10 May, 2024
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La sala della Sezione di Storia locale, sita nella Grande Miniera di Serbariu, ha ospitato ieri sera un incontro in ricordo di Vitale Piga. Nel corso della serata, organizzata dall’associazione “Amici della Miniera” di Carbonia, con il patrocinio dell’Amministrazione comunale, è stata ripercorsa la vita politico-professionale di colui che fu podestà di Carbonia nei primi anni della neonata cittadina del Sulcis, dal 28 settembre 1939 al 24 aprile 1942, presidente dell’Ente ospedaliero ed autore del libro “Il giacimento carbonifero del Sulcis – Carbonia”, del quale l’associazione “Amici della Miniera” curerà la ristampa anastatica.

Il ragioniere Vitale Piga, prima dell’esperienza a Carbonia, fu podestà della città di Iglesias dal 30 marzo 1927 al 19 settembre 1930, e dall’8 novembre 1930 al 7 marzo 1931.

Tra gli ospiti della serata c’era Barbara Piga Serra, giornalista corrispondente da Londra di Al Jazeera, nata a Milano nel 1974 da padre sardo (di Decimomannu) e madre siciliana, nipote di Vitale Piga Serra, cresciuta a Copenaghen, diplomata in relazioni internazionali alla London school of economics, esperienze professionali alla Cnn, Bbc, Sky News e Channel 5, sposata con un giornalista ebreo, Mark Kleinman (il 14 luglio 2008 scelse Carloforte per il suo primo matrimonio, con Mark Austin, protestante, celebrato nella chiesa di San Carlo da don Lino Melis, con ricevimento curato da Luigi Pomata).

I lavori sono stati presentati da Mario Zara, presidente dell’associazione “Amici della miniera”, con la proiezione di un filmato e di immagini dei primi anni di Carbonia, e aperti dalla relazione della professoressa Rosalba Pala, ricercatrice storica, che ha parlato delle vicende degli anni che hanno preceduto la nascita della città di Carbonia.

Dopo il primo intervento di Barbara Piga Serra, che ha tracciato una figura del nonno Vitale, secondo quanto le è stato raccontato fin da bambina dalla famiglia, in quanto non lo ha conosciuto, e quello di Francesco Marini, altro nipote di Vitale Piga che lo ha conosciuto per lunghi anni in vita, Luciano Ottelli, geologo minerario, geologo e scrittore, figlio del cavaliere Guido Ottelli, commissario prefettizio della città di Iglesias, dal 3 settembre 1924 al 28 marzo 1926, poco prima dell’arrivo di Vitale Piga. Luciano Ottelli ha parlato in particolare delle miniere di carbone di Bacu Abis.

Sono seguiti gli interventi dell’ingegner Paolo Costa, studioso di urbanistica di Carbonia e del territorio, che ha parlato della progettazione della città di Carbonia: e del commendatore Paolo Fadda, manager minerario, storico minerario e scrittore, nipote di uno degli impresari che costruì Carbonia. La serata è stata conclusa da alcuni interventi degli ospiti presenti nella sala riunioni della Sezione di Storia locale della Grande Miniera di Serbariu.

Vitale Piga, al di là della sua scelta di aderire al partito fascista, è una figura molto importante dell’epoca che ha preceduto la nascita di Carbonia e dei suoi primi anni di vita, ed il suo libro “Il giacimento carbonifero del Sulcis – Carbonia”, è stato preso come punto di riferimento dagli autori di molte pubblicazioni successive su Carbonia e sulla realtà carbonifera del Sulcis. Al di là della fede politica, è importante studiarne la figura, come ha confermato la stessa Barbara Piga Serra, che ha sottolineato di essere perfettamente cosciente che se suo figlio, avendo un padre ebreo, fosse vissuto ai tempi del nonno Vitale, sarebbe stato ucciso.

Alleghiamo le foto della serata e due filmati: il primo è relativo ad uno stralcio dell’intervento di Barbara Piga Serra e all’intervento di Francesco Marini, nipote di Vitale Piga; il secondo, alla lettura di una poesia in sardo di Vitale Piga, fatta da Elisabetta Marroccu, cugina di Barbara Piga Serra.

                  

 

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Venerdì 3 novembre, alle 17.30, presso la Fabbrica del Cinema sita in piazza Sergio Usai, nella Grande Miniera di Serbariu, si svolgerà la presentazione del libro di Aurelio Fadda, dal titolo “L’Africa di mio padre. 10 anni di lavoro, guerra e prigionia fra Africa e India (1936-1946)”

Un appuntamento che si inscrive nell’ambito della rassegna “Carbonia Scrive”. «Questa rassegna – ha affermato l’assessore alla Cultura Sabrina Sabiu -, sta dimostrando sempre di più la sua capacità di incentivare e promuovere la lettura di libri, riscuotendo nel contempo un ottimo apprezzamento da parte dei cittadini». 
L’autore del libro “L’Africa di mio padre” è Aurelio Fadda, scrittore nato a Cagliari, con all’attivo una laurea in Scienze Geologiche e diverse attività lavorative nel campo minerario, tra cui una consulenza esterna all’Ente Minerario Sardo e, successivamente, un’esperienza da geologo alla Carbosulcis.
Aurelio Fadda ha rivestito incarichi pubblici dai primi anni Novanta, dapprima come assessore dell’Ambiente e ai Servizi tecnologici del comune di Carbonia e, successivamente, come presidente del Consiglio di Amministrazione della Muova Mineraria Silius S.p.A.
Appassionato di fotografia, sin da giovane si è dedicato allo sviluppo dei negativi riportati dalla prigionia e gelosamente custoditi da suo padre. Proprio da questa attività è nato il libro fotografico “L’Africa di mio padre”, che verrà presentato venerdì 3 novembre in un appuntamento in cui interverranno, oltre all’autore del libro, l’assessore alla Cultura Sabrina Sabiu, l’ex senatore e deputato della Repubblica Giovanni Battista Loi, il direttore del Centro Servizi Culturali Carbonia della Società Umanitaria Paolo Serra ed il presidente dell’Associazione Amici della Miniera Mario Zara. Il dibattito sarà moderato dal giornalista Marco Corrias.

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La mattina del 19 ottobre 1937 il Capo del Governo, Benito Mussolini, firmava il decreto che sanciva la nascita del comune di Carbonia, 14 mesi prima dell’inaugurazione della città; il pomeriggio di quello stesso giorno, dieci minuti prima della conclusione del turno di lavoro, 14 minatori perdevano la vita in una tragica esplosione (8 si salvarono, tra loro un ragazzino di soli 15 anni, Antonio Canè), nel pozzo di Schisorgiu, nell’area dove ora sorge il parcheggio del supermercato Lidl, all’incrocio tra la via Logudoro e la via Dalmazia. Quella tragedia è rimasta a lungo nascosta, nessun organo di informazione se ne occupò, per l’evidente interesse del Governo di non influenzare l’opinione pubblica, per la quale con la nascita di Carbonia, città destinata ad una rapida crescita nel bacino carbonifero per lo sfruttamento dell’unica risorsa energetica disponibile per il soddisfacimento del fabbisogno dell’intera Nazione, si aprivano concrete prospettive di lavoro.

A distanza di 80 anni, quella tragedia viene ricostruita e diventa il tema di un progetto di ricostruzione della memoria storica, “Schisorgiu 1937”, presentato ieri pomeriggio, nel corso di una conferenza stampa tenutasi nei locali dello Spazio Ex-Di’ Memorie in Movimento – La Fabbrica del Cinema, in piazza Sergio Usai, nella Grande Miniera di Serbariu a Carbonia.

Alla conferenza, presentata da Paolo Serra, Direttore del Centro Servizi Culturali Carbonia della Società Umanitaria – La Fabbrica del Cinema, sono intervenuti Mario Zara, presidente dell’associazione Amici della Miniera; Sabrina Sabiu, assessore della Cultura del comune di Carbonia e studiosa della storia delle miniere del Sulcis; Sandro Mantega, giornalista e curatore storico del progetto; il regista Paolo Carboni; Monica Porcedda, direttore artistico del gruppo teatrale La Cernita e Riccardo Podda, operatore della Cooperativa Progetto S.C.I.L.A. per i Servizi Audiovisivi del Sistema Bibliotecario Interurbano del Sulcis.

Il progetto si propone di rendere omaggio a quei minatori attraverso la realizzazione di una docu-fiction, della durata di 40/50 minuti, che ricostruisca le vicende legate all’incidente di Schisorgiu sia attraverso la documentazione esistente, ma, soprattutto, fissando con filmati ed interviste, le ultime testimonianze che è ancora possibile raccogliere tra i familiari dei minatori coinvolti in quella tragedia. Un progetto che si inquadra in un percorso, avviato da tempo, di recupero della memoria storica e della cultura mineraria della Sardegna e del Sulcis Iglesiente, territorio, quest’ultimo, dove proprio la cultura mineraria si è radicata più profondamente.

Il progetto è promosso dal Centro di Servizi Culturali Carbonia della Società Umanitaria-Fabbrica del Cinema, con il patrocinio dell’assessorato ai Beni culturali della Regione Autonoma della Sardegna, l’assessorato della Cultura del comune di Carbonia, in stretta collaborazione con l’Associazione Amici della Miniera di Carbonia ed il supporto dei Servizi Audiovisivi del Sistema Bibliotecario Interurbano del Sulcis, della Cooperativa Progetto S.C.I.L.A., della Sezione di Storia Locale, e dell’Associazione Sonebentu.

Vediamo ora le interviste realizzate ieri, al termine della conferenza stampa, con Mario Zara e Sandro Mantega.

   

 

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Verrà presentato questo pomeriggio, alle ore 17.00, nel corso di una conferenza stampa che si terrà nei locali dello Spazio Ex-Di’ Memorie in Movimento – La Fabbrica del Cinema, in piazza Sergio Usai, nella Grande Miniera di Serbariu a Carbonia, il progetto SCHISORGIU 1937.

Alla conferenza interverranno Paolo Serra, Direttore del Centro Servizi Culturali Carbonia della Società Umanitaria – La Fabbrica del Cinema, Sabrina Sabiu Assessore alla Cultura del Comune di Carbonia, Mario Zara, presidente dell’Associazione Amici della Miniera, Sandro Mantega, giornalista e curatore storico del progetto, il regista Paolo Carboni, Monica Porcedda, direttore artistico del gruppo teatrale La Cernita e Riccardo Podda, operatore della Cooperativa Progetto S.C.I.L.A. per i Servizi Audiovisivi del Sistema Bibliotecario Interurbano del Sulcis.

Proprio il 19 ottobre di quest’anno ricorre il ottantesimo anniversario della tragedia di Schisorgiu. Il 19 ottobre del 1937 una violenta esplosione devastò il cantiere minerario di Schisorgiu, aperto ai piedi della collina di Monte Sirai. In quella piana, un anno dopo, sarebbe sorta Carbonia. Fu un incidente terribile nel quale persero la vita 14 minatori, alcuni immediatamente, altri nei mesi successivi e dopo atroci sofferenze.

Fu quello il più grave infortunio nella storia delle miniere della Sardegna anche se, purtroppo, il sacrificio di quei minatori è stato quasi completamente dimenticato.

Il progetto si propone di rendere omaggio a quei minatori attraverso la realizzazione di una docu-fiction, della durata di 40 o 50 minuti, che ricostruisca le vicende legate all’incidente di Schisorgiu sia attraverso la documentazione esistente, ma, soprattutto, fissando con filmati e interviste le ultime testimonianze che è ancora possibile raccogliere tra i familiari dei minatori coinvolti in quella tragedia.

Un progetto che si inquadra in un percorso, avviato da tempo, di recupero della memoria storica e della cultura mineraria della Sardegna e del Sulcis-Iglesiente, territorio, quest’ultimo, dove proprio la cultura mineraria si è radicata più profondamente.

Il progetto è promosso dal Centro di Servizi Culturali Carbonia della Società Umanitaria-Fabbrica del Cinema, con il patrocinio dell’Assessorato ai Beni Culturali della Regione Autonoma della Sardegna, l’Assessorato alla Cultura del Comune di Carbonia, in stretta collaborazione con l’Associazione Amici della Miniera di Carbonia e il supporto dei Servizi Audiovisivi del Sistema Bibliotecario Interurbano del Sulcis, della Cooperativa Progetto S.C.I.L.A., della Sezione di Storia Locale, e dell’Associazione Sonebentu.

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Sabato 29 aprile, dalle 14.30 alle 15.00, sulle frequenze di RAI Radio 3, all’interno del programma “Passioni”, andrà in onda la prima puntata dal titolo “Carbonia” dell’audio documentario “Sa Mena – La Miniera: Racconti di Minatori Sardi” a cura del giornalista Gianluca Diana.

Quella di sabato è la prima di quattro puntate. Le prossime tre puntate di “Sa Mena – La Miniera: Racconti di Minatori Sardi” andranno in onda domenica 30 aprile, sabato 6 maggio e domenica 7 maggio, sempre su RAI Radio 3, sempre dalle 14.30 alle 15.00.

Il primo appuntamento, dedicato a Carbonia, ripercorre la storia mineraria e civile della nostra Città, attraverso la voce di alcuni testimoni e  protagonisti attuali e passati della storia della città e del territorio, come Antonio Capizzi, Dante Ennas, Sandro Mantega, Paolo Serra, Mauro Villani, Giovanni Virgilio, Mario Zara. I minatori e le loro famiglie, provenienti da tutta Italia, le lotte sindacali per ottenere delle condizioni di vita dignitose, la marcia verso Cagliari, l’orgoglio di combattere contro la fame e la disperazione.

Carbonia, la città che si rifiutò di morire al termine delle attività estrattive, ha saputo trovare in sé stessa quel futuro che sembrava non esistere: ripartendo dalla propria storia, convertendo i luoghi di lavoro in nuove attività produttive e culturali, come il Museo del Carbone e La Fabbrica del Cinema.

L’audio documentario ha ricevuto, durante la fase di produzione, il sostegno del Centro Servizi Culturali Carbonia della Società Umanitaria – La Fabbrica del Cinema.

Gianluca Diana racconta storie, in diverse forme e maniere, dall’inizio degli anni 2000 a Roma, città in cui nasce, vive e lavora. In radio condivide assieme al sodale di sempre Pietropaolo Moroncelli le trasmissioni presso Radio Onda Rossa, Radio Città Aperta, Radio Popolare Roma, RaiRadio 3, Radio Città Futura; scrive per “Il Manifesto” e “Alias”. Il format radiofonico porta il nome di “Mojo Station – Il Blues e le Sue Culture”. In passato scrive anche per XL – La Repubblica, Carta, MondoMix, Il Blues Magazine. II cuore delle sue narrazioni è l’amore per i suoni e le culture afro-americane, tanto che dal 2005 inventa e dirige, sempre assieme a P. Moroncelli, una delle principali rassegne blues d’Italia: il Mojo Station Blues Festival. Come autore pubblica, nel 2014 in Spagna, la graphic-novel “Mariem Hassan – Soy Saharui”, pubblicata nella versione italiana con il titolo “Mariem Hassan – Io Sono Saharaui”.

Date messa in onda:

  1. Sabato 29 e domenica 30 aprile
  2. Sabato 6 e domenica 7 maggio

Articolazione delle puntate:

  1. Sabato 29 aprile: Serbariu – Carbonia
  2. Domenica 30 aprile: Monteponi – Iglesias
  3. Sabato 6 maggio: Montevecchio – Guspini
  4. Domenica 7 maggio: Carbosulcis – Nuraxi Figus

L’orario di trasmissione va dalle ore 14.30 alle ore 15.00.

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Cent’anni fa, esattamente il 26 marzo 1917, nasceva a Iglesias Pietro Cocco, sindaco di Carbonia, dirigente politico e sindacale. Si sono ritrovati in tanti, questo pomeriggio, nella sala Astarte della Grande miniera di Serbariu, per ricordare la straordinaria figura di quello che viene ancora oggi considerato da tutti “IL SINDACO DI CARBONIA”, città che ha guidato da primo cittadino per oltre vent’anni in due fasi diverse, e alla quale ha dedicato gran parte della sua vita, caratterizzata dal duro lavoro in miniera fin da giovanissimo, ancora minorenne, dalle durissime lotte per la difesa dei diritti dei lavoratori negli anni del fascismo e dal confino. Città per la quale ha rinunciato al Consiglio regionale, nel quale era stato eletto. C’erano parlamentari, consiglieri regionali, sindaci, amministratori, sindacalisti e tanti amici che lo hanno conosciuto e in molti casi ne hanno condiviso per periodi più o meno lunghi le esperienze.

E’ stato Salvatore Figus, oggi operatore culturale ma negli anni giovanili impegnato in politica e poi anche amministratore comunale, dopo il breve saluto del sindaco di Carbonia, Paola Massidda, a presentare il primo ricordo della figura di Pietro Cocco. Salvatore Figus ha posto in evidenza anche il grande lavoro organizzativo svolto da Mario Zara, presidente dell’associazione “Amici della miniera”, che per problemi personali non ha potuto partecipare all’incontro. E’ toccato poi a Paola Atzeni, antropologa, docente universitaria ed assessore per diversi anni al fianco di Pietro Cocco; Enrico Pasqui, ex dirigente sanitario dell’ospedale Sirai di Carbonia, guidato per diversi anni da Pietro Cocco; tre ex sindaci: Antonio Saba, Giuseppe Casti e Antonangelo Casula.

In sala è stata proiettata una delle ultime interviste, realizzata nel 2007 da Paola Atzeni, dalla quale è emersa la grande visione politica di Pietro Cocco, allora 90enne, che ha tracciato un quadro della situazione politica nazionale di quegli anni, rimarcando la grande delusione per l’esperienza di governo del Centrosinistra, dalla quale si aspettava un’impronta diversa sia in politica interna sia in politica estera.

Sono intervenuti inoltre l’on. Antonello Mereu, consigliere comunale di opposizione nelle consiliature guidate da Pietro Cocco, che ha sottolineato la sua grande abilità nel tenere unito l’intero Consiglio comunale, con grande rispetto e considerazione del ruolo dei consiglieri di opposizione, sulle grandi scelte ritenute utili all’interesse della città e del territorio ed il rammarico per l’amara conclusione della sua esperienza amministrativa; il figlio Sergio, che ha ringraziato tutti i presenti per aver voluto rendere omaggio alla memoria del padre Pietro, oltre trent’anni dopo la conclusione della sua esperienza politica e amministrativa; il giornalista Sandro Mantega che ha ricordato alcuni passaggi di una sua intervista pubblicata nel 2007 su L’Unione Sarda; e, infine, Salvatore Cherchi, ex parlamentare, sindaco di Carbonia e presidente della provincia di Carbonia Iglesias, che ha concluso l’incontro.

La seconda giornata dedicata al ricordo di Pietro Cocco a cent’anni dalla nascita, è prevista domenica 26 marzo con la proiezione del film “La terra dentro”, di Stefano Obino, nella sala della Fabbrica del Cinema, nella Grande miniera di Serbariu. La presentazione del film, prodotto cinque anni fa, della durata di 72′, verrà curata da Andrea Contu e sarà preceduta dall’intervento di Fabio Desogus, autore del libro “Pietro Cocco. Il minatore antifascista di Iglesias diventato sindaco di Carbonia”. Interverranno la famiglia Cocco e l’assessore della Cultura del comune di Carbonia, Emanuela Rubiu.

                                         

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Il 24 e 26 marzo si terranno due iniziative per ricordare Pietro Cocco, sindaco di Carbonia, dirigente politico e sindacale.

La sala Astarte adiacente alla Sezione di Storia Locale di Carbonia, alla Grande miniera di Serbariu, ospiterà venerdì 24 marzo, a partire dalle 16.30, l’incontro “A cent’anni dalla nascita”. I lavori verranno coordinati da Salvatore Figus, operatore culturale.

Dopo la presentazione di Mario Zara, presidente dell’associazione “Amici della miniera”, verranno proiettati un filmato e delle immagini e il sindaco, Paola Massidda, porterà il saluto dell’Amministrazione comunale di Carbonia.

Sono previste relazioni e interventi di: Luciano Marrocu, storico; Paola Atzeni, antropologa; Enrico Pasqui, ex dirigente sanitario dell’ospedale Sirai di Carbonia; Antonio Saba, già consigliere regionale e sindaco di Carbonia; Giuseppe Casti, ex sindaco di Carbonia; Antonangelo Casula, già sindaco di Carbonia e sottosegretario delle Finanze; Ugo Piano, ex sindaco di Carbonia. Seguiranno un dibattito aperto al pubblico, i saluti della famiglia e le conclusioni, affidate a Salvatore Cherchi, ex parlamentare, sindaco di Carbonia e presidente della provincia di Carbonia Iglesias.

La seconda giornata, domenica 26 marzo, sarà dedicata alla proiezione del film “La terra dentro”, di Stefano Obino, nella sala della Fabbrica del Cinema, nella Grande miniera di Serbariu. La presentazione del film, prodotto cinque anni fa, della durata di 72′, verrà curata da Andrea Contu e sarà preceduta dall’intervento di Fabio Desogus, autore del libro “Pietro Cocco. Il minatore antifascista di Iglesias diventato sindaco di Carbonia”. Interverranno la famiglia Cocco e l’assessore della Cultura del comune di Carbonia, Emanuela Rubiu.

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Carbonia ha festeggiato oggi il suo nuovo centenario: Luigi Zara. Nato a Iglesias il 13 gennaio 1917, ha iniziato a lavorare ancora giovanissimo, a soli 15 anni, nel 1932, nella miniera di Bacu Abis. La sua esperienza in miniera è proseguita a Carbonia, interrotta dalla 2ª Guerra Mondiale che lo ha visto protagonista. Negli anni si è mantenuto in forma correndo nella pineta di Rosmarino e, ancora oggi, dedica almeno mezz’ora all’inseparabile cyclette. Rimasto vedovo 7 anni fa, dalla morte della moglie Mafalda, con la quale ha avuto due figlie, vive da solo in in via Tirso con il cane Toby, assistito per alcune ore da una ragazza che gli prepara i pasti e gli pulisce la casa.

Questa mattina, per il suo 100° compleanno, è stato festeggiato nel Ristorante La Miniera, dove ha ricevuto diversi doni e riconoscimenti da Mario Zara dell’associazione “Amici della Miniera”, Dante Ennas della sezione Anmil, Gianfranco Fantinel dell’associazione “La Memoria storica” e da alcuni amici. Ha gradito molto tutti i doni, tra i quali la lampada del minatore, una targa, la maglia del Cagliari con il numero 100 con le firme dell’allenatore e dei giocatori del Cagliari e i loro saluti, e la patente rinnovata, consegnatagli da Sandro Masciarelli.

Il servizio fotografico è stato realizzato da Andrea Rombi.

         

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Si è svolto sabato scorso 26 novembre, nel salone della Sezione di Storia Locale di Carbonia della Grande Miniera di Serbariu, il convegno “In ricordo di Antonio Puggioni, dirigente politico e sindacale nelle istituzioni”.

L’evento, organizzato dall’Associazione Amici della Miniera, con il patrocinio del comune di Carbonia, rientra in un programma che prevede il ricordo di alcune figure che hanno avuto ruoli di rilievo nella storia della città, del territorio del Sulcis Iglesiente e dell’intera Sardegna.

I lavori, coordinati dalla prof.ssa Anna Lai, sono stati aperti da Mario Zara, presidente dell’Associazione Amici della Miniera. Il ricordo di Antonio Puggioni è stato affidato prima alla proiezione di un’intervista realizzata nel 1985 dagli studenti della scuola media Zanella e poi agli interventi degli ospiti, il primo dell’ex sindaco Antonangelo Casula che ha ricostruito la lunga esperienza di vita, in particolare quella politica e sindacale, di Antonio Puggioni (alleghiamo il testo integrale).

Don Amilcare Gambella, parroco della chiesa di San Ponziano, si è soffermato sul rapporto di Antonio Puggioni con la chiesa, in particolare con due parroci che hanno segnato la storia della città di Carbonia, Don Vito Sguotti e Don Luigi Tarasco; Giampaolo Cirronis, giornalista e direttore del periodico “La Provincia del Sulcis Iglesiente” ha parlato del suo rapporto con Antonio Puggioni che, negli ultimi due anni e mezzo della sua vita (è scomparso il 24 agosto 1998), ha curato una rubrica del periodico, sulla storia politica e sindacale della città e del territorio, con un occhio di riguardo sul ruolo della chiesa; l’ex sindaco Antonio Saba ha parlato brevemente del suo rapporto di amicizia e di impegno politico con Antonio Puggioni; Salvatore Figus, operatore culturale, si è soffermato sui rapporti dei giovani iscritti al PCI con Antonio Puggioni, uomo di punta del partito fin dagli anni giovanili; e, infine, il senatore Francesco Macis, ha ricostruito l’impegno di Antonio Puggioni nelle istituzioni, in particolare in Consiglio regionale, dove ha lavorato al suo fianco per alcuni anni.

In conclusione, è stato dato spazio al pubblico presente in Aula ed è intervenuto il figlio Antonello (presenti anche le due figlie, Cristina ed Annamaria, mentre la moglie non se l’è sentita di partecipare) che ha ringraziato tutti per l’iniziativa in ricordo della figura del padre.

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L’intervento di Antonangelo Casula

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IN RICORDO DI ANTONIO PUGGIONI –  DIRIGENTE POLITICO SINDACALE E DELLE ISTITUZIONI. Intervento di Antonangelo Casula, Carbonia 26 novembre 2016.

Il presidente dell’Associazione Amici della Miniera, Mario Zara, ha illustrato le modalità relative allo svolgimento della nostra conversazione odierna dedicata al ricordo di Antonio Puggioni.

Il filmato che abbiamo appena visto e le immagini che lo ritraggono nel lungo arco della sua vita privata e  politica, fanno rivivere un emozione particolare, che rende ancora più interessante e piacevole questo incontro.

Il titolo assegnato a questa iniziativa, Antonio Puggioni – dirigente politico, sindacale e delle Istituzioni, richiede un particolare impegno a partire dalla mia introduzione, nella quale vorrei insieme alla ricostruzione del suo profilo pubblico prevalentemente conosciuto, contribuire a portare alla luce aspetti meno noti della sua vicenda politica, personale ed umana.

Antonio Puggioni nasce a Scano Montiferro, nell’attuale provincia  di Oristano, il 14 giugno del 1927 e  si trasferisce all’età di dodici anni, nel 1939 insieme alla famiglia, a Carbonia.

Il 1 aprile del 1942, non ancora quindicenne, viene assunto dalla Società Carbonifera Sarda in qualità di aiuto meccanico.

Nel gennaio1943 si arruola presso la Scuola militare di Pola (in quel periodo l’Istria apparteneva ancora all’Italia) nel Corpo Reale Equipaggi Marittimi come allievo motorista navale.

Il 9 settembre dello stesso anno (il giorno successivo all’annuncio dell’armistizio) viene fatto prigioniero dai tedeschi a Pola e la mattina del giorno successivo il 10 settembre, viene liberato dai partigiani di Tito a Passino presso Trieste, nello stesso anno viene fatto prigioniero nella periferia di Trieste e liberato per una seconda volta da una formazione di partigiani italiani.

A dicembre del ’43, rifugiato a Sant’Orso in provincia di Vicenza, viene arruolato nella Brigata Partigiana- Martiri della Val Leogra – Battaglione Ramina Bedin.

L’esperienza partigiana, per quanto mi risulta è una vicenda della sua vita nota a pochi, dura sino alla conclusione del conflitto e a giugno del 1945 fa ritorno in Sardegna, a Carbonia, dove viene riassunto nella miniera di Nuraxeddu per essere successivamente trasferito nel 1946 nell’officina meccanica della miniera di Serbariu.

Eletto prima nella Commissione Interna, diviene nello stesso anno segretario del Comitato di coordinamento delle commissioni interne  della miniera, membro della segreteria della Lega dei Minatori e infine componente dell’Esecutivo della Federazione provinciale dei minatori diretta per lungo tempo da Martino Giovannetti, il padre di Daverio.

Diviene nell’arco di pochi anni, al fianco di Velio Spano, Renato Mistroni, Antonio Sellitti, Pietro Cocco, Marco Giardina, e di tanti altri, uno dei principali dirigenti della classe operaia di Carbonia e del Sulcis.

E’ uno dei protagonisti della battaglia dei 72 giorni conclusasi il 18 dicembre del 1948a 10 anni dalla fondazione della Città, data che possiamo considerare – la citazione non è mia  ma la ritengo molto appropriata  data della rinascita morale della Città.

Non mi dilungherò, soprattutto per ragioni di tempo, su queste importanti vicende, essendo abbastanza  note ai più e sulle quali proprio Antonio ci ha lasciato importanti e dettagliate testimonianze, raccolte in una serie di articoli pubblicati sulla Provincia del Sulcis Iglesiente a cura di Giampaolo Cirronis e che saranno oggetto proprio di una sua successiva testimonianza nel corso di questo dibattito e saranno riprese certamente da Antonio Saba, con il quale ha condiviso insieme ad un’amicizia durata una vita, tutti i momenti cruciali della storia politica della nostra città.

Ancora giovanissimo, parliamo di un ragazzo di 21 anni è già protagonista in una temperie di lotte particolarmente difficili – mi riferisco alla battaglia per la sopravvivenza della città – che in tanti a quei tempi avrebbero voluto cancellare dall’atlante di geografia.

Inizia, dunque, al fianco di tanti altri protagonisti, un percorso di formazione  di quadro dirigente – come si usava dire allora  della vita politica e sindacale del Bacino Minerario, nel gennaio del 1949 viene inviato a Bologna al primo corso semestrale del P.C.I. presso la Scuola di partito in via dei Bottieri, al suo ritorno a Giugno viene eletto segretario della Lega dei minatori e segretario della Camera del Lavoro,  inoltre viene eletto nel Comitato Federale del  PCI della Federazione di Cagliari, a quei tempi non vigeva la regola dell’incompatibilità tra incarichi politici e sindacali.

Nel 1950 iniziano – chiamiamoli così – i primi inconvenienti del mestiere, viene arrestato per adunata sediziosa, corteo non autorizzato e aggressione delle forze dell’ordine, liberato dopo cinque mesi e condannato a dieci mesi con il beneficio della condizionale.

Viene sottoposto ad altri tre processi e di nuovo arrestato nel 1951, ne da conto anche l’avvocato Umberto Giganti anch’egli recluso in seguito ai fatti del 1948 in una lettera alla moglie Ina datata 9 febbraio 1951, contenuta nel libro “ La prigionia di un sogno” a cura di sua figlia Pia Giganti, dalla quale riporto testualmente: «Pelessoni è stato in causa ieri. E’ stato condannato a due anni di reclusione ma è uscito perché la pena gli è stata condonata. Puggioni è stato invece arrestato, per quella montatura della Cassa operaia, e si trova qui. Temo che dovrà rimanerci per un pezzo.»

Questa era la sorte comune per tanti dirigenti comunisti, socialisti di allora i tempi del “famigerato”  commissario Pirrone e della polizia di Scelba.

Il già citato Umberto Giganti, uscito dal carcere e rieletto in Comune, nella qualità di assessore anziano, subentrerà nel 1953/4 a Pietro Cocco nell’esercizio delle funzioni di sindaco, il quale fu destinatario di un provvedimento di sospensione dalle sue funzioni emanato dal prefetto di Cagliari.

La vita non era semplice a quei tempi in politica, sia nel sindacato che nelle istituzioni.

Puggioni viene eletto in Consiglio comunale per la prima volta nel maggio del 1952, assume l’incarico di assessore delle Finanze e del Bilancio e nel novembre dello stesso anno nominato Ispettore regionale degli Enti locali del PCI.

Nell’anno successivo, il 1953, viene nominato vicesindaco del comune di Carbonia.

Il 27 maggio del 1956 alle elezioni amministrative, viene riconfermato consigliere comunale.

L’attività politica e sindacale si intreccia con quella amministrativa e per riprendere un filo cronologico, nel 1954 viene nominato responsabile di zona del PCI e membro  della segreteria provinciale di Cagliari.

Nel 1957 viene chiamato insieme a Giovanni Lai e Girolamo Sotgiu a far parte della segreteria regionale del PCI in una fase che possiamo definire senza alcun eufemismo, di transizione.

Siamo in una fase successiva al terremoto del 1956, del quale ricordiamo la successione di avvenimenti storici sulla scala internazionale: il XX Congresso del PCUS con il rapporto segreto di Kruscev, l’invasione dell’Ungheria da parte delle truppe del Patto di Varsavia, VIII Congresso del PCI.

In questo quadro, in questi anni, nel PCI in Sardegna si afferma la segreteria di Renzo Laconi con  un conseguente ridimensionamento del ruolo di Velio Spano e del quadro dirigente di partito che a lui faceva riferimento, soprattutto del Bacino Minerario.

Antonio Puggioni era come la prevalenza del gruppo dirigente di Carbonia e del Sulcis, particolarmente legato a Velio Spano.

L’esito personale di questa fase politica per Puggioni può essere riassunto nella nota locuzione latina: Promoveatur ut amoveatur (sia promosso affinché sia rimosso).

Quindi dopo il matrimonio nel 1958 con Nilde Lampis compagna per tutta la sua vita, nel 1959 su incarico della direzione nazionale del partito, parte in incognito insieme alla consorte per l’Unione Sovietica, con un  passaporto intestato ai coniugi Calvi.

Il 1959 si presenta come un anno di svolta significativo nella vicenda personale e politica di Puggioni.

Il 28 aprile una prima tappa a Berlino orientale, in una città non ancora divisa dal muro, a maggio a Praga sino ad agosto dello stesso anno e, da questa data sino ad aprile del 1961, a Mosca.

Questa esperienza si rivelerà comunque molto importante, a partire dagli aspetti squisitamente politici, ed gli consentirà di entrare in contatto con personalità eminenti del movimento comunista internazionale; quindi si ritrova prima a Radio Praga al fianco di Aldo Tolomelli (divenuto in seguito senatore dell’Emilia) e di Francesco Moranino che vi svolgeva un attività di coordinamento squisitamente politico.

Moranino ex capo partigiano della Val d’Ossola era espatriato dall’Italia in ragione di una sentenza relativa a fatti dolorosi avvenuti nel corso della guerra partigiana e culminati in una sua condanna per la quale fu fatto decadere (prima circostanza nel Parlamento repubblicano) dall’incarico parlamentare.

Nell’URSS inizia a lavorare nella redazione italiana di Radio Mosca, nella quale anche la moglie Nilde trova occupazione nel lavoro di segreteria.

Questa esperienza, si rivelerà nel tempo fruttuosa, poiché oltre a consentire una importante confidenza con gli strumenti di comunicazione e l’attività di una redazione giornalistica, ne affinerà in meglio il   linguaggio, che come lo ricordiamo tutti, riusciva ad essere diretto, chiaro e semplice.

Chi ha avuto modo di ascoltare Puggioni sia in occasioni pubbliche, che in conversazioni private, sicuramente ne avrà apprezzato la proprietà di linguaggio, la capacità di scandire tempi e toni in maniera sempre molto efficace.

A Mosca risiede in un piccolo appartamento presso l’Hotel Ucraina ed entra subito in contatto con personalità del mondo sovietico moscovita, ma anche con una presenza italiana importante, tra le quali mi  preme segnalare quella con il “mitico” Giovanni Germanetto, giunto nell’URSS nel 1922, autore di un famoso libro “Le memorie di un barbiere” e insieme a Paolo Robotti “Trent’anni di lotte dei comunisti italiani”.

Frequenta e stringe amicizia con Giulia Schucht, la moglie di Antonio Gramsci, e con sua sorella Eugenia.

Di quello stesso periodo è l’amicizia Maurizio Ferrara corrispondente dell’Unità da Mosca (che successivamente sarà direttore de l’Unità), sua moglie Marcella che fu collaboratrice nella segreteria di Palmiro Togliatti.

In quelle circostanze Nilde si trovò più volte a prendere in braccio l’allora piccolo Giuliano, che diventerà noto a tutti noi per la militanza in un altro schieramento.

Sono anni in cui maturano una serie di rapporti sul piano politico ed umano con dirigenti nazionali che si recano a Mosca, tra i quali Nilde mi ha segnalato tra tutti, quello con Pietro Ingrao.

Inoltre, c’è una frequentazione molto importante per tutti gli avvenimenti di carattere culturale che si svolgevano attorno alla residenza dell’Hotel Ucraina e, infine dulcis in fundo, la frequentazione costante della vita culturale moscovita e del Teatro Bolscioi.

Sono anni importanti e prima di venire assegnato a nuova funzione in Polonia, nell’aprile del 1961 – alla quale oppone un diniego – l’esperienza si conclude con il rientro repentino a Carbonia, preceduto da un breve intervallo a Berlino Est che dura da aprile a luglio e con un intervallo romano dove vengono ricevuti insieme ad altri compagni provenienti da analoghe esperienze, da Palmiro Togliatti.

Nel luglio del 1961, appena rientrato a Carbonia, assume l’incarico di segretario del Comitato cittadino del PCI ed eletto nella segreteria della federazione del Sulcis, appena costituita al fianco di Licio Atzeni che è stato il primo segretario della federazione del PCI del Sulcis.

Una breve notazione, Licio Atzeni era il padre del noto e indimenticato scrittore Sergio Atzeni ed era la figura che ha ispirato il personaggio principale del libro “Il figlio di Bakunin” dal quale ha preso spunto per l’omonimo film,  il regista cinematografico Gianfranco Cabiddu.

Alle elezioni amministrative del novembre 1964 viene rieletto consigliere comunale, in una consiliatura nella quale si succedono due sindaci Antonio Saba ed Aldo Lai, quest’ultimo alla guida di una coalizione di centro sinistra in sintonia con il quadro politico nazionale di quella stagione politica, ma questa esperienza si conclude in modo traumatico con l’arrivo del commissario prefettizio, dottor Pandolfini se la memoria non mi inganna che amministrerà la Città sino alle elezioni del 17/18 novembre del 1968.

Antonio Puggioni viene eletto in questa tornata e rieletto consigliere alle elezioni amministrative del novembre del 1973 e siederà in Consiglio comunale sino alle elezioni del giugno 1979, in una consiliatura che, per ragioni di allineamento elettorale nazionale, dura sei e non cinque anni come previsto.

Riprendendo il filo dell’impegno politico a luglio del 1965 viene nominato Segretario della Federazione del PCI del Sulcis e nel 1969 viene eletto consigliere regionale nella VI Legislatura e riconfermato  nel 1974 VII legislatura nell’incarico di consigliere regionale che si concluderà nel 1979.

Su questo punto, quello dell’esperienza nel Consiglio regionale mi limito  a questa enunciazione poiché abbiamo chiesto al senatore Francesco Macis che è stato suo collega nei banchi del Consiglio, di tracciare nel suo intervento un profilo significativo dell’esperienza politica e istituzionale  condotta come legislatore.

Nel 1981, dopo un incarico di breve durata nel Comitato di gestione dell’USL n° 17 di Carbonia, Antonio Puggioni lascia tutti gli incarichi per dedicarsi ad attività private.

Come avete avuto modo di constatare, nella mia esposizione, ho cercato di seguire un ordine cronologico preciso  nel segnare il percorso della vita di Puggioni e a questo proposito devo dirvi che, mi è stato di particolare aiuto, proprio un suo scritto autografo nel quale ha segnato le tappe più significative delle esperienze della sua vita terrena che si è conclusa con la sua morte avvenuta a Carbonia il 24 agosto del 1998.

Una vita costellata da un impegno politico molto assorbente che però non gli ha impedito di essere molto presente nella vita familiare come marito e nell’educazione dei tre figli, Antonello, Cristina ed Annamaria che lo ricordano come un padre affettuoso e attento.

Vorrei aggiungere qualche ricordo personale del rapporto che ho intrattenuto personalmente con Antonio e qualche valutazione di carattere politico.

Una delle sue caratteristiche principali era costituita dalla capacità di dialogo e di intessere rapporti sul piano personale, sia con il mondo esterno, mi riferisco al dialogo con le altre forze politiche che con quello interno al proprio partito.

Assegnava al tema del rapporto con le persone un grande valore e questo era un suo grande pregio.

Una dialettica votata sempre alla ricerca dei punti d’incontro e di unione  soprattutto quando le distanze tra le posizioni in campo  rischiavano di diventare incolmabili.

Una capacità non certo unica, ma abbastanza rara, il saper mantenere in vita il filo del dialogo anche nelle situazioni di maggiore difficoltà.

Non fu mai un uomo di rottura, ma di dialogo, anche su piano sociale, lo testimoniano i rapporti con l’Azienda Mineraria, tra i minatori e nel rapporto con il clero e la sfera religiosa.

A questo proposito, mi preme ricordare il suo rapporto ed il ricordo affettuoso che aveva di don Vito Sguotti, che è stata una figura importante nella storia della Città, ben al di là della sua funzione di Sacerdote, quello con don Luigi Tarasco, cappellano dell’Ospedale Sirai, con i quali ha condiviso alcuni dei passaggi difficili dei primi anni di vita di Carbonia e, in ultimo, nella seconda metà degli anni ‘80, con fra Nazareno da Pula, con don Amilcare Gambella, che lo ricorderà nell’intervento successivo al mio, anni nei quali si era riavvicinato anche dal punto di vista spirituale alla fede e alla Chiesa.

Era inoltre animato da una curiosità culturale ed intellettuale non comune, per le vicende del Bacino Minerario e della sua classe operaia, era un lettore vorace e sempre impegnato nella ricerca di documenti.

Per questa sua attitudine alla ricerca ed all’accumulo di carte, atti, documenti, fotografie, pubblicazioni ,era avvertito come un pericolo, lo dico simpaticamente, soprattutto nelle sezioni di partito.

Questa tenacia gli ha consentito di acquisire e conservare un patrimonio documentale di grande rilievo del quale troviamo già da tempo, un significativo riconoscimento con delle citazioni in pubblicazioni di carattere nazionale, quali: “Carbosarda”, a cura di Giuseppe Are e Marco Costa, nella collana Mondi Operai nell’Italia del Novecento;

Ricordo di aver ricevuto da lui in dono, copia originale del Piano Levi, copia dell’Atto costitutivo della Società delle miniere di Iglesias, stipulato a Parigi nel 1867.

In questo lavoro era particolarmente scrupoloso ed aveva metodo e questo è stato tra gli altri, uno dei  tratti moderni della personalità di Puggioni sui quali intendo soffermarmi, perché sono un coniugato di sensibilità e lungimiranza insieme.

Tra le sue attività, delle quali mi aveva parlato e di cui ebbi modo di prendere visione, c’è un’interessante rassegna biografica di figure che hanno segnato la storia della città di Carbonia attraverso le lotte, la quotidianità, l’impegno istituzionale e religioso delle quali ha tracciato un ritratto di grande valore per la nostra memoria collettiva: Renato Mistroni, Silvio Lecca, Don Vito Sguotti, Pietro Cocco, Marco Aurelio Giardina, Giorgio Carta, Francesco Piga Onnis, Giuseppe Cabua, Claudino Saba e moltissimi altri.

Questo lavoro testimonia una grande sensibilità e la volontà di non disperdere un patrimonio di conoscenze e di memorie il cui valore culturale, sociale ed antropologico è di un’importanza inestimabile per tutti noi.

Devo aggiungere che proprio su questa traccia l’indimenticato compagno ed amico Sergio Usai, alla guida dell’associazione “La nostra storia – Le nostre radici”, si era impegnato a proseguire in un analogo lavoro di implementazione riguardante figure importanti della città e del mondo dello sport cittadino, che è bene tenere presente in memoria.

In ultimo, mi avvio a concludere, voglio esprimere il mio sincero apprezzamento per l’organizzazione di questa  conversazione.

Non è questa la prima occasione in cui l’associazione “Amici della Miniera” dedica un’iniziativa in ricordo di personalità che si sono distinte nella nostra comunità, segnalo quella dedicata alla figura di Silvio Lecca alcuni anni orsono, altre analoghe ci saranno in futuro, a partire dalla prossima in programma, dedicata alla figura di Aldo Lai.

E’ quindi doveroso apprezzare ed elogiare il proposito dell’associazione e di Mario Zara che la dirige,  perché rimanga così forte e determinata la volontà di restituire alla memoria collettiva una piena e completa evidenza di protagonisti della nostra comunità cittadina, qual è stato Antonio Puggioni.

Nel concludere il mio intervento, vorrei ringraziare l’associazione, per avermi concesso l’onore ed il piacere di contribuire a farlo insieme a tanti altri amici e compagni intervenuti a questa iniziativa.

Antonangelo Casula

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Sabato 26 novembre 2016, alle ore 16.30, presso la Sezione di Storia Locale di Carbonia (Grande Miniera di Serbariu) si terrà il convegno “In ricordo di Antonio Puggioni, dirigente politico e sindacale nelle istituzioni”.

L’evento è organizzato dall’Associazione Amici della Miniera, con il patrocinio del comune di Carbonia. I lavori verranno coordinati dalla prof.ssa Anna Lai.

Il programma dei lavori prevede la presentazione e l’apertura di Mario Zara, presidente dell’Associazione Amici della Miniera.
I lavori verranno aperti con una breve proiezione di fotografie e di un estratto dell’intervista realizzata nel 1985 dagli studenti della scuola media Zanella.
Seguiranno l’intervento di un rappresentante dell’Amministrazione comunale e l’intervento introduttivo di Antonangelo Casula, ex sindaco di Carbonia.

Sono previsti poi interventi di contributo e testimonianza, di:

Don Amilcare Gambella, parroco della chiesa di San Ponziano
Antonio Saba, ex sindaco di Carbonia
Giampaolo Cirronis, giornalista e direttore del periodico “La Provincia del Sulcis-Iglesiente”
Salvatore Figus, operatore culturale
Senatore Francesco Macis

E, infine, gli interventi del pubblico e il saluto dei familiari.

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