15 December, 2025
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E’ stato un confronto molto acceso quello tenutosi ieri pomeriggio nella sala consiliare del comune di San Giovanni Suergiu, nell’inchiesta pubblica attivata dalla Regione nell’ambito del procedimento riguardante la proposta di realizzazione di una discarica per rifiuti speciali non pericolosi in località “Su Giri de sa Murta”, nella frazione di Is Urigus, comune di San Giovanni Suergiu, presentata dalla società a responsabilità limitata Ekosarda. L’inchiesta pubblica è stata attivata a seguito delle numerose osservazioni presentate dal comune di San Giovanni Suergiu, da cittadini e da associazioni del territorio, che hanno richiesto un confronto aperto e trasparente.

Alla presenza dei funzionari della Regione Sardegna, si sono ritrovati i responsabili della società proponente, la sindaca Elvira Usai con assessori e consiglieri comunali di maggioranza e minoranza, rappresentanti di diverse associazioni, tanti cittadini, in particolare della frazione di Is Urigus ma non solo.

Fin dalle prime battute, quando i responsabili dell’Ekosarda hanno iniziato la presentazione del progetto, prevista dall’inchiesta pubblica prima delle osservazioni degli altri soggetti interessati, Amministrazione comunale in testa, il clima si è surriscaldato.

In una serie di slide sono state illustrate le informazioni generali sul progetto, con classificazione dell’impianto in discarica per rifiuti speciali non pericolosi; in parte a fossa (sotto piano campagna) e in parte in rilevato (addossata a ridosso della collina esistente); su una superficie di circa 9 ettari; per una volumetria netta di 323.164 metri cubi, di cui 186.000 metri cubi circa sotto piano campagna e 142.000 metri cubi circa sopra piano campagna. Le contestazioni sono state fortissime anche in relazione alla vicinanza con i centri abitati, dai presentatori così quantificate in distanze: 750 metri da Is Urigus, 1.350 metri da Is Gannaus, 4.000 metri da San Giovanni Suergiu e 4.100 metri da Carbonia. Distanze che, a detta dei numerosi intervenuti, sono in realtà molto inferiori, con alcune case ad alcune centinaia di metri, il campo di calcio e le strutture adiacenti e lo stesso asilo molto più vicini al sito interessato dal progetto, rispetto a quanto dichiarato dai proponenti.

Ad aprire gli interventi è stata la sindaca Elvira Usai, che ha motivato con alcuni passaggi durissimi il “NO” alla realizzazione della discarica a “Su Giri de sa Murta”.

I numerosi interventi seguiti a quello della sindaca, complessivamente una ventina, hanno bocciato il progetto… Loredana Carrogu, progettista in ambito sociale e culturale, e Silvio Nocco, medico cardiologo; Giorgio Querzoli, responsabile scientifico di Legambiente Sardegna, e Alessandro Madeddu, presidente Anspi; Graziano Bullegas, presidente regionale di Italia Nostra, e Sergio Porceddu, agente di assicurazioni in pensione; Rosario Spanu, residente vicino alla cava, e Marco Zusa, vice sindaco del comune di San Giovanni Suergiu; don Antonio Mura, responsabile della Pastorale per il Sociale e il Lavoro della diocesi di Iglesias, con un messaggio inviato su Whatsapp, e Alessandro Moi, cittadino; Sergio Madeddu, presidente dell’Auser di San Giovanni Suergiu, e Daniele Baglivi, dirigente della Pol. Is Urigus; Francesco Giganti, presidente del Banco SOS Alimentare, e Angelo Cremone, Sardegna pulita; Erika Floris, consigliera di minoranza del comune di San Giovanni Suergiu, e Roberto Puddu, ex segretario della Camera del Lavoro CGIL del Sulcis Iglesiente; Luisa Poggi, cittadina di Carbonia, e Giampiero Cabras; e, infine, Cenzo Satta, rappresentante legale di Smart Soa Villacidro…

Tutti hanno bocciato il progetto. Diverse le motivazioni: dalla pericolosità dei rifiuti che verrebbero destinati alla discarica, alla vicinanza della stessa dal centro abitato, con conseguenze sanitarie e ambientali disastrose; dall’incompatibilità della realizzazione di una nuova discarica con la vocazione economica del territorio su agricoltura e allevamento, alla discutibile affidabilità del progetto e della stessa società proponente, priva di dipendenti e con un capitale sociale minimo.

L’inchiesta pubblica è stata sicuramente un passaggio importante per il procedimento autorizzativo con la richiesta presentata dalla società Ekosarda, ora la Regione dovrà fare le sua valutazioni.

Giampaolo Cirronis

Grande partecipazione, nel sito geo-speleologico archeologico Sa Marchesa, a Nuxis, all’iniziativa organizzata dallo Spleo Club di Nuxis per la deposizione di una lastra in bronzo scolpita dall’artista Gianni Argiolas in ricordo dei morti sul lavoro. Ne sito è già presente un’opera che ricorda i morti nella miniera di Sa Marchesa, e questo aggiunge un ulteriore tassello alla natura dello stesso.
Hanno partecipato autorità civili, sindacali e militari, tra le quali il vescovo della diocesi di Iglesias sua Eminenza monsignor Mario Farci che ha benedetto il monumento; il sindaco del comune di Nuxis Romeo Ghilleri che ha ideato l’iniziativa, i comandanti del 1° Reggimento Corazzato e del 3° Reggimento Bersaglieri di Teulada, diversi assessori e consiglieri comunali.
Nel corso del convegno che ha preceduto la deposizione della lastra in bronzo, sono intervenuti:
Romeo Ghilleri, sindaco di Nuxis;
Roberto Curreli, presidente dello Speleo Club Nuxis;
Elisa Siracusa, vice prefetto aggiunto di Cagliari;
Antonio Nicolli, vice questore di Cagliari;
Eleonora Atzei, consigliera comunale di Piscinas;
Gianluca Pittoni, sindaco del comune di Masainas;
Marcellino Piras, sindaco del comune di Villaperuccio;
Riccardo Cicilloni; docente universitario, direttore della campagna di scavi nella Grotta di Acquacadda;
Emanuele Madeddu, segretario della Filctem CGIL della Sardegna Sud Occidentale;
Giuseppe Masala, segretario territoriale della Fsm CISL;
Roberto Puddu, ex segretario generale della Camera del Lavoro CGIL del Sulcis Iglesiente;
il colonnello Alessandro Latino, comandante del 3° Reggimento bersaglieri di Teulada;
monsignor Mario Farci, vescovo della diocesi di Iglesias.
Al termine, è stata scoperta la lastra in bronzo, benedetta da monsignor Mario Farci, e la fanfara del 3° Reggimento bersaglieri ha eseguito alcuni brani. E’ poi intervenuta Rosalba Castelli, l’artivista viandante a Nuxis per una tappa del progetto “Orme d’ombra” ed è stata visitata la grotta di Acquacadda.
Sia il convegno sia la cerimonia all’esterno sono stati presentati dalla socia dello Speleo Club Agnese Delogu, presidente dell’Associazione Mutilati e Invalidi di Guerra della sede di Carbonia.

Una numerosa rappresentanza degli studenti delle classi del triennio degli istituti superiori presenti nella città di Carbonia (Istituto di Istruzione Superiore Beccaria, Istituto Statale Professionale E. Loi, Istituto di Istruzione Superiore G.M. Angioy, Istituto di Istruzione Superiore Amaldi-Gramsci) ieri mattina ha partecipato con interesse, entusiasmo e curiosità alla presentazione del libro “La nostra marcia”, edito da Giampaolo Cirronis, alla presenza del sindaco Pietro Morittu, dell’assessora della Pubblica Istruzione Antonietta Melas e degli autori: Peppino La Rosa, Tore Cherchi, Antonangelo Casula, Sandro Mantega. Sono intervenuti anche alcuni protagonisti della marcia: Antonello Pirotto, Roberto Puddu, Riccardo Cardia, Rino Barca, e il professor Andrea Corrias.
L’evento, organizzato dal comune di Carbonia e svoltosi presso l’Aula Magna dell’Istituto di Istruzione Superiore Beccaria, è stato un prezioso momento formativo per valorizzare la memoria storica della città, promuovendo un’iniziativa rivolta ai giovani studenti per favorire la conoscenza della storia del Novecento, rievocando una pagina indelebile per tutti noi: la storica marcia per lo sviluppo economico e dell’occupazione realizzata nel Sulcis Iglesiente dal 19 ottobre al 15 dicembre 1992. Un’occasione per mantenere sempre viva la memoria degli uomini e delle donne che hanno lottato per lo sviluppo e il miglioramento delle condizioni sociali ed economiche del Sulcis Iglesiente.

19 ottobre 1992 – 15 dicembre 1992. Due date rimaste impresse nella memoria di coloro che in quei 58 giorni furono protagonisti di un evento che scrisse un importante pezzo di storia del Sulcis Iglesiente nell’ultimo scorcio dello scorso millennio: “La Marcia per lo Sviluppo”.

Quell’evento è stato ricostruito da alcuni dei protagonisti, nel libro “La Nostra Marcia”, presentato ieri sera nella sala convegni del Lu’ Hotel, a Carbonia, riempita al limite della sua capienza («non accadeva da tempo» hanno sottolineato alcuni degli intervenuti nel corso della serata), in un incontro impreziosito dalla presenza di Sua Eminenza Cardinale Arrigo Miglio, ai tempi della “Marcia per lo Sviluppo” agli inizi della sua esperienza vescovile alla diocesi di Iglesias.

«Il libro ricorda marciatrici e marciatori, descrive il contesto, racconta e documenta la Marcia per lo Sviluppo del Sulcis Iglesiente, partita il 19 ottobre 1992 da Teulada e giunta a Roma l’8 dicembre.»

La presentazione è iniziata con gli interventi dei quattro autori: Sandro Mantega, allora responsabile della redazione di Carbonia del quotidiano l’Unione Sarda e giornalista di Telegamma; Tore Cherchi, allora parlamentare; Antonangelo Casula, allora sindaco di Carbonia; Peppino La Rosa, allora segretario della Camera del Lavoro CGIL del Sulcis Iglesiente. Nei loro interventi gli autori hanno ricostruito origine e sviluppo della Marcia per lo Sviluppo, il grande coinvolgimento popolare, i risultati raggiunti, importanti anche se non esaustivi per l’intero ultimo decennio del secolo scorso. Al termine del suo intervento, nel corso del quale ha ricostruito brevemente il diario della “Marcia”, iniziata a Teulada e conclusa a Roma, curato nel libro, Peppino La Rosa ha coinvolto il giornalista Giacomo Serreli, allora redattore di Videolina, che ha seguito la “Marcia” anche nella Penisola, fino a Roma, autore dei servizi proposti alla visione dei presenti in un filmato, unitamente ad una breve sintesi delle varie tappe della “Marcia”, filmate a livello amatoriale da uno dei protagonisti, Carlo Rosso.

Particolarmente significativo l’intervento del cardinale Arrigo Miglio che ha sottolineato l’importanza di quella mobilitazione che vide unito l’intero territorio, con l’auspicio che, in qualche modo, possa servire da esempio per le nuove generazioni, in un territorio che, purtroppo, ancora oggi vive una situazione socio-economica difficile, nella quale occorre unirsi per raggiungere nuovi obiettivi.

Sono seguiti numerosi interventi: Antonello Pirotto, uno dei marciatori, tra gli otto che hanno collaborato con una testimonianza personale alla stesura del libro; Salvatore Benizzi, allora direttore della Pastorale per il Lavoro della Diocesi di Iglesias; Nino Flore, amministratore delegato del gruppo Euralcoop, che ha presentato un filmato che racchiude i risultati raggiunti dal progetto imprenditoriale nato nella cooperativa soci Eurallumina e cresciuto in diversi settori (commercio, turismo, agricoltura) fino ad avere oggi un organico di oltre 400 dipendenti, per dimensioni seconda azienda del Sulcis Iglesiente; Pietro Morittu, sindaco di Carbonia, allora giovane studente che partecipò alla “Marcia”, che ha ringraziato gli autori del libro «per aver ricostruito una pagina importante, che resterà indelebile, nella storia del nostro territorio Una pagina che ha visto protagonisti uomini e donne, lavoratori e lavoratrici, marciare verso Roma per reclamare maggiori spazi ed occasioni di sviluppo per il Sulcis Iglesiente, un lavoro dignitoso per tutti. Una pagina che è, ancora oggi, un esempio della grande resilienza e della tempra tipica dei cittadini del Sulcis che, quando sono tutti uniti e capaci di fare fronte comune, riescono a ottenere risultati straordinari». Il primo cittadino di Carbonia ha assunto l’impegno di promuovere il ricordo delle marciatrici e marciatori del Sulcis Iglesiente attraverso la realizzazione di un progetto didattico con il supporto degli Istituti scolastici della città. Roberto Puddu, allora sindacalista degli elettrici della CGIL e autore anche lui di una testimonianza nel libro; Rino Barca, allora sindacalista della CISL, autore di una testimonianza personale nel libro; Raffaele Callia, direttore della Caritas della Diocesi di Iglesias; Riccardo Cardia e Franco Porcu, allora sindacalisti della CGIL, anche loro autori di una testimonianza nel libro. Gli altri autori delle testimonianze nel libro, presenti in sala, sono Francesco Tocco, Stefano Meletti e Ottavio Spanu.

Tra i tantissimi intervenuti alla presentazione, sindaci, amministratori locali, sindacalisti, lavoratori.

Il ricavato delle vendite del libro, pubblicato da Giampaolo Cirronis Editore, finanziato dalla Fondazione di Sardegna, verrà devoluto interamente alla Caritas della Diocesi di Iglesias.

 

L’impugnazione del DPCM da parte della Regione, fuor di fantasia o posizionamento politico, non è solo dovuto ma è anche coerente con quanto emerso da quello che, per quanto si sa, è stato, l’unico reale momento di confronto Regione, Istituzioni locali direttamente interessate e Parti sociali. Confronto che ha prodotto un documento consegnato al ministro e al Governo. I quali hanno proceduto senza tenere in minimo conto il suo contenuto, a partire dal convocare la Regione e tutte le Parti, per il giusto, dovuto e democratico confronto.
Da quei giorni c’è stata solamente un’unica variazione che, in tutta evidenza, peggiora lo stato degli eventuali costi benefici del sistema del Gas e delle conseguenze sociali. Cioè l’aggiudicazione da parte di Enel, di 545 MW di accumulo (batterie), all’asta cosiddetta “Capacity Market” di TERNA, con la Società di gestione della Rete Elettrica che ha così ratificato il superamento delle centrali a Gas (in luogo di quelle a carbone) previste precedentemente per garantire la parte dell’energia programmabile.
Lo dico per un amico/a…, che è uno/a dei circa mille200 lavoratori /lavoratrici (diretti, appalti, indotto) che perderanno il lavoro nel Sulcis Iglesiente con la chiusura della Centrale Grazia Deledda, a fronte di una cinquantina di occupati derivanti dal piano del DPCM. Un DPCM che invece dovrebbe occuparsi di impostare e programmare, di concerto e condivisione con i Territori, vere occasioni per nuovo Lavoro compensativo.
Un Decreto impositivo, conseguente a fisime ed errori, soprattutto, di una forza politica nella prima parte di questa legislatura; di bruttissimo sapore Coloniale; che porta con sé ulteriori discriminazioni, perché tratta in modalità totalmente diverse la Sardegna, il nostro territorio, in particolare con l’assurda, sciagurata, pericolosa imposizione del posizionamento di una nave industria, stoccaggio e rigassificazione di GNL, nel piccolo porto di Portovesme, rispetto alle altre 2 identiche presenti in Italia.
Navi industria che non per caso stanno a 15 km dalla costa di Rovigo nell’Adriatico, e a 22 km nel Tirreno davanti a Livorno.
Infine, per chi ancora oggi e nonostante ogni evidenza, ripete il ritornello che la vede quale unica soluzione per il riavvio di una produzione, dovrebbe bastare un banalissimo esercizio di onestà intellettuale, raffrontando l’ipotetico massimo utilizzo di quel preziosissimo combustibile (che per quanto si sente sarebbe di 21mila metri cubi anno, con l’aggravante dell’alto costo, che pare resterà tale per molto molto tempo e difficilmente consentirà la sostenibilità economica della produzione…) e la dimensione della “bomba”, pardon FSRU da 130mila metri cubi di stoccaggio. Facendolo, arriverebbe alla semplice conclusione che il tutto si può fare più facilmente, con minore impatto, limitazioni e in tempi brevissimi, con un piccolo ed accettato deposito costiero.
In quel porto e tutto intorno, si dovrebbe avere l’intelligenza, il coraggio e la determinazione di far nascere davvero la diversificazione economico produttiva, in chiave tecnologica e sostenibilità ambientale, del nuovo millennio!
I progetti, dalla filiera della grande nautica a quelli importantissimi della riconversione della Carbosulcis, devono poter vedere affiancate altre realistiche e necessarie occasioni che il territorio ha, senza nessun condizionale, il diritto di avere!
Roberto Puddu
Ex segretario generale della Camera del Lavoro CGIl del Sulcis Iglesiente

Franco Bardi, 56 anni, di Portoscuso, è il nuovo segretario della Camera del Lavoro della Sardegna Sud Occidentale. E’ stato eletto con 48 voti su 51 votanti. Subentra ad Antonello Congiu, con il quale collaborava già da 4 anni come componente di segreteria, a sua volta era subentrato a Roberto Puddu che aveva concluso la sua esperienza durata 8 anni esattamente il 16 marzo 2018.

Tesserato Fiom dal 1984, Franco Bardi è stato segretario territoriale della stessa categoria per due mandati prima di passare all’esperienza confederale.

«E’ una responsabilità importante, soprattutto, per il difficile momento che il territorio sta attraversando», ha detto subito dopo l’elezione all’assemblea generale, riunita a Iglesias con la partecipazione del segretario Cgil Sardegna Samuele Piddiu e della segretaria regionale Caterina Cocco.

Nelle sue parole, il riferimento alle questioni energetiche ed industriali ma anche alla crisi sanitaria e ai suoi drammatici riflessi sociali ed economici. Fra i punti programmatici del suo mandato, «l’unità sindacale come valore aggiunto dell’azione sindacale da ricercare in tutti i modi», ha aggiunto Franco Bardi annunciando che, sin da subito, chiamerà i colleghi di Cisl e Uil per costruire un percorso unitario con l’obiettivo di affrontare le tante vertenze aperte.

Sul fronte interno invece, il neo eletto segretario dovrà portare a compimento l’unificazione, avviata dal suo predecessore, delle due Camere del Lavoro del Medio Campidano e del Sulcis Iglesiente.

Insistere nel dire e scrivere di voler andare (e rientrare…) su Marte non è diverso dal dire e scrivere che si vuole una FSRU dentro il Porto Civile e Commerciale a Portovesme. Per tutti, nessuno escluso, parlare sapendo di cosa si sta parlando è una delle condizioni fondamentali del confronto. Ovviamente oltre agli altri temi che sono da tenere nella dovuta considerazione a partire dalle disponibilità e indisponibilità delle comunità locali, fino alle logiche che non possono vedere un territorio del nostro Paese essere trattato diversamente in funzione della sua collocazione geografica, disperazione, e o pretese, come l’andare su Marte, di singoli, per quanto importantissimi, rispetto alla collettività. Infine, il tutto aggravato, sul merito materiale, dalla questione della lunga e non facile tempistica, insieme a tutti gli aspetti di sostenibilità e sicurezza, per la quale risulta utile l’esperienza toscana. Cosa che in quel di Portovesme ha una decisiva aggravante nella questione materiale, logistica e, infine, la decretazione di Area Ad Alto Rischio di Crisi Ambientale.

Il tempo non è decisamente una variabile indipendente (e qui si tratta di lustri), per quanto riguarda i processi autorizzativi quanto quelli materiali per un “lavoretto” non da poco da effettuarsi nel porto definibile “urbano”. La si può narrare come si vuole, con voce più o meno grossa, ma su Marte non ci si arriva e in ogni caso non impedirebbe l’ulteriore ecatombe occupazionale. Aspetto, quest’ultimo sul quale non c’è una voce una che sia discordante! E allora non sarebbe bene guardare in faccia la realtà, avanzando proposte concretamente percorribili, peraltro non inventando niente di nuovo ma anzi chiedendo di rendere esigibili accordi già ampiamente “lavorati”, condivisi, stabiliti, finanziati e sottoscritti dalla stragrande rappresentanza istituzionale, datoriale e sociale? Accordi magari da integrare con proposte e rivendicazioni altrettanto serie, sostenibili e concrete di investimenti per creare produzioni utili, anzi di più, necessarie e richieste in questo tempo. Cioè sostenibili ambientalmente, economicamente e socialmente! Perché delle due l’una: o si è davvero convinti di arrivare in “porto” in barba a tutto e tutti (il che denota una spudorata convinzione di prepotente supponenza); oppure siamo alla solita, semplice e conosciuta ricerca del “capro espiatorio” sul quale scaricare la responsabilità di non poter partire per il pianeta rosso. Sapendo che entrambe non fanno parte della storia del nostro territorio e che oggi sono fuori da ogni contesto internazionale.

Roberto Puddu

Ex segretario Camera del Lavoro CGIL Sulcis Iglesiente

La chiamavano “Primavera del 1906”, solo che oltre alla fioritura stagionale crescevano i morti ammazzati per la repressione delle lotte contro il “Caro Pane”. In 12 caddero fra Cagliari (2), Villasalto (5), Gonnesa e Nebida. Nel Sulcis persero la vita in 5: 3 a Gonnesa fra i quali una donna e 2 a Nebida. Persone che lottavano per la sopravvivenza delle famiglie perché con i salari per 12 ore di lavoro, che è il caso di ricordare erano di 2/3 lire per gli Op. Specializzati; 1.60/ 2 lire per i Manovali; 0.60/1 lira per Donne e Ragazzi, dai quali venivano decurtati affitto casa, servizio sanitario, strumenti di lavoro, l’usura degli stessi, oltre a debiti vari rispetto alla fantasia e servizi del datore di lavoro. Redditi con i quali era praticamente impossibile sfamare la famiglia, con il pane che costava 0.30 lire, la pasta 0.60, il formaggio 2 lire e la carne 1.65.

In più vigeva la formula dei ghignoni o buoni spesa, che imponevano di fatto l’acquisto dei generi di prima necessità nei negozi dei padroni delle Miniere che imponevano prezzi più alti e merci più scarse.

Da qui la significativa poesia di Salvatore Poddighe: «Cosa ha inventato il ricco furbone per operare il furto perfetto? Apre di alimentari una rivendita e vende a credito e in contanti. Incassa il salario del Lavoratore e pure gli interessi perché è il Gestore. Gestisce a meraviglia i suoi affari, paga il salario con gli alimentari».

Nel mese successivo, precisamente il 29 giugno del 1906 nasce la CGIL. 40 anni dopo e due guerre mondiali, si avvia il processo che porta alla scrittura della Carta Fondamentale dello Stato e non è certo un caso se a definirla ci sono tutte le forze politiche e del sindacato che trae forti origini dalle lotte organizzate e dai martiri del nostro territorio.

Ce ne sono voluti altri 24 per ottenere i diritti di cittadinanza anche all’interno dei posti di lavoro, con l’approvazione della Legge 300. Lo Statuto dei lavoratori frutto di mille battaglie che partono dal nostro territorio che oggi più che mai, come la nostra Costituzione, bisogna difendere perché per gli attacchi ai diritti non si usa più il fucile ma ben altre e più infide pratiche politiche.

Onorare queste ricorrenze e tramandarle nel tempo è sempre più importante, perché la storia e i fatti insegnano che niente è conquistato per sempre e soprattutto perché la loro morte rimanga ad alto riconoscimento e monito, del loro sacrificio contro i soprusi; ma anche ad esempio dell’impegno, rischi, fatica e dell’unità da profondere per gli interessi collettivi, del Bene Comune e di quello di ogni individuo: Uomo, Donna, Ragazzi e Anziani.

Onore ieri, oggi, domani e sempre a Federica Pilloni, Antonio Puddu e Giovanni Pili di Gonnesa; Carlo Lecca, Efisio Ariu di Nebida.

Roberto Puddu

Scusa Matteo. Scusate Lavoratrici e Lavoratori. Scusa anche Tu Nuraghe Sirai e insieme a te anche gli altri siti storici, culturali, ambientali, miniere dismesse da tutelare, bonificare e altre in riconversione, come la Carbosulcis e i suoi Lavoratori e Lavoratrici, che ieri hanno dato un forte segnale alle Istituzioni deputate.
Lo so, le mie scuse, visto che non ricopro nessun ruolo pubblico o associativo, servono a poco.
Ma ve le porgo lo stesso anche in luogo di chi, ad ogni livello, latitudine e longitudine, non ha prodotto niente perché ciò non accadesse, ma soprattutto perché so che anche tutti noi abbiamo la nostra parte di responsabilità seppure indiretta.
Ve le porgo anche a nome di quelli e quelle che non conoscono il sentimento della vergogna sulla propria iperinattività, sulla mancanza di volontà, impegno, passione, fatica, che voi invece conoscete bene praticandole tutte tra le mille difficoltà quotidiane. Scusate tutti… ma per favore non demordete perché niente è perduto per sempre. Quelle “piccole” persone passano, altri e altro, come i Nuraghi, rimangono e per questo occorre resistere sempre!

Roberto Puddu

Ci sono tanti motivi per ricordare l’impegno di Maria Marongiu nella sua attività politica, istituzionale e sociale. Io ne ho impresso uno nella memoria e riguarda il completamento del percorso a ricordo del compianto Sergio Usai, con l’intitolazione della Piazza antistante la Grande Miniera di Serbariu. Ed è con questo che la voglio ricordare. Lei, come ha detto in quell’occasione per Sergio, «fa parte della storia di Carbonia, una parte significativa che non si deve mai dimenticare».
Ciao Maria, che questa nostra amata terra ti sia Lieve.
Roberto Puddu