28 March, 2024
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La sala conferenze del Centro Ricerche Sotacarbo, nella Grande Miniera di Serbariu, ha ospitato stamane un seminario di approfondimento sullo stato di avanzamento del Piano Sulcis, per delegati e dirigenti delle federazioni territoriali del Sulcis Iglesiente, organizzato dalla CISL Sulcis Iglesiente.

I lavori, dopo la proiezione di un filmato sulla nascita di Carbonia e di quella del polo industriale di Portovesme, seguita alla chiusura delle miniere, sono stati aperti dalla relazione introduttiva del commissario UST Sulcis Iglesiente, Piero Ragazzini. Tore Cherchi, ex coordinatore del Piano Sulcis, ha svolto un’ampia relazione sullo stato di avanzamento dell’importante strumento che con uno stanziamento di oltre un miliardo e 200 milioni di euro, 805 milioni dei quali di fondi pubblici, prevede una lunga serie di interventi in vari settori: dai programmi destinati  alla salvaguardia dell’area industriale metallurgica ed alla diversificazione e all’innovazione del modello di sviluppo – quelli con maggiore impatto in termini di occupazione -, alla fiscalità di vantaggio per le micro e piccole imprese; dai bandi per incentivi alle imprese agli interventi nella filiera dell’agroalimentare, dal rilancio del Parco Geominerario al progetto ARIA; dalle bonifiche delle ex aree minerarie, dell’ex Sardamag e dell’area industriale di Portovesme, alle infrastrutture di porti, approdi e viabilità, tra i quali l’intervento più rilevante è quello previsto a Sant’Antioco, al centro da alcuni anni di un acceso dibattito; e, infine, l’interconnessione dei bacini del Sulcis Iglesiente.

Tore Cherchi ha sottolineato i ritardi accumulati ma, al tempo stesso, la rilevanza degli interventi in itinere e di quelli ancora in cantiere che vanno seguiti con grande attenzione. Il coordinatore del Piano Sulcis è il presidente della Regione Christian Solinas che, contrariamente a quanto fece il suo predecessore Francesco Pigliaru con Tore Cherchi, non ha ancora affidato la delega ad un esterno.

Nel corso di un breve dibattito, sono intervenuti, tra gli altri, l’ex segretario regionale della FSM Cisl, Rino Barca, ed Antonello Pirotto, leader della RSU Eurallumina, che ha rimarcato la necessità di una forte mobilitazione a difesa della realtà industriale, indispensabile per dare un futuro al territorio. L’attenzione principale è stata dedicata alle ormai note vicende legate al processo di decarbonizzazione che prevede il phase-out entro il 2025, termine ritenuto non attuabile in Sardegna, unica regione in Italia priva del metano, per la quale il Governo non intende concedere né deroghe per il phase-out né il via libera alla realizzazione della dorsale del gas, sostenendo in alternativa la realizzazione di un cavidotto per l’approvvigionamento dalla Sicilia e di piccoli depositi di accumulo costieri.

E’ poi intervenuto Gavino Carta, segretario generale USR Sardegna, che ha rimarcato la necessità di una forte mobilitazione a difesa di ciò che resta dell’industria in Sardegna e in particolare nel Sulcis Iglesiente, con una forte sensibilizzazione, e sollecitazione alla Giunta regionale, perché faccia pressione sul Governo affinché modifichi la sua rigida posizione su phase-out e dorsale del gas, per evitare il tracollo del polo industriale e quindi dell’intero territorio.

I lavori sono stati conclusi dall’intervento di Luigi Sbarra, segretario generale aggiunto della CISL, che ha svolto un’ampia relazione, partendo dal Piano Sulcis, spaziando poi per le emergenze nel polo industriale, con particolare riferimento alla vertenza energetica, e ai rapporti con il nuovo Governo, sui temi della politica energetica ed industriale.

I lavori sono stati preceduti da una visita guidata al Museo del Carbone.

Alleghiamo alcune fotografie e, a breve, stralci degli interventi di Gavino Carta e Luigi Sbarra.

                                 

Il Tribunale dell’Unione europea ha respinto i ricorsi di Italia,
Irlanda e Francia, confermando una decisione della Commissione
europea sugli aiuti di stato, che prevede il rimborso di aiuti
illegali erogati alle imprese Alcan, Aughinish ed Eurallumina.
Le autorita’ dei tre Paesi hanno percio’ l’obbligo di sospendere
l’erogazione degli aiuti compatibili a favore dei beneficiari
fino a quando questi non avranno rimborsato gli aiuti
considerati incompatibili. La devisione dell’Unionr europea, com’era inevitabile, ha creato nuove preoccupazioni tra i lavoratori Eurallumina. “Abbiamo chiesto alla società quale fosse la situazione e ci è stato ribadito che l’ammontare dovuto è già stato recuperato e pagato – ha spiegato all’Ansa Antonello Pirotto, leader della Rsu Eurallumina -,i piuttosto attendiamo di conoscere l’esito del processo autorizzativo per il progetto di riavvio dello stabilimento. Un percorso lungo che sta mettendo alla prova la resistenza dei lavoratori che sono pronti a riprendere la mobilitazione se non arriveranno risposte a breve. Chiediamo – ha concluso Antonello Pirotto – che il progetto vada avanti e che venga data certezza di reddito ai lavoratori.”

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Nel corso dell’assemblea generale straordinaria tenutasi oggi nello stabilimento Eurallumina di Portovesme, la Rsu ha relazionato sugli sviluppi delle problematiche che continuano a frapporsi al piano di rilancio dello stabilimento. Due gli aspetti che stanno facendo salire ulteriormente la tensione tra i lavoratori, il primo relativo all’iter autorizzativo per Via ed Aia, lasciato in sospeso dalla Giunta Pigliaru nell’ultimo scorcio di legislatura, ma che anche la nuova Giunta, non ha ancora portato a termine.

«Al lato pratico – si legge in una nota della Rsu – è tutto fermo al 22 febbraio 2019, data in cui la Giunta Pigliaru non concluse la delibera emanata con un definitivo parere positivo. Le varie interlocuzioni avute con esponenti della nuovo corso amministrativo regionale ad oggi 18 giugno, sono state ritenute dall’assemblea assolutamente insufficienti. Si sconta un deficit di chiarezza che confermi l’indirizzo politico di portare a compimento il percorso per il riavvio del primo anello della filiera dell’alluminio (raffinazione di bauxite per produrre allumina) e per le sinergie con i produttori di energia e di alluminio primario. Il solo riavvio di Eurallumina Rusal come occupazione tra diretti e indiretti, genera con il moltiplicatore economico statistico, 1.416 posti di lavoro. Per questo motivo l’assemblea ha recepito la proposta di una nuova iniziativa di mobilitazione, che vedrà le tute verdi sulcitane effettuare un sit-in, presso il titolare del procedimento, ovvero l’assessorato regionale dell’Ambiente, a Cagliari, venerdì 21 giugno a partire dalle ore 9.00.»

«L’obiettivo – ha detto Antonello Pirotto -, è avere urgenti chiarimenti dall’assessore dell’Ambiente Gianni Lampis, in coordinamento con gli assessori che hanno competenze, come quello della Sanità Mario Nieddu e quello dell’Industria, Anita Pili, che si è proposta di organizzare un tavolo di coordinamento, e dalla Presidenza della Giunta, nel merito della conclusione di un interminabile iter procedurale, che dal momento in cui era stata stralciata la realizzazione di un nuovo impianto di cogenerazione e l’esclusione dell’innalzamento del sito di stoccaggio, non avrebbe più dovuto avere aspetti ostativi a precluderne la realizzazione. Ad essere messi a rischio insieme all’occupazione sono oltre 200 milioni di investimenti – ha aggiunto Antonello Pirotto -. La Rusal ha già dichiarato in tutte le sedi, al Mise, alla Regione, in Confindustria, a tutti i livelli sindacali, che nei piani strategici della multinazionale, deve essere avviata la produzione entro il 2021, e i tempi tecnici per arrivarci viste le opere da realizzare, sono già quasi al limite, pena l’abbandono del progetto e degli investimenti. Se non ci fossero sviluppi positivi a breve, sarà obbligatorio, non essendoci strumenti utilizzabili per il sostegno al reddito aprire
le procedure per il licenziamento collettivo di tutti i lavoratori, che passeranno allo status di disoccupati, vanificando 10 anni di lotte per evitare questo tragico scenario. A questa problematica si somma quella generale per l’energia, con il phase-out stabilito al 2025 per la chiusura delle centrali a carbone. Una mancata proroga almeno sino al 2030 per la Sardegna e la contestuale realizzazione di una rete per il metano/gas (la Sardegna è l’unica regione in Italia ad esserne priva), cancellerebbe ogni possibilità di ripresa delle aziende ancora ferme  e nei prossimi 2/3 anni la definitiva chiusura di quelle ancora in produzione. Si attende la convocazione del tavolo ministeriale al Mise specifico per la Sardegna. Il 7 giugno c’è stato quello che ha interessato il nord Italia, domani 19 ci sarà quello per il Centro, non ci sono ancora date in calendario per il Sud/ Sicilia, l’ultimo sarà quello per la Sardegna. Per quell’occasione – ha sottolineato ancora Antonello Pirotto – si dovrebbero svolgere quelle iniziative unitarie tra istituzioni regionali e locali, con diversi sindaci impegnati a far crescere nelle comunità la consapevolezza della gravità della situazione, e delle organizzazioni sindacali confederali e di categoria a livello unitario, per contrastare con determinazione questo che sarebbe il colpo finale se attuato per l’industria, l’occupazione e per l’economia dell’isola. I lavoratori Eurallumina – ha concluso Antonello Pirotto – sono pronti a dare come sempre fatto il loro contributo al servizio della causa comune, sia nelle iniziative che saranno organizzate a Cagliari, sia a Roma.»

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Si è svolto questa mattina, davanti all’ingresso della Centrale Enel Grazia Deledda, a Portovesme, un sit-in di lavoratori organizzato dalle organizzazioni sindacali degli elettrici, al quale ha partecipato anche la RSU Eurallumina, per dire non all’annunciata dismissione delle centrali alimentate a carbone entro il 2025 che costituisce un serio pericolo per la sopravvivenza del comparto industriale e per i progetti di ripresa produttiva degli stabilimenti Eurallumina e Sider Alloys. L’iniziativa odierna rappresenta l’inizio di una mobilitazione che ha come prossimo obiettivo il coinvolgimento diretto della Giunta regionale, alla quale viene chiesto di fare pressione sul Governo affinché sposti avanti la scadenza temporale della dismissione, fino a quando la stessa centrale non sarà stata riconvertita dall’alimentazione a carbone a quella a metano.

Durante il sit-in, abbiamo intervistato il segretario regionale della Filctem CGIL, Francesco Garau, ed il leader della RSU Eurallumina, Antonello Pirotto.

                                 

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Venerdì 22 febbraio 2019 è una data negativa, dopo quasi 5 anni dall’avvio del procedimento, dopo un infinito e rigorosissimo iter procedurale per la ripresa produttiva della raffineria della bauxite, dell’Eurallumina Rusal di Portovesme, non si è giunti alla delibera autorizzativa relativa alla Valutazione di Impatto Ambientale, rimandando tutto ad un successivo approfondimento.

Un avvenimento atteso ed auspicato dalle tute verdi sulcitane, fuori da Villa Devoto, che hanno accompagnato questi lunghi anni di attesa con impegno e determinazione, guidate da una RSU esempio di unità e compattezza, mettendo in campo decine di manifestazioni, presidi e sit-in, occupazioni di sedi istituzionali, a testimoniare la ferma ed incrollabile volontà di riconquistare il proprio posto di lavoro, attraverso una produzione, quella dell’allumina, da raffinazione della bauxite, utile e strategica per l’industria nazionale.

A rafforzare gli intenti dei lavoratori, la grande caparbietà della proprietà della Rusal e del management Eurallumina, nel non abbandonare il progetto, superando un vero labirinto dovuto alla burocrazia ed il lievitare dei costi, che avrebbe costretto chiunque ad abbandonare l’impresa, garantendo e rispettando tutti gli impegni sottoscritti con le organizzazioni sindacali. Il mantenimento degli impianti, gli investimenti già realizzati, oneri, stipendi e contributi, sono stimati in 20 milioni di euro all’anno dal 2009 ad oggi.   

Si può parlare, a questo punto, di un evento estremamente negativo, la valutazione di impatto ambientale, non prodotta dopo anni di attenta e rigorosissima istruttoria, a cui hanno partecipato nel dare le proprie valutazioni, una trentina tra enti e dipartimenti a livello regionale e nazionale  non sancita dalla delibera della Giunta regionale, su questi principi, pone in discussione il rilancio dell’attività industriale.

La delibera prodotta dalla Giunta regionale nel dettaglio sull’autorizzazione VIA per la ripresa produttiva dello stabilimento Eurallumina, ci lascia delusi e totalmente insoddisfatti, come abbiamo espresso nell’incontro avuto con il presidente Francesco Pigliaru e la sua Giunta.

Avevamo auspicato concretamente che, dopo 5 anni di iter procedurale, una volta arrivato sul tavolo della Giunta regionale avrebbe avuto un esito positivo.

Nel merito viene evidenziato nella delibera, che lo studio d’impatto sulla salute prodotto dall’Eurallumina, documenta che, considerando gli impatti negativi sulla salute della popolazione determinati dalle esposizioni alle emissioni nella zona e gli effetti positivi sulla salute della popolazione, determinati dall’occupazione, danno come risultato la riduzione dei decessi in ragione di 6,24 per anno nel territorio, e di 1,58 per anno nel solo comune di Portoscuso.

Anche la speranza di vita migliora. Le stime sono fatte su modelli probabilistici standard.

Questa stima è stata giudicata ottimistica dai consulenti dell’assessorato della Sanità, sebbene gli stessi siano d’accordo che possa essere considerata come un possibile riferimento.

La Giunta ha quindi richiesto che questo aspetto sia ulteriormente approfondito. Di fatto, rinviando e delegando alla prossima amministrazione regionale, la decisione finale. Con quali tempi e con quali intenzioni e indirizzo se ne occuperanno il Presidente e la Giunta che è scaturita dalle urne il 24 febbraio, e che ancora non si è insidiata, nessuno può saperlo.

La proprietà dell’Eurallumina intende proseguire nel progetto e nel piano di rilancio dello stabilimento di Portovesme, come la RSU ha appurato nell’incontro avuto con la dirigenza aziendale nei giorni scorsi.

Sia pur ancora una volta feriti da una decisione ancora non definitiva, che poteva dare finalmente corso allo sviluppo delle fasi successive e alle prospettive concrete di rilancio di produzione e occupazione, la resistenza e la determinazione delle tute verdi non verrà fiaccata e la lotta proseguirà per quanto resterà viva la possibilità di arrivare ad un verdetto positivo.

In troppi raccontano di essere a favore del lavoro, dei lavoratori e dell’industria, per poi palesemente e con ambigue, subdole azioni ed atteggiamenti, produrre l’esatto opposto per impedirne il loro sviluppo e decretarne la definitiva serrata.

Ci vorrebbe un’enciclopedia per dettagliare quanto avvenuto in questi anni, ma per estrema intesi, si ricordano le tappe più salienti.

La storia racconta di quel lontano gennaio del 2009, due lustri addietro, quando una delle più importanti raffinerie di bauxite europee per la produzione di allumina, appena raggiunto il suo picco massimo di produzione (un milione e 50mila tonnellate di prodotto), annuncia la fermata degli impianti per gli alti costi di produzione.

Sono mesi di dura lotta per scongiurare questa eventualità, ma il 12 marzo del 2009, al rumore del lavoro e delle attività di uomini e donne allora oltre 700 tra diretti e indotto, viene sostituito dal silenzio assordante.

Nitide le strazianti scene del ritiro degli effetti personali dagli armadietti da parte dei lavoratori , la certezza di un presente fatto di garanzie economiche e di speranze per il futuro, sostituito dall’incertezza, dalla precarietà dal ricorso agli ammortizzatori sociali, entrare in un tunnel senza intravederne l’uscita. Il giorno seguente, 13 marzo 2009, il cattivo presagio che dall’Eurallumina, considerata al pari delle altre fabbriche un colosso inattaccabile, partisse il contagio alle altre realtà vicine, fa si che oltre 20mila persone si riversino nelle strade di Carbonia, per l’ultima grande mobilitazione unitaria da allora svolta, lo sciopero generale del territorio con tutte le categorie presenti in massa a sostegno dell’occupazione, tutti dietro lo striscione che apriva l’ immenso corteo, al grido: «Non si chiude l’Eurallumina».

Ma le tute verdi che erano in testa al corteo, che si snodava per quelle vie che furono il teatro della dura epica lotta dei minatori che permise la loro sopravvivenza, della città di Carbonia e del territorio con la nascita del polo industriale di Portovesme in sostituzione della cessata estrazione mineraria, avevano già capito che lo slogan sarebbe stato per gli anni a seguire «l’Eurallumina deve riaprire», con un misto di magone e rabbia perché ormai era troppo tardi, il cuore dello stabilimento si era fermato il giorno prima. Purtroppo, in poco tempo altri grandi impianti, hanno cessato la produzione, chiudendo definitivamente, con l’abbandono delle proprietà che le avevano gestite.

Quel grido «L’Eurallumina deve riaprire» (di fatto mai tecnicamente chiusa, ma bensì ferma come produzione), accompagnato da «Ogni operaio Una Famiglia», non si è mai interrotto nelle strade e sotto i palazzi istituzionali a Cagliari e a Roma, in dieci anni di calvario e di resistenza estrema.

Quando i più si sarebbero arresi, la volontà si rafforzava, cogliendo risultati importanti, segnali che hanno alimentato la determinazione e respinto lo sconforto, come «la non cessazione del rapporto di lavoro evitando in più occasioni il licenziamento collettivo, la frequenza sempre maggiore di personale nei turni rotativi di manutenzione, la riapertura della mensa, la conquista del diritto spettante per il sostegno al reddito». 

La permanenza della azienda ha consentito l’avvio ormai da diversi anni, delle bonifiche interne ed esterne, il trattamento e depurazione delle acque reflue, con la barriera idraulica, certificate e controllate, monitorate costantemente dagli organi di controllo pubblici.

Così come in uno spazio breve, la solidarietà ed il sostegno sono scemati, sino a lasciare spazio alla avversione e la negatività, ad iniziative sempre più frequenti di  vero palese accanito contrasto alla possibilità di ripresa dell’attività, lasciando di fatto da soli i lavoratori  insieme a troppo pochi che hanno deciso di condividere la resistenza a livello politico, istituzionale, e di chi per mandato avrebbe dovuto battersi con più incisività per le nostre istanze. Pochi che si sono visti insultare e accusare insieme ai lavoratori ed i loro rappresentanti, di combattere per qualcosa di negativo. Tutti gli schemi stravolti, i lavoratori e chi ne ha preso le difese, tacciati delle peggiori nefandezze.

Dopo la fermata, inizialmente prevista per un anno, alla scadenza dei 12 mesi è parso ormai chiaro che la ripresa sarebbe stata lontana e difficile da raggiungere, anni di nebbia dove si devono subire promesse e falsità totali, dai vari livelli governativi e regionali. In questi 10 anni ci siamo confrontati e scontrati, con 4 diversi governi (6 diversi presidenti del Consiglio: Berlusconi, Monti, Letta, Renzi, Gentiloni, Conte), 8 ministri dello sviluppo economico (Scajola, Berlusconi ad interim, Romani, Passera, Zanonato, Guidi, Calenda, oggi Di Maio), Tre Giunte regionali (Soru, Cappellacci, Pigliaru, ora Solinas), 6 assessori regionali dell’Industria .

La RSU ha svolto incontri con Presidenti del Consiglio, ministri dello Sviluppo economico, dell’Ambiente, del Lavoro, vice ministri e sottosegretari, presidenti di Regione, di Provincia, assessori, direttori generali e funzionari degli enti, ribadendo costantemente con convinzione le proprie rivendicazioni .

Lo scenario cambia, quando nel 2012, dopo un incentivarsi della lotta dei lavoratori, tra regione e governo, si concorda una strada, condivisa dall’azienda, per un percorso da concludersi con il riavvio delle produzioni, le basi vengono poste il 22 novembre 2012 al Mise, con la sottoscrizione dell’addendum al primo protocollo d’intesa, dove venivano indicati i vari step, e gli impegni reciproci tra Mise, Regione e Rusal, all’interno del Piano Sulcis, con tutti i vari dicasteri governativi coinvolti a sottoscrivere l’atto ufficiale.

Quella è la vera data in cui la possibilità di far ripartire l’Eurallumina, è divenuta realmente perseguibile. Si decise, per abbattere i costi della produzione, di realizzare un impianto di cogenerazione di energia termica ed elettrica per autoproduzione alimentato a carbone, non essendo stata accettata la proposta di trasferimento diretto dell’energia termica necessaria, dalla vicina centrale Enel.

Di fatto l’unica possibilità era la realizzazione del CHP.

Altra tappa fondamentale l’accordo finanziario con Invitalia per il Contratto di sviluppo del 24 luglio 2014.

La ripresa delle produzione è stata vincolata al rilascio delle autorizzazioni VIA ed AIA.

Nel luglio del 2014, parte la consultazione preventiva , per la predisposizione della documentazione del progetto da depositare agli uffici competenti .

Il 23 ottobre 2014 viene depositato il progetto, che prende il via ufficialmente il giorno seguente con l’avviso pubblico sul quotidiano l’Unione Sarda, di avvio del procedimento, ma di fatto resta sospesa, eoccorre attendere il 9 aprile 2015 quando il ministero dell’Ambiente dopo un incontro tra il ministro Galletti e la RSU attribuisce la competenza per Via e AIA alla Regione Autonoma della Sardegna, nello specifico il servizio valutazioni ambientali, facente capo all’assessorato regionale dell’Ambiente.

Ad anticipare questo passaggio, un altro atto fondamentale, la sottoscrizione il 21 marzo 2015, del Protocollo d’Intesa – accordo di Programma tra Mise, ministero dell’Ambiente, Regione Sardegna, provincia del Sud Sardegna, Comune di Portoscuso, Arpas, Piano Sulcis, Eurallumina Rusal, per la gestione del progetto di ripresa produttiva e del sito di stoccaggio.

Cosa è successo dopo la cronaca di questi anni lo ha ampiamente documentato, un iter infinito, che ha visto svolgersi tre “presentazioni pubbliche, tre conferenze dei servizi, innumerevoli riunioni tecniche, integrazioni, chiarimenti, sospensioni, rinvii”.

Ad inizio 2018, la possibilità di un accordo commerciale tra Eurallumina ed Enel, diventa concreto, con un intervento decisivo del ministro Carlo Calenda (in visita all’Eurallumina a fine dicembre 2017) quello che sarebbe dovuto essere sin dall’inizio il percorso più semplice, diventa tangibile e realizzabile, in un piano di sinergie per il rilancio completo del polo industriale di Portovesme, con la filiera dell’alluminio che può mantenere e sviluppare la sua valenza strategica, attraverso Eurallumina e Sider Alloys.

Il 10 settembre 2018 la proponente Eurallumina, deposita la variante al progetto originario, sparisce la centrale di cogenerazione CHP e viene sostituita dalla tubazione per il vapordotto Enel-Eurallumina. Escono di scena altri elementi contestati, come l’innalzamento del sito di stoccaggio e le autorizzazioni secondo le nuove norme avranno durata decennale.

Il 21/22 gennaio 2019, si svolge la terza conferenza dei servizi, resasi necessaria causa le modifiche intervenute, ad esprimersi con parere contrario la sola sovrintendenza Mibact, in netto contrasto alla stessa componente regionale che si esprime a favore.

Il parere contrario in questo non è normativamente vincolante sulla V.I.A.

La conferenza viene sostanzialmente chiusa e si va alla predisposizione del verbale monografico di quanto avvenuto in questo percorso istruttorio da parte degli uffici dell’assessorato regionale dell’Ambiente, da trasferire alla giunta per la deliberazione con il parere finale.

La delibera V.I.A. consente di passare alla fase successiva, l’Autorizzazione Integrata Ambientale, che è di “competenza della provincia del Sud Sardegna”.

Dal suo avvio l’A.I.A. che di fatto prevede le autorizzazioni a realizzare le opere, deve essere conclusa entro trenta giorni, è probabile che si riproponga il parere contrario della sovrintendenza Mibact e a, seconda dell’interpretazione che verrà data alle fase procedurali, potrebbe risultare ostativa.

Il motivo del contendere è relativo alle diverse interpretazioni del PPR sulle aree industriali, ovvero tra aree dismesse e/o operative.

Il ripetersi di due “pareri diametralmente opposti tra organi paritetici dello stato appartenenti allo stesso ente” aprirebbe un conflitto istituzionale che avrebbe tra le probabilità, la necessità di un arbitrato da parte del governo. Governo già preallertato tramite gli incontri che la Rsu ha avuto direttamente con il presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte ed il sottosegretario di stato Giancarlo Giorgetti.

Solo ad AIA ottenuta, la Rusal autorizzerà l’investimento, si potrà definire e rendere operativo il contratto con Enel, potrà partire la progettazione esecutiva, si potranno bandire le gare ed aprire i cantieri, che significano lavoro e lavoratori all’opera, stesse attività ed operatività preparatorie dovrà realizzare l’Enel per la sua parte di progetto.

L’avvio della produzione se si rispettasse il cronoprogramma delle opere da realizzare è prevista per la fine del 2020. Ma la fase autorizzativa deve concludersi entro i prossimi 2/3 mesi e l’incertezza posta da disposizioni sull’energia dal governo in carica devono essere chiarite .

Ad attendere questo ulteriore e definitivo passaggio i 260 lavoratori diretti Eurallumina, che nel piano industriale diventerebbero con le già programmate assunzioni 342 all’ avvio della produzione, i 130 delle manutenzioni stabili, i circa 200 dell’indotto, dei servizi i fornitori, oltre ai 270 addetti alla punta massima che verranno impegnati nelle opere di predisposizione alla ripresa produttiva per un periodo di 12/18 mesi.

Il calcolo matematico sul valore dell’economia prodotta dalla ripresa produttiva di Eurallumina indica in 1.416 i posti di lavoro creati.

Il piano di investimenti è di 250 milioni di euro, il monte stipendi annuo erogato è di 30 milioni di euro. Ricadute che andranno ad attenuare la gravissima crisi del territorio, migliorando la qualità della vita in termini di benessere per le famiglie e delle altre attività dal commercio all’artigianato in grave sofferenza.

Alla ripresa dello stabilimento Eurallumina, sono strettamente connesse le altre attività già citate, la Centrale Enel (circa 1.000 occupati tra diretti e indotto), e Sider Alloys ce acquisterebbe il 100% della materia prima senza costi di trasporto  (1.216 occupati tra diretti e indotto), le stesse attività del consorzio Industriale e del Porto Industriale, prossimo al dragaggio per l’accesso di navi con maggiore capienza che ridurranno costi e tempi di approvvigionamento e spedizioni.

Con la permanenza e il futuro garantito per i prossimi 10 della Portovesme srl (1.400 tra diretti e appalti ed altri 1.000 con il moltiplicatore economico), si tratta di numeri enormi, di cui è assolutamente assurdo pensare di potersene privare, ancora di più oggi alla luce della autorizzazione decretata per la V.I.A.

La lotta e le battaglie delle tute verdi, e tra loro un vero zoccolo duro, sempre presente ad ogni iniziativa e per questo degni di rispetto e riconoscenza anche e, soprattutto, da chi lo è stato meno, hanno tenuto aperti quei cancelli, permettendo di mantenere aperto il rapporto di lavoro diretto con l’azienda, scongiurando ciclicamente il licenziamento collettivo, restando agganciati al fondo pensionistico integrativo della categoria dei chimici, aumentando costantemente il numero dei lavoratori impegnati nei turni di rotazione per il mantenimento impianti (ad oggi oltre 80 sono presenti tutti i giorni), e assieme a loro una presenza costante di addetti esterni alle manutenzioni, dare corso ad importanti opere manutentive e di adeguamento impianti, riaprire il laboratorio, acquisire direttamente con personale interno su tre turni h24 il trattamento delle acque reflue industriali con ottimi risultati certificati, la riapertura della mensa e la riassunzione delle addette licenziate nel 2009, il rinnovo degli indispensabili strumenti di sostegno al reddito con sempre il minimo di ritardi e disagi, la possibilità per circa 200 aventi diritto di accedere alla pensione senza decurtazioni economiche. Favorendo rapporti tra azienda e istituzioni spesso in fase di black out e pertanto altamente pericolosi, senza il necessario dialogo, mantenendo accesi i riflettori, rendendo visibile ed attuale nell’agenda politica il “caso Eurallumna”, mettendoci a livello delle più importati vertenze a livello regionale e nazionale. Se non ti lamenti e, in modo appropriato, non esisti, e nessuno lo fa al posto tuo!!! Sempre su basi concrete, mai attraverso pietismo, con sobrietà mai cadendo allo sconforto e alla negatività, e neanche all’inutile e dannoso ottimismo, raccontando sempre le verità ai lavoratori anche le meno piacevoli, all’insegna dell’estremo realismo. Questo e tanto altro, altrimenti sarebbe stato impossibile resistere 10 anni ed i tanti esempi di aziende cadute nell’oblio e di ex lavoratori abbandonati a se stessi ormai scomparsi, privati anche del minimo sostentamento è lunghissimo e lo dimostra.

Obiettivi importanti, tangibili, ma che non ci potevano distrarre dall’unico vero obiettivo (al contrario di chi, per fortuna molto pochi, anche all’interno ha coltivato e coltiva ancora altri interessi che non vedono al primo posto la ripresa produttiva), che resta quello unico della riconquista per noi, e per chi ne potrà usufruire direttamente (saranno oltre 100 le nuove assunzioni) o indirettamente il definitivo ritorno alla piena e stabile occupazione.

La Lotta paga SEMPRE!!! E ancora di più paga l’unità tra i lavoratori!!!

Antonello Pirotto

Operaio Eurallumina e componente RSU.

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Un gruppo di intellettuali ha proposto un appello alla mobilitazione per impedire la disgregazione dell’Unione europea. Noi condividiamo l’obiettivo di questo appello. Nel raccoglierlo abbiamo anche reso esplicite le motivazioni di chi, come noi, considera che i principi autonomistico e federalista debbano ispirare la costruzione dell’Unione europea e lo sviluppo della democrazia in Sardegna e in Europa.

La situazione dell’Italia si sta avvitando in una spirale distruttiva. L’alleanza di governo diffonde linguaggi e valori lontani dalla cultura europea e occidentale dell’Italia. Le politiche progettate sono lontane da qualsivoglia realismo e gravemente demagogiche. Nella mancanza di una seria opposizione, i linguaggi e le pratiche dei partiti di governo stanno configurando una sorta di pensiero unico, intriso di rancore e di risentimento. Il popolo è contrapposto alla casta, con un’apologia della rete e della democrazia diretta che si risolve, come è sempre accaduto, nel potere incontrollato dei pochi, dei capi. L’ossessione per il problema dei migranti, ingigantito oltre ogni limite, gestito con inaccettabile disumanità, acuisce in modi drammatici una crisi dell’Unione europea che potrebbe essere senza ritorno.

L’Europa è sull’orlo di una drammatica disgregazione, alla quale l’Italia sta dando un pesante contributo, contrario ai suoi stessi interessi. Visegrad nel cuore del Mediterraneo: ogni uomo è un’Isola, ed è ormai una drammatica prospettiva la fine della libera circolazione delle persone e la crisi del mercato comune.

È diventata perciò urgentissima e indispensabile un’iniziativa che contribuisca a una discussione su questi nodi strategici. In Italia esiste ancora un ampio spettro di opinione pubblica, di interessi sociali, di aree culturali, disponibile a discutere questi problemi e a prendere iniziative ormai necessarie. Perché ciò accada è indispensabile individuare, tempestivamente, nuovi strumenti in grado di ridare la parola ai cittadini che la crisi dei partiti e la virulenza del nuovo discorso pubblico ha confinato nella zona grigia del disincanto e della sfiducia, ammutolendoli.

Per avviare questo lavoro – né semplice né breve – è indispensabile chiudere con il passato e aprire nuove strade all’altezza della situazione, con una netta ed evidente discontinuità, rovesciando l’idea della società liquida, ponendo al centro la necessità di una nuova strategia per l’Europa, denunciando il pericolo mortale per tutti i paesi di una deriva sovranista, che in parte è anche il risultato delle politiche europee fin qui condotte.

C’è una prossima scadenza, estremamente importante, che spinge a mettersi subito in cammino: sono ormai alle porte le elezioni europee. C’è il rischio che si formi il più vasto schieramento di destra dalla fine della seconda guerra mondiale. La responsabilità di chi ha un’altra idea di Europa è assai grande. Non c’è un momento da perdere. Tutti coloro che intendono contribuire all’apertura di una discussione pubblica su questi temi, attraverso iniziative e confronti in tutte le sedi possibili, sono invitati ad aderire.

A questo appello, proposto da Massimo Cacciari, Enrico Berti, Michele Ciliberto, Biagio de Giovanni, Vittorio Gregotti, Paolo Macrì, Giacomo Manzoni, Giacomo Marramao, Mimmo Paladino, Maurizio Pollini, Salvatore Sciarrino, apportiamo le nostre ragioni di autonomisti e federalisti.

L’Unione Europea è una costruzione ancora imperfetta, che attraversa un momento di seria difficoltà, ma non dobbiamo dimenticare il ruolo fondamentale che essa ha svolto nel promuovere la preservazione della pace e l’affermazione dei diritti di cittadinanza, lo sviluppo economico e la stabilità monetaria. La crisi attuale può essere superata soltanto con il suo rafforzamento politico, nella prospettiva di una costituzione federale, capace non solo di contemperare gli interessi dei diversi stati e nazioni, ma di porre al centro dell’azione di governo i diritti civili e sociali di tutte le popolazioni, portando inoltre a Bruxelles e Strasburgo la voce delle autonomie regionali e locali.

Delle conquiste e valori dell’Unione Europea sono buoni testimoni, anche in Sardegna, i nostri giovani, quando sono coinvolti nei programmi europei di mobilità studentesca, quando prestano servizio in Università e centri di ricerca, enti ed imprese dei Paesi dell’Unione, o quando sono comunque costretti a emigrare e si trovano a progettare il loro futuro in un orizzonte di promesse e aspettative che per loro è ormai soltanto europeo, senza che per questo debbano rinunciare a coltivare la propria identità di sardi e di italiani.

La Sardegna ha peraltro largamente beneficiato e continua a beneficiare, in molteplici forme, di finanziamenti europei erogati alle regioni più svantaggiate sulla base del meccanismo redistributivo delle risorse comunitarie previsto da quel medesimo trattato d Maastricht che ha introdotto l’euro come moneta unica dell’Unione. La battaglia da fare in Sardegna non è contro l’Unione, ma per una maggiore integrazione europea, con il riconoscimento della condizione di insularità, una più equa rappresentanza nel Parlamento europeo, e una partecipazione più diretta – nel quadro di una evoluzione in senso federale – alle varie istanze del governo comunitario.

Le prossime elezioni europee sono imminenti e decisive per il futuro dell’Unione, che può essere messo a rischio dalla saldatura che sembra profilarsi tra tutte le componenti di una destra sciovinista, xenofoba e retrograda. Noi siamo per un’Europa riformata, ispirata dai principi dell’autonomismo e del federalismo, della solidarietà e dell’equità sociale.

Paola Atzeni, Salvatore Cherchi, Giovanna Medau, Gian Giacomo Ortu, Gianmario Demuro, Cristina Deidda, Ivana Russu, Antonangelo Casula, Antonello Pirotto, Mario Pinna, Benedetto Barranu, Vasco Decet, Carlo Prevosto, Carlo Marras, Paolo Russu, Roberto Murgia, Paolo Toxiri, Francesco Carboni, Daniela Piras

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La Madonna di Fatima questa mattina ha visitato lo stabilimento Eurallumina di Portovesme. I lavoratori e i loro  familiari hanno accompagnato la visita e l’incontro, come previsto in caso di maltempo, si è svolto nella sala mensa. Dopo il saluto dell’amministratore delegato Luca Vincenzi e di Antonello Pirotto, per la RSU e i lavoratori, che hanno donato come ex voto un casco simbolo di lavoro e di lotta per il riconoscimento di questo diritto. E’ seguita una toccante cerimonia con la benedizione del pane da parte del parroco della chiesa della parrocchia di Santa Maria d’Itria, don Giulio Demontis, e la successiva distribuzione ai presenti.

 

 

 

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E’ improntata alla prudenza la reazione dei lavoratori Eurallumina alla notizia arrivata oggi che ufficializza lo stralcio della centrale a carbone dal progetto della Rusal presentato alla Regione e che ora prevede, in accordo con l’Enel, il collegamento al vaporodotto attraverso la centrale Deledda di Portoscuso.

Antonello Pirotto, rappresentante della RSU Eurallumina, ha dichiarato all’ANSA che «i tempi dell’iter procedurale si allungano, ma l’obiettivo raggiunto oggi è importantissimo perché migliora sotto tutti i punti di vista, ambientale ed industriale, il progetto originario per il riavvio di Eurallumina e concretizza le sinergie tra Enel e Sider Alloys per il rilancio del comparto». «Auspichiamo solo che i procedimenti relativi alla nuova variante siano contenuti al massimo – ha aggiunto Antonello Pirotto – in questo momento ci poniamo il problema del sostegno al reddito ai lavoratori nel periodo transitorio, considerando che gli ammortizzatori scadono il 31 dicembre 2018. E se anche il nuovo progetto ottenesse il via libera prima, tutto il 2019 – ha concluso Antonello Pirotto – serve ad attivare gli investimenti propedeutici al riavvio della produzione.»

Giovedì mattina, alle 10.00, nella sala assemblee dello stabilimento si svolgerà un’assemblea informativa straordinaria con all’ordine del giorno le ultime novità sull’andamento della vertenza. «Le informazioni riportate dalla stampa o da altri soggetti che, come nel nostro caso specifico, riportano solo ed esclusivamente cronaca e valutazioni parziali di quanto avvenuto nella riunione tecnica svoltasi a Roma – si legge in una nota della RSU Eurallumina -. Queste devono necessariamente essere poi valutate nella completezza del quadro generale che si potrà ottenere solo mediante il lavoro di approfondimento di tutti gli aspetti che sta svolgendo e che svolgerà la RSU in queste ore, per poi comunicarle ai lavoratori.»

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Ieri mattina il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, dopo l’incontro allo stabilimento ex Alcoa, si è recato in visita all’Eurallumina, dove ad attenderlo c’erano un centinaio di lavoratori. Il ministro, con il presidente della Regione Francesco Pigliaru e gli assessori dell’Industria Maria Grazia Piras, dell’Ambiente Donatella Spano, del Lavoro Virginia Mura e dell’Urbanistica ed Enti locali Cristiano  Erriu, ha prima incontrato la direzione aziendale (guidata dall’amministratore delegato Vincenzo Rosino), poi si sono ritrovati nella sala mensa per l’incontro con i lavoratori.

Con il ministro si è parlato delle tariffe elettriche agevolate, per le quali è stato compiuto finalmente il passo decisivo, anche se resta in piedi la durata delle agevolazioni (l’azienda ha chiesto 10 anni ma, quasi certamente, per evitare ostacoli a livello comunitario, si arriverà ad un’intesa sui 5 anni + 5 anni). L’incontro si è svolto in un clima disteso e molto cordiale, oltre che di fiducia per quanto fatto dal Parlamento, sulla spinta impressa dai parlamentari locali, e dal Governo.

Con i lavoratori, poi, si è parlato soprattutto delle problematiche legate alle autorizzazioni di natura ambientale, VIA e AIA, in capo alla Regione Sardegna che, come ha sottolineato ed auspicato nel suo intervento iniziale Antonello Pirotto, rappresentante della RSU, dovrebbero essere definite entro il prossimo mese di gennaio 2018.

Vediamo ora il filmato degli interventi del ministro Carlo Calenda e del presidente della Regione Francesco Pigliaru.

https://www.facebook.com/giampaolo.cirronis/videos/10215308476893113/

                                 

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La partecipazione del ministro del Lavoro e della Coesione sociale Giuliano Poletti alla 48ª Settimana sociale in corso da giovedì a Cagliari, ha avuto un prologo e un’anticipazione dei problemi del lavoro della regione Sardegna, con l’incontro svoltosi al suo arrivo all’aeroporto di Elmas, con la RSU Eurallumina, su una delle più difficili vertenze industriali dell’Isola.

Antonello Pirotto, per conto dei delegati della rappresentanza sindacale unitaria dell’Eurallumina, ha esposto al massimo responsabile del ministero del Lavoro, lo stato della lunga vertenza, e nello specifico gli ha consegnato un documento nel quale sono evidenziate, nel dettaglio, le criticità che potrebbero diventare emergenza in termini di ammortizzatori sociali, per i 300 lavoratori e le loro famiglie, a seguito delle lungaggini sulle procedure autorizzative al progetto per il riavvio dalle produzioni dalla raffinazione della bauxite, nello stabilimento di Portovesme, primo anello della filiera dell’alluminio.