Zedda.

«Sarebbe piaciuto a tutti poter assistere alla sfilata del nostro amato Santo per le vie della cittàcommenta il sindaco Ignazio Loccima dopo un lungo confronto con la Prefettura e con la Diocesi, considerato che nulla, per ora, è cambiato in termini di accordi sulle processioni tra CEI e Governo, si è stabilito di evitare l’uscita del Santo dalla Basilica. Confidiamo nella Festa Manna dell’anno prossimo.»

Sabato 24 luglio scorso il vescovo di Iglesias, mons. Giovanni Paolo Zedda, ha proceduto alle seguenti nomine nel presbiterio diocesano:
Don Gianni Cannas, parroco della Vergine della Neve in Piscinas; don Cannas, 74 anni, aveva rinunciato alla parrocchia di San Carlo Borromeo, in Carloforte, proprio un anno fa.
Don Giulio Demontis, parroco di San Nicolò, di B.V. di Fatima e di Santa Maria di Montefracca in Santadi e di San Giovanni Bosco in Terresoli; don Demontis, 52 anni, da sei anni era il parroco della parrocchia della Vergine d’Itria di Portoscuso e, dopo la rinuncia di don Salvatore Atzori anche di San Giovanni Battista sempre in Portoscuso. In Santadi succede al compianto don Giampiero Marongiu, scomparso improvvisamente nello scorso mese di gennaio.
Don Antonio Mura, 60 anni nel prossimo mese di ottobre, parroco della Vergine d’Itria e di San Giovanni Battista in Portoscuso; don Mura ha appena concluso l’incarico affidatogli nel 2015 dai vescovi sardi quale rettore del seminario maggiore di Cagliari.
Don Marco Olianas, 38 anni e sacerdote dal 2018, sarà il nuovo cancelliere vescovile, nel ruolo subentrerà a don Carlo Cani, ma anche parroco di Santa Barbara in Nebida;
Don Francesco Lai, già indicato come nuovo cancelliere vescovile, incarico a cui ha rinunciato un mese fa, lascia la parrocchia di Nebida, in cui era arrivato nel 2008, e sarà parroco di San Maurizio in Calasetta; don Lai subentra a don Giovanni Cauli che ha guidato la parrocchia per ben 59 anni, essendovi giunto nel lontano 1962.
Il vescovo di Iglesias ha ricordato inoltre a tutte le Parrocchie di attenersi alle disposizioni CEI riguardo alla sospensione di tutte le manifestazioni esterne in occasione delle feste patronali e liturgiche, in particolare delle processioni, fino a che non ci siano nuove disposizioni a riguardo.
Guido Cadoni

La diocesi di Iglesias piange monsignor Tarcisio Pillolla, morto oggi a Cagliari, all’età di 90 anni.
Nato a Pimentel, arcidiocesi di Cagliari, l’11 luglio 1930, venne ordinato presbitero il 4 luglio 1954.
Eletto vescovo titolare di Cartenna e nominato ausiliare di Cagliari il 3 maggio 1986, ricevette l’ordinazione episcopale l’8 giugno 1986 dal cardinale Giovanni Canestri. Trasferito a Iglesias il 3 luglio 1999, successore di monsignor Arrigo Miglio, fece il suo ingresso solenne ad Iglesias domenica 5 settembre 1999. Fondò il settimanale diocesano Sulcis Iglesiente Oggi. E’ divenuto vescovo emerito della diocesi di Iglesias il 17 giugno 2007, quando per raggiunti limiti d’età, gli succedette monsignor Giovanni Paolo Zedda.

E’ stato firmato ieri, 1 maggio, il protocollo d’intesa per favorire la pratica dell’attività fisica delle persone trapiantate.

Creare le condizioni per consentire la pratica del Cammino lento lungo il Cammino Minerario di Santa Barbara per migliorare la salute e la qualità della vita dei soggetti trapiantati, è l’impegno assunto dalla Fondazione Cammino Minerario di Santa Barbara, dall’Associazione Sarda Trapiantati e dalla Federazione Liver-Pool con il sostegno del Centro nazionale e del Centro regionale trapianti, della Diocesi di Iglesias e dei Comuni di Carbonia, Iglesias e Guspini.

Dopo la firma in remoto del protocollo, il vescovo monsignor Giovanni Paolo Zedda ha celebrato la Santa Messa nella Cattedrale di Iglesias, in suffragio dei donatori di organi e dei componenti dell’equipe medica che hanno perso la vita nel tragico incidente aereo del 2004.

 

Si rinnova l’atteso appuntamento con “Sa Festa Manna” che, come ogni anno, quindici giorni dopo Pasqua, richiama la comunità di Sant’Antioco e della Sardegna tutta a stringersi attorno al Martire Sant’Antioco, medico e guaritore, patrono di Sant’Antioco e della Sardegna. Ma anche quest’anno, così come l’anno scorso, le misure di contenimento del virus Covid-19 impongono celebrazioni sobrie, nel rispetto della normativa attualmente in vigore, che ci vede “confinati” nella cosiddetta “zona rossa”. Dunque niente sfilata della statua del Santo e delle sue reliquie per le vie della città, accompagnati da “traccas”, cavalieri e amazzoni, suonatori di launeddas e gruppi folkoristici provenienti da ogni angolo dell’isola. E non si terranno nemmeno le varie manifestazioni religiose e laiche che annualmente si svolgono in occasione della Festa in onore del Patrono.

Ma nulla impedirà agli antiochensi (e non soltanto) di stringersi in un abbraccio collettivo, in un momento di preghiera corale. Lunedì 19 aprile, infatti, “Festa Manna”, la Santa Messa (ore 18.00) concelebrata dal Vescovo della Diocesi di Iglesias, monsignor Giovanni Paolo Zedda, e dal rettore della Basilica di Sant’Antioco, don Mario Riu, verrà trasmessa in diretta TV sulle emittenti Videolina e TCS (previste anche le repliche). Anche quest’anno, inoltre, grazie al supporto di Protezione civile, Compagnia barracellare ed Associazione Nazionale Carabinieri, a tutte le famiglie di Sant’Antioco verrà recapitato in casa un “coccoi” benedetto, tra i simboli che accompagnano la Festa di Sant’Antioco, insieme a un pieghevole celebrativo contenente la preghiera per il Santo e alcuni cenni storici di rilievo.

«Per il secondo anno consecutivo commenta il sindaco Ignazio Loccila pandemia ci costringe ad onorare il nostro amato Antioco in modo sobrio, senza i fasti e le cerimonie che spettano al patrono di tutta la Sardegna. Ma è proprio in questo momento di difficoltà che, ancora una volta, animati dalla nostra sconfinata fiducia nei confronti del Santo Martire, dobbiamo rivolgerci a Lui in un abbraccio collettivo che ci unisca in nome della Fede. Siamo giunti alla 662ª Festa di Sant’Antioco Martire stanchi e fiaccati da un anno di lotta, di sofferenza. Questo non ci impedirà di credere in un futuro prospero, senza la pandemia, senza più restrizioni legate all’emergenza sanitaria. Sono certo, infatti, che presto torneremo a festeggiare Antioco con le celebrazioni che da sempre rendono omaggio allo splendore del nostro venerato Patrono.»

L’assessore del Turismo e dello Spettacolo, Roberta Serrenti, amareggiata per l’impossibilità anche per la 662ª edizione di poter onorare come si conviene il patrono della Sardegna, rimarca l’importanza della scelta di distribuire il pane benedetto e un pieghevole celebrativo: «Avevamo lavorato per allestire un programma di celebrazioni ed eventi degni del Santo, nella speranza che il virus fosse clemente. Invece la “zona rossa” ha, purtroppo, ridimensionato i nostri progetti. Tuttavia, questo non impedirà alla comunità antiochense di sentirsi vicina al Santo e, nel contempo, di manifestargli la sua vicinanza. La Santa Messa trasmessa in diretta TV, nonché la condivisione del pane benedetto, ci consentiranno di vivere la Festa di Sant’Antioco, ancora una volta, tra fede e devozione».

 

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E’ festa grande per la Comunità Parrocchiale Vergine d’Itria di Portoscuso. Dopo circa 24 anni, fa ritorno la campana trafugata dalla torre campanaria della parrocchiale alla fine degli anni ’90. La campana successivamente fu collocata nel campanile della chiesa Parrocchiale di San Narciso in Serbariu, a Carbonia. L’interessamento e l’attenta ricerca da parte degli eredi offerenti ha portato a far sì che la campana tornasse al suo posto originale. Il ritrovamento è stato possibile anche grazie alle incisioni riportate sulla stessa: “Pietro e Annetta Neri per grazia ricevuta e in memoria di Giovanni XXIII – Portoscuso 8.IX.1963“ realizzata dalla fonderia Cappezzutto per conto della famiglia Neri. L’impegno degli eredi, del parroco don Giulio Demontis, del vescovo mons. Giovanni Paolo Zedda, l’ufficio arte sacra e beni culturali della diocesi di Iglesias, a seguito di accurate indagini, ha permesso il recupero del prezioso bene inventariato tra quelli in possesso della parrocchia Vergine d’Itria.
Il parroco don Giulio, ha assicurato che farà in modo affinché la campana venga riposizionata nella sua arcata campanaria in occasione della festa della nascita della Beata Vergine, 8 settembre, anniversario della fusione. Se non si dovesse riuscire per la data stabilita si presume che entro il prossimo autunno, la campana sarà ricollocata definitamente nella torre campanaria e riprenderà a suonare a Portoscuso, suono che da secoli suscita in tutti profondi sentimenti di appartenenza, tanto che quando le campane dei campanili suonano a distesa per annunciare una festa o un’importante celebrazione religiosa, il paese cambia aspetto perché il suono delle campane dà vita e crea un’unica ed indissolubile realtà con la storia della comunità ed i suoi abitanti.
Le campane accompagnano e scandiscono ogni momento della vita di ciascuno: nei sacramenti come il battesimo, le comunioni, le cresime, i matrimoni o le ordinazioni sacerdotali ed anche in altre occasioni come i riti delle esequie. Per ogni evento, dunque, sanno creare con estrema immediatezza quel clima che meglio si addice: dalle solenni distese ed allegrezze che accompagnano i momenti di gioia, ai rintocchi singoli e cadenzati che annunciano un lutto.
Le campane oggi, con il loro secolare e metodico rintoccare, continuano a chiamare, ad annunciare la festa, a rallegrare, ad accompagnare la vita in modo costante e discreto, e forse meno martellante dei mezzi di comunicazione più moderni, a volte un po’ troppo ampiamente diffusi.
Le campane sono il simbolo della fede e della vocazione religiosa dei popoli. In tutta la Sardegna l’uso delle campane è ancora molto radicato nella vita di tutte le comunità religiose e civili.

La campana è realizzata con i migliori materiali, bronzo, e sottoposta a fasi di lavorazione anche molto complesse.